cupressus sempervirens - cipresso

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CUPRESSUS SEMPERVIRENS - CIPRESSO
Nome scientifico: Cupressus sempervirens L.
Famiglia: CUPRESSACEAE
Nome comune: italiano: cipresso; spagnolo: ciprés, catalano: xiprer;
basco: nekosta, altzifrea; galiziano: ciprcste.
Etimologia: Il nome del genere viene dal greco Kypros = Cipro, isola
dell'Egeo dove cresce diffusamente. Un'altra possibile origine deriva dal
nome di Kyparissos, figlio di Telefo trasformato in un cipresso da Apollo. II
nome specifico, sempervirens, fa riferimento alla sua longevità.
Origine: Allo stato naturale si trova in Iran, Siria, Cipro, Grecia. E' difficile
risalire alla forma selvatica perché viene coltivato da epoche remote.
L'ambiente di origine è quindi in aree rocciose, montagnose e in rilievi
poco elevati, con suoli rocciosi e ambiente secco.
Descrizione
Albero a fogliame persistente, alto 15-20 (fino 35) metri, dal portamento affusolato. La proiezione della chioma può arrivare a 8-10 m di
diametro. Tronco singolo, colonnare, robusto e vigoroso. Corteccia bruno
- grigiastra, striata longitudinalmente. Foglie squamiformi, da 0,5 a 1 mm,
con ghiandole resinose poco evidenti e che non essudato resina; le foglie si
dispongono le une sopra le altre come se fossero tegole (imbricate); le foglie
delle piante giovani sono triangolari e pungenti. I coni maschili, ovoidali, di
dimensione da 4 a 8 mm, si trovano all'apice dei rametti; quelli femminili
vengono prodotti dalla medesima pianta (la pianta è monoica) e sono
di forma ellipsoidale, misurano da 25 a 40 mm e hanno da 8 a 14
squame poligonali accoppiate a due a due. I semi, appiattiti e con una stretta
ala che li circonda, sono contenuti in numero di 6-20 al di sotto di ciascuna
squama.
Caratteristiche ecofisiologiche
Zona climatica: Z - 7 (da -17°C a-12°C)
Suolo: Indifferente al substrato, anche sabbioso, tollera i suoli calcarei,
poveri e leggermente salini.
Esposizione: Soleggiata
Resistenza alla siccità: alta
Resistenza all'inquinamento: alta
Età media (max.) nell'habitat di origine: 200400 (800-1000) anni, molto longevo. In
ambiente urbanizzato la prospettiva di vita
risulta ridotta.
Circonferenza massima conosciuta: In Italia,
(5,73 m).
Fioritura: specie monoica; fine inverno-inizio
primavera
Frutti: compaiono nell'autunno dell'anno
seguente
Caratteristiche colturali
Velocità di crescita: media-bassa
Sesto d'impianto: 5- 7 m
Densità del legno: legno a umidità commerciale (15 % ): 620 kg/m 3 legno fresco: 860
kg/m 3
Epoca e tipo di potatura: non necessita di potatura;
ha elevate capacità di compartimentale le ferite.
Tollera le potature sul verde ed è molto adatto
per l'ars topiaria
Legno: Molto duro, resistente e di ottima
qualità
Aspetti sanitari: specie allergenica
Uso nel paesaggio:
Le branche principali possono essere strettamente assurgenti (Cupressus
sempervirens f. sempervirens), formanti una chioma allungata e stretta o
tendere ad essere più orizzontali, formanti una chioma tendenzialmente
piramidale (Cupressus sempervirens f. horizontalis). Si usa per la costituzione di
alberature, come elemento singolare, per contrassegnare confini o punti di
interesse, o come specie topiata, mantenuta a diverse altezze. Altri possibili
usi sono la costituzione di fasce frangivento e i ripopolamenti forestali. Solo
se la pianta proviene da seme possiede un sistema radicale fittonante. E'
l'albero simbolo del paesaggio mediterraneo insieme all'olivo.
In Italia, il cipresso è presente soprattutto dai laghi pedemontani del nord ai
Colli Euganei, dalla Riviera Ligure alle Crete Senesi, dal Bosco degli
Zappini (CS) fino alla Sicilia.
Curiosità, valore storico e aspetti socio-culturali:
II cipresso comune è stato coltivato fin dall'antichità, in particolare nel
mondo greco ed in quello romano. I Greci lo consideravano il simbolo della
bellezza femminile ma anche un simbolo funerario. Non è chiara
l'origine di questo mito. Si crede che la sua forma slanciata ed allungata e la
natura sempreverde potessero rappresentare la tendenza dell'anima dei defunti
ad elevarsi al cielo. Secondo Teofrasto il cipresso comune era consacrato ad
Ade, dio degli inferi: nessun getto rinasce dal legno d el ci pr e ss o un a v olt a
che i s uo i r am i son o st at i t a gl i at i . O ra z io i n di c a che i morti
venivano seppelliti insieme a un ramo di cipresso o avvolti nelle sue foglie e
Plinio descrive l'usanza del cipresso appeso alle porte delle case in
segno di lutto. In altre zone, invece, il cipresso veniva considerato simbolo di
ospitalità ed un cipresso sulla soglia indicava che la casa offriva alloggio.
Introdotto all'uso ornamentale in epoca lontanissima, la sua coltivazione ha
progredito nei secoli. Oggi si sa che l'esemplare usato da Linneo
per descrivere la specie apparteneva, in realtà, alla
varietà italiana Stricta. Il suo legno è di colore
grigio-giallino, con tessitura fine, aromatico e non
resinoso, resistente, facile alla lavorazione e quasi
imputrescibile; fin dall'antichità venne utilizzato per
realizzare, ad esempio, le flotte di Alessandro
Magno e dell'Impero Romano. Si racconta anche
che con il legno di cipresso furono costruiti l'arca
di Noè, il tempio di Salomone, le porte del
Partenone, la croce di Cristo, etc.; di certo lo
furono le porte della Basilica di San Pietro, in
Vaticano.
I suoi frutti sono usati nella medicina popolare
come vasocostrittori e l'essenza aromatica per
suffumigi, contro la tosse. Venivano anche usati
per la conciatura del cuoio. Il polline degli
alberi, quando si diffonde nell'aria, forma
nuvolette assai temibili per gli allergici.
L'architetto basco Teodoro d'Anasagasti (18801938), ha scritto: "E' un mirabile esempio di
architettura arborea". Descrizione del genere:
Esistono 14-20 specie diffuse in Asia, America ed
Europa. C. cashmeriana, dalle piccole branche
pendule, è una specie di cui non si conos-
ce l'habitat naturale e si pensa che sia di origine orticola (il più rappresentativo
esemplare di questa specie è a dimora nel giardino dell'Isola Madre, sul Lago
Maggiore).
Descrizione di altre specie e varietà:
C. arizonica: 7-20 (30) m, conico-piramidale, Z-7, 1882, Messico, USA.
C. lusitanica: 30-40 m, conico, Z-9, importato nel secolo XVI, Messico
nordoccidentale.
C. macrocarpa: 20-40 m, colonnare - conico, Z-8, introdotto in Spagna nel
1838, America nordoccidentale
C. funebris sinonimo di Chamaecyparis funebris, 18-21m, conico, Z-8,
introdotto in Spagna nel 1849, Asia
II numero di varietà del cipresso è molto grande, le più comuni sono: C.s.
"Glauca": con foglie azzurrine
C.s. "Stricta": colonnare - affusolato
C.s. var. Dupreziana: cipresso del Sahara; a rischio di estinzione, sopporta
siccità estreme.
Chiave di riconoscimento delle specie usate in campo ornamentale
A rametti terminali penduli, frutti 10 - 15 mm, squame con punta prominente, foglie 1,5-2 mm, acute (rametti pungenti al tatto)
C. lusitanica
AA Rametti terminali dritti, apice non pendulo, frutti 10 - 40 mm,
squame prive di punta o quasi, foglie 0,5-2,5 mm
B
B Rametti da giovani grigi, foglie squamiformi acute, con ghiandole
resinose, frutti con 6-8 squame, le immature grigie o biancoazzurro
C. arizonica
BB Rametti verdi o glauchi, foglie aromatiche, prive di ghiandole resinose,
frutti 2,5-4cm con 8-14 squame, verdi quando immature . Semi lisci
C
C Foglie dei rametti sottili, 0,5-lmm, frutti maturi grigi, semi lisci
C. sempervirens
CC Foglie dei rametti 1-2,5mm, frutti maturi marrone rossastro, semi con
tubercoli
C. macrocarpa
Fitopatologia
Un progetto europeo ("MedCypre") è in corso sul tema del cipresso: la
presentazione ufficiale avverrà nel giugno 2006 nella città di Valencia. E' un
albero piuttosto resistente agli attacchi di insetti, molto sensibile ai trapianti.
Malattie abiotiche: Scarsamente soggetto, è sensibile però alle forti
gelate che possono provocare ferite che costituiscono la via d'ingresso per il
Seiridium cardinale.
Malattie biotiche:
Insetti: cocciniglie e afidi, ma in genere provocano danni limitati.
Funghi: anche se sugli esemplari maturi si ritrova a volte Ar mill ar ia mell e a,
certamente il patogeno più diffuso è il Seiridium cardinale, agente del
cancro corticale. Da oltre 50 anni il Seiridium sta devastando le cipressete e
gli impianti ornamentali di molti Paesi dell'area mediterranea. I danni arrecati
da questo parassita fungino sono particolarmente severi in Italia, soprattutto in
Toscana ed in Umbria, dove il Cipresso (Cupressus sempervirens L.) assume
notevole importanza paesaggistica, ornamentale e selvicolturale. Gran parte del
paesaggio italiano è marcato più o meno intensamente da questa pianta. La
graduale perdita dei cipressi, soprattutto in Toscana ed in Umbria, oltre a
determinare un danno naturalistico diretto, influisce sulla salubrità e sulla
gradevolezza dell'ambiente.
Durante l'anno, quando le condizioni climatiche sono favorevoli, i conidi
del parassita germinano ed il micelio penetra nei tessuti della pianta attraverso
piccole ferite presenti sulla corteccia. Queste ferite possono essere causate
dall'abbassamento repentino delle temperature (danni da freddo), da eventi
meteorici (grandine), da alcuni insetti o dall'eccessivo accrescimento. I tessuti
più giovani della pianta sono i più soggetti all'infezione. In questi si esaltano
le capacità di penetrazione fisica, nonché l'attività tossica ed enzimatica del
patogeno, la cui azione necrotrofica porta a circondare ed uccidere
l'organo infettato. Sulla zona corticale uccisa dal patogeno, durante la
primavera e l'autunno, si differenziano delle piccole pustole nere (acervuli).
Queste contengono
migliaia di conidi, organi di riproduzione agamica del parassita. I conidi,
veicolati da pianta a pianta dagli scolitidi, da altri insetti, dagli uccelli o
trasportati verso il basso dall'acqua piovana, vanno a causare nuove infezioni.
Una volta che il micelio del parassita è penetrato nei tessuti corticali della
pianta, questa reagisce cercando di ostacolarne la progressione. Il Cipresso, per
arrestare l'avanzata del micelio e del processo infettivo, forma una barriera
di cellule più o meno suberizzate all'interno ed emette la resina verso
l'esterno. La consistenza della reazione (plurist rat ificazi one), l a
cont inuit à, il gra do di suberizz azione del le ce llule e la velocità di
formazione della barriera sono solo alcuni dei caratteri che contribuiscono a
bloccare anche temporaneamente l'evoluzione del processo infettivo.
Tali condizioni si verificano solo in pochissimi casi (piante resistenti),
permettendo così al cambio di riparare il danno inferto dal patogeno
(cicatrizzazione). Molto più spesso l'azione del parassita e l'inadeguata
rispost a della pianta danno luogo alla formazione di un'area
necrotica, depressa e fessurata (cancro), dalla quale fuoriescono enormi
quantità di resina, principale sintomo di riconoscimento della malattia. Non
tutte le piante hanno la stessa reazione nei confronti del parassita. Alcune
muoiono più o meno velocemente e purtroppo sono la maggioranza della
popolazione (84%), altre possiedono un livello di resistenza intermedio
(15% ) e solo 1'1% sono resistenti. Questi dati sottolineano la devastante
potenzialità distruttiva di questa malattia e sono confermati da quanto sta
accadendo in alcune zone della Grecia (Karistos, Isola d'Eubea;
Megalopolis, Peloponneso) dove sono già morti rispettivamente il 98%
e l'88% dei Cipressi. Il nome specifico del patogeno fa riferimento al
colore (rosso cardinale, appunto) che il tessuto interno danneggiato assume.
La lotta migliore è preventiva, con el i min az i on e d e ll e pi ant e in f et t e e
d is in fe zi on e de g li at t r ez zi d i t a g li o , anche se i fungicidi
benzimidazolici hanno dimostrato una certa efficacia.
In anni recenti sono state selezionate delle varietà resistenti:
Il "Bolgheri", costituito dall'Istituto per la Protezione delle Piante del
C.N.R. di Firenze, è stato ottenuto da una pianta madre selezionata
come fenotipicamente resistente al cancro in un grave focolaio della malattia
situato in località Bagno a Ripoli (FI). Il "Bolgheri" ha un portamento
colonnare con chioma stretta e addossata al tronco.
Il "Bolgheri" vanta un'elevata resistenza al Cancro (Seiridium cardinale), buona tolleranza ai freddi e ridotta suscettibilità al Phloeosinus sp.. E' di
rapido accrescimento soprattutto nella fase giovanile e per tale motivo, al
fine di evitare eventuali rischi legati al trapianto, è importante garantire un
buon rifornimento idrico in tutte le stagioni immediatamente successive alla
messa a dimora. I periodi consigliati per le operazioni di impi ant o son o
limit at i al la t ar da prim av era ed alla fine del l'es tate.
E' molto adatto per la costituzione di viali e per la formazione di gruppi di
particolare pregio estetico.
Il cipresso "Agrimed n° 1", costituito anch'esso dall'Istituto per la
Protezione delle Piante del C.N.R. di Firenze, proviene da una altra .
pianta madre fenotipicamente resistente, selezionata nella stessa popolazione
del 'Bolgheri'.
Il clone ha un portamento colonnare con chioma a forma di "fiamma",
addossata al tronco, ma più espansa soprattutto alla base rispetto al "Bolgheri".
Agrimed n°1 ha un'elevata resistenza al cancro (Seiridium cardinale)
riscontrata in diversi Paesi. La pianta tollera i freddi invernali, ma presenta
una certa sensibilità agli attacchi di Phloeosinus sp. Le caratteristiche
colturali sono simili a quelle del 'Bolgheri'.
E' particolarmente indicata per alberature ornamentali, per barriere e per siepi
frangivento.
Esistono altre varietà di cipresso resistente al cancro in commercio, fra cui la
varietà 'Sancorey' ( Cupressus sempervirens f. stricta "Sancorey"): Pianta
brevettata nel 1990 dai vivai "Jean Rey" per la resistenza al cancro, buone
caratteristiche sia ornamentali che di rusticità, forma più colonnare che
piramidale, sulle piante giovani tende a vegetare abbondantemente nella zona
apicale.
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