SVILUPPO DI MODELLI NUMERICI PER L’ANALISI DELL’INTERAZIONE FRA CAMPI ELETTROMAGNETICI E TESSUTI BIOLOGICI Resoconto triennale delle attività Dottorato di ricerca XV Ciclo Gianluca Emili Relatori: Prof. Roberto Sorrentino Ing. Andrea Schiavoni, Telecom Italia Lab Coordinatore: Prof. Michele La Cava La crescente diffusione dei mezzi di comunicazione radiomobile crea un notevole interesse per l’interazione fra campo elettromagnetico (EM) e i tessuti biologici. Il bisogno di stabilire precisi standard di sicurezza per regolare l’esposizione umana ai campi EM ha portato allo sviluppo di diversi filoni di ricerca al fine di descrivere i differenti aspetti del problema, a vari livelli di definizione: livello di tessuto, di cellula e ionico. Di solito a livello di tessuto non viene tenuta in considerazione l’interazione cellulare; a livello cellulare e subcellulare non viene tenuta in considerazione la presenza di cellule vicine e la distribuzione di campo all’interno del tessuto. Lo scopo del lavoro svolto durante il dottorato è stato calcolare il campo elettromagnetico all’interno di un tessuto, composto da cellule eccitabili elettricamente, attraverso il metodo FDTD 1 Meccanismo di funzionamento della membrana cellulare La membrana plasmatica, che avvolge ogni cellula, ne definisce l’entità e mantiene le differenze essenziali fra l’interno e l’ambiente esterno (ad es. le concentrazioni di alcuni tipi di ioni), dove è collocata la cellula stessa. Essa costituisce, tuttavia, qualche cosa di più che una semplice barriera passiva: la sua funzione è anche quella di filtro molto selettivo che mantiene dalle due bande concentrazioni ineguali di ioni tra esterno ed interno e lascia entrare le sostanze nutritive, facendo fuoriuscire le molecole di “rifiuto” dell’attività cellulare. Le membrane biologiche, compresa quella plasmatica, sono costituite di aggregati di molecole lipidiche e proteiche tenute insieme da interazioni non covalenti. La disposizione delle molecole lipidiche è quella a doppio strato dello spessore di 4-5 nanometri. Questo doppio strato lipidico, assicura la struttura fondamentale della membrana e funge da barriera, relativamente impermeabile nei confronti del flusso della maggior parte delle molecole idrosolubili. Le molecole proteiniche sono “disciolte” nel doppio strato lipidico e vi svolgono le diverse funzioni della membrana; altre ancora fungono da collegamento strutturale fra il citoscheletro della cellula e la matrice extracellulare, ovvero agiscono da recettori per captare e trasdurre i segnali chimici provenienti dall’ambiente esterno. A riposo (quando, cioè, la membrana non è sottoposta a stimoli elettrochimici dall’esterno), la membrana non è elettricamente neutra, infatti ha sulle sue facce un differenza di potenziale che può variare fra i 20 e 200 mV (positiva verso l’esterno) dovuta principalmente a due fenomeni: + + • la presenza di una pompa Na -K , che incessantemente scambia, fra interno ed esterno della cellula, ioni sodio con ioni potassio (nella tabella successiva sono riportati dei valori tipici delle concentrazioni intra- ed extracellulari di queste due sostanze); • presenza di varie classi di proteine, che sono “disciolte” nel doppio strato lipidico e fungono tra le altre cose da canale, cioè fanno passare - attraverso la membrana - ciascuna una particolare categoria di ioni. Le proteine canale si occupano del trasporto passivo di selezionati tipi di ioni (ci sono canali per gli ioni sodio, canali per il potassio, per il calcio, etc.). Tali canali possono essere, in prima approssimazione, o aperti o chiusi: se il canale è chiuso, viene inibito il passaggio degli ioni attraverso la membrana, se il canale è aperto è possibile il passaggio da parte di uno ione da una parte all’altra della membrana. L’apertura di un canale è diretta conseguenza dell’apertura (mediante particolari molecole d’attivazione) dei gate che lo costituiscono. L’attraversamento di uno ione da una parte all’altra della membrana fa sì che in una porzione microscopica di essa si registri un passaggio di corrente. Il funzionamento di questi canali proteinici può essere schematizzato mediante una macchina a stati finiti, le cui transizioni fra lo stato APERTO e lo stato CHIUSO sono regolate da processi aleatori e la probabilità di passare da uno stato ad un altro (tasso di transizione) è dipendente dalla tensione applicata ai capi del canale. 2 Da quanto detto, quindi, si può desumere che è possibile modellare un singolo canale con una conducibilità variabile (con una legge di tipo statistico) con la tensione associata; il numero di canali che si trovano in una 1 membrana cellulare può essere dell’ordine dei milioni, pertanto, sfruttando la legge dei grandi numeri si può descrivere il comportamento elettrico della membrana con delle leggi deterministiche, che si concretizzano in veri e propri circuiti equivalenti. Le caratteristiche elettriche della membrana possono essere studiate a vari livelli, a seconda del grado di risoluzione spaziale che si vuole raggiungere; esistono dei modelli che analizzano l’interazione fra campo elettromagnetico e la probabilità che uno ione sia adsorbito da un sito recettore (livello di risoluzione ionico; modello di Zeeman-Stark, [12]); altri che studiano il comportamento statistico dei canali mediante rappresentazione con una macchina a stati finiti di Markov (livello di canale) [9], [10], [11] ed infine modelli che danno conto del comportamento elettrico globale della membrana, mediante la rappresentazione sotto forma di circuito equivalente: Hodgkin & Huxley e Connor & Stevens (livello di membrana) [6], [7], [8]. 2 Il modello d’interazione Hodgkin-Huxley tra membrana cellulare e campi elettromagnetici Storicamente, il primo modello che descrive la corrente di membrana (mediamente nulla a riposo: il flusso di carica netto attraverso la membrana è nullo) al variare della tensione transmembranale (perpendicolare alla membrana stessa) venne dato nel 1952 da Hodgkin e Huxley (HH) ([6-7]), analizzando l’assone del calamaro gigante Il modello elettrico della membrana è riportato in figura 1: l’intera membrana è schematizzata da un circuito equivalente, costituito da resistori non lineari (tengono conto, ciascuno, di diversi gruppi di canali con stesse caratteristiche), generatori di tensione (ciascuno tiene conto del contributo dato da ogni tipologia di canale al potenziale di riposo della membrana) e una capacità (tiene conto di due distribuzioni di carica opposte, affacciate sui due lati della membrana). Figura 1: modello elettrico di Hodgkin & Huxley Le equazioni che descrivono questo modello sono riportate in [6]. 3 Implementazione e convalida del modello HH Dopo la panoramica fatta nel capitolo precedente, è lecito chiedersi quali caratteristiche debba avere un metodo matematico affinché sia adatto a simulare l’interazione di campi elettromagnetici con le strutture cellulari. Schematicamente: Una gran collezione di eventi statistici con le stesse caratteristiche e correlati fra di loro sono descrivibili, con buon’approssimazione, con una legge di tipo deterministico direttamente ricavabile dalla legge statistica 1 3 • dovrà essere in grado di modellare delle geometrie complesse, quali sono quelle cellulari; • dovrà risolvere le equazioni di Maxwell, nello spazio e nel tempo in maniera accurata ed efficiente allo stesso tempo • dovrà essere in grado di poter incorporare un modello di comportamento elettrico della membrana cellulare, che qualunque esso sia si compone di equazioni non lineari. La tecnica numerica che maggiormente si adatta ai requisiti precedenti è la FDTD [1-2]. Negli anni ’90 poi è stata mostrata la possibilità di inserire circuiti a costanti concentrate -lineari e non lineari: tecnica LE (Lumped Elements) - FDTD, [14] - nel metodo e quindi simulare problemi elettromagnetici più complessi. Tenendo ben in mente che la membrana può essere descritta con un circuito equivalente, si può sfruttare tale capacità per simulare le caratteristiche elettromagnetiche e geometriche di una cellula, incluse le leggi che regolano il funzionamento della membrana. Tutte le cellule che hanno membrane elettricamente eccitabili sono rappresentabili mediante circuiti equivalenti; una buona base di partenza, sia per la sua semplicità sia per il fatto che ormai è piuttosto assodato, è il circuito equivalente HH. Questo circuito vale quando si vuole rappresentare tutta la membrana cellulare: la supposizione che noi abbiamo fatto è che se si considera una piccola parte di membrana (tale, in ogni modo, da contenere un numero di canali che consenta di applicare la legge dei grandi numeri), sussiste ancora la possibilità di rappresentarla localmente mediante il modello HH. Questa supposizione ci permette di poter sfruttare il metodo LE-FDTD per modellare la membrana cellulare: infatti, qualunque geometria, per essere trattata mediante il metodo FDTD deve essere discretizzata in parallelepipedi (nello spazio le equazioni di Maxwell vengono discretizzata mediante una griglia di tipo cartesiano); l’idea è quindi quella di associare a ciascuna cella elementare che appartiene alla membrana un circuito HH. Modellando poi il citoplasma e l’ambiente esterno alla cellula con le caratteristiche di costante dielettrica e conducibilità tipiche, si può ottenere un primo modello del comportamento elettromagnetico di una cellula. Ovviamente i valori caratteristici dei parametri dell’equazione HH, saranno diversi secondo il tipo di cellula che si sta trattando (pelle, muscoli, ecc) e sicuramente diversi da quelli calcolati da Hodgkin & Huxley, negli anni ’50, per l’assone del calamaro gigante; in prima approssimazione abbiamo ritenuto tali valori validi per sviluppare il metodo. A questo punto, avendo scelto la tecnica di simulazione e il modello da utilizzare per descrivere il comportamento della membrana, si è provveduto ad implementare nel metodo FDTD, seguendo la tecnica LEFDTD, riportata in [6] il modello circuitale HH linearizzato (il punto di polarizzazione prescelto per l’estrazione del modello linearizzato e’ stato Vm=Vr, dove Vr rappresenta il valore a riposo della tensione di membrana). 4 Convalida del modello implementato Per provare che il modello fosse stato inserito correttamente nell’algoritmo FDTD, è stato creato un dominio di simulazione cubico (30 x 30 x 30 celle cubiche, ciascuna con lato pari a 10 cm) racchiuso in pareti assorbenti di tipo Mur 2; all’interno del dominio di simulazione è stato inserito, nello spigolo giacente sull’asse x della cella di posizione (Z, Y, X)=(10,10,10), il modello circuitale HH. Tale circuito posto nel vuoto si comporta come se fosse chiuso su di un circuito aperto, pertanto siamo in grado di calcolare analiticamente il valore di potenziale che si stabilisce, a regime, ai capi del bipolo che stiamo testando. La simulazione è stata effettuata con celle di 10 cm (che non sono certo dimensioni paragonabili con quelle cellulari) poiché in tale maniera si aveva a che fare con tempi di simulazione veloci. D’altro canto, la bontà di questo test non viene inficiata da questa scelta, grazie alla linearità di tutto il sistema (FDTD + Modello circuitale HH linearizzato) Imponendo la corrente nulla (I=0) nella equazione costitutiva del modello HH e azzerando la derivata temporale (si vuole calcolare il valore della tensione a regime), si ha che il potenziale V ai capi del bipolo sarà: 4 (1) g n4V + g m3hV + g V k Na Na leak leak V = k R 4 3 g n +g m h+ g k Na leak Utilizzando i valori riportati in [6], si ottiene: Vr = 60.27 mV (2) I risultati della simulazione (effettuata ponendo Cm=0, per accelerare il transitorio) dà i risultati riportati in figura 2a Confronto fra tensioni Confronto fra tensioni 0 .07 0.07 0.065 0 .06 0.06 0 .05 0.055 FDTD Analitico 0.05 Cam p o E iniziale n u llo Cam p o E iniziale a reg im e 0 .04 V V 0.045 0 .03 0.04 0 .02 0.035 0.03 0 .01 0.025 0.02 0 10 20 30 40 50 Numero di campioni 60 70 80 0 5 00 1 00 0 1 50 0 2 00 0 2 50 0 3 00 0 Num ero di cam p ion i 3 50 0 4 00 0 4 50 0 5 00 0 a) b) Figura 2: a) transitorio del potenziale di membrana; b): confronto fra tensioni di membrana con diverse condizioni iniziali La prova è stata fatta ponendo la capacità Cm a 0, in modo da accelerare il transitorio. Un altro metodo per far si che il dipolo, inserito nell’algoritmo FDTD, lavori da subito in regime permanente è utilizzare come campo elettrico iniziale il valore di regime statico, calcolabile analiticamente Per mostrare la validità di questo approccio, abbiamo posizionato il dipolo che rappresenta il circuito del modello HH al centro del dominio di simulazione usato in precedenza. La struttura è stata irradiata con un onda piana a frequenza f=10MHz; sono, quindi, state effettuate due simulazioni con due diverse condizioni iniziali di campo elettrico sul dipolo: una con E = 0, l’altra con E= 0.06027 [V/m], che è il valore di campo in regime statico. I ∆s risultati delle 2 simulazioni sono riportati in figura 2b; come si può notare nel secondo caso il sistema non ha nessun tipo di transitorio dovuto alla presenza della capacità. Dai risultati delle prove descritte in questo capitolo si è ritenuto che il modello HH della membrana fosse stato inserito correttamente nell’algoritmo FDTD; pertanto, si è passati a fare delle prove più mirate, in modo da avvicinarsi alla simulazione della cellula. 5 Simulazioni di strutture cellulari La prima prova che è stata effettuata riguarda un dominio di simulazione cubico suddiviso in 120x120x120 celle con ∆s = 1 µm racchiuso da condizioni di assorbimento di tipo Mur 2; al suo interno e’ stato collocato un guscio sferico di 50 µm di raggio: in tutte le celle del guscio sferico (circa 30000) è stata inserita la rete circuitale che rappresenta il modello HH, mentre all’interno e all’esterno della sfera c’è il vuoto. Il primo obiettivo che si voleva raggiungere era quello di vedere se il tutto risultasse stabile e se la membrana si polarizzasse intorno al valore di potenziale di 0.06027 V. In figura 3 viene riportato il massimo modulo del campo elettrico su di una sezione della struttura e l’andamento temporale del potenziale nella cella centrale della struttura. 5 V/m Figura 3: campo elettrico massimo su di una sezione della sfera che rappresenta la cellula Ciò che ci si aspetta, a regime, è un potenziale pari a 60 mV sulla membrana e un campo nullo all’interno della sfera. Da un’ispezione visiva della figura 10 si nota che il campo massimo all’interno della cellula è diverso da 0. La figura 4a ci mostra come la tensione sulla cella centrale della struttura abbia un transitorio con un andamento pseudo-periodico, assumendo poi l’aspetto di un rumore di fondo a potenza costante. In questo senso, è stata fatta la supposizione che il rumore di fondo che si riscontra fosse di natura numerica (a parziale sostegno, vi è anche il fatto che all’interno della cellula i massimi locali di campo si riscontrano lungo le linee di simmetria della struttura, cioè la potenza del rumore rispetta le simmetrie del dominio di simulazione) e per chiarire meglio tale aspetto si è deciso di analizzare la FFT del segnale, riportata in figura 4b. F F T d e lla t e n s io n e d e lla c e lla c e n t ra le Tensione al centro della cella 0.2 4 3.5 0.15 3 0.1 2.5 0.05 2 V 0 1.5 -0.05 1 -0.1 0.5 -0.15 0 -0.2 0 1000 2000 3000 4000 Numero di campioni 5000 0 2 4 6 8 F re q u e n z a (H z ) 10 12 14 x 10 13 6000 a) b) Figura 4: a) andamento temporale della tensione al centro della struttura; b) andamento della FFT al centro della struttura Facilmente si riconoscono delle armoniche multiple di un tono a 6000 GHz, che corrisponde alla lunghezza d’onda λ = 50 µm, che è pari al raggio della cellula simulata. Ciò fa pensare che il livello di campo che si presenta all’interno della cellula sia spurio, in quanto dovuto a motivi numerici. La dimostrazione della correttezza di tale affermazione è nel fatto che tale rumore numerico è deterministico, in quanto mandando 2 simulazioni una senza eccitazione un’altra con lo stesso dominio di simulazione eccitato con un’onda piana di ampiezza 100 V/m a 1.8 GHz e facendo la differenza fra i due risultati, si riesce ad ottenere un segnale nitido a 1.8 GHz. La figura 5 mostra la differenza fra i 2 segnali rumorosi 6 Componente x del campo elettrico nel centro della cella 40 30 20 V/m 10 0 -10 -20 -30 -40 0 0.5 1 1.5 2 Numero di campioni 2.5 3 3.5 4 x 10 Figura 5: segnale “ripulito” dal rumore numerico 5.1 Analisi di tessuti Floquet Floquet I risultati ottenuti sin qui ottenuto hanno permesso di simulare strutture maggiormente complesse, quali i tessuti biologici. Tali tipi di simulazioni sono state possibili anche grazie all’utilizzo di particolari condizioni di assorbimento: le PBC, Periodic Boundary Conditions, che permettono di simulare delle strutture che hanno delle periodicità nello spazio [16]. X Floquet Floquet Floquet Floquet Y Figura 6: disegno schematico della struttura simulata Z Le condizioni di assorbimento poste alla fine del dominio sono di tipo Mur 1, mentre negli altri 4 piani che racchiudono la struttura si hanno delle pareti di tipo PBC: ciò fa sì che la struttura sia periodica sia lungo x che lungo y. Le simulazioni sono state realizzate utilizzando delle sfere che avessero le stesse caratteristiche elettriche (conducibilità e costante dielettrica) dell’acqua alla frequenza scelta per la simulazione; tali sfere, poi, sono state ricoperte di un guscio avente le caratteristiche elettriche della membrana. La struttura è stata eccitata con un’onda piana incidente dalla zona contenente l’aria e di ampiezza 100 V/m. Nella tabella seguente sono riportate le caratteristiche elettriche dei materiali utilizzati per la simulazione Tabella 1: caratteristiche elettromagnetiche dei mezzi simulati Acqua @ 900 MHz Acqua @ 1800 MHz Membrana Conducibilità [S/m] 0.173 0.66 13⋅10-9 7 Permettività 78.24 77.59 6.0 Di seguito sono riportati alcuni grafici, che mostrano il modulo del campo e su una linea passante per i centri delle sfere e su alcune sezioni (in scala logaritmica). Figura 7: 900 MHz, modulo del campo elettrico sul piano zx (scala logaritmica) 20 70 18 Electric field [V/m] Electric field [V/m] 60 50 40 30 20 16 14 12 10 8 6 10 4 1900 0 0 200 400 600 800 1000 1200 1400 1600 1800 2000 1910 1920 1930 1940 1950 1960 1970 1980 µm] Distance from the surface of the tissue [µ 1990 2000 µm] Distance from the surface of the tissue [µ a) b) Figura 8: f= 900 MHz, penetrazione del campo elettrico lungo l’asse z Figura 9: f=1800 MHz, modulo del campo elettrico sul piano zx (scala logaritmica) Un altro set di simulazioni è stato fatto considerando la stessa struttura mostrata in precedenza, irradiata però, da un’onda piana con campo elettrico polarizzato con un angolo di 45 gradi rispetto all’asse x. Di seguito sono mostrati i risultati. Figura 10: f=1800 MHz, modulo del campo elettrico sul piano zx (scala logaritmica, polarizzazione 45°) 8 80 80 70 70 30 Relative Difference 20 50 Electric field [V/m] 50 10 40 40 0 30 30 -10 20 20 -20 10 10 -30 0 0 0 50 100 150 200 250 300 350 400 450 500 -40 450 550 Relative difference [%] 60 Electric field [V/m] 60 40 Φ=45° Φ=0° 475 500 525 550 µm] Distance from the surface of the tissue [µ Distance from the surface of the tissue [µ µm] a) b) Figura 11: a) f=1800 MHz, penetrazione del campo elettrico lungo l’asse z (polarizzazione a 45°); b) f=1800 MHz, confronto fra 2 diverse polarizzazioni di campo Infine, sono stati fatti alcuni confronti con delle simulazioni fatte con le stesse modalità delle precedenti sulla stessa struttura, senza però implementare il modello HH sulla superficie delle cellule. Il confronto fra i 2 tipi di simulazione è riportato di seguito. 250 With HH model Without HH model Difference 60 200 150 40 100 30 50 20 0 10 -50 Electric field [V/m] 50 0 Difference [%] 70 -100 0 20 40 60 80 100 120 µm] Distance from the surface of the tissue [µ 140 160 Figura 12: f=900 MHz, confronto fra varie simulazioni Visti i vari risultati riportati nelle pagine precedenti si possono fare alcune osservazioni: • Il campo non è uniforme all’interno del tessuto • L’applicazione o meno del modello HH sulla membrana produce risultati piuttosto differenti fra di loro, mostrando quindi l’importanza di simulare la cellula includendo anche la presenza del circuito equivalente di Hodgkin-Huxley • Si sono riscontrate alcune differenze sia al variare della frequenza, sia al variare dell’orientamento del campo elettrico dell’onda piana incidente 5.2 Simulazione quasi-statica del segnale GSM Il passo successivo è stato quello che ha coinvolto la simulazione di segnali reali, nella fattispecie segnali GSM in banda 900 e in banda 1800. Ci si è concentrati in particolar modo su un time-slot di tale segnale, che è modulato in fase e quindi a inviluppo costante (per lo meno all’interno della time-slot) ed è esprimibile, matematicamente attraverso: 9 s(t) = Asen(ωt + ϕ (t)) (3) La frequenza f dell’equazione (3) dipende dal canale GSM occupato dal segnale e ϕ(t) è foriera del contenuto informativo; considerando tale funzione come una curva lineare a tratti (in prima approssimazione), si avrà che la corrispondente deviazione di frequenza istantanea, legata alla fase istantanea ϕ(t) dalla equazione: ∆f(t) = 1 dϕ (t) 2π dt , è costante a tratti. Pertanto il segnale GSM, sotto questa approssimazione può essere visto come una sequenza ordinata di sinusoidi a frequenze diverse, tra le quali si mantiene la continuità di fase. Analizzando l’andamento del segnale si è visto che in un frame GSM il numero di frequenze diverse è 64, variamente combinate e ripetute per formare una sequenza di 512 frequenze diverse all’interno del time slot. La tecnica adottata è stata quella di simulare l’impatto di onde piane sinusoidali con le 64 frequenze diverse sulla cellula, mediante la tecnica FDTD quasi statica e poi in fase di post-processing si è ricombinata l’intera sequenza GSM. 0,7 0,3 40 0,1 -0,1 20 -0,3 Differenza relativa in % 0,5 -0,5 -0,7 0 Campo elettrico sul centro delle cellule in V/m 60 904.4 MHz 904.3 MHz 904.5 MHz Difference 904.3 - 904.4 MHz Difference 904.5 - 904.4 Hz 0 40 80 120 Distanza dalla superficie del tessuto in micron Figura 13: confronto fra varie frequenze di un canale GSM In realtà, dalle simulazioni effettuate delle varie frequenze che compongono un time-slot del segnale GSM è risultato che l’andamento dei campi non varia in maniera apprezzabile al variare (intorno alla portante) del segnale; le simulazioni probanti sono state fatte a 3 frequenze (904.3 MHz, 904.5 MHz, 904.4 MHz) che rappresentano il centro e gli estremi di un canale GSM900. Considerando il grafico di figura 13, si può notare come le differenze percentuali fra le vie curve di penetrazione alle diverse frequenze sono molto contenute. Ciò ci permette di sostenere che per simulare degnamente un segnale GSM basta simulare direttamente la portante di tale segnale. 5.3 La rappresentazione di cellule ellissoidali Le simulazioni dei tessuti cellulari mostrate nei capitoli precedenti sono state effettuate simulando, per semplicità di implementazione, tessuti costituiti da celle sferiche. In realtà, con la tecnica che è stata messa a punto, è possibile simulare tessuti con cellule di geometria arbitraria; pertanto si è deciso di simulare dei tessuti costituiti da cellule ellissoidali. In tale maniera è anche possibile analizzare gli effetti del campo elettromagnetico incidente al variare dell’orientamento degli ellissoidi. I dettagli geometrici delle simulazioni sono riportati in Fig. 14 (Vi sono riportate solo 2 configurazioni, anziché 3 visto che la simulazione della terza è ottenibile ruotando la polarizzazione del campo di 90 gradi con la stessa struttura della seconda simulazione). 10 Figura 14: pianta e sezione delle strutture simulate La metodologia di simulazione rimane la stessa utilizzata per le simulazioni riportate nei precedenti capitoli e le simulazioni sono state effettuate alle frequenza di 900 e 1800 MHz (GSM) e di 1950 e 2015 MHz (UMTS). Di seguito, in questo paragrafo sono mostrati i risultati delle simulazioni effettuate, in termini di andamento del campo elettrico su dei piani coordinati e lungo i centri delle strutture. 5.3.1 Simulazioni nella banda GSM900 900 MHz - Asse minore lungo X 100 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] Modulo del campo elettrico [V/m] 900 M Hz - Asse minore lungo X 100 80 70 60 50 40 30 20 10 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 0 100 200 300 400 500 600 0 µ m] Distanza dalla superficie esterna [µ 5 10 15 20 25 30 35 40 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ a) b) Figura 15: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo X) Piano ZX Piano ZY Figura 16: Valore del campo elettrico in scala logaritmica su 2 piani della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo X) 11 900 MHz - Asse minore lungo Y 900 MHz - Asse minore lungo Y 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] 100 Modulo del campo elettrico [V/m] 100 80 70 60 50 40 30 20 80 70 60 50 40 30 20 10 10 0 0 0 100 200 300 400 500 1 600 6 11 16 21 26 31 36 41 µm] Distanza dalla supeficie esterna [µ µm] Distanza dalla supeficie esterna [µ a) b) Figura 17: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo Y) 900 MHz - Asse minore lungo Z 900 MHz - Asse minore lungo Z 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] 100 Modulo del campo elettrico [V/m] 100 80 70 60 50 40 30 20 10 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 0 100 200 300 400 500 600 5 10 15 µ m] Distanza dalla superficie esterna [µ 20 25 30 35 40 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ a) b) Figura 18: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo Z) 5.3.2 Simulazioni nella banda UMTS (2015 MHz) 2015 MHz - Asse minore lungo X 100 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] Modulo del campo elettrico [V/m] 2015 MHz - Asse minore lungo X 100 80 70 60 50 40 30 20 10 80 70 60 50 40 30 20 10 0 0 100 200 300 400 500 0 600 0 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ 5 10 15 20 25 Distanza dalla superficie esterna [ µm] a) b) Figura 19: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo X) 12 30 35 40 2015 MHz - Asse minore lungo Y 100 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] Modulo del campo elettrico [V/m] 2015 MHz - Asse minore lungo Y 100 80 70 60 50 40 30 20 80 70 60 50 40 30 20 10 10 0 0 0 0 100 200 300 400 500 5 10 15 20 25 30 35 40 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ 600 Distanza dalla superficie esterna [µ µm] a) b) Figura 20: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo Y) 2015 MHz - Asse minore lungo Z 100 90 90 Modulo del campo elettrico [V/m] Modulo del campo elettrico [V/m] 2015 MHz - Asse minore lungo Z 100 80 70 60 50 40 30 20 80 70 60 50 40 30 20 10 10 0 0 0 100 200 300 400 500 5 600 10 15 20 25 30 35 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ Distanza dalla superficie esterna [µ µm] a) b) Figura 21: Valore del campo elettrico lungo l’asse centrale della struttura (Ellissoidi con l’asse minore lungo Z) 5.3.3 Confronto fra le varie configurazioni Per vedere l’influenza dell’orientamento degli ellissoidi sull’andamento del campo eletromagnetico all’interno della struttura, è stato effettuato un confronto fra i valori del campo elettrico lungo il centro della struttura a 900 MHz e 1950 MHz e con gli ellissoidi posti in un caso con l’asse minore lungo Z, nell’altro con l’asse minore lungo Y. 13 900 MHz - Confronto 1950 MHz - Confronto 100 90 Asse minore lungo Y 80 Asse minore lungo Z 90 Modulo del campo elettrico [V/m] Modulo del campo elettrico [V/m] 100 70 60 50 40 30 20 10 Asse minore lungo Y 80 Asse minore lungo Z 70 60 50 40 30 20 10 0 0 100 200 300 400 500 600 0 0 Distanza dalla supeficie esterna [µ µm] 100 200 300 400 500 600 µm] Distanza dalla superficie esterna [µ a) b) Figura 22: Confronto fra 2 diverse strutture (a) f=900 MHz; b) f=1950 MHz) Come si può facilmente notare dai 2 grafici, vi sono notevoli differenza fra i 2 andamenti, sia nei valori di picco situati proprio in corrispondenza con la membrana sia nei valori all’interno della cellula. 6 Metodologie di analisi degli effetti non lineari della membrana Il modello HH nella sua formulazione originaria [6], [7] è non-lineare e quindi non trattabile mediante FDTD quasi-statica. Questa limitazione è stata superata linearizzando (approssimazione giustificabile con il fatto che i segnali in gioco sono “piccoli”) il modello HH. Un passo ulteriore che si vuole compiere è arrivare a simulare il comportamento non-lineare della membrana cellulare continuando anche a tenere conto dell’effetto sulla distribuzione di campo elettromagnetico di tutte le altre cellule che vi sono intorno. Un approccio strettamente FDTD abbiamo visto che è impraticabile a causa dei notevoli tempi di calcolo e quindi la direzione verso cui sembra più ragionevole muoversi, dovrebbe essere l’utilizzo di un metodo di tipo misto. Una possibile metodologia consiste nel ricavare un modello equivalente del tessuto simulato mediante la FDTD; tale modello, oltre che ovviamente affidabile e accurato, dovrà essere molto snello; questa peculiarità permetterebbe di poter effettuare in tempi ragionevoli delle simulazioni impossibili da realizzare con la tecnica FDTD. La strada che sembra più naturale è quella della rete equivalente alla Thevenin o alla Norton; in altri termini, si sceglie come porta di osservazione del sistema una cella FDTD sulla membrana di una cellula, ottenendo in questo modo la separazione della struttura in 2 sottosistemi: la cella di osservazione e tutto il resto della struttura (vedere Fig. 23); il passo successivo consiste nel modellare, sfruttando o il teorema di Norton o il teorema di Thevenin, con un circuito equivalente la parte che nella figura 23 è denominata “intera struttura”. Se la rete equivalente è stata ricavata in maniera rigorosa, teoricamente, dovremmo essere in grado di ritrovare gli stessi valori delle grandezze osservabili sul bipolo HH lineare sia con una simulazione FDTD sia con una simulazione del circuito equivalente, con la differenza che simulare il circuito equivalente richiede una quantità di risorse di calcolo enormemente inferiori rispetto alla FDTD. A questo punto sostituendo, nel circuito equivalente, al bipolo HH lineare, un bipolo HH non-lineare, si potrebbe simulare l’effetto del campo elettromagnetico su di una cella di membrana, modellata con HH non lineare, considerando anche l’effetto dell’ambiente circostante (modellato con il bipolo di Thevenin). Il vantaggio di tale metodo è quello di poter analizzare gli effetti non-lineari della membrana con un’accuratezza 14 paragonabile a quella ottenibile con la FDTD, lo svantaggio è la scarsa flessibilità: se si cambia la struttura, è necessario calcolare di nuovo il circuito equivalente. Sostanzialmente, il metodo esposto ha, a grandi linee, le caratteristiche di un metodo “perturbativo”. Le metodologie “perturbative” sono ampiamente utilizzate in fisica ed in ingegneria per risolvere in maniera approssimata dei sistemi non-lineari e agiscono in questa maniera: una parte del sistema viene linearizzato e in questa modo si trovano le soluzioni di alcune variabili; tali soluzioni vengono poi sostituite nelle equazioni non linearizzate per trovare soluzioni più accurate delle variabili del sistema. X Floquet Floquet Floquet Floquet Floquet Intera struttura Y Floquet HH Z Figura 23:Equivalenza fra la simulazione FDTD e circuito equivalente Bibliografia [1]K.S. Yee, Numerical solution of initial boundary value problems involving Maxwell's equation in isotropic media, IEEE Transaction on Antennas and Propagation, vol. 14, pag. 302-307, 1966 [2]A. Taflove, Computational electrodynamics, Artech House, Norwood, 1995, Massachusetts. [3]A. Schiavoni, P. Bertotto, G. Richiardi, P. 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Emili, A. Schiavoni, M. Francavilla, L. Roselli, R. Sorrentino, “Calcolo del campo elettromagnetico all’interno di un tessuto alle frequenze della telefonia mobile “, XIV RiNEM, September 2002, Ancona, Italy Partecipazioni a conferenze • Settembre 2000, Riunione Nazionale Elettromagnetismo, Como. • Settembre 2001, European Microwave Conference, Londra. • Settembre 2002, Riunione Nazionale Elettromagnetismo, Ancona Esperienze all’estero Novembre 2001- Aprile 2002, Visiting Researcher alla University of Colorado, Boulder, CO, USA. Perugia, 31/10/2002 16