CAPITOLO 26 Reciprocità e collusione Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare La collusione in oligopolio Altre applicazioni del teorema popolare ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 1 Riassunto della puntata precedente Per analizzare i giochi in forma estesa a informazione completa e perfetta, utilizziamo l’analisi dell’induzione a ritroso: 1. partiamo dai nodi finali del gioco in forma estesa per scoprire come ogni giocatore agirebbe date le previsioni ricavate per induzione a ritroso relativamente alle mosse che verrebbero successivamente compiute dai rivali. 2. In assenza di vincoli nel procedimento dell’induzione a ritroso, giungiamo a prevedere un’unica sequenza di mosse nel caso il gioco venga giocato. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 2 Questa previsione non è sempre supportata dai dati empirici, 1. 2. sia perché le vincite del modello potrebbero non riflettere gli effettivi obiettivi dei giocatori, sia perché i numerosi passaggi del procedimento a ritroso implicano essenzialmente che ciascun giocatore formuli una lunga serie di ipotesi sui ragionamenti e le mosse dei rivali. Il concetto di equilibrio di Nash vale indifferentemente per tutti i giochi in forma estesa. Nei giochi a informazione completa e perfetta, l’induzione a ritroso porta a un equilibrio di Nash, ma potrebbero esservi altri equilibri di Nash che implicano minacce non credibili. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 3 ARGOMENTI DI QUESTA LEZIONE Come e quando la ripetizione delle interazioni consente la collaborazione di agenti egoisti? Dopo aver risolto questo quesito in termini piuttosto astratti, applichiamo la soluzione al tema della collusione implicita ed esplicita degli oligopolisti. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 4 Il caso (1) I generatori elettrici a turbina sono enormi e costose attrezzature che trasformano l’energia meccanica in elettricità; essenziali per la produzione di elettricità. Alla fine degli anni Cinquanta i grandi generatori a turbina destinati al mercato statunitense erano prodotti da tre grandi imprese industriali: la General Electric, la Westinghouse e la Allis-Chalmers. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 5 Il caso (2) Analizzando questo settore negli anni Cinquanta e Sessanta secondo le cinque forze di Porter si giunge alla conclusione che il settore era molto redditizio: Esistevano infatti pochissimi sostituti. I fornitori erano deboli. I clienti erano deboli e, come aziende pubbliche regolamentate, non erano molto sensibili al prezzo. Infine, le barriere all’entrata erano imponenti. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 6 Il caso (3) Negli anni Cinquanta, le tre imprese guadagnarono profitti elevati, che tuttavia diminuirono agli inizi degli anni Sessanta. La più piccola delle tre imprese, la Allis-Chalmers, dovette uscire dal settore, lasciando la GE e la Westinghouse a spartirsi quel che c’era. Negli anni Settanta, la GE e la Westinghouse stavano nuovamente guadagnando ingenti profitti. Queste ampie oscillazioni nella redditività del settore dipendevano dai cambiamenti avvenuti nella rivalità tra le imprese. Negli anni Cinquanta la GE, la Westinghouse e la Allis-Chalmers avevano trovato un metodo molto scaltro e illegale per concordare i prezzi, ottenendo di conseguenza profitti elevati. Come ci riuscirono? ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 7 Il caso (4) Un cliente che necessita di un generatore annuncia tale necessità, indicando le specifiche e chiedendo delle offerte. A questo punto entrava in gioco lo schema dei tre fornitori: dall’1 al 17 del mese lunare l’intesa tacita era che il contratto spettasse alla GE, che quindi presentava l’offerta a un prezzo relativamente elevato, mentre la Westinghouse e la Allis-Chalmers inoltravano offerte a prezzi ancora superiori; se la richiesta di offerte cadeva dal 18 al 25 del mese lunare, era inteso che il contratto spettasse alla Westinghouse; se la richiesta aveva luogo dal 26 al 28, era il turno della Allis-Chalmers. Questo sistema era un accordo di fissazione dei prezzi, in aperta violazione dello Sherman Antitrust Act. Per molto tempo non si capì in che modo le tre imprese riuscissero a concordare le offerte, perciò queste continuarono a realizzare lauti profitti. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 8 Il caso (5) Perché le fasi dello schema lunare hanno funzionato? Supponiamo che sia il 25 del mese lunare e la Con Ed di New York richiede delle offerte per un generatore. Secondo lo schema, il 25 spetta alla Westinghouse. Immaginate di essere l’amministratore delegato della Allis-Chalmers. La vostra quota di mercato ammonta mediamente al 10 per cento e non vedete un ordine (che vi spetti) da un anno. Perché non trasgredite l’accordo e non rubate l’ordine alla Westinghouse? ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 9 Il caso (6) Se l’offerta della Westinghouse è tale da renderle un profitto consistente, avete ampio spazio per catturare l’ordine e realizzare un profitto elevato. Non dovete temere che la Westinghouse vi porti in tribunale per aver trasgredito il contratto verbale poiché l’accordo è illegale. Perché quindi dovreste aderirvi? La lezione è dedicata alla risposta alla domanda: in quali condizioni un accordo di questo tipo verrà rispettato dalle parti che lo hanno stipulato? L’argomento generale è la reciprocità nelle interazioni ripetute. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 10 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (1) Partiamo dal dilemma del prigioniero. Fare la spia è una strategia dominante per ogni parte, pertanto il profilo fare la spia-fare la spia è l’unico equilibrio di Nash del gioco. Tale esito non è favorevole per i due prigionieri, perché entrambi terminano con una vincita nulla, anziché con 5 che potrebbero cooperando rimanendo zitti entrambi. Il dilemma del 2 zitto confessa zitto 1 confes sa 5; 5 -3; 8 8; -3 0; 0 ©2005 EGEA e Mario Gilli prigioniero è esattamente questo: in che modo si può raggiungere l’esito cooperativo quando gli interessi egoistici delle due parti le inducono a fare la spia? D. Kreps, Microeconomia per manager 11 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (2) Un modo per sfuggire al dilemma consiste nel formulare un accordo di collaborazione legalmente applicabile. Se tale soluzione non è attuabile, esiste un’altra possibilità. Supponiamo che 1. i due siano coinvolti ripetutamente in questo tipo di situazione, 2. alla fine vengano rivelati i risultati 3. i due giocano una seconda volta con probabilità 0,8, mentre con probabilità 0,2 l’incontro termina 4. si prosegue in questo modo: dopo ogni partita, l’esito viene rivelato e la probabilità di passare a un’altra partita è pari a 0,8, a prescindere dalle azioni giocate in passato 5. le vincite di una serie di partite corrispondono al valore atteso della somma delle vincite di ciascuna partita. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 12 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (3) In questo caso la collaborazione può essere definita un equilibrio di Nash. Per capirne il motivo, consideriamo la seguente strategia di Riga: 1. Inizio collaborando. 2. Fintanto che il gioco continua e fintanto che abbiamo entrambi collaborato in ogni partita precedente, collaboro. 3. Se l’altro ha fatto la spia almeno una volta, faccio la spia in tutte le partite successive sino alla fine del gioco. Questa strategia è caratterizzata da un livello di complessità molto più elevato rispetto alla semplice scelta tra fare la spia e collaborare. Mentre queste due opzioni sono disponibili in ogni partita e costituiscono quindi delle strategie solo per il gioco non ripetuto, la strategia sopra indicata vale per l’interazione ripetuta dei due giocatori, dove l’azione in una partita dipende da ciò che è accaduto nelle partite precedenti. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 13 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (4) Qual è la migliore risposta di Colonna a questa strategia di Riga? Svolgendo i calcoli si può dimostrare che la miglior risposta strategica di Colonna alla strategia indicata per Riga è qualsiasi strategia che lo porti a collaborare fintanto che anche Riga collabora. Colonna può scegliere tra un numero elevato di strategie per soddisfare tali condizioni; per esempio egli può: collaborazione ingenua: collaborare sempre, a prescindere da tutto; collaborazione spietata: collaborare all’inizio e continuare a collaborare fintanto che collabora anche Riga; se Riga a un certo punto fa la spia, rispondere facendo la spia per sempre; tit for tat, ossia “occhio per occhio”: collaborare all’inizio; successivamente nella partita t scegliere qualsiasi azione Riga abbia scelto nella partita precedente, t − 1. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 14 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (5) Se Riga gioca la collaborazione spietata e Colonna la collaborazione ingenua, è un equilibrio di Nash per l’interazione ripetuta? Se Colonna collabora sempre a prescindere da ciò che fa Riga, allora Riga ottiene un risultato migliore facendo la spia in ogni partita. La collaborazione spietata contro una collaborazione spietata costituisce invece un equilibrio di Nash, come anche la collaborazione spietata contro un tit for tat. Nella prima coppia di strategie, ciascuna parte è incentivata a non fare mai la spia e ciascuna gioca la propria risposta migliore contro l’altra. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 15 Un’analisi della reciprocità secondo la teoria dei giochi: il teorema popolare (6) Tali osservazioni sono valide anche per la seconda coppia di strategie, sebbene per convincervene dobbiamo dimostrare che in base ai dati forniti in questo gioco, una partita di punizione è sufficiente a tenere in riga l’altra parte. A causa della natura ripetuta dell’interazione, ciascuna parte può minacciare l’altra che a qualsiasi infrazione della collaborazione corrisponderà un comportamento non cooperativo; in questo caso la minaccia della punizione per un’infrazione della collaborazione è adeguata per assicurare che entrambe le parti collaborino. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 16 Il teorema popolare della teoria dei giochi (1) Il concetto di base dell’esempio è formalizzato in quello che è noto come teorema popolare della teoria dei giochi non cooperativi. Lo si definisce così perché sembra che sia sempre stato conosciuto. Consideriamo un gioco ripetuto, con vincita totale pari alla somma delle vincite ottenute in ciascuna partita, scontata secondo un fattore α < 1, per ogni giocatore calcoliamo la vincita max-min, ossia la punizione peggiore che tutti gli altri possono infliggergli se egli prevede ciò che essi faranno. Per esempio, nel dilemma del prigioniero, la vincita maxmin di ogni giocatore è 0. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 17 Il teorema popolare (approssimato) Si consideri qualsiasi esito del gioco che offra a ciascun giocatore una vincita superiore alla sua vincita di max-min. Allora, se il fattore di sconto α è sufficientemente prossimo a 1, un equilibrio di Nash del gioco a interazione ripetuta porterà a questo esito partita dopo partita. significato: se il futuro ha importanza (il fattore di sconto è prossimo a 1), qualsiasi esito che offra ai giocatori una vincita superiore al loro max-min può essere un esito di equilibrio. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 18 Il teorema popolare della teoria dei giochi (2) L’equilibrio di Nash può essere descritto così: tutti i giocatori giocano l’esito in esame fintanto che nessuno devia; se qualcuno devia, tutti gli altri lo puniscono nel modo più grave possibile, portandolo al suo livello di max-min. E’ un equilibrio di Nash perché, se il futuro è sufficientemente importante e l’esito scelto offre a ciascun giocatore una vincita maggiore di quella che otterrebbe se venisse punito dagli altri, la soluzione migliore per lui consiste nel continuare ad aderire al patto piuttosto che deviare ed essere successivamente portato alla sua vincita max-min. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 19 Il teorema popolare della teoria dei giochi (3) Domande: 1. 0,8 è sufficientemente prossimo a uno? I giocatori puniranno il trasgressore come previsto? La punizione minacciata è credibile? Che cosa accade se più di un giocatore devia dallo schema? Queste questioni possono essere risolte senza ripercussioni sul risultato di base. 2. 3. 4. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 20 Troppi equilibri e nessun modo per prevedere quale sarà utilizzato Il principale punto debole è l’eccessiva abbondanza di equilibri di Nash prevista. La ripetizione del gioco implica che la cooperazione può essere sostenuta se il fattore di sconto è sufficientemente prossimo a 1. Ma c’è una ricchezza imbarazzante di esiti: 1. la cooperazione è un equilibrio, 2. come la scelta di fare sempre la spia, 3. come anche la scelta di alternare le due azioni, 4. ma lo è qualsiasi scelta che offra ai giocatori una vincita superiore a quella di max-min. Se vogliamo applicare il concetto dobbiamo districarci tra tutte queste alternative. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 21 Orizzonti finiti (1) Immaginate che due soggetti giochino il dilemma del prigioniero 10 volte. Nella decima partita, entrambi i giocatori sanno che sarà l’ultima. Qualsiasi cosa sia accaduta precedentemente, preferiscono fare la spia piuttosto che collaborare. Nella nona partita, ciascuno sa che nella decima l’altro farà la spia a prescindere da quello che è accaduto nelle partite precedenti, quindi la cooperazione in questa partita non può influenzare le azioni future e porta a un esito peggiore rispetto alla scelta di fare la spia, qualsiasi azione scelga il rivale: l’unica risposta ottima nella nona partita prevede di fare la spia. E così nell’ottava partita, nella settima e nelle altre partite, sino a quella iniziale. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 22 Orizzonti finiti (2) Il concetto di base è lo stesso dell’analisi del gioco del centipede svolta nella lezione precedente. Possiamo sostenere la cooperazione a condizione che entrambe le parti ritengano che le conseguenze future negative del fare la spia superino le conseguenze positive correnti di tale azione. Quando poniamo un orizzonte temporale finito, giunge un momento in cui non vi è più un futuro, e la questione si complica. Tuttavia, come nel centipede, la previsione della teoria, cioè nessuna cooperazione, è empiricamente errata. La cooperazione a volte è sostenuta in un modo che prescinde dal ragionamento del teorema popolare. Il teorema popolare è difettoso per omissione, non per errore: ignora un fattore che è in azione anche quando l’orizzonte è fisso. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 23 Gli elementi di disturbo e il fallimento della cooperazione (1) Nella costruzione di un equilibrio cooperativo secondo il teorema popolare, è importante che ogni parte osservi le azioni altrui. In molte applicazioni, tuttavia, non è tanto facile osservare le deviazioni da un codice di condotta concordato. Nel mondo reale gli individui intraprendono azioni complesse, che a volte non sono perfettamente osservabili dai rivali: si osservano azioni che sono coerenti con le deviazioni dallo schema cooperativo, ma anche con un comportamento fedele allo schema. Che cosa accade? ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 24 Gli elementi di disturbo e il fallimento della cooperazione (2) ESEMPIO: A e B giocano ripetutamente il gioco del dilemma del prigioniero: in ogni partita A e B scelgono simultaneamente e indipendentemente le azioni desiderate. Successivamente, con una data probabilità, per es. 0,9, ciò che desiderano è ciò che accade. Ciò che accade determina le vincite ed è osservato. Cosa succede se i due giocatori cercano di cooperare sempre? La situazione procede con l’esito cooperazionecooperazione. Ma poi si osserva che B fa la spia. B sostiene che si tratta di un errore e implora A di non ricorrere alla strategia di fare la spia, che danneggia entrambi. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 25 Gli elementi di disturbo e il fallimento della cooperazione (3) A dovrebbe acconsentire alla richiesta di B? In caso affermativo, B può indiscriminatamente fare la spia, sostenendo sempre che desiderava cooperare. A dovrebbe acconsentire a una certa quantità di “spiate” di B? In caso affermativo, B è incentivato a fare la spia sino a questo punto. In un certo momento A deve punire il comportamento di B altrimenti B farà sempre la spia; A deve punire B anche se è relativamente sicuro che B non faccia la spia in modo intenzionale, perché in caso contrario sembrerebbe che A inviti B a fare la spia intenzionalmente. In quale modo A punisce B? Il tipo di punizione inferto dalla cooperazione spietata, non lascia a B alcuna alternativa se non quella di rispondere facendo la spia e non si tornerà mai alla cooperazione. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 26 Gli elementi di disturbo e il fallimento della cooperazione (4) Una punizione migliore sarebbe fare la spia dopo essere stato provocato un numero sufficiente di volte e tornare a cooperare solamente dopo che B abbia cooperato per un dato numero di volte mentre egli invece fa la spia. In altri termini, A dovrebbe esigere un risarcimento. La determinazione del livello del risarcimento è un’operazione delicata. Se A insiste troppo, dovrà passare un tempo troppo lungo prima che si possa ristabilire la cooperazione e B non sarà disposto a investire nella relazione. Se invece A non pretende di ricevere un risarcimento sufficiente, allora B non è più incentivato a smettere definitivamente di fare la spia: può risarcire A del poco che basta per ripristinare la cooperazione e poi ritornare a fare la spia. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 27 Gli elementi di disturbo e il fallimento della cooperazione (5) Inoltre, all’aumentare del livello di disturbo risulta sempre più difficile sostenere la cooperazione. Deve infatti trascorrere un tempo più lungo prima che una parte richieda il risarcimento all’altra, con conseguente riduzione del valore dello schema cooperativo per entrambe le parti e quindi riduzione del risarcimento che può essere richiesto senza indurre l’altra parte a rompere la relazione. Inoltre, quando il livello del compenso ottenibile continua a diminuire, si raggiunge un punto in cui non si riesce più a indurre alcuna parte a cooperare onestamente e gli equilibri cooperativi si infrangono del tutto. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 28 La collusione in un oligopolio (1) Esplicitiamo il nesso esistente tra la concorrenza oligopolistica e il dilemma del prigioniero. Le imprese di un oligopolio prendono molte decisioni sul modo in cui concorrere: prezzi, pubblicità, caratteristiche dei prodotti ecc. Nel dilemma del prigioniero, invece, i giocatori dispongono di un’unica decisione discreta: fare la spia o cooperare. Ciononostante, gli aspetti strategici che caratterizzano le decisioni degli oligopolisti mostrano una somiglianza generale con il dilemma del prigioniero, in quanto gli oligopolisti possono decidere se concorrere in modo limitato oppure aggressivo. Se un’impresa concorre aggressivamente senza ricevere risposta dai rivali, allora è avvantaggiata e i rivali risultano svantaggiati; se invece tutti concorrono in modo aggressivo sono tutti svantaggiati. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 29 La collusione in un oligopolio (2) Quindi la struttura strategica di base del dilemma del prigioniero cattura in prima approssimazione la struttura strategica della rivalità in un oligopolio. Pertanto la prima estensione del teorema popolare alla rivalità in oligopolio è ovvia: il teorema popolare indica la possibilità di una collusione sostenibile, implicita o esplicita. Gli oligopolisti colludono quando tutti limitano la concorrenza reciproca. Che sia implicita o esplicita, o persino esplicita e pubblica, la questione affrontata dal teorema popolare rimane invariata. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 30 La collusione in un oligopolio (3) Anche se esiste un accordo esplicito tra gli oligopolisti, ciascuno ha un interesse di breve periodo a infrangere l’accordo e concorrere in modo aggressivo, dove per breve periodo intendiamo un arco di tempo talmente breve da impedire ai rivali di poter rispondere. A controbilanciare tale interesse sono gli interessi di lungo periodo: una concorrenza aggressiva può portare i rivali a rispondere in modo aggressivo causando un esito peggiore di quello che avrebbero ottenuto se tutti avessero continuato a colludere. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 31 La collusione in un oligopolio (4) Riprendiamo il Un’azienda elettrica richiede offerte per la realizzazione di un generatore il venticinquesimo giorno del mese lunare. Secondo lo schema, questo ordine appartiene alla Westinghouse. La Allis-Chalmers potrebbe tradire l’accordo per proporre un’offerta più bassa, ottenere l’ordine e realizzare un profitto elevato. Ma sia la GE sia la Westinghouse scoprirebbero il tradimento. Pertanto la GE e la Westinghouse attuerebbero una concorrenza agguerrita spazzando via i profitti realizzati dalla A-C nel periodo di adesione al patto. caso dei grandi generatori elettrici a turbina e lo schema delle fasi del calendario lunare. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 32 La collusione in un oligopolio (5) Affinché ciò si realizzi la A-C deve attribuire al futuro un valore maggiore rispetto al risultato che potrebbe ottenere da una sola trasgressione del patto; e questa condizione è esattamente quella prevista dal teorema popolare. Il coordinamento implicito è più complesso di quello previsto dal dilemma del prigioniero perché nel mondo reale le scelte non sono discrete e la situazione non è simmetrica. Tuttavia una impresa può agire come leader del settore, annunciando una particolare politica e aspettandosi che le altre la seguano Oppure le imprese possono inviarsi segnali tramite le riviste specializzate o la stampa generale e tramite azioni quali l’annuncio di un aumento dei prezzi o di un piano di espansione della capacità. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 33 La collusione in un oligopolio (6) La collusione implicita è attuabile se 1. le poste in gioco sono sufficientemente elevate, 2. la situazione economica generale è favorevole 3. i partecipanti sono predisposti al tentativo di collusione. La collusione può essere sostenuta, non è detto che lo sarà: anche il profilo “fare sempre la spia contro fare sempre la spia” costituisce un equilibrio. Un buon esempio di collusione mancata è quello riguardante la Boeing e la Airbus. In questo settore oligopolistico è presente la maggior parte delle condizioni necessarie per una collusione sostenibile; tuttavia le due imprese hanno sempre combattuto ferocemente. Questa situazione riflette in parte le pressioni politiche, in parte alcune condizioni economiche e in gran parte una semplice antipatia reciproca. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 34 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (1) 1. Elevati guadagni immediati Le tentazioni degli oligopolisti: Pratt and Whitney contro Rolls-Royce La Rolls-Royce voleva sviluppare un modello avanzato di un motore aereo esistente. Avendo bisogno di capitale per finanziare l’aggiornamento, si rivolse al governo britannico, che si dichiarò disposto ad aiutarla a condizione che potesse dimostrare di aver ricevuto alcuni ordini. La P&W decise di tentare di infliggere il colpo di grazia, offrendo a tutti gli acquirenti di motori P&W una garanzia che assicurava una riduzione del consumo del carburante dell’8 per cento rispetto a qualsiasi motore Rolls-Royce, altrimenti avrebbe rimborsato la differenza del costo del carburante. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 35 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (2) La P&W aveva ragionato in questi termini: se fosse riuscita a spazzare via dal mercato la Rolls-Royce, allora il governo britannico non avrebbe fornito il capitale necessario per l’aggiornamento, i motori Rolls-Royce non sarebbero stati migliorati e quindi la garanzia dell’8 per cento avrebbe avuto come riferimento il motore esistente. Si trattava di una bella strategia, ma non funzionò: con tale garanzia tutte le compagnie aeree ordinarono i motori P&W; il governo britannico tuttavia si offese e concesse comunque i fondi alla Rolls-Royce. La garanzia offerta dalla Pratt and Whitney si tradusse per l’azienda in una perdita assai rilevante. L’ansia di tentare un unico colpo di affondamento infrange il delicato equilibrio necessario per sostenere la collusione. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 36 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (3) 2. Il futuro deve essere importante Se a causa di una recessione economica, gli ordini di grandi generatori sono piuttosto rari e la A-C è stata sfortunata e non ha ottenuto molti ordini, allora la A-C deve scegliere se licenziare alcuni dei lavoratori altamente specializzati oppure retribuire una forza lavoro non impegnata. Secondo l’accordo la probabilità di ottenere un ordine è pari a 3/28, con sei ordini all’anno la A-C dovrebbe attendere in media circa un anno e mezzo prima di ottenere un ordine: i vantaggi derivanti dal rispetto dello schema si profilano in un futuro molto lontano. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 37 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (4) A tale ritmo, date le incertezze e la situazione dell’impresa, è probabile che la A-C consideri molto interessante la decisione di infrangere lo schema e rubare un ordine particolarmente attraente che spetta alla Westinghouse o alla GE. Vi saranno delle conseguenze, ma in questo caso la A-C potrebbe valutare che qualcosa sia meglio di niente. Ciò significa che la collusione si verifica più facilmente nei settori in crescita? Non necessariamente: in un settore in crescita le opportunità per le mosse di affondamento sono generalmente più frequenti. Inoltre, è meno probabile che le imprese del settore abbiano raggiunto un accordo sulle condizioni dello schema collusivo (aspetto che tratteremo tra breve). La collusione si realizza più frequentemente nei settori maturi e stabili. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 38 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (5) 3. Gli entranti devono essere tenuti fuori L’entrata di nuove imprese influenza sfavorevolmente la collusione per diverse ragioni: la torta deve essere divisa in un numero maggiore di fette più sottili; agli entranti può servire un certo periodo per “apprendere” come comportarsi bene; gli entranti possono non essere disposti ad accettare lo schema collusivo attuale; in previsione dell’arrivo di nuovi entranti, i vantaggi istantanei, ancorché passeggeri, possono apparire relativamente più attraenti rispetto al futuro. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 39 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (6) 4. L’aderenza allo schema deve essere osservabile Se la collusione si basa sulla minaccia di punizione, i partecipanti devono essere in grado di osservare le trasgressioni. Anche se i rivali aderiscono allo schema, se esiste un disturbo, è possibile “vedere” trasgressioni che non sono in effetti accadute e infliggere comunque la punizione. Può quindi innescarsi un circolo vizioso di punizioni basate su fraintendimenti, con la conseguenza che si scatenerà una concorrenza agguerrita. La minaccia di punizioni di questo tipo può indurre a imbrogliare di più, trasformando la punizione in una profezia che si auto-avvera. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 40 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (7) Esempio: I ministri del petrolio degli Stati membri dell’OPEC si riuniscono e comunicano le quote di produzione per ogni membro. Tuttavia l’OPEC non può monitorare esattamente il rispetto di tali quote: esistono dei metodi che consentono di portare il greggio nel mercato senza farsi scoprire. Inoltre, dato l’elevato livello dei prezzi, sono incentivati a portare nel mercato centinaia di migliaia di barili senza farsi notare. Quando alcuni membri OPEC cedono a simili tentazioni, i prezzi iniziano a diminuire. Il cartello si accorge che il prezzo di mercato del petrolio sta diminuendo e che probabilmente qualcuno sta imbrogliando. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 41 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (8) Tutti iniziano a prevedere che l’Arabia Saudita, l’esecutore dell’OPEC, dovrà avviare il procedimento punitivo, ossia dovrà estrarre una grande quantità di petrolio per far diminuire il prezzo. In previsione di tale azione si verifica l’effetto “scadenza”: tutte le nazioni che imbrogliano si affrettano a imbrogliare ancora un po’ prima dell’avvio della punizione. Ne consegue che i prezzi subiscono un’ulteriore diminuzione e si avvicina sempre più il momento in cui l’Arabia Saudita inizierà a estrarre quantità maggiori di petrolio. I prezzi precipitano e rimangono molto bassi per un periodo, finché tutti i trasgressori non sono sufficientemente pentiti; a questo punto i ministri del petrolio possono incontrarsi nuovamente per riavviare il processo. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 42 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (9) L’intervento degli elementi di disturbo non implica che la collusione non possa essere sostenuta affatto, ma semplicemente che diventa più difficile e se ne possono trarre vantaggi minori. Gli schemi collusivi riusciti sono quindi basati su azioni osservabili dai partecipanti e quelli meglio riusciti sono costruiti in modo tale da facilitare l’osservabilità delle azioni di tutti. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 43 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (10) 5. La comprensione dell’accordo Per colludere le imprese devono sapere quando gli altri trasgrediscono lo schema collusivo, quindi devono sapere quale sia lo schema collusivo: quali imprese hanno diritto a quale quota o nicchia di mercato, quale tipo di pubblicità è lecito e quale sarebbe eccessivamente aggressivo, quali condizioni possono o non possono essere offerte ai diversi clienti. Quando lo schema deve essere “negoziato” indirettamente il potenziale di fraintendimento e confusione cresce enormemente. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 44 Condizioni economiche che possono aiutare od ostacolare la collusione (11) 6. Piccoli numeri, per due motivi 1. 2. Maggiore è il numero dei partecipanti, più diventa difficile giungere a un accordo e osservare il comportamento di ciascuno e più aumentano le probabilità di fraintendimento: a) un numero maggiore di partecipanti incrementa il rischio che qualcuno trasgredirà, innescando una guerra dei prezzi che danneggia tutti, con conseguente riduzione del valore atteso futuro della collusione; b) i guadagni che un singolo ottiene dalla trasgressione generalmente non diminuiscono tanto rapidamente quanto i guadagni derivanti dalla collusione. I cartelli e gli schemi collusivi spesso convivono con una frangia di imprese di minori dimensioni che scelgono di rimanere fuori del cartello. Più aumentano le dimensioni della frangia, più diminuisce l’efficacia della collusione. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 45 Riepilogo Nelle interazioni ripetute può emergere la cooperazione se le parti agiscono secondo una reciprocità egoistica: oggi A si comporta bene con B e con C affinché questi successivamente si comportino bene con lui oppure per paura delle loro ritorsioni in caso non si comportasse bene. La teoria dei giochi formalizza questo semplice concetto con il teorema popolare: un esito del gioco che fornisce a ciascun giocatore una vincita superiore alla vincita max-min può essere sostenuto quale equilibrio di Nash se il fattore di sconto α è sufficientemente prossimo a 1 ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 46 Il principale punto debole del teorema popolare e del suo concetto di base è costituito dal fatto che un numero troppo elevato di esiti vengono considerati potenziali equilibri: a questo punto diventa decisiva l’analisi psicologica delle parti coinvolte. Altri problemi relativi al concetto formale riguardano gli orizzonti finiti e, soprattutto nelle applicazioni, l’impatto distruttivo dei fattori di disturbo; per sostenere la cooperazione, ogni parte deve sapere quando le altri parti violano l’accordo cooperativo. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 47 Un’importante applicazione del concetto economico di base è la collusione negli oligopoli, sia esplicita sia implicita. Affinché la collusione funzioni 1. 2. tutti i membri del settore devono dimostrarne una certa inclinazione alla collusione devono valere alcune condizioni strutturali: 1. i vantaggi immediati non devono acquistare eccessiva rilevanza, 2. il futuro deve essere abbastanza ottimistico da indurre a controllare le azioni presenti, 3. gli entranti devono essere tenuti fuori dal settore, 4. l’aderenza al patto deve essere osservabile, 5. il numero dei membri non può essere troppo elevato e 6. l’“accordo” deve essere chiaro. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 48 In economia troviamo molte altre applicazioni del concetto di base del teorema popolare: le relazioni commerciali nel lungo periodo tra le imprese e tra i Paesi, l’efficienza nei contesti lavorativi in presenza di forza lavoro organizzata e la pressione dei colleghi nei gruppi di lavoro di piccole dimensioni. ©2005 EGEA e Mario Gilli D. Kreps, Microeconomia per manager 49