L’ablativo
Ricordiamo che le funzioni dell’ablativo latino risultano dalla fusione di tre casi dell’indoeuropeo:
l’originario ablativo, lo strumentale e il locativo.
In particolare, l’antico strumentale/sociativo esprimeva le circostanze che accompagnavano
un’azione; ecco perché anche in latino l’ablativo è specifico per i complementi circostanziali.
Quando è “semplice”, (cioè senza preposizione), le sue funzioni fondamentali sono:

complemento di mezzo:
Romani expugnant Massiliam armis : “i Romani espugnano Marsiglia con le armi”;

complemento di causa:
Alexander ira amicum Clitum necat: “Alessandro uccide l’amico Clito a causa dell’ira”;

complemento di modo (prevalentemente quando l'ablativo è accompagnato da un aggettivo):
Populus excipit Bassum magno gaudio (da Plinio il Giovane): “il popolo accoglie Basso con
grande gioia;

complemento di tempo determinato:
Vercingetorix secunda vigilia equitatum dimittit. (Caes.)
Vercingetorige manda via la cavalleria nel secondo turno di guardia della notte (dalle 21.00
alle 12.00)”.
Per fornire altri tipi di informazioni, l’ablativo è costruito con le preposizioni.
Esercizio
Sottolinea gli ablativi e traduci.
1. Romanae puellae dearum aras rosarum coronis ornabant. 2. Spartae incolae galeis, loricis et
hastis pugnabant. 3. Vallo et fossa Romani oppidum muniunt. 4. Orphaeus, poeta Thracius, lyrae
sono saxa quoque movebat. 5. Romani magnas copias parvis scaphis transportabant. 6. Tyrannorum
gloriam miris verbis poetae cantabant. 7. Antoninus magna temperantia et continentia provincias
regit. 8. Nilus limo fecundam Aegyptum facit. 9. Antiqui magna patientia curas tolerabant. 10.
Litterarum studio magister discipulorum animos alit. 11. Aratro agricola agrum arabat. 12. Deorum
statuis Romani templa ornabant. 13. Servas domina segnitia obiurgabat. 14. Achivi acutis gladiis
Troianas vigilias occidebant. 15. Ligneo equo Achivi Troiam capiunt. 16. Titani dextris hastas
vibrabant et magna audacia saxa coniciebant. 17. Populi odio Tarquinius regnum relinquit. 18.
Discipuli calamo vel stilo scribebant. 19. Discipuli Romani calculis et abaco computare discebant.
20. Rhenus et Danuvius magna aquarum copia clari sunt. 21. Saturnus concordia et iustitia mundum
regebat. 22. Lacrimo gaudio. (Ter.) 23. Uva suco terrae augescit. 24. Hora sexta Pompeius cenabat.
25. Verno rosarum violarumque plena pascua sunt.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Il complemento di qualità
Il complemento di qualità indica, per l’appunto, una qualità riferita ad un termine della frase; es.:
“Mio zio era un uomo di straordinaria umanità”.
In latino il complemento di qualità si esprime con il genitivo o con l’ablativo.
Funziona prevalentemente come complemento del nome, e nell’albero dovremo collegarlo con una
linea al nome cui si riferisce:
Alexander robustae vir praestantiae erat. (Val. Max.)
Alexander----- erat ----- vir
|
robustae praestantiae
“Alessandro era un uomo di vigorosa prestanza.”
C. Cotta summo ingenio vir est. (Cic.)
“C. Cotta è un uomo di ingegno straordinario.”
Attenzione:

Talora il complemento di qualità determina il verbo sum:
L. Catilina erat magna patientia animi, sed ingenio malo pravoque.
“Lucio Catilina era di grande resistenza d’animo, ma di carattere malvagio e cattivo.”
 Non c’è sostanziale differenza tra l’uso del genitivo e l’uso dell’ablativo, anche se troviamo più
frequentemente in genitivo le qualità morali e in ablativo le qualità fisiche.
 Talora per desiderio di variatio (la presenza di due strutture morfosintattiche diverse per
assolvere la stessa funzione) si trovano uniti un genitivo e un ablativo:
Vir magni ingenii summaque prudentia L. Cotta erat. (Cic.)
“L. Cotta era un uomo di grande ingegno e straordinaria saggezza.”
Esercizio
Individua i complementi di qualità, e traduci.
1. Sabini aureas armillas magni pretii gemmatosque anulos eximia forma in brachio laevo habebant.
2. T. Manlius Torquatus, priscae et nimis durae disciplinae tribunus, suum consilium dicit. (Liv.) 3.
Galba statura erat iusta, oculis caeruleis, adunco naso. (Svet.) 4. Vergilius poeta clara fama est. 5.
Tiberius figura erat ampla et robusta. (Svet.) 6. Galli, natura ardui, Clusium oppidum obsidebant.
(Fl.) 7. Pompeius magni animi et ingenii erat. 8. Cristobulus, magnae peritiae medicus, Persicus
erat. (Curt.) 9. Bonus vir magni animi est. (Cic.) 10. Poeni inhumana perfidia erant. 11. Timotheus
moderata vita erat. (Nep.) 12. Laeto animo estote! 13. Romani magnae audaciae viri gladiis strenue
pugnabant. 14. Matrona Ephesi nota pudicitia erat. (Petr.) 15. Puella nigro capillo, eximia forma,
caeruleis oculis erat.
Il dativo come argomento del verbo
La funzione di destinatario, che caratterizza il dativo, si esprime in primo luogo rispetto ad azioni
verbali: dunque il dativo è eminentemente un argomento del verbo.
Troviamo il dativo in due tipi di nucleo:
- in un nucleo a tre argomenti composto dal verbo + nominativo, accusativo, dativo (la stessa
struttura dell’italiano “regalare”: “Paola regala un libro a Luca”.)
- in un nucleo a due argomenti composto dal verbo + nominativo e dativo, in cui è assente la
determinazione oggetto (la struttura dell’italiano “piacere”: “A me piacciono i film comici”.)
I verbi che possono essere costruiti con il dativo non necessariamente l’hanno espresso:
anche in italiano possiamo dire “regalo un libro a Marco”, ma anche, semplicemente “Di solito a
Natale regalo dei libri”, lasciando sottinteso il termine dell’azione.
Occorre fare molta attenzione a un gruppo di verbi che in latino sono costruiti col dativo, mentre in
italiano sono transitivi o intransitivi con altre costruzioni: ad esempio, l’italiano “invidiare” è
transitivo (“Marco invidia Mario”), mentre in latino invideo regge il dativo (Marcus invidet Mario).
Esercizio
1. Dominus servis suis non subvenit. 2. Ancillis ignoscit domina. 3. Tullus Attico epistulas mittebat.
4. Discipuli seduli bono magistro oboediunt. 5. Catilina malum exemplum bonis Romanis praebet.
6. Livia Iuliae invidebat. 7. Livia Iuliae clara dona mittebat. 8. Agricolis bonus dominus iustitiam
reddet. 9. Victis parcebat Augustus. 10. Agrippae Iulia nubit. 11. Rosae violaeque ancillis placent.
12. Prabebimus deis opimas victimas. 13. Antonio semper Tullus mala verba dicebat. 14. Latinae
linguae libenter studebimus. 15. Privilegia propinquis tribuere non debemus. 16. Non semper
sedulis agricolis fortuna favet. 17. Amicis meis scribam. 18. Magnum gaudium victoria Romanis
parat. 19. Matrimonium magnum vinculum matronis erat. 20. Cedunt arma togae.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
I verbi costruiti col dativo
Presentiamo un elenco di verbi che in latino si costruiscono con un nucleo a due argomenti
(nominativo e dativo). Alcuni di essi (come accido, che vuol dire accadere) hanno in latino e in
italiano una costruzione analoga (col dativo che corrisponde al complemento di termine); altri
invece (come invideo, che vuol dire invidiare) possono corrispondere a verbi italiani costruiti in
modo diverso (col complemento oggetto).
Per tradurre correttamente bisognerà dunque:
1. individuare il nucleo della frase latina;
2. capire il significato in latino;
3. scegliere per il verbo il significato italiano adatto al contesto;
4. tradurre in italiano rispettando la costruzione italiana del verbo scelto.
Ad esempio:
Marcus studet pecuniae.
Il verbo studeo è qui costruito col dativo pecuniae, e forma un nucleo a due argomenti. La
costruzione è dunque chiara; ora bisogna individuare per il verbo un significato adatto al nesso con
pecuniae, “denaro”. Il derivato italiano “studiare” non è ovviamente utilizzabile.
Tra i valori del verbo scegliamo quello fondamentale di “interessarsi”, costruito in italiano con “di”:
“Marco si interessa del denaro”; possiamo a questo punto migliorare la traduzione cambiando
completamente la costruzione: “A Marco importa il denaro”.
Ecco l’elenco dei verbi più frequenti che si costruiscono con il dativo in latino e che hanno invece
una costruzione differente in italiano:
Fido, is, ere : “avere fiducia” (verso qualcuno), “fidarsi” (di qualcuno); suo contrario è diffido, che
anche in italiano mantiene lo stesso significato. In italiano è intransitivo, e si costruisce con la
preposizione “di”.
Ignosco, is, ere: alla lettera, significa “non riconoscere”: dall’idea di “non riconoscere”, “far finta di
non vedere” (un errore) si sviluppa il significato di “perdonare”. In italiano è transitivo.
Insulto, as, are: alla lettera, “saltare sopra” (a qualcuno), da cui “insultare”. In italiano è
transitivo.
Invideo, es, ere: originariamente significa “dare il malocchio” a qualcuno, da cui i valori derivati di
“essere maldisposto” (verso qualcuno) e “invidiare” (qualcuno). In italiano è transitivo.
Nubo, is, ere: deriva da nubes, che vuol dire “nuvola”, metaforicamente “mettersi il velo”, da cui il
valore di “sposare”; e usato assolutamente significa “sposarsi”. Si usa solo in riferimento alla
donna (che metteva il giorno del matrimonio un velo rosso, il flammeus: la velatura del capo è
segno di sottomissione). In italiano è transitivo.
Studeo, es, ere: “applicarsi, interessarsi (a qualcuno o a qualcosa), desiderare, studiare”. Il verbo
si trova inoltre costruito con l’infinito: Galli Romam vastare studebant. “I Galli desideravano
devastare Roma”. In italiano il suo derivato “studio” è transitivo.
Suadeo, es, ere: il suo significato originario è “dare un consiglio” (a qualcuno); ha poi assunto
anche il valore di “persuadere” (dare un consiglio persuasivo).
La costruzione del verbo è un po’ complessa: la persona che viene persuasa si trova in dativo; la
cosa che costituisce l’oggetto della persuasione si trova in accusativo: Marcus Attico suadet.
“Marco persuade Attico.” Ira vindictam suadet. “L’ira persuade alla vendetta.” Come possiamo
osservare, la costruzione italiana del verbo “persuadere” è esattamente opposta.
Esercizio
1. Repentinum periculum Romanis accidit. 2. Opportune victoria Romanis accidit. 3. Tullius
ingenio suo fidebat. 4. Galli fugae fidebant. 5. Discipulae magistrae patientiae insultant. 6. Romani
victis Gallis insultabant. 7. Amici mei ignoscunt otio meo, non invident. 8. Non invideo fortunae
tuae. 9. Tulliola, Marci filia, Dolabellae nubit. 10. Seduli discipuli magistrorum praeceptis
oboedient. 11. Servi domini dicto parere recusabant. 12. Victi Galli populo Romano parere debent.
13. Publicis commodis, non privatae iactantiae studebamus. 14. Studeo: nam et scribo et lego. 15.
Catilina Romam vastare studebat. 16. Marci filius litteris studebat. 17. Seneca philosophus Lucilio
amico suo sapientiam suadet. 18. Magister discipulis concordiam suadet.
Il dativo di possesso
In latino, il dativo si può trovare anche nel nucleo del verbo sum: si tratta di un modo per esprimere
il possesso, che in italiano non è rimasto; la denominazione tecnica del costrutto è appunto dativo
di possesso.
Troveremo:
 al nominativo la cosa posseduta
 al dativo il possessore
Osserviamo la seguente frase:
Marco Tullio multi servi sunt.
Costruiamo l’albero:
Multi servi------ sunt------ Marco Tullio
La traduzione “a calco”, “molti servi sono a Marco”, non dà senso: questo è infatti un costrutto che
non ha corrispondente diretto in italiano. Tradurremo con un costrutto equivalente usando il verbo
“avere” al posto del verbo “essere” (mantenendo lo stesso tempo e lo stesso modo del verbo sum in
latino), mettendo come soggetto il possessore (che in latino è in dativo) e come oggetto la cosa
posseduta (che il latino è al nominativo): “Marco Tullio ha molti schiavi”.
Accanto al dativo di possesso, il latino conosce comunque anche il costrutto col verbo habeo che è
passato in italiano: Marcus Tullius multos servos habet.
Esercizio
Completa e traduci
1. Multae copiae __________ (Romani) sunt.
2. Augusto ______________ (splendida domus) erat.
3. Graecis magnum studium litterarum _________ (usa il presente).
4. Antonio multi filii ______________ (usa l’imperfetto).
5. ___________ (Antonius) clara eloquentia erat.
6. Romanorum ___________ (copiae ) severa disciplina erat.
7. Magnae divitiae __________ (Seneca) erant.
8. Clara templa Dianae ________ (usa l’imperfetto).
9. Populo Romano __________ (victoria) semper erit.
10. Sedula diligentia ___________ (ancilla) est.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Il genitivo come complemento del nome
La funzione fondamentale del genitivo è quella di complemento del nome; esso cioè dipende
prevalentemente da sostantivi, di cui indica caratteristiche che permettono di definirli in modo
più specifico.
Tale funzione corrisponde:



al complemento di specificazione: filius Marci, “il figlio di Marco”, gloria patriae, “la gloria
della patria”;
al complemento partitivo, indicando l’ambito generale di cui si considera una parte o un
individuo: primus liberorum, “il primo dei figli”;
al complemento di qualità: magnae audaciae tribunus, “un tribuno di grande coraggio”.
Possiamo osservare che, per fornire gli esempi non c’è stato bisogno di formulare una proposizione
completa, cioè di usare un verbo, perché la funzione del genitivo si esaurisce nella relazione col
nome di riferimento.
Esercizio
Traduci, prestando particolare attenzione alle dipendenze del nome (attributi e genitivi )
1. Servorum licentia iram domini movet. 2. Insularum aedificia parva sordidaque erant. 3.
Divitiarum magna copia saepe patriciis erat. 4. Mirificum exemplum pudicitiae Lucretia praebet. 5.
Exemplum mirificae pudicitiae Lucretia praebet. 6. Tullus lepidi ingenii patronus erat. 7. Tullus
valde unum servorum suorum diligebat. 8. Vulgi verba non audiemus. 9. Saevi diuturnique belli
causa Helenae forma est. 10. Longe primus advocatorum Romae Tullus erat. 11. Strepitus viarum
somnum insularum incolis tollebat. 12. Saepe gaudia initia futurae tristitiae sunt. (Sen.) 13. Famam
audaciae Catilinae cognoscimus. 14. Aesopi fabulae agnus improvidi ingenii erat. 15. Padus est
primus rivorum Italiae.
XXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXXX
Dispositio : la posizione del genitivo
Osserviamo le seguenti frasi:
Nautis grata liberorum patriaeque memoria occurrit.
I due genitivi liberorum patriaeque, legati dalla congiunzione –que, sono collocati tra l’aggettivo
grata e il sostantivo memoria, che concordano tra loro e costituiscono in questo caso un sintagma
nome + attributo:
Facciamo l’albero:
Memoria + grata ------ occurrit ------ nautis
|
liberorum patriaeque
Traduciamo: “Il gradito ricordo dei figli e della patria torna in mente ai marinai”.
Il genitivo, così come, in generale, tutti i complementi del nome, si trova spesso collocato in mezzo
a due elementi che costituiscono un unico sintagma, per esempio un sostantivo e l’aggettivo ad esso
concordato (memoria + grata).
Questa collocazione, che ci può sembrare strana, in realtà ci consente di individuare con estrema
sicurezza a chi è riferito il termine che sta in mezzo (liberorum patriaeque), perché questo si trova
“inscatolato” nella struttura da cui dipende.
Questa posizione si chiama iperbato.
Esercizio
Analizza le seguenti frasi sottolineando gli iperbati (non sono presenti in tutte le frasi). Poi traduci.
1. Magna agricolarum industria frumentum auget. 2. Miram Sullae saevitiam Romani timebant. 3.
Clara Phidiae opera maxime excellunt. 4. Patriae memoria magnum incitamentum erat nautis. 5.
Romanorum copiae vasta rivi vada obtinebant. 6. Ancillae lucidam convivarum comam ornabant. 7.
Gratam amicorum benivolentiam divitiis deliciisque antepono. 8. Subitae victoriae nuntium
magnum gaudium Romanis praebet. 9. Gratam beneficiorum memoriam semper servate, pueri. 10.
Miram Italiae oram conspicite, nautae. 11. Vaccae proceras campi herbas proculcant. 12. Remota
silvarum loca Diana tenebat. 13. Tulli honestam sententiam valde probamus. 14. Extrema sed
operosa Porci senecta mira est. 15. Inconsultum imperii desiderium semper causa belli est.