L’ESPERTO: “GLI STUDI DI SETTORE NON HANNO SENSO PER GLI AGENTI” La posizione della Fnaarc riguardo agli studi di settore e all’Irap applicati agli agenti e rappresentanti di commercio non dà adito a dubbi: “Siamo contrari agli studi di settore – ha spiegato Luigi Strazzella – in quanto si fondano sulla pretesa di ricondurre entro termini numerici l’attività dell’agente e rappresentante di commercio, che proprio per la sua natura e le sue specificità non può essere quantificata con un parametro statistico”. Una contraddizione in termini, “tutta italiana e impensabile in paesi civili come per esempio la Francia” , a cui hanno cercato in questi anni di porre rimedio con una serie di provvedimenti sia l’Agenzia delle Entrate, sia la Magistratura, sia le Commissioni tributarie, unanimi nel riconoscere che “per l’agente gli studi di settore – ha rimarcato l’esperto Fnaarc – hanno valore solo di presunzione semplice: in altri termini, qualunque accertamento basato su questo sistema non ha fondamento”. E a toccarlo con mano sono gli stessi agenti che possono avvalersi di strumenti come il ‘contraddittorio’, la sede in cui le parti si riuniscono per confrontarsi, che dà loro la possibilità (prevista appunto dalla legge) di spiegare i motivi della ‘non congruità’ rispetto ai parametri degli studi di settore, semplicemente dimostrando che i propri ricavi sono stati di diversa entità rispetto a quelli calcolati dal fisco. Le ragioni possono essere le più semplici: dalla malattia alla perdita del mandato, questi i casi più comuni. “Dal contraddittorio (ndr, una volta che quest’ultimo abbia avuto esito negativo; nel caso in cui l’esito sia stato positivo la pratica viene invece archiviata) si passa quindi alla commissione che è fatta di giudici tributari, i quali nella maggior parte dei casi constatano l’arbitrarietà degli accertamenti condotti dai funzionari delle locali Agenzie delle Entrate. Per fare solo un esempio – ha osservato Strazzella – sugli studi di settore a Milano noi della Fnaarc abbiamo vinto il 100% dei ricorsi”. Insomma, chi perde in commissione è l’Agenzia delle Entrate. “Per questo – ha sollecitato l’esperto Fnaarc – gli agenti di commercio devono imparare a non avere paura del fisco, a non farsi intimidire dai funzionari che, in presenza di casi di non congruità rispetto agli studi di settore, non esitano a spaventare gli operatori chiedendo soldi senza una motivazione valida”. Serve perciò un cambiamento di cultura e di mentalità, una maggiore preparazione e consapevolezza dell’agente nel far fronte a queste situazioni che purtroppo si ripresentano continuamente per l’insensatezza del sistema italiano. “In caso di dubbi e difficoltà – ha detto Strazzella davanti all’attenta platea degli agenti di Valtellina e Valchiavenna – non esitate a rivolgervi alla vostra associazione di categoria che vi darà tutte le indicazioni e gli elementi per affrontare con serenità l’iter del contraddittorio e dell’eventuale passaggio in commissione tributaria”. “La forza dell’agente – ha aggiunto – è la sua veridicità. All’interno del mondo del lavoro autonomo l’agente è infatti una delle poche categorie i cui ricavi sono certi, in quanto le case mandanti hanno interesse a produrre le fatture per poi dedurre i costi. In caso di accertamento – ha proseguito – nel 99,9% dei casi non c’è nulla di storto nella contabilità di un agente: quindi, non abbiate paura quando vi controllano”. IRAP Altro tema di grande attualità per gli agenti, l’Irap, rispetto alla quale, come nel caso degli studi di settore, regna una grande confusione normativa. La Corte di Cassazione e l’Agenzia delle Entrate con due distinti provvedimenti hanno infatti stabilito che “l’agente di commercio privo di autonoma organizzazione non è soggetto al pagamento dell’Irap”. “Il problema – ha spiegato Strazzella – è che oggi il ministero delle Finanze non ha ancora chiarito che cosa si intende per autonoma organizzazione. È per questo motivo che la Fnaarc sta da tempo sollecitando una legge che faccia finalmente chiarezza su questo aspetto. Quindi, oggi al rappresentante non resta altro che pagare l’Irap e poi presentare istanza di rimborso”. L’orientamento degli esperti di fiscalità è dunque quello secondo cui siamo in presenza di un’organizzazione ogniqualvolta l’utilizzo di beni strumentali avvenga in misura maggiore rispetto a quella necessaria per lo svolgimento dell’attività. Ed è a tutti noto che gli strumenti indispensabili al lavoro dell’agente sono l’auto, il cellulare e il computer (i rapporti con le case mandanti non possono ormai prescindere dalla telematica). Anche nel caso dell’Imposta Regionale sulle Attività Produttive ci troviamo dunque di fronte, secondo l’esperto Fnaarc, a un altro balzello insensato e il consiglio è quello di rivolgersi all’associazione di categoria di riferimento presente sul territorio.