LA LUNA SPUNTI PER UNA LETTURA DEL CORTOMETRAGGIO di Enrico Casarosa 1. TUTTO INIZIA CON UN REGALO Il nonno e il papà per la prima volta portano con sé il bambino perché ormai è cresciuto e intuiamo che può condividere con loro il lavoro: il bambino li segue sapendo che c’è qualcosa di GRANDE in ballo, senza avere le idee chiare. Ma all’inizio della sua nottata nonno e papà gli fanno un DONO: gli regalano il cappello, segno della raggiunta maturità, come per affermare che prima di tutto, al di là di quello che lui potrà fare, riconoscono in lui un grande valore e delle nuove capacità. È questa la prima condizione per fare cose grandi: che qualcuno ti dica: “per me tu vali innanzitutto perché ci sei, con me”. Subito però intravediamo la prima grande tematica del cortometraggio: il rapporto di apparente rivalità tra nonno e padre e la possibilità del bambino di imparare da entrambi, trovando la sua strada, il suo posto tra queste due forti personalità. Nonno e papà, come fanno i grandi educatori, non insegnano nulla al figlio con lunghe spiegazioni, ma il bambino apprende IMITANDOLI. Ciascuno dei due vuole che il bambino gli somigli ed iniziano subito a discutere su come debba tenere il cappello; lui OSSERVA ed IMITA, cercando di imparare. 2. ATTESA E PAZIENZA Anche quando il bambino potrebbe accontentarsi di “starsene tranquillo”, intuisce che sono lì per ATTENDERE QUALCOSA e non si stanca di “fare come” papà e nonno, anche nelle cose più banali (braccia conserte, dito sotto il naso o nell’orecchio). In questa attesa, in cui la scena si sposta continuamente da un volto all’altro, notiamo che i due adulti sembrano NON AVERE OCCHI, come se non avessero più bisogno di vedere la realtà, come se fossero chiusi alla novità, come a volte sono gli adulti. Invece il bambino ha occhi grandi, sempre vispi ed aperti, come se non aspettasse altro che una novità, una scoperta, una meraviglia. 3. COLPITO DALLA MERAVIGLIA La luna sorge grande, maestosa; occupa quasi l’intero orizzonte e domina la piccola barca, che ha proprio quel nome, ad indicare che era quello il loro destino (è da questo che prende il titolo il cortometraggio). I personaggi vengono illuminati dalla sua grandezza e il bambino si protende, spingendosi fuori dalla barca quasi per abbracciarla ed i suoi occhi risplendono dello stupore e della meraviglia di chi guarda la realtà per la prima volta e la scopre vicina a sé, quasi a portata di tocco. Ma papà e nonno lo richiamano al lavoro da fare: c’è un compito per lui. Non basta riempirsi di quella meraviglia, non basta l’emozione, lui ha un compito più grande che nessuno può svolgere al suo posto e quindi deve darsi da fare, “mettere le mani in pasta” di fronte a quella meraviglia. All’inizio, quando il nonno gli consegna l’ancora, il bambino lo imita, accingendosi a gettarla in mare, ma il nonno lo spinge a “puntare alto” e il padre gli offre magicamente lo strumento per “toccare quel pezzo di infinito”: un lunga scala a pioli. 4. LA PAURA DELL’IGNOTO Il bambino ha paura, pensa di non essere in grado di affrontare un’impresa così misteriosa, ma si fida degli adulti che lo incoraggiano e gli indicano la strada, anche se non ha capito tutto, fino in fondo. Intuisce che quello che gli stanno proponendo è una bellezza grande, ha gli occhi pieni di quella meraviglia, ma senza il loro aiuto non ha il coraggio di “catturarla”; solo sotto il loro sguardo rassicurante egli inizia la salita. Giunto in cima, il ragazzo quasi per caso raggiunge la luna, attratto dalla sua forza, che dapprima lo spaventa. Paradossalmente e misteriosamente, proprio il DONO che gli è stato fatto all’inizio è quello che lo costringe a lasciare le sue paure e a staccare le mani dalla scala, per afferrare il cappello che se ne va. In qualche modo è quel dono che lo guida a raggiungere la luna e a scoprire le meravigliose stelle che la ricoprono: di nuovo il protagonista si apre alla meraviglia di aver scoperto che in quella bellezza, prima solo intuita da lontano, sono contenute centinaia di altre meraviglie, che risuonano nell’armonia di quella straordinaria luce. Quando la scopri, ci entri dentro, la bellezza che ti aveva colpito si moltiplica, in qualche modo abbraccia lo sguardo di chi la osserva. 5. UN LAVORO DA FARE Ma ancora una volta i richiami del padre ricordano al figlio che c’è un compito più grande da svolgere, che deve mettersi in gioco e fare i conti con quella meraviglia. Ma come? Ciascuno offre i propri strumenti: la scopa o lo spazzolone? È significativo che ogni strumento somigli all’adulto che lo propone: il vero maestro propone la sua esperienza, ciò che va bene per sé e che quindi ritiene importante anche per chi deve svolgere il medesimo compito. Ogni adulto propone ciò che vale, ciò che appartiene alla sua tradizione, ma poi ogni bambino deve farli propri, trovare la propria strada per essere davvero grande e svolgere il proprio compito. 6. FAR RISPLENDERE LA PROPRIA MERAVIGLIA Quando anche papà e nonno sono in difficoltà a causa della gigantesca stella che ostruisce il passaggio, è proprio il bambino che riesce a trovare il giusto strumento per far risplendere quella meraviglia: dove pale, scopa e spazzolone hanno fallito, basta un martello. Il ragazzo, che grazie alla sua curiosità aveva osservato il risplendere delle stelle, trova il modo di far cadere sulle teste degli altri una vera e propria pioggia di bellezza. In questo modo lui trova il SUO strumento (il martello e poi il rastrello) ed il SUO modo di tenere il cappello, rivoltandolo all’indietro. Solo allora il cielo attorno alla luna grazie a lui risplende e nonno e papà, che lo avevano lasciato fare, guardando da lontano i suoi tentativi, grazie a lui riscoprono la capacità di stupirsi ed infatti solo allora vediamo i loro occhi, spalancati sotto quella pioggia di stelle. A fine lavoro entrambi ridono soddisfatti, lodando il percorso di crescita del “loro” ragazzo e alzando INSIEME a lui lo sguardo verso la luna, soddisfatti di avere compiuto una cosa grande per tutti gli uomini, che ora grazie al contributo di ciascuno di loro, sollevando lo sguardo potranno vedere risplendere la LORO falce di luna.