TESINA ANNO SCOLASTICO 2006/2007 A cura di: Bertolani CarloAlberto D’Anna Gianvito Di Chiara Daniele Filippini Marco Gibellini Gabriele Zecchi Manuel Pagina 1 di 58 INDICE I. Abstract………………………………………………………………………………..pag. 4 • Inglese...................................................................................................pag. 4 • Italiano………………………………………………………………………..pag. 4 II. Introduzione…………………………………………………………………………..pag. 5 • Accettazione…………………………………………………………………pag. 5 • Lavorazione………………………………………………………………….pag. 7 • smistamento…………………………………………………………………pag. 7 III. Componentistica…………………………………………………………………….pag. 8 • DLC:………………………………………………………………………….pag. 8 a. sistema operativo…………………………………………………pag. 9 b. funzionamento…………………………………………………….pag. 9 c. locazioni di memoria e flags di sistema………………………...pag. 11 d. tastiera pannello operativo……………………………………….pag. 12 e. timers……………………………………………………………….pag. 12 f. counters (contatori)……………………………………………….pag. 12 g. ingressi e uscite analogiche……………………………………...pag. 13 h. comunicazione con dispositivi esterni…………………………..pag. 13 i. programmazione, linguaggio ladder (a contatti)……………….pag. 14 j. indirizzi input ed output…………………………………………...pag. 22 • Attuatori:……………………………………………………………………...pag. 23 a. Inverter……………………………………………………………..pag. 23 b. freno elettromagnetico……………………………………………pag. 27 c. freno veloce………………………………………………………..pag. 27 d. motori 24 Volt D.C………………………………………………...pag. 28 e. 2 Motore da 12 Volt D.C………………………………………….pag. 28 • Sensori:………………………………………………………………………pag. 28 a. Generalità………………………………………………………….pag. 28 b. Induttivi……………………………………………………………..pag. 31 c. Capacitivi…………………………………………………………..pag. 34 d. Ultrasonici………………………………………………………….pag. 36 e. disco encoder con fotoelettrico a fibra ottica…………………..pag. 38 f. cella di carico……………………………………………………...pag. 41 • PIC con interfaccia………………………………………………………….pag. 42 a. Generalità e caratteristiche………………………………………pag. 42 b. Programmazione del PIC………………………………………...pag. 45 c. scheda pesatura…………………………………………………..pag. 48 1. INA118……………………………………………………….pag. 49 2. LM78L12 e LM79L12……………………………………….pag. 49 3. LM336………………………………………………………..pag. 50 4. LF351………………………………………………………...pag. 51 5. jumper………………………………………………………..pag. 51 6. diodi…………………………………………………………..pag. 51 7. schema elettrico…………………………………………….pag. 52 • Circuiti aggiuntivi:…………………………………………………………...pag. 53 a. inversione e arresto del motore 12 Volt selezionatore………..pag. 53 b. inversione rotazione motore scivolo…………………………….pag. 54 c. adattatore segnale DLC/inverter………………………………...pag. 55 d. alimentazione 5 Volt motore pettine...…………………………..pag. 55 Pagina 2 di 58 e. adattatore segnale PIC con ingresso DLC……………………..pag. 56 IV. Conclusioni…………………………………………………………………….……..pag. 57 V. Ringraziamenti……………………………………………………………………….pag. 57 VI. Bibliografia……………………………………………………………………………pag. 58 Pagina 3 di 58 ABSTRACT We can subdivide the works of our machine (shunt and erase the refusal’s objects) in three phase : • the acceptance has the more complex function: recognize the different kind of material and weight of the refusal through software, and put the garbage which comes from the working in a refuse (or work) channel; • the working includes the job of the motor and how the motor destroy the refusal with the help of a comb that pushes the object on the blades; • the phase of shunting consist of : 1. shunt the garbage in the appropriate containers; 2. tell at the PLC when the containers are full. TRADUZIONE IN INGLESE DELL’ ABSTRACT Possiamo suddividere il lavoro della nostra macchina (eliminazione e selezione degli oggetti di rifiuto) in tre fasi: • l’ accettazione ha la più complessa funzione: riconoscere i differenti tipi di materiale e peso dei rifiuti attraverso un programma, e mettere i rifiuti derivanti dalla lavorazione in un canale di scarto ( o di lavoro); • la lavorazione include il lavoro del motore e come il motore distrugge i rifiuti con l’ aiuto di un pettine che spinge l’ oggetto sulle lame; • la fase dello smistamento consiste: 1. smistare i rifiuti in appropriati bidoni; 2. dire al PLC quando i contenitori sono pieni. Pagina 4 di 58 INTRODUZIONE Accettazione Figura 1: Blocco accettazione In questa sezione la macchina “accetta” il rifiuto dall’utente in uno spazio apposito, sostenuto dalla placca metallica montata sulla cella di carico. La placca metallica è provvista di un sensore capacitivo il quale rileva qualsiasi oggetto posizionatosi sopra, mentre sul selezionatore vi è un sensore induttivo schermato, che rileva solo i materiali ferrosi. Successivamente, i due sensori collegati opportunamente al DLC (Displayer Logic Controller), informano la tipologia di rifiuto (lattina o bottiglia di plastica) inserita nell’apposito spazio, mentre la cella di carico, tramite circuito, segnala se è stata superata la soglia di peso, arbitrariamente imposta da noi corrispondente al materiale del rifiuto. Dato che il peso specifico varia a seconda del materiale, abbiamo preventivamente assegnato dei valori in grammi per cui, la lattina o la bottiglia di plastica non sono considerate da scartare, poiché non contengono nulla al loro interno. In seguito il DLC effettuerà via software la decisione di scarto o di lavorazione. Nell’immagine è raffigurato il selezionatore blu nella posizione di riposo segnalata dall’encoder ottico posto al di sopra. Se il rifiuto è considerato da scartare, il peso dell’oggetto è maggiore di quello consentito, quindi il DLC azionerà il motore del selezionatore che, tramite una cinghia di trasmissione, porterà l’oggetto nel canale di rifiuto (verso sinistra). Pagina 5 di 58 Il selezionatore, posizionatosi sul foro di scarto, consentirà all’oggetto di cadere dentro al canale, il quale raggiungerà direttamente il bidone degli scarti. In questa posizione come in figura numero 2 a lato, il selezionatore sarà rilevato da un sensore induttivo che segnala la fine corsa e quindi si fermerà per un tempo di 3 secondi (arbitrariamente imposto dal programmatore), per dare il tempo al rifiuto di cadere. Successivamente il DLC azionerà il motore nel senso contrario finché l’encoder ottico segnalerà la posizione di riposo, così il motore si fermerà e sarà attivato un freno che arresta il selezionatore. Figura 2: selezionatore in fase di scarto Figura 3: (sinistra) finecorsa induttivi per selezionatore; (destra) motore c.c. e freno elettromagnetico Se l’oggetto è considerato da lavorare, il selezionatore blu, eseguirà l’istruzione analoga a quella degli scarti, con la differenza che il DLC comanderà il motore di deviare il rifiuto nella parte opposta (verso destra) vedi figura numero 4. In contemporanea a questa istruzione, verranno attivati anche i motori riguardanti il movimento delle lame e il pettine. ll rifiuto sarà lasciato cadere nel secondo blocco della macchina: la lavorazione. A questo punto, il selezionatore blu, potrà ritornare nella posizione di “riposo” iniziale. Figura 4: selezionatore in fase di scarto Pagina 6 di 58 Lavorazione Figura 5: Blocco lavorazione In questa fase, il rifiuto viene tritato dalle lame agganciate al motore trifase. Le lame che eseguono l’operazione di tritamento sono dischi precari, i qua li ruotano per tagliare la bottiglia o lattina. Per permettere la lavorazione è stato aggiunto un pettine che spinge il materiale verso le lame connesso ad un motore alimentato a 24Volt con una bassa velocità e alta potenza Per motivi di vibrazione sono stati applicati tra il motore e la base degli spessori in gomma che fungono da ammortizzatori e un piano in ferro per rinforzare il piano in legno. Il motore di cui disponiamo è di forma cilindrica, quindi l’abbiamo montato sulla piastra con un supporto che lo tiene immobile . Smistamento Durante il procedimento di accettazione è stata anche decisa la destinazione del lavorato, quindi quest’ultimo blocco orienta uno scivolo mobile tramite un motore 12 Volt CC comandato dal DLC che devia i trucioli nell’apposito contenitore. Vengono utilizzati 3 sensori induttivi non schermati che informano la posizione dello scivolo, posizionati in corrispondenza dei tre bidoni. In aggiunta, sono stati installati dei sensori ultrasonici che indicano, quando i bidoni non possono contenere più trucioli, poiché sono pieni. Pagina 7 di 58 COMPONENTISTICA DLC (Displayed Logic Controller) Per la gestione e il controllo della nostra machina trita rifiuti abbiamo deciso di utilizzare un DLC (Displayed Logic Controller) KERNEL VTP 402/R. Un DLC è l’integrazione in un unico oggetto fra un PLC (Programmable Logic Controller) ed un terminale operatore. Quest’ultimo è un oggetto costituito da una tastiera e da un display sul quale posso essere visualizzate i messaggi di errori o qualsiasi altra cosa che possa servire per colloquiare con l’operatore. Questo consente di ottimizzare la realizzazione di un’automazione sia a livello di costi che di semplicità di collegamenti fra l’apparecchiatura ed il mondo esterno. Il terminale operatore ed il PLC sono perfettamente integrati in quanto condividono le stesse risorse, ma al tempo stesso sono logicamente distinti in modo da consentire lo sviluppo delle due parti (PLC e display)in modo indipendente. Per la comunicazione tra il PLC e un terminale sono presenti diverse modalità di connessione e quindi vi sono diverse architetture, come: • Architettura punto a punto: collega un terminale ed un PLC; • Architettura Local: collega un terminale ad uno o più strumenti di misura o controllore di processo o inverter o altra apparecchiatura intelligente; • Architettura Master: collega un terminale ad un PLC; • Architettura Multi-Port: per i terminali con due porte seriali consente diverse combinazioni delle architetture precedenti. Noi per la nostra macchina utilizziamo solo due di questi protocolli appena elencati, l’architettura Local e quella Master. La prima viene utilizzata per pilotare un inverter che è collegato ad un alimentatore monofase a 230V con una frequenza decisa da noi e impostata sull’inverter. In questo caso il Master è il PLC mentre lo Slave è l’inverter. La seconda viene utilizzata nella pratica solo una volta, quando programmiamo il PLC con un computer portatile tramite seriale RS232. Il computer si comporta da Master e il PLC da Slave. Il Master interroga in continuazione lo Slave dopo l’avvio della programmazione con un protocollo adatto a scrivere nella locazioni di memoria dedicate per il salvataggio del programma. Nella tabella che segue verranno elencate le caratteristiche più importanti del DLC: Tabella 1: Caratteristiche DLC VTP 402 (continua nella pagina succesiva) Pagina 8 di 58 SISTEMA OPERATIVO I DLC sono dotati di un sistema operativo, cioè di un insieme di programmi che si occupano della gestione a basso livello de l hardware e dell’ interfaccia operatore e che richiamano l’ applicazione scritta dall’utente. Il sistema operativo gestisce perciò le risorse del sistema fornendo le opportune funzioni che consentono all’ applicazione di girare correttamente. Il processore utilizzato nei DLC ha una memoria di 128 Kbytes, 64 dei quali (per la precisione i primi) sono utilizzati dal sistema operativo. Quest’ultimo è suddiviso in due parti : • boot loader (3Kbytes) ed è fisso e non è soggetto ad aggiornamenti, inoltre non è modificabile senza l’apposita scheda KS 251 e l’opportuna kit di cavi; • sistema operativo che può essere soggetto a modifiche ed aggiornamenti per migliorarne le funzionalità e per aggiungere nuove funzioni. All’atto dell’accensione il boot loader controlla che il sistema operativo sia effettivamente presente; in caso ci fosse lancia il sistema operativo che prende il controllo del DLC e lancia successivamente l’applicazione utente. In caso di assenza del sistema operativo il display non visualizza nulla ed il beeper presente nel sistema emette continuamente due brevi suoni seguiti da una pausa ; in tal caso è possibile caricare una nuova versione del sistema operativo per mezzo del solo cavo seriale di connessione fra DLC e Computer, cavo utilizzato anche per la connessione. Al momento della compilazione di un applicazione questa viene linkata con le funzioni del sistema operativo : è assolutamente indispensabile che la versione del sistema operativo residente sul DLC e quella sul PC di sviluppo siano allineate, altrimenti l’ applicazione non può funzionare correttamente.Una situazione di non allineamento viene comunque segnalata dal messaggio SYSTEM MISMATCH all’ accensione del DLC. FUNZIONAMENTO L’ applicazione su un DLC si sviluppa in due parti: • una relativa all’ interfaccia operatore, con il programma grafico FLASH; • l’altro relativa al ciclo PLC, che può essere sviluppato in lista istruzioni con un qualsiasi editor ASCII (notepad, wordpad, etc) oppure in linguaggio ladder (come nel nostro caso specifico). Noi utilizziamo come linguaggio di programmazione il LADDER con il programma Flash. Una volta compilata e caricata l’ applicazione gira sul DLC sotto il controllo del sistema operativo. Il ciclo PLC viene richiamato da una funzione di interrupt ogni 2.0 millisecondi (ms) (valore modificabile in fase di definizione del progetto);in questo intervallo di tempo Pagina 9 di 58 devono essere eseguite tutte le istruzioni del programma , ciascuna delle quali dura tipicamente 0.5 microsecondi (µs). Il PLC ha un funzionamento ciclico di tipo sequenziale; è in grado di eseguire le funzioni programmate con ripetitività, da quando viene alimentato e messo in stato di RUN fino a quando o lo si porta in stato di STOP e si toglie alimentazione oppure si presentino condizioni che generino situazioni di guasto o di errore. Il ciclo di un intero programma è denominato ciclo di scansione, mentre il tempo impiegato a compierlo si chiama tempo di scansione. Non tutti i tipi di PLC utilizzano lo stesso tipo ti scansionamento, perché ve ne sono di 3 tipi: • sincrona di ingresso e di uscita : questo tipo di scansionamento è caratterizzato dalla lettura da parte della CPU con una gerarchia data dagli indirizzi dello stato di tutti gli ingressi presenti, successivamente lo stato Figura 6: scansione sincrona in ingresso e uscita logico viene memorizzato all’interno di un registro dedicato, denominato registro immagine degli ingressi. Segue poi l’elaborazione del programma da parte della CPU; durante questa fase gli stati delle uscite che man mano si determinano sono assegnati al registro immagine delle uscite, senza che siano inoltrati ai moduli di output. Soltanto dopo l’esecuzione completa dell’ultima istruzione del programma tutte le uscite vengono effettivamente aggiornate, in modo sequenziale con la gerarchia degli indirizzi. Se durante lo svolgimento del ciclo appena descritto si verifica una variazione degli ingressi, è quasi certo che questa non potrà essere rilevata che all’inizio di una nuova scansione. Fare riferimento anche alla figura numero 6. • sincrona di ingresso e asincrona di uscita: anche questo tipo di ciclo di scansionamento è caratterizzato dalla lettura di tutti gli input all’inizio della scansione. Le uscite vengono invece trasmesse all’esterno via via che maturano i risultati durante lo svolgimento del programma: ogni uscita viene perciò attivata nel momento in cui è stata elaborata la funzione logica ad essa assegnata. Figura 7: scansione sincrona di ingressi e asincrona di uscita Pagina 10 di 58 Con questo tipo di scansione si ha un aggiornamento delle uscite più rapido di quello che consente il ciclo precedente. Guardare la figura numero 7 nella pagina precedente. • asincrona di ingresso e di uscita: questo terzo tipo di scansione è particolarmente attento a eventuali modifiche degli ingressi, cioè se un bit del registro immagine delle uscite viene modificato durante l’elaborazione, si ha un immediato invio dello stato logico risultate al modulo di output corrispondente. Fare riferimento alla figura numero 8 presente a lato. Il tempo di risposta, ovvero il tempo che passa tra la variazione degli ingressi e la corrispondente variazione delle uscite, è quindi di solito sempre superiore al tempo di scansione. L’inconveniente non si dimostra particolarmente grave per molte applicazioni, dato l’ordine di grandezza molto piccolo di questo tempo; è infatti di solito compreso tra 5 e 45 ms. a seconda della quantità di istruzioni contenute nel programma e del tipo di CPU. Il nostro PLC (DLC) esegue una scansione di tipo sincrona di ingressi e uscite. Questo tipo come descritto prima è lento e se cambiano gli ingressi non se ne accorge, ma dato che nel nostro caso non sono necessarie velocità elevate possiamo considerarci soddisfatti. All’accensione del DLC viene eseguita, per una Figura 8: scansione asincrona di ingressi sola volta, una funzione di inizializzazione e di uscite (INITIALIZE); tale funzione, che può essere vuota , deve contenere tutte le inizializzazioni delle varie funzioni speciali eventualmente utilizzate nel programma principale. Durante il normale ciclo di funzionamento il sistema operativo si occupa, fra l’a ltro, della gestione del pannello operatore. Pannello e PLC condividono la stessa area variabile, per cui, per esempio, il contenuto della locazione DATA_100 è sia visualizzabile/modificabile dal pannello che dal PLC : se il PLC inserisce il valore 1234 in DATA_100 il pannello lo visualizza e, viceversa, se un operatore inserisce un nuovo valore questo è immediatamente disponibile a livello PLC. Tutte le risorse del DLC (timers, counters, analogica, flag di sistema) sono gestite dal sistema operativo nel modo opportuno (alcune ad interrupt, altre in background), e rese disponibili alla applicazione nel linguaggio PLC. LOCAZIONI DI MEMORIA E FLAGS DI SISTEMA Il PLC dispone di 1024 locazioni di memoria interne a 16 bit (word) denominate DATA. Queste locazioni sono destinate a contenere le variabili del programma in esecuzione e sono nominate da DATA_00 a DATA_1023; tali locazioni sono visibili e condivise sia dal lato PLC che dal lato terminale e possono pertanto essere lette e scritte da entrambi. Nel DLC sono definiti diversi flags di sistema per rendere disponibili informazioni relative allo stato e per abilitare/disabilitare alcune risorse interne. Pagina 11 di 58 TASTIERA PANNELLO OPERATIVO La tastiera del pannello operatore può essere utilizzata per effettuare diverse operazioni e può essere gestita in tre modi diversi: ogni tasto può richiamare una macro, venir appoggiato su una data memory ed inoltre può essere visto come un ingresso da un’istruzione di caricamento. Le locazioni di memoria sono denominate KEY numerate da 01 a 21 come si vede nella tabella di fianco numero 2. Tabella 2: locazioni di memoria corrispondenti ai tasti sul DLC TIMERS Il DLC dispone di 32 timers a 16 bit per la implementazione di ritardi su ingressi o eventi in generale, numerati da TIM_00 a TIM_31 e con una risoluzione di 1/100 secondi. Ciascun timer può essere programmato con ritardo all’eccitazione o alla diseccitazione, con una relazione ingresso uscita come descritta in figura numero 9: Figura 9: rappresentazione grafica nell’andamento del tempo dei timer oltre ai timer normali, possiede anche 8 timer veloci a 16 bit free running (in continuazione) con un periodo di 1 ms, ciascuno dei quali può essere abilitato e disabilitato in tempo reale per mezzo del suo flag di abilitazione. COUNTERS (contatori) Il DLC dispone di 32 contatori a 16 bit per l’implementazione di conteggi su eventi; essi possono essere programmati a funzionare a incremento e decremento. Ogni contatore ha due ingressi ed un’uscita: un ingresso è il segnale di conteggio, l’altro il segnale di reset che inizializza il contatore, mentre l’uscita viene attivata, quando il conteggio raggiunge lo zero, con una relazione ingresso uscita descritta in figura numero 10: Figura 10: rappresentazione grafica del conteggio Pagina 12 di 58 Nel nostro programma non è stato utilizzato per motivi di tempo per la programmazione, altrimenti si poteva utilizzare quante lattine, bottiglie o scarto venivano inserite nella macchina. INGRESSI E USCITE ANALOGICHE Il DLC è dotato di 4 ingressi analogici a 10 bit (numero di combinazioni 210 = 1024 [0..1023]) a 0..10V. per utilizzare tali ingressi è necessario attivare il flag di sistema SYS_19; a questo punto il valore letto dal convertitore a 10 bit è disponibile sui DATA_1020…1023. Guardare tabella numero 3 a lato. Tabella 3: locazioni di memoria input analogici QUANTOinput analogico = Vmax 10 = 9,76 mV = = 0,009765 V bit bit numBIT 1024 Inoltre dispone di 2 uscite analogiche a 8 bit (numero di combinazioni 28 = 256 [0..255]) sempre a 0..10V. per impostare un valore analogico in uscita è necessario nel data memory corrispondente, fare riferimento alla tabella numero 4. QUANTOoutput analogico = Tabella 4: locazioni di memoria output analogici Vmax 10 = 39,06 mV = = 0,03906 V bit bit numBIT 256 In totale gli ingressi sono 14, tutti PNP e le uscite sono 10 di tipo a relè 24 V 3 A. Nelle esigenze di utilizzo nel nostro del DLC non sfruttiamo mai a pieno le capacità del DLC, cioè non utilizziamo funzioni o parti hardware del DLC come: • i contatori; • la EEPROM esterna: memoria di tipo non volatile ed è solitamente usata per memorizzare dati permanenti, come parametri macchina, cicli di lavorazione e ricette di produzione; la capacità di memoria è di 16 Kbytes; • l’orologio interno: è tampinato con batteria che rimane aggiornato anche a terminale spento; • la gestione ricette; • la gestione motori passo - passo; • le camme elettroniche; • il generatore PWM; • la lettura encoder; • il regolatore P.I.D (Proporzionale Integrativo Derivativo); • i timer veloci; COMUNICAZIONE CON DISPOSITIVI ESTERNI E’ possibile collegare un DLC con altri dispositivi esterni dotati di linea seriale per scambiare comandi e parametri.La comunicazione avviene sempre attivando alcuni flag di sistema e appoggiando le variabili su alcuni DATA memory. Sono possibili due operazioni durante la fase di comunicazione: • LETTURA, può essere singola o a blocchi; • SCRITTURA, può essere solo singola. Pagina 13 di 58 La comunicazione avviene sempre secondo il protocollo selezionato in fase di creazione del progetto; il DLC si comporta in questo caso da master, ed è pertanto possibile collegare più dispositivi slave in una rete master/slave, ciascuno con il suo indirizzo di nodo. La comunicazione avviene in background (contemporaneamente), senza rallentare il ciclo del PLC e viene sincronizzata per mezzo dei flag di sistema. PROGRAMMAZIONE, LINGUAGGIO LADDER (A CONTATTI) Questa modalità di programmazione è completamente grafica con il programma FLASH e viene selezionata all’apertura di un nuovo progetto e consente un’agevole scrittura e comprensione del programma utente del DLC. Quando si crea un nuovo progetto bisogna inserire il nome del progetto, selezionare il modello del terminale che si desidera e attivare la voce Ladder. Fare riferimento alle 2 figure laterali numero 11 e 12. Figura 11: nuovo progetto, selezione terminale Figura 12: nuovo progetto, attivare voce Ladder Nell’immagine successiva numero 13 vi è raffigurata la finestra dopo aver dato l’OK ed è possibile impostare tutte le opzioni del progetto in corso, che verranno scaricate nel DLC insieme alle pagine e all’applicazione. Alcune delle opzioni sono proprie dei terminali e vengono mantenute nei dlc, anche se nella maggior parte delle applicazioni non usate, esse riguardano infatti solo gli impianti in cui il DLC è collegato anche ad altri dispositivi per i quali funziona come pannello operatore. Figura 13: impostazioni del DLC Pagina 14 di 58 Dopo aver aperto il progetto, aprire la finestra in cui verrà fatta Figura 14 la programmazione in Ladder cliccando sull’icon apparsa in alto al centro come in figura numero 14. Nella figura successiva numero 15 è rappresentata la finestra di programmazione. Sottostante vi è la tabella numero 5 in cui sono riportati i pulsati e il loro relativo significato. Figura 15: finestra programmazione Ladder Tabella 5: pulsanti e significati In un programma in ladder devono necessariamente essere presenti il ciclo principale ed una funzione di inizializzazione che è eseguita una volta sola all' accensione. Pertanto un programma deve essere strutturato come nella figura seguente: la istruzione di END chiude il programma principale, la istruzione di SBR inizia la funzione di inizia lizzazione e la istruzione ENDSBR la termina. Figura 16: programma minimo necessario Pagina 15 di 58 Quando si posizionano i contatti all’interno del programma si possono selezionare quattro tipi diversi di interruttori: • Normale: funziona normalmente cioè è attivato o disattivato in corrispondenza dell’attivazione e disattivazione del indirizzo cui è associato; • Negato: funziona uguale a quello normale, solo che all’attivazione dell’indirizzo corrisponde alla disattivazione dell’interruttore, così anche per la disattivazione dell’indirizzo corrisponde all’attivazione del contatto associato; • Fronte di salita: si attiva per pochissimo tempo, solo durane la commutazione dal live llo basso a quello alto (RISE); • Fronte di discesa: si attiva per pochissimo tempo, solo durane la commutazione da livello alto a quello basso (FALL). Dopo aver selezionato il tipo di contatto inserire l’indirizzo che si desidera associare ed eventualmente commenta per una più veloce comprensione. Per posizionare un timer, un contatore o una funzione particolare, cliccare sull’icona corrispondente e selezionare la voce desiderata. Un programma in linguaggio ladder è composto da diversi network; ogni network può essere composta da un solo blocco di contatti. Nella finestra principale del programma Flash dopo aver creato il progetto, appaiono quattro finestrelle come si vede in figura numero 17 e sono: • La finestra display in cui è possibile inserire i testi fissi di ciascuna pagina; • La finestra allarmi ne lla quale sono inseriti i testi degli allarmi; • La finestra dei tasti in cui è possibile gestire le macro associate ai tasti ed al cambio pagina; • La finestra riassuntiva delle variabili nella quale sono elencate le variabili presenti nella pagina corrente. Figura 17: finestra principale programma FLASH Pagina 16 di 58 Di seguito saranno raffigurate e commentate i vari network del programma fatto da noi. Network 0000 – Ciclo principale. Questo come detto precedentemente è il programma minimo per il funzionamento del DLC. L’ istruzione di END chiude il programma principale, l’istruzione di SBR inizia la funzione di inizializzazione e l’istruzione ENDSBR la termina. Network 0001 – Motore dell'accettatore verso destra. Il motore del selezionatore gira verso destra solo quando o: • Il sensore capacito è attivo e la cella di carico non rileva il superamento della soglia; • Il FLAG_01 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 1 si è azzerato); • Il FLAG_05 è attivo (memorizza lo stato del motore nelle network successive), la barriera di protezione non rileva niente e quando il FLAG_09 è attivo (memorizza lo stato del tasto F1). Il motore del selezionatore si ferma di girare quando o: • La fibra ottica è sul fronte positivo cioè è nella posizione di riposo; • Il FLAG_00 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 0 si è azzerato); • La barriera è attiva. Pagina 17 di 58 Network 0002 – Timer 0 (motore accettatore verso destra). Il Timer scatta, quando il fine corsa destro è sul fronte di discesa e viene memorizzato nel FLAG_00. Durata timer 300ms. Network 0003 – Timer 1 (motore accettatore verso sinistra). Il Timer scatta, quando il fine corsa sinistro è sul fronte di discesa e viene memorizzato nel FLAG_01. Durata timer 300ms. Network 0004 – Frenatura veloce L’uscita viene settata alta quando o: • Il capacitivo è attivo; • Il FLAG_00 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 0 si è azzerato); • Il FLAG_01 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 1 si è azzerato); Pagina 18 di 58 Network 0005 –Motore dell’accettatore verso sinistra. L’uscita viene portata allo stato 1 quando o: • Il capacitivo è attivo e la cella di carico non rileva il superamento della soglia; • Il FLAG_00 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 0 si è azzerato); • Il FLAG_05 è sul fronte di discesa (memorizza lo stato del motore nelle network successive), la barriera non è attiva e quando il FLAG_09 è attivo (memorizza lo stato del tasto F1). L’uscita viene portata allo stato 0 quando o: • Sul fronte di salita della fibra ottica; • Sul fronte di discesa del FLAG_01 (cioè il TIMER 1 si è azzerato); • Il sensore a barriera non rileva nulla. Network 0006 – Frenatura elettromagnetica Si setta quando: • La fibra ottica è sul fronte di salita. Sì resetta quando: • Il capacitivo rileva qualcosa. Network 0007 – Motore lame rotanti: Viene attivato quando o: • Il fine corsa destro è sul fronte di discesa; • Il FLAG_08 è attivo (memorizza lo stato del motore nelle network successive), la barriera non rileva nulla e quando il FLAG_09 è attivo (memorizza lo stato del tasto F1). Network 0008 – Timer 2 (ritardo pettine) Pagina 19 di 58 Il timer inizia la temporizzazione, quando vi è il fronte di salita del freno elettromagnetico e viene memorizzato nel FLAG_02. Network 0009 – Motore pettine Inizia a muoversi quando o: • Il FLAG_02 è sul fronte di discesa (cioè il TIMER 1 si è azzerato); • Il FLAG_07 è attivo (memorizza lo stato del motore nelle network successive), la barriera non rileva nulla e il FLAG_09 (memorizza lo stato del tasto F1). Network 0010 –Timer 3 (lavorazione) Il timer inizia la temporizzazione, quando vi è il fronte di salita del motore pettine e viene memorizzato nel FLAG_03 Network 0011 – Motore smistamento lavorato verso destra (Lattine ) Funziona, quando sono attivi sia l’induttivo, sia che il motore del selezionatore che l’induttivo posto sotto per rilevare che il motore arrivi a posizionarsi nel posto giusto. Network 0012 – Motore smistamento lavorato verso sinistra (Plastica) Funziona, quando sono attivi sia il motore del selezionatore verso destra che l’induttivo, l’induttivo posto sotto per rilevare che il motore arrivi a posizionarsi nel posto giusto deve essere inattivo. Pagina 20 di 58 Network 0013 – Memorizzazione degli stati delle operazioni In questa network vengono memorizzate in vari flag di sistema tutte le operazioni del motore del selezionatore, delle lame e del pettine. Poi nell’ultima parte controlla che il pulsante F1 venga schiacciato per far ripartire la macchina. Network 0014 –LED e Allarme In questo blocco, dopo che la macchina si è fermata perché qualcuno ha intersecato i raggi della barriera lampeggia il LED con una frequenza di 1Hz. Viene settato alto il bit per segnalazione di errore, mentre viene settato basso quando FLAG_09 è sul fronte di discesa. Pagina 21 di 58 Network 0015 –Ultrasonici sui Bidoni Anche in questo blocco controlla se gli ultrasonici sono attivi. Se fosse attivo anche uno solo dei tre, viene fermata la macchina e riparte dopo aver sostituito il bidone pieno con uno vuoto e aver premuto F1. Figura 18: DLC con visuale posteriore. INPUT Indirizzo INP_00 INP_01 INP_02 INP_03 INP_04 INP_05 INP_06 INP_07 INP_08 INP_09 INP_10 INP_11 INP_12 INP_13 Commento Tipologia Sensore presenza Lattine Induttivo schermato Sensore fine corsa destro Induttivo non schermato Sensore fine corsa sinistro Induttivo non schermato Sensore presenza pezzo Capacitivo schermato Posizione accettatore Fotoelettrico Fibra ottica Sensore peso pezzo Cella di Carico Sensore sicurezza Fotoelettrico Barriera ottica Sensore bidone 1 pieno Ultrasonico Sensore bidone 2 pieno Ultrasonico Sensore bidone 3 pieno Ultrasonico Sensore bidone 4 pieno Ultrasonico Sensore posizione 1 scivolo Induttivo schermato Sensore posizione 2 scivolo Induttivo schermato Sensore posizione 3 scivolo Induttivo schermato Simbolo Induttivo Fine dx Fine sx Capacitivo Fibra ottica Cell load Area sensor Ultrasonico1 Ultrasonico2 Ultrasonico3 Ultrasonico4 Induttivo 5 Induttivo 6 Induttivo 7 Tabella 6: indirizzi degli input con commento, tipologia e simbolo (nome all’interno del programma) OUTPUT Indirizzo Commento OUT_00 Frenatura veloce OUT_01 Motore accettatore sinistra OUT_02 Motore accettatore destra OUT_03 Frenatura con elettromagneti OUT_04 Motore pettine OUT_05 Motore scivolo senso orario OUT_06 Motore scivolo senso antiorario OUT_09 Motore lame rotanti T ipologia Relè 24Volt Motore elettrico DC Motore elettrico DC 2 Elettromagneti Motore elettrico DC Motore elettrico DC Motore elettrico DC Motore elettrico AC Simbolo Frena veloce Mot acc sx Mot acc dx Elettromagne Mot pettine Mot scivo dx Mot scivo sx Mot lame Tabella 7: indirizzi degli output con commento, tipologia e simbolo (nome all’interno del programma) Pagina 22 di 58 FLAG Nome Flag 0 Flag 1 Flag 2 Flag 3 Flag 4 Flag 5 Flag 6 Flag 7 Flag 8 Flag 9 Commento Utilizzo Memoria temporanea Timer 0 Memoria temporanea Timer 1 Memoria temporanea Timer 2 Memoria temporanea Timer 3 Memoria temporanea Stato Barriera Memoria temporanea Stato Motore accettatore sinistra Memoria temporanea Stato Motore accettatore destra Memoria temporanea Stato Motore pettine Memoria temporanea Stato Motore lame Memoria temporanea Stato Continua lavorazione Simbolo Timer 0 Timer 1 Timer 2 Timer 3 Stato barri Stato acc sx Stato acc dx Stato pettine Stato lame Stato contin Tabella 8: Flag utilizzati con commento, utilizzo e simbolo (nome all’interno del programma) TIMER Nome Durata Commento Utilizzo Simbolo Timer 0 300 Tempo attivazione motore accettatore destra Motore accettatore destra T mot acc dx Timer 1 300 Tempo attivazione motore accettatore sinistra Motore accettatore sinistra T mot acc sx Timer 2 100 Tempo di ritardo azionamento motore pettine Ritardo pettine Rit pettine Timer 3 500 Tempo di lavorazione del rifiuto Lavorazione Lavorazione Tabella 9: Timer utilizzati con durata, commento, utilizzo, simbolo (nome all’interno del programma) ATTUATORI Gli attuatori sono trasduttori, cioè parti fisiche mobili della macchina, che comandate da un’unità di controllo elettronico, attraverso un segnale in input, nel nostro caso il DLC, agiscono per svolgere determinate azioni, come un movimento fisico. Nel nostro progetto gli attuatori sono 6. Il numero di questi è inferiore al numero di uscite utilizzate del PLC (8), perché per due motori, più precisamente quello dello scivolo e dell’accettatore, si utilizzano 2 uscite cadauno per invertire il verso di marcia grazie ad un circuito stampato con relè. Gli attuatori sono: • L’inverter, collegato a un motore monofase a 230 Volt con frequenza prestabilita su di esso; • Il freno con 2 elettromagneti; • Il freno veloce che cortocircuita gli avvolgimenti del motore dell’accettatore per rallentarlo; • Il motore a 24 Volt con bassa velocità ma ottima potenza viene collegato al pettine che schiaccia il pezzo da lavorare verso le lame; • Il motore a 12 Volt che fa girare lo scivolo per lo smistamento del lavorato nei bidoni predisposti; • Il motore a 24 Volt viene utilizzato a 12 Volt, esso fa girare l’accettatore per lo smistamento del pezzo inserito nella macchina. L’INVERTER L’ inverter è un dispositivo elettronico in grado di convertire una corrente alternata a una certa frequenza in un'altra corrente con frequenza diversa o anche continua. Pagina 23 di 58 Di seguito verrà raffigurato e illustrato un esempio di inverter: Figura 19: connessioni esterne al DLC Nell’immagine è raffigurato un inverter alimentato con una trifase (L1, L2, L3) a 400 Volt e pilota un motore trifase decidendo anche il verso di rotazione a seconda se gli ingressi FW e RW sono attivi. Tra le linee di alimentazione e l’inverter vi sono stati messi dei particolari interruttori dotati di fusibili per protezione del dispositivo. Successivamente, seguendo le connessioni tra i cavi che portano alla destra dell’immagine possiamo vedere un trasformatore in mezzo a due fusibili per ridurre la tensione ai capi dei pulsanti presenti nel circuito di autoritenuta. Questo è stato messo al posto di un normale interruttore perché in caso di improvvisa mancanza di tensione generale la macchina si ferma (in tutti e i due i casi).Quando la tensione viene ripristinata se ci fosse un interruttore partirebbe subito il motore a cui è collegato, mentre con questo particolare circuito bisogna riattivarlo manualmente. Il circuito di autoritenuta è stato appositamente inserito per la sicurezza dell’uomo che si trova nei pressi della macchina o su di essa per manutenzione. Funzionamento circuito di auto ritenuta: Quando gli interruttori dotati di fusibile, denominati Q, sono chiusi si chiude il rispettivo omonimo presente nel circuito di autoritenuta, questo fa passare corrente nel resto del circuito. Tra l’interruttore Q (in alto nel circuito di autoritenuta) e la bobina K del circuito vi sono altri quattro contatti: Figura 20: circuito di autoritenuta Pagina 24 di 58 Uno è un relè termico (RT) normalmente chiuso che in caso di sovratemperatura si apre e disconnette l’alimentazione; • Uno è un pulsante (E superiore) normalmente chiuso che funge da STOP, cioè se premuto, apre il circuito non facendo passare la corrente e quindi fa diseccitare la bobina K aprendo i contatti relativi; • Uno è un pulsante (E inferiore) normalmente aperto che funge da START cioè, quando vi è tensione e viene premuto fa passare corrente che eccita la bobina K che chiude i sui relativi contatti; • L’ultimo è K (posizionato di fianco allo start) che fa parte dei contatti de lla bobina; questo serve perché quando viene premuto lo start che fa eccitare e chiudere i contatti di K anche se si rilascia il pulsante E il circuito continua a funzionare perché baipassa il pulsante. Nel caso in cui l’inverter fosse alimentato, stesse facendo girare il motore trifase e venisse a mancare la tensione generale la bobina K di diseccita facendo aprire i suoi contatti. Successivamente quando verrà riattivata la tensione generale l’inverter non sarà alimentato fino a quando non si darà di nuovo lo START manualmente. Proseguendo con la spiegazione dell’immagine numero 19 possiamo vedere che connesse all’inverter due interruttori che a seconda dei quali è schiacciato decide in che verso deve girare il motore. Tra l’inverter e il motore trifase è montato un relè termico per protezione contro le sovratemperatura. • Figura 21: schema a blocchi interno del DLC L’immagine numero 21 viene raffigura lo schema interno del blocco denominato ALTIVAR 5 (TELEMECANIQUE) dell’immagine numero 19 L’immagine è divisa in 15 blocchi: 1) Ci sono dei diodi raddrizzatori che trasformano la tensione sinusoidale in tensione continua con una variazione di ripple; Pagina 25 di 58 2) Il secondo blocco è composto da un relè e una resistenza posta in parallelo ai contatti di esso, questo serve per poter far in modo che possa essere inserita o disinserita una resistenza per evitare che ci sia troppa assorbimento di corrente; 3) Il terzo è un condensatore che annulla quasi del tutto il ripple; 4) Serve per ritrasformare la tensione in continua in un’ alternata trifase per alimentare il motore, in fondo al blocco sulla destra è presente una resistenza denominata RF questa serva per protezione dalla corrente che il motore genera quando rallenta per forza di inerzia; 5) Questo blocco serve per controllare che la tensione non cali mai o non superi mai la tensione prestabilita, e controlla l’inverter; 6) Può essere comandato dal blocco 5 ed è il comando delle vie; 7) Controlla il blocco della frenata del motore; 8) Blocco dell’alimentazione; 9) Sono una serie di potenziometri che regolano vari parametri come: U/f rappresenta tensione/frequenza, APR controllo corrente, LSP low speed, HSP, high speed; 10)Multiplexer, serve per trasformare da parallelo delle informazioni in seriale in ingresso al blocco successivo; 11)E’ un convertitore analogico/digitale che converte i parametri dati in ingresso con una variazione di tensione da un potenziometro in una parola di tot bit; 12)E’ il microcontrollore che gestisce i parametri dell’inverter; 13)LED che viene acceso appena vi è una anomali; 14)Questo blocco serve per interfacciare un DISPLAY; 15)Sono i due ingressi che decidono in che verso di rotazione deve andare il motore, tra gli interruttori e il microcontrollore, all’interno dell’inverter vi sono 2 blocchi uguali e sono fotocopiatori ottici per l’isolamento galvanico. Servono per proteggere il microcontrollore, cioè in caso di una tensione troppa alta non si danneggia niente a parte il fotocopiatore, oppure per isolare la parte in cui ci sono 400 Volt dalla parte in cui vi è l’alimentazione del microcontrollore. Nel nostro progetto l’inverte è pilotato dal DLC, è alimentato con una monofase a 230 Volt (valore efficace) a 50Hz e pilota un motore trifase a una tensione di 230 Volt (valore efficace) a una frequenza di 45Hz. Figura 22: inverter Figura 23: motore trifase Al nostro inverter sono collegati l’alimentazione, motore trifase e il segnale del DLC adattato con un circuito che verrà illustrato più avanti. Il segnale del DLC viene mandato alla schedina che lo converte e lo invia all’inverter nell’ingresso sf, mentre SC è a massa. Pagina 26 di 58 FRENO ELETTROMAGNETICO Figura 24: motore del selezionatore e freno elettromagnetico Il freno elettromagnetico è composto come si vede in figura numero 24 da due elettrocalamite poste una di fronte all’altra comandate da un segnale proveniente dal DLC di 24Volt. Appena il sensore fotoelettrico a fibra ottica rileva che l’accettatore è in posizione, viene attivata l’uscita corrispondente al freno elettromagnetico. Le elettrocalamite creano un campo magnetico attraendosi l’una con l’altra facendo in modo che il pezzo di metallo che passa tra loro, agganciato sul supporto mobile, sia schiacciato tra esse creando attrito e quindi frenando l’accettatore. FRENO VELOCE L’uscita del DLC connessa al freno veloce fa sì che i relè commutino cortocircuitando gli avvolgimenti del motore. Facendo così il motore rallenta in prossimità dei fine corsa e della posizione di riposo. Figura 25:circuito Freno veloce Pagina 27 di 58 MOTORI A 24 VOLT D.C. Viene utilizzato un motore di 24 Volt, per il pettine che ha molta potenza e poca velocità. Dato che i giri al minuto rimangono comunque troppo elevati, abbiamo optato di alimentarlo con una tensione molto inferiore pari a 5 Volt. Figura 26: motore 24Volt 2 MOTORI DA 12 VOLT D.C. Figura 27: motore 12 Volt scivolo Figura 28: motore 12 Volt selezionatore I motori due alimentati a 12 Volt sono: • Uno quello che tramite una cinghia fa girare lo scivolo dove passerà il lavorato per finire dei contenitori appositi; • Uno che muove il selezionatore con una cinghia spostandolo nelle 3 posizioni consentite, posizione di riposo, di scarto e di lavorazione. SENSORI Per il controllo della macchina abbiamo utilizzato i seguenti sensori: • 6 sensori induttivi di cui: 1 posizionato nel selezionatore per il rilevamento di lattine, 2 usati come fine corsa nel blocco dell’accettazione e 3 per il rilevamento della posizione dello scivolo nella parte di smistamento; • 1 sensore di prossimità capacitivo posizionato nel quadro dell’accettazione, montato su un supporto di collegato alla cella di carico, per identificare l‘ eventuale presenza di un oggetto; • 4 sensori di prossimità ultrasonici (uno per bidone), situati nel piano di smistamento dei rifiuti, rivolti verso l’interno dei bidoni, tarati in modo tale da poter percepire Pagina 28 di 58 • l’altezza del materiale all’interno del bidone; di conseguenza dirci con precisione se è pieno. Se lo fosse invia un segnale d’uscita digitale al DLC che blocca l’attività della macchina. 1 encoder ottico (sostituito con un fotoelettrico a fibra ottica) lo utilizziamo per poter rilevare la posizione di riposo del selezionatore. Per la realizzazione della macchina tritarifiuti abbiamo utilizzato dei sensori di prossimità (chiamati anche proximity). Gli interruttori di prossimità sono dei sensori in grado di rivelare la presenza di oggetti nelle immediate vicinanze del lato sensibile del sensore stesso, senza che vi sia un effettivo contatto fisico. Devono essere alimentati da una sorgente stabile priva di disturbi, ciò porta a scegliere un’ alimentazione separata e filtrata che deve rimanere abbondantemente entro i valori nominali. E’ di solito usuale scegliere dispositivi con un certo grado di protezione per prevenire eventuali problemi alla linea di alimentazione, come i cortocircuiti/sovraccarichi (ovvero la corrente che assume un valore eccessivo a causa di un guasto) e le sovratensioni. Le uscite degli interruttori di prossimità si suddividono in due tipi: Elettromeccaniche; Allo stato solido Le uscite elettromeccaniche sono caratterizzate dalla presenza di un relè, possono pilotare carichi in AC o in DC interessati anche da correnti molto elevate ( oltre 500mA). In questo dispositivo una bobina, se alimentata, attrae un meccanismo che apre o chiude uno o più contatti, mentre se viene tolta l’alimentazione, i contatti ritornano nella posizione di riposo per l’azione di una molla. I contatti possono essere normalmente aperti (NA) o normalmente chiusi (NC). Nessuna protezione è possibile contro i corto circuiti, poiché i relè hanno un funzionamento meccanico, sono soggetti ad usura e, pertanto, hanno una vita utile di esercizio limitata; se attraversati da un basso livello di corrente, l’ossidazione può inoltre danneggiare i contatti. I tempi di risposta dei relè sono generalmente di 15÷25ms, molto superiori a quelli della maggior parte delle uscite allo stato solido: ciò limita sensibilmente la massima frequenza di commutazione. Grazie all’ isolamento elettrico della sorgente di alimentazione e alla mancanza di dispersioni i relè possono essere facilmente collegati in serie o/e in parallelo. Le uscite allo stato solido vanno prese in considerazione per applicazioni che richiedono frequenti commutazioni o commutazioni di basse tensioni e basse correnti. Inoltre si possono dividere in analogiche o digitali. Figura 29 Dispongono inoltre di circuiterie interne contro il cortocircuito. Se sono del tipo digitale, hanno come interruttore i seguenti dispositivi: • Transistor bipolari (BJT); • Transistor ad effetto di campo; • Tiristori (SRC o Triac). Un’uscita allo stato solido non comprende alcun componente mobile. I transistor bipolari sono tipici dispositivi di uscita allo stato solido per sensori in DC a bassa tensione; composti da un chip di materiale semiconduttore (generalmente silicio), hanno tre terminali: • La base (B), che è il terminale di comando; • L’emettitore (E); • Collettore (C), a cui fa capo il contatto allo stato solido. Pagina 29 di 58 Esistono due tipi standard di transistor bipolari : PNP e NPN. Per l’uscita con transistor PNP, il carico (load) deve essere collegato fra l’ uscita dell’interruttore e collegamento negativo (-) di a limentazione. Per un’ uscita con un transistor NPN, il carico deve essere collegato fra l’ uscita dell’ interruttore e il collegamento positivo (+) di alimentazione. Questi tipi di uscita sono in grado di pilotare unicamente carichi in corrente continua e presentano anche una bassissima corrente di dispersione ( misurata in micro Amper) e una corrente di pilotaggio del carico relativamente elevata ( di solito 100 mA ) al fine di potersi interfacciare facilmente con la maggior parte dei dispositivi. Figura 30: collegamenti PNP e NPN Un ulteriore parametro caratteristico risulta essere la frequenza di commutazione che, negli interruttori di prossimità con uscite a transistor bipolare variano da 10 Hz a qualche KHz. Caratteristiche dell’ uscita a FET ( transistor a effetto di campo ) sono l’ assenza di corrente di dispersione e la capacità di comandare carichi in corrente alternata o continua ( con valori inferiori a 100 mA ), con frequenza di commutazione più elevata rispetto alla soluzione con transistor bipolare. Invece il transistor MOSFET ( transistor ad ossido metallico a effetto di campo) assicura gli stessi vantaggi di bassa corrente di dispersione e di elevata frequenza di commutazione di un transistor FET, ma in più è in grado di comandare carichi relativamente più alti (si possono raggiungere correnti fino a 500mA sia in DC sia in AC). I tiristori (SCR o Triac)sono dispositivi d’uscita allo stato solido previsto unicamente per la commutazione in AC. In particolare i triac sono caratterizzati da un’ elevata corrente di pilotaggio e da una bassa caduta di tensione; presentano però una corrente di dispersione molto più elevata rispetto alle soluzioni a transistor. Tale corrente può superare 1 mA, rendendo i Triac inadeguati come dispositivi di ingresso per i controlli logici programmabili (PLC) e altri ingressi allo stato solido. La frequenza di commutazione non può sorpassare le decine di Hz. Figura 31: uscite a MOSFET e Triac Per la maggior parte delle applicazioni, i MOSFET offrono le migliori caratteristiche di uscita. Gli interruttori di prossimità possono essere suddivisi in base alle loro configurazioni di cablaggio, le cui soluzioni più comuni sono quelle a due o tre fili. I dispositivi a due fili sono destinati a essere collegati in serie con il carico, mentre, nella configurazione a tre fili, due dei tre conduttori forniscono l’ alimentazione elettrica, mentre il terzo commuta il carico. Pagina 30 di 58 Entrambi i tipi di interruttori possono essere collegati, previi opportuni accorgimenti e con qualche limitazione, in serie o in parallelo: a questo proposito, nella successiva sezione dedicata agli interruttori di prossimità induttivi, saranno presentati alcuni possibili schemi di collegamento. SENSORI INDUTTIVI Altri due sensori sono stati posizionati all’ estremità del campo di rilevamento del selezionatore per fungere da fine corsa; per protezione di quest’ ultimi abbiamo opportunamente aggiunto una sorta di protezione metallica. Infine abbiamo optato per questa scelta di componenti perché i fine corsa meccanici che avevamo installato precedentemente si sarebbero guastati immediatamente. Mentre gli altri tre sono situati nel piano di smistamento dei rifiuti. In base alla tipologia del materiale di scarto derivante dalla triturazione(plastica o alluminio) dobbiamo essere in grado di indirizzare quest’ultimo in tre diversi bidoni di raccolta (uno per alluminio, uno per la plastica e per un’eventuale espansione). Per far ciò abbiamo aggiunto allo scivolo una piccola lamina di metallo in modo che, una volta che il motore (comandato dal DLC) sposti per mezzo di una cinghia lo scivolo, la piccola lamina attiva il sensore e induce il DLC a fermare il motore, poiché si è esattamente arrivati in prossimità del bidone desiderato. I sensori di tipo induttivo sono sensori privi di parti soggette ad usura meccanica (numero di manovre praticamente illimitato), poiché non risentono eccessivamente dell’accumulo sulla superficie di rilevamento di agenti contaminati quali polvere, liquidi, grasso, olio o fuliggine, permettono di lavorare in condizioni ambientali difficili. Grazie alle caratteristiche di speciali circuiti elettronici, possono lavorare in ambienti difficili anche dal punto di vista della temperatura di funzionamento (-25°C / 85°C) nei confronti dei disturbi elettrici. Inoltre presentano elevate frequenze di commutazione (fino a 5KHz); queste caratteristiche permettono di risolvere problemi di automazione in modo ottimale rispetto alle normali soluzioni elettromeccaniche, rendendo la tecnologia induttiva più idonea per applicazioni industriali in condizioni di utilizzo gravose. Questa tipologia di interruttori di prossimità viene utilizzata per rivelamenti di oggetti sia ferrosi sia non ferrosi (ma comunque metallici) e presenta al suo interno un oscillatore ad alta frequenza in grado di produrre un campo elettromagnetico nelle immediate vicinanze dell’interruttore. Figura 32: schema a blocchi di un sensore induttivo La presenza di un oggetto metallico (azionatore), nel campo di azione dell’interruttore, smorza l’ampiezza dell’oscillazione che risulta, quindi, decrescente quanto più si riduce la distanza tra l’oggetto metallico e l’interruttore. È possibile così ottenere all’uscita, in alcuni tipi di interruttore e relativamente alla posizione dell’oggetto, un’informazione analogica (una tensione o corrente variabile entro un certo intervallo, ad esempio da 0 – 10 V), oppure la stessa può essere convertita, in un segnale digitale (on/off) che commuta a una certa distanza minima tra l’interruttore e l’oggetto metallico. Il circuito trigger, a sua volta va a comandare un circuito amplificatore (vedi figura 32) il quale aziona il circuito di uscita che, in genere, ottiene come contatto un dispositivo elettronico (transistor o tiristore che può essere un SCR o un TRIAC) che Pagina 31 di 58 consentirà di comandare carichi come relè, elettrovalvole o apparecchiature elettroniche come controllori logici programmabili (PLC). La distanza operativa è data dalla capacità dell’interruttore di rilevare un oggetto è determinata dal materiale, dalle dimensioni, dalla forma e dalla distanza dell’oggetto stesso. La distanza operativa nominale è un’entità convenzionale utilizzata per definire la misura raggiunta la quale un oggetto standard, che si avvicina alla faccia dell’interruttore, determina il cambiamento de l segnale in uscita. Figura 33 Con oggetto standard si intende un pezzo quadrato di acciaio dolce (tipo Fe 360) dello spessore di 1 mm, con lati della stessa misura del diametro della faccia di rilevamento, oppure lunghi tre volte la distanza operativa nominale, a seconda di quale dei suddetti valori è maggiore. Per stabilire la distanza operativa nominale di altri tipi di metallo, occorre moltiplicare la distanza operativa relativa all’oggetto standard Sn con un fattore di correzione che dipende dal materiale con cui è realizzato l’oggetto. Tabella 10 Nello schema sopra elencato sono stati proposti alcuni fattori di correzione; sarà necessario, quindi, consultare le eventuali schede delle specifiche dell’interruttore per valutare il va lore correttivo da applicare al sensore che si intende utilizzare (in questo caso induttivo). Nelle applicazioni pratiche la distanza operativa non viene influenzata solo dalla composizione dell’oggetto da rilevare, dalle sue dimensioni e dalla forma. Per una corretta rilevazione in base a tali specifiche è necessario che: gli oggetti siano piatti e composti da materiali ferrosi altrimenti si verrebbe a ridurre la distanza operativa; non abbiano dimensioni ne minori (ridurrebbero la distanza operativa) ne maggiori (aumenterebbero la distanza operativa); non siano lamine. La distanza operativa nominale non prende in considerazione le tolleranze di produzione ne variazioni dovute a condizioni esterne, quali la tensione di alimentazione o la temperatura; valutando questi fattori; la distanza operativa reale di un particolare interruttore può variare anche fino al 20% rispetto al valore nominale. Gli oggetti possono essere rilevati dal sensore di prossimità passando di fronte alla sua faccia sensibile, oppure avvicinandosi e allontanandosi dalla stessa: nella maggior parte delle applicazioni, Figura 34 Pagina 32 di 58 l’affidabilità del sensore risulta maggiore, quando l’oggetto passa di fronte alla faccia di rilevamento. Quando si utilizza questo tipo di rilevamento e di fondamentale importanza valutare la frequenza di commutazione, ovvero la massima frequenza, misurata in Hz, alla quale l’uscita del sensore è in grado di commutare in risposta alla presenza/assenza di azionatori di riferimento, che scorrono ad una distanza dal sensore pari a Sn/2 e distanziati tra loro di 2d. Vedi figura 34. Quando l’oggetto si avvicina a un interruttore di prossimità direttamente verso la sua fascia di rilevamento, l’affidabilità del dispositivo può essere aumentata prendendo in considerazione gli effetti dell’isteresi. L’isteresi è quel valore di distanza tra il punto di commutazione in avvicinamento dell’oggetto da rilevare e il punto di commutazione in allontanamento. (Vedi figura 35) L’isteresi è necessaria per evitare in caso di vibrazioni dell’oggetto di una commutazione on/off del sensore rilevando un dato sbagliato. Per evitare queste commutazioni indesiderate le vibrazioni non devono superare l’ampiezza della distanza di isteresi. I sensori induttivi possono essere costruiti per funzionare in corrente continua oppure in corrente alternata ed hanno Figura 35: isteresi generalmente l’uscita allo stato solido, cioè all’uscita vi è un transistor o un triac (ossia quel dispositivo d’uscita allo stato solido previsto unicamente per la commutazione in AC). Questi rivelatori di metalli sono divisi in due tipo logie: tipo schermato e non schermato. L’interruttore schermato è interamente contenuto nel corpo metallico filettato e ha una distanza di intervento ridotta, ma permette l’istallazione su piastre a filo con eventuali parti metalliche adiacenti o in montaggio affiancato di più interruttori (entro certi limiti), senza problemi di falsa attivazione e di mutua interferenza. È costruito con un anello di schermatura attorno alla bobina e al nucleo di ferrite: il campo elettromagnetico viene così concentrato nella parte anteriore della faccia di attivazione. Questa tipologia può essere posizionata lateralmente vicino ad un altro dello stesso tipo ad una distanza pari al diametro dei due e a due volte il diametro se frontalmente. L’interruttore non schermato ha la superficie sensibile sporgente ed è costruito senza la lamina metallica attorno alla bobina/nuc leo, per cui il campo elettromagnetico generato non viene altrettanto concentrato verso la faccia dell’interruttore, come nel caso del dispositivo schermato: ciò rende l’interruttore non schermato più sensibile alle parti metalliche vicine. (Vedi figura 36) Figura 36: campo di rilevazione di un induttivo e montaggio Questa tipologia di sensore presenta un campo di rilevamento maggiore del 50% rispetto al dispositivo schermato di pari dimensioni; è perciò più semplice la rilevazione di oggetti difficili come piastre o oggetto piccoli. Questi dispositivi se posizionati adiacenti ad un altro dello stesso tipo devono stare ad un distanza minima tra loro di tre volte il diametro della faccia di rilevamento, quattro volte se posizionati frontalmente. Pagina 33 di 58 Figura 37: distanza minima per non creare interferenze tra due sensori uguali La superficie sensibile del sensore deve essere posizionata lontano da un eventuale supporto meccanico, di almeno una volta il valore della distanza di intervento nominale (Sn), evitando così malfunzionamenti. Eventuali corpi metallici, posti frontalmente alle superfici sensibili devono trovarsi, per entrambi i tipi ad una distanza di almeno tre volte Sn, affinché non si abbiano interferenze. Gli interruttori di prossimità capacitivi presentano i seguenti vantaggi a seconda del loro utilizzo: 1. Nessuna zona cieca; 2. Non sono influenzati dall’umidità, ambienti polverosi e/o sporchi; 3. Assenza di parti mobili, quindi nessuna usura meccanica; 4. Funzionamento indipendente dal colore degli oggetti; 5. Minore dipendenza dalla superficie rispetto ad altre tecnologie di rilevamento: Ed alcuni svantaggi: 1. Rilevamento de lla sola presenza di oggetti metallici; 2. Campo operativo inferiore a quello di altre tecnologie; 3. Possono essere influenzati da forti campi magnetici provenienti da altri macchinari. SENSORI CAPACITIVI I sensori di tipo capacitivo hanno una tecnologia senza contatto per l’individuazione di metalli, ma soprattutto è indicata per rilevare oggetti non metallici (legno, plastica, carta, vetro, ecc.) in quanto è maggiormente affidabile e conveniente economicamente. Il principio di funzionamento è simile a quello induttivo. La differenza di quest’ultimi è che reagiscono alle alterazioni in un campo elettrostatico. La sonda situata dietro alla faccia dell’interruttore è costituita da due piastre metalliche concentriche che realizzano le armature di un condensatore. E’ formato in parte dalla superficie di protezione della faccia, in parte dall’aria ed in parte dall’oggetto da rilevare. La vicinanza di un oggetto conduttivo riduce lo spessore del dielettrico aria, mentre la vicinanza di un oggetto non conduttivo aumento la costante dielettrica: ambedue gli eventi producono un incremento nel valore della capacità. il circuito di rilevazione è costituito da un oscillatore di cui la capacità della faccia sensibile costituisce un elemento del ramo di reazione un suo aumento oltre un certo valore ne determina l’innesco. Questa risposta, provoca la commutazione dell’elemento di uscita, cha passa dallo stato OFF a quello ON. La capacità di rilevamento de ll‘interruttore è direttamente proporzionale alla costante dielettrica dell’ oggetto, e inversamente proporzionale alla sua distanza dal sensore. La costante dielettrica è un numero che dipende dal materiale: gli oggetti con un’ e levata costante dielettrica sono rilevati più facilmente rispetto a quelli aventi un valore basso. Gli interruttori di prossimità analogamente a quelli induttivi possono essere classificata in base alla propria struttura schermata e non schermata. Pagina 34 di 58 Il tipo schermato presenta una lamina metallica attorno alla sonda, tale configurazione permette di installare l’ interruttore a filo con il supporto di fissaggio, senza il rischio di false attivazioni. Data l’elevata sensibilità del dispositivo qualsiasi materiale (come polvere, umidità, piccole gocce d’acqua o d’olio…) che entra a contatto con il campo elettrostatico potrebbe provocare false commutazioni. Figura 38 Questo problema è ovviato negli interruttori non schermati, poiché essendo sprovvisti della lamina metallica , generano un campo elettrostatico meno concentrato. Inoltre sono spesso dotati di una sonda di compensazione che permette al sensore di ignorare qualsiasi agente accumulatosi sul sensore che altererebbe la rilevazione, quindi possiamo affermare con certezza che il modello non schermato è preferibile per gli ambienti polverosi rispetto a quella schermata e per alcuni materiali anche dal punto di vista della distanza di rilevazione. Figura 39 Per calcolare la distanza operativa Sr, conoscendo la distanza operativa nominale Sn dell’interruttore che si intende utilizzare, si possono usare i diagrammi forniti dal costruttore (vedi esempio sottostante). Figura 40: La distanza di commutazione reale Sr dipende dalla costante dielettrica del materiale dell’elemento di comando In alcuni modelli è possibile, mediante una vite, regolare la distanza di intervento per adattare l’ interruttore ad una specifica applicazione. Come per gli interruttori di prossimità induttivi, anche i capacitivi hanno gli stessi concetti di impiego e gli stessi parametri elettrici, ad esempio: • Tensione di alimentazione; Pagina 35 di 58 • Corrente di uscita. Per questi interruttori esistono sia modelli funzionanti in corrente continua con uscita a transistor (NPN o PNP), sia modelli funzionanti in corrente alternata con uscita dotata di tiristori (Triac). Per garantire un’ elevata sicurezza di funzionamento contro i cortocircuiti, i sovraccarichi e le inversioni di polarità i modelli funzionanti in DC sono dotati di alcune misure di protezione. Gli interruttori di prossimità capacitivi presentano i seguenti vantaggi a seconda del loro utilizzo : 1. Diverse possibilità di montaggio; 2. Capacità di vedere attraverso alcuni materiali; 3. Possono essere realizzati con componenti allo stato solido e quindi possono avere una lunga durata. Ed alcuni svantaggi: 1. Bassa distanza di rilevamento ; 2. Grande sensibilità ai fattori ambientali; 3. Rilevamento non selettivo per l’ oggetto da individuare. SENSORI ULTRSONICI Per riuscire a tarare il sensore induttivo, occorre triggerare il trigger. A differenza degli interruttori di prossimità induttivi e Figura 41 capacitivi che riescono a rilevare oggetti sino ad una distanza massima di 50mm (oltre al quale non si avrebbe alcuna rilevazione), gli interruttori di prossimità a ultrasuoni consentono, invece, di rilevare oggetti a distanze comprese tra 6 cm e i 15m. Esistono due principali modalità di funzionamento: • Modalità TASTER (o reflex); • Modalità a BARRIERA (o contrapposta). Nella modalità taster (o reflex) questi interruttori emettono un impulso sonoro che viene riflesso dagli oggetti che entrano nel campo dell’onda. Il suono riflesso, o “eco”, viene così ricevuto dal sensore e tale rilevamento genera un segnale di uscita, analogico o digitale, per un attuatore o un PLC. La tecnologia di rilevamento si basa sul principio che il suono ha una velocità relativamente costante: il tempo necessario all’onda ultrasonica generata dell’interruttore per colpire l’oggetto ed essere riflessa è direttamente proporzionale alla distanza dell’oggetto. Per questo motivo, gli interruttori a ultrasuoni taster sono utilizzati frequentemente per applicazioni di misurazioni della distanza, come il controllo di livello. Questa tipologia di interruttori è composta da quattro parti fondamentali: 1. Trasduttore/ricevitore; 2. Comparatore; 3. Circuito di rilevamento; 4. Uscita allo stato solido. Il trasduttore a ultrasuoni genera impulsi, diffondendo onde sonore dalla faccia del sensore verso l’esterno. Il ricevitore riceve gli echi di tali onde, che vengono rinviati da un oggetto. Quando l’interruttore riceve l’eco, il comparatore calcola la distanza confrontando gli intervalli di tempo di emissione/ricezione con la velocità del suono. L’uscita allo stato solido genera un segnale elettrico che viene poi inviato, per esempio, ad un PLC. Pagina 36 di 58 Il segnale emesso dal sensore digitale indica la presenza o l’assenza di un oggetto nel campo di rilevamento. Questi interruttori sono in grado di rilevare la maggior parte degli oggetti metallici o non metallici, trasparenti od opachi, liquidi, solidi o granulari, con un sufficiente fattore di riflessione acustica (come l’acciaio, la plastica e il vetro). L’aspetto negativo è invece rappresentato dal fatto che i materiali fonoassorbenti, quali stoffa, la gomma elastica, la farina e la schiumarono difficili da rilevare. Nella modalità contrapposta (o a sbarramento) gli interruttori sono caratterizzati da un trasmettitore e un ricevitore separati: Quando un oggetto si interpone fra i due, il ricevitore dà o nega il segnale d’uscita, a seconda della tipologia dell’interruttore. In generale, gli interruttori industriali funzionano a una frequenza compresa fra 25 e 500 Khz; per le unità medicali a ultrasuoni, la frequenza di esercizio è di 5MHz o superiore. La frequenza di rilevamento è inversamente proporzionale alla distanza di rilevamento; un’onda sonora di 50 KHz potrà così Figura 42 essere attiva fino a una distanza di 10 metri o più, mentre un’onda di 200 KHz è limitata a campi di rilevamento di circa 1 metro. Studiando il comportamento di un interruttore ultrasonico di tipo taster (riportato sotto). Figura 43: campo di azione di un fotoelettrico Si evidenzia: 1. Una zona inattiva o area cieca, entro la quale la risposta dell‘ interruttore non è affidabile; 2. Una zona di blocco, dove la zona inattiva e quella di blocco corrispondente alla distanza minima a cui un oggetto può trovarsi dall’interruttore senza che l’eco sia ignorato o letto in modo errato dall’interruttore stesso; 3. Una zona di intervento selezionata, entro la quale la distanza di intervento può essere regolata tramite un potenziometro, presenti sul circuito di controllo; 4. Oltre il va lore finale, l’interruttore non rileva più gli oggetti, oppure non li rileva con la dovuta precisione. Il materiale e le dimensioni dell’ oggetto determinano la distanza massima a cui l’interruttore è in grado di rilevare l’oggetto stesso: a una maggiore difficoltà di individuazione dell’oggetto corrisponde una minore distanza di rilevamento massima. Alcuni modelli sono caratterizzati dalla presenza di un potenziometro a vite che consente di regolare il valore finale della zona di intervento selezionata, mentre il valore iniziale è fisso ( per esempio 20cm): per questi modelli non esiste la zona di blocco. Altri modelli, invece, hanno la possibilità di regolare sia il valore finale della zona di intervento selezionata, sia il valore iniziale con l’aiuto di un secondo potenziometro a vite, anch’ esso posizionato sul corpo del dispositivo. La segnalazione LED (Light Emitted Pagina 37 di 58 Diode) dell’ interruttore ha, in questo caso, la doppia funzione di indicare, con luce continua, quando l’oggetto da rilevare si trova nella zona di intervento selezionata e, con luce intermittente, eventuali errori di impostazione (come, per esempio, se il valore iniziale impostato è maggiore di quello finale). Gli oggetti non bersaglio ma che si trovano nel campo di rilevamento possono essere nascosti all’interruttore da materiali fonoassorbenti, oppure posizionandoli in modo che i loro echi vengano riflessi lontano dall’ interruttore. Tutti i modelli di interruttori di prossimità di tipo ultrasonico funzionano in corrente continua e, di norma hanno un’uscita a tre fili di tipo NPN o PNP, a seconda del tipo di transistor utilizzato nel circuito d’uscita. In base al campo di applicazione questa tipologia di interruttori presenta i seguenti vantaggi rispetto ad altri: 1. Sono in grado di rilevare oggetti di grandi dimensioni fino a una distanza di 15m; 2. La risposta non dipende dal calore della superficie né dal fattore di riflessione ottica dell’oggetto; 3. I dispositivi con uscite digitali presentano un’ eccellente accuratezza della ripetibilità di rilevamento; 4. La risposta dei dispositivi con uscita analogica varia linearmente in base alla distanza dell’ oggetto. Ma anche svantaggi: 1. Per poter ricevere un forte eco, gli interruttori di prossimità a ultrasuoni devono vedere una superficie con una trattoria perpendicolare; 2. Sebbene questi interruttori presentino una buona immunità al disturbo di fondo, essi sono ancora soggetti a false risposte provocate da forti rumori; 3. Le variazioni delle condizioni ambientali, quali la temperatura, la pressione e l’ umidità influenzano la risposta; 4. Nel caso di interruttori di tipo reflex, prima che quest’ultimi siano pronti a ricevere l’eco riflesso, deve trascorrere un intervallo di tempo più lungo rispetto a quelli del tipo a sbarramento i cui tempi di risposta sono nell’ ordine di 2÷3 msec (quindi più veloci). DISCO ENCODER CON FOTOELETTRICO A FIBRA OTTICA Il sensore a barriera montato all‘estremità del carrello di rilevamento della macchina trita rifiuti, è molto utile perché, grazie ad esso, è possibile, qual’ ora venga rilevato un’intrusione nel campo di rilevamento, fermare il motore delle lame, il motore del pettine, ed eventualmente anche quello del carrello di smistamento per sicurezza; inoltre è possibile anche, una volta che la barriera ha rilevato un eventuale “intruso”, comandare altri due sensori che verificano se è stato posizionato qualcosa nel carrello di rivelamento. Per poter individuare se il supporto mobile, dopo che è stato spostato per lo scartamento o l’accettazione, è tornato in posizione di riposo utilizziamo un sensore di tipo fotoelettrico a fibra ottica di plastica come un encoder, cioè abbiamo applicato sull’asse del supporto mobile un disco forato solo in un punto dove sarà la posizione di riposo. Appena il fascio di luce partito dall’emettitore del sensore fotoelettrico entra nel ricevitore il supporto si trova nella posizione giusta. Con il materiale a disposizione non si riusciva a far in modo che il supporto si fermasse precisamente nel punto desiderato perché il motore per inerzia anche senza corrente continua a girare per un breve tempo, ma eccedo per le nostre esigenze così è stato creato un freno artigianale con 2 elettromagneti posti uno di fronte all’altro, poi sul disco dove vi è il foro montato sull’asse del supporto è stato aggiunto una sporgenza metallica che passa in mezzo a queste 2 elettromagneti. Il freno si attiva appena il sensore fotoelettrico rileva che il supporto metallico è nel posto giusto grazie al disco monoforo. Pagina 38 di 58 Quando il supporto con all’interno il contenitore ruota fino toccare una sporgenza in ferro su cui montato un sensore induttivo che funge da fine corsa, questo viene utilizzato perché se venissero usati dei fine corsa meccanici dopo qualche giorno di funzionamento della macchina si sarebbero danneggiati. Per determinare la posizione di riposo del selezionatore è stato preso il disco di un encoder, diviso alternativamente in segmenti opachi e trasparenti, mentre la parte ottica è stata sostituita con un sensore fotoelettrico a fibra ottica. I dischi possono essere di due tipi: • Incrementali • Assoluti I primi, quando i segnali d’ uscita sono proporzionali in modo incrementale allo spostamento effettuato; sono usati sia come trasduttori di velocità sia come trasduttori di posizione. I secondi, assoluti, quando ad ogni posizione dell’ albero corrisponde un valore ben definito, usati principalmente come trasduttori di posizione e in misura minore come trasduttori di velocità. Quello che abbiamo utilizzato noi è di tipo incrementale. Questo perché è utilissimo per poter rilevare la posizione. Nel nostro caso abbiamo preferito oscurare tutti fori trasparenti a parte uno perché ci occorreva rilevare quell’ unica posizione. È stata utilizzata la soluzione del sensore foto elettrico perché la fibra ottica essendo esente da qualsiasi disturbo elettromagnetico, ci permette di poter trasmettere senza errori e senza disturbi, visto l’utilizzo di quattro attuatori e di varie apparecchiature elettroniche. La luce emessa dal diodo led è trasmessa attraverso una fibra trasparente contenuta in cavi per poi ripresentarsi all’ altra estremità; successivamente, il fascio trasmesso viene inviato al ricevitore attraverso un’ altra fibra. La fibra ottica è costituita, come si può vedere in figura 46, da un filamento centrale di material vetroso, detto Core (nucleo), avvolto da un altro materiale dielettrico meno rifrattivo, denominato Cladding (mantello). Questa struttura vetrosa viene protetta da una serie di guaine di materiale plastico, denominate Jacket (mantello), che ne garantiscono robustezza e isolamento rispetto ad agenti inquinanti. Figura 44: denominazione strati Figura 45:dimensione strati Successivamente il segnale luminoso viene inviato ad un dispositivo chiamato rivelatore ottico, che provvede a riconvertirlo in segnale elettrico. Il suo principio di funzionamento è il seguente: qual’ ora la luce che viaggia attraverso un mezzo trasparente incontra una superficie di un altro mezzo trasparente possono accadere due cose: • Parte di luce viene riflessa, con lo stesso angolo di incidenza; • Parte di luce viene trasmessa nel secondo mezzo trasmissivo; Nel primo caso, come si può vedere dalla figura 48, nella fibra ottica avviene un fenomeno di riflessione totale interna, per cui la discontinuità dell'indice di rifrazione tra i materiali del Pagina 39 di 58 nucleo e del mantello intrappola la radiazione luminosa finché questa mantiene un angolo abbastanza radente, cioè finché la fibra non compie curve troppo brusche. Figura 46: sezione della fibra Nel secondo caso avviene un fenomeno che viene comunemente chiamato rifrazione. Succede che quando la luce trasmessa entra nel secondo materiale, cambia direzione; questo perché la luce viaggia a velocità differenti nei due mezzi. Ogni materiale è provvisto del suo indice di rifrazione; conoscendo ciò si può calcolare la derivazione che subirà il raggio entrante nel secondo mezzo. In figura 49 si possono vedere due chiari esempi di rifrazione. Figura 47 Qual’ ora avvenga che la luce passi da un mezzo con un alto indice di rifrazione ad uno con indice più basso, avviene che l’ angolo di rifrazione Θ2 è sempre più grande dell’ angolo di incidenza Θ1. Vi sono due modi di propagazione nelle fibre ottiche. Il primo, contenuto nelle fibre monomodali, consente la propagazione di luce secondo un solo modo hanno un diametro del core compreso tra 8 µm e 10 µm; invece, nelle fibre multimodali vi è la propagazione e hanno un diametro del core di 50 µm o 62.5 µm. Il mantello, solitamente, ha un diametro di 125 µm. Le fibre multimodali consentono l’utilizzo di dispositivi economici, in compenso però subiscono il fenomeno della dispersione intermodale, per cui i diversi modi si propagano a velocità leggermente diverse, e questo ne limita la distanza massima a cui il segnale può essere ricevuto correttamente. Le fibre monomodali invece hanno un prezzo molto più elevato rispetto alle multimodali, però riescono a coprire distanze e a raggiungere velocità molto superiori. I principali vantaggi delle fibre ottiche sono: 1. Resistono a condizioni ambienta li estreme grazie ai componenti elettronici installati a distanza; 2. Resistenti a urti, vibrazioni. 3. Inserimento in spazi ristretti o con limitato spazio d’ accesso; 4. Immunità ai disturbi; 5. Ottimi per rilevare piccoli oggetti. I principali svantaggi sono : Pagina 40 di 58 1. Range di rilevamento molto limitato; 2. Contaminazione dell’ ambiente operativo può causare seri problemi di affidabilità di rilevamento; CELLA DI CARICO I trasduttori di forza, noti anche come celle di carico, sono utilizzati sia nelle misure di forza vere e proprie, sia per la determinazione della massa (pesatura). Generalmente questi trasduttori impiegano sensori che convertono la forza applicata in una deformazione o in una deflessione di un elemento elastico. Queste a loro volta, tramite un estensimetro o un trasduttore piezoelettrico, producono un segnale elettrico di uscita. Gli estensimetri, noti anche come strain gage sono sensori in grado di convertire una deformazione fisica in una variazione di resistenza elettrica. Essi possono essere metallici o a semiconduttore. Gli estensimetri metallici sono costituiti da una griglia di misura, incollata su un supporto di plastica sottile, alla estremità della quale vengono saldati due conduttori. I 'estensimetro viene applicato,mediante un collante adatto, direttamente sul corpo di cui si vuole misurare la deformazione in modo che questa venga trasmessa alla griglia che la trasforma in una variazione di resistenza elettrica. II montaggio dell'estensimetro deve avvenire in modo che I ' asse della griglia coincida con la direzione dello sforzo che si intende misurare. II materiale del conduttore che costituisce la griglia può essere a sezione rettangolare per gli estensimetri a foglio o a sezione circolare per gli estensimetri a filo. Questi ultimi hanno il disegno della griglia sempre dello stesso tipo, sono molto robusti ma presentano, per la loro forma, una ridotta capacita di smaltimento del calore. Gli estensimetri a semiconduttore hanno come elemento sensibile una griglia di materiale semiconduttore. La variazione di resistenza è ora prevalentemente attribuibile all'effetto piezoresistivo. Esso si manifesta attraverso un cambiamento della distribuzione della carica superficiale (e quindi di resistenza) sulle facce del dispositivo quando esso è sottoposto a sforzi meccanici. Rispetto agli estensimetri metallici, quelli a semiconduttore non presentano fenomeni di isteresi meccanica, hanno una sensibilità ovvero un fattore di taratura GF (gage factor) da 50 a 100volte superiore. Gli svantaggi tuttavia non mancano e sono dovuti alla non linearità, alla fragilità, al costo elevato, al limitato campo di impiego e alla difficoltà di compensazione termica. L ‘impiego tipico è quello della misurazione di deformazioni debolissime, In molti campi peraltro gli estensimetri a semiconduttore consentono l’ analisi di fenomeni molto rapidi poiché, essendo molto sensibili, non richiedono I 'utilizzo di amplificatori con le inevitabili limitazioni di banda che ne conseguono. Questo componente ha la funzione fondamentale di tramutare una forza fisica (quale il peso) in una grandezza elettrica direttamente proporzionale; questo significa che all’aumentare della forza presente sulla piattaforma aumenta la tensione in uscita. Per questa conversione, la cella sfrutta il suo circuito interno provvisto di un ponte di wheatstone (vedi figura numero 48). Essendo la cella di carico un estensimetro, le resistenze che possiede all’interno variano al variare di lunghezza e sezione e in caso di quelle piezoelettriche varia anche il coefficiente di resistività,portando così ad una variazione della Figura 48: ponte di Wheatstone tensione in uscita. Pagina 41 di 58 La cella di carico di cui disponiamo presenta un over range di 10 kg, ed è caratterizzata dal legame di 2 mV in uscita per ogni volt di alimentazione in ingresso. Di conseguenza con una semplice operazione si ottiene Vmax = 2mV * 10V = 20mV La risoluzione al grammo sarà: Risoluzione = Vmax 20 *10 −3 = = 2 *10 -6 = Pmax 10 * 10 3 2 µV g Figura 49: foto cella di carico PIC CON INTERFACCIA Un microcontrollore (µC) detto anche computer single chip che è un sistema a microprocessore completo, integrato in un solo chip, ma orientato all’utilizzo specifico nelle applicazioni dell’elettronica e dell’automazione, progettato soprattutto per ottenere la massima autosufficienza funzionale ed un ottimo rapporto qualità/prezzo. La sua funzione principale è la gestione di linee di ingresso e uscita ovvero, eseguendo ciclicamente un programma presente al suo interno, preleva i dati presenti in ingresso, li elabora e attiva opportunamente le uscite. Figura 50: microcontrollore PIC16F877A Il µC che noi utilizziamo è fabbricato dalla Microchip e fa parte della serie PIC 16F87X (PIC = Peripheral Interface Controller “Controllore di periferiche programmabili”) che comprende 4 dispositivi: • PIC 16F873 • PIC 16F874 • PIC 16F876 • PIC 16F877 I qua li hanno la stessa architettura di base della CPU di tipo RISC, cioè a set di istruzioni ridotte (solo 35 istruzioni assembler). Pagina 42 di 58 Tutti utilizzano una memoria di programma di tipo FLASH, indicata nella sigla dalla F, è molto utilizzato questo tipo di memoria perché consente una facile cancellazione e riprogrammazione del componente elettricamente. Il PIC 16F873 e il PIC 16F876 sono disponibili in contenitore DIP(dual in-line package)da 28 pin, mentre gli altri sono da 40 pin. IL µC di cui ci serviamo è il PIC 16F877 (quello grande in figura). Può essere alimentato da 2 a 5,5V. Il PIC dispone al suo interno di numerosi dispositivi: • Cinque porte di I/O (A=6 pin, B=8 pin, C=8 pin, D=8 pin, E=3 pin) per un totale di 33 linee programmabili con corrente massima di assorbimento di 25mA. • 3 Temporizzatori/contatori, Timer0 = 8Bit, Timer1 = 16Bit, Timer2 = 8Bit, con prescaler programmabile. Il Timer0 può essere programmato per svolgere la funzione di timer o di contatore. L’elemento principale è il registro (8 bit) TMR0, il cui contenuto può essere letto o scritto in qualsiasi momento dal programma. TMR0 viene incrementato da un segnale di clock o dall’esterno, tramite il pin RA4/T0CKI (contatore), oppure utilizzando il generatore di frequenza interno dividendo la frequenza per 4 (timer). Figura 51 Il prescaler è un insieme di otto flip-flop in cascata che hanno la funzione di dividere la frequenza già divisa precedentemente per 4 in base alla combinazione di 3 Bit (PS2, PS1, PS0) appartenenti al registro OPTION. Il prescaler può essere assegnato sia al Timer0 che al Watchdog Timer (temporizzazione di supervisore, letteralmente: cane da guardia) tramite il bit PSA del registro OPTION. Il Watchdog timer è un contatore decrementale che se raggiunge valore nullo resetta il microcontrollore, è utilizzato come controllo sul programma per evitare loop (ciclo infinito indesiderato), andrà rinfrescato continuamente in modo da non lasciargli raggiungere lo 0, se però è presente un rinfresco all’interno del loop non segnalerà errore. Pagina 43 di 58 • • • • Un convertitore analogico/digitale a 10 bit di risoluzione e multiplexer a 8 canali, quest’ultimo è indispensabile in quanto è presente un solo A/D converter. L’ingresso analogico carica il sample and hold, la cui uscita è l’ingresso del convertitore. L’A/D genera il risultato in digitale attraverso approssimazioni successive (il risultato è un numero a 10 bit), per funzionare necessita solo di un clock e di una Vref (tensione di riferimento). Gli 8 canali utilizzabili da l convertitore sono quelli del portA escluso RA4 e il portE. Tabella 11: OPTION_REG Un’unità di trasmissione seriale sincrona/asincrona USART (universal synchronous asynchronous receiver transmitter) che permette comunicazioni asincrone full-duplex o sincrone halfduplex. Sul chip sono previsti due pin che possono essere usati per I collegamenti seriali (RC5-TX, RC6-RX). Non sono previsti segnali di controllo; per questo I protocolli di comunicazione con un PC possono essere solo di tipo software (Xon, Xoff); è comunque possibile testare i registri interni del dispositivi per sapere se un carattere è stato trasmesso o ricevuto. Per il collegamento ad un PC bisognerà aggiungere traslatori di livello TTL→RS232 e viceversa come ad esempio il MAX232. Per la trasmissione non è richiesto un cavo seriale completo ma solo tre fili: TX, RX, GND. Al modulo sono associati tre registri che permettono di impostare il tipo di trasmissione (sincrona o asincrona), il baud rate ed altre funzioni. 3 memorie di cui una Program memory e due Data memory. La memoria di programma comprende un Program Counter con capacità 13 Bit, 8 locazioni di stack per la memorizzazione degli indirizzi di ritorno e 8Kword per 14 bit di memoria flash per il programma. La memoria dati è suddivisa in due parti di tipo diverso, più precisamente, 368 Byte di RAM-registri (volatile) e 256 Byte di E2PROM (non volatile) per mantenere alcuni dati in caso di mancanza di alimentazione. La memoria dati volatile viene suddivisa in 4 banchi di registri. 15 sorgenti possibili di interruzione (Interrupt). L’ interrupt è una particolare istruzione che consente l’interruzione di un processo (programma) al verificarsi di determinate condizioni. Per questo PIC esistono ben quindici diverse condizioni che possono dare un interrupt: 1. Overflow del Timer0 (utilizzando il nome RTCC) 2. Overflow del Timer0 (utilizzando il nome TIMER0) 3. Overflow del Timer1 4. Overflow del Timer2 Un Timer può essere a 8 o 16 bit, questi bit fanno parte di un registro (diverso per ogni timer) che parte dal valore 0x00 esadecimale, fino ad arrivare al valore 0xFF per quelli a 8 bit e a 0xFFFF per quelli a 16 bit; una volta raggiunto il valore massimo (tutti i bit a 1) si ha l’overflow (trabocco) del Timer e tutti quanti i bit tornano a zero, ricominciando da capo il conteggio. 5. Interrupt esterno viene data dal cambiamento di stato del pin RB0. Il Programmatore decide se attivare l’interrupt sul fronte di salita (rising) o di discesa (falling). 6. Completa mento conversione A/D al momento in cui il convertitore ha finito di prelevare i segnali dal sample and hold e ha concluso la conversione crea un Pagina 44 di 58 7. 8. interrupt in modo che il programma possa sapere che la conversione è finita. Questo è molto importante, poiché il tipo di convertitore presente nel PIC (SAR) è relativamente lento. RS232 TXBuffer vuoto. Nella trasmissione seriale questo interrupt significa che il pacchetto è stato inviato e quindi si può procedere al successivo. RS232 è pronto alla ricezione dei dati Figura 52: schema interno PIC 16F877 PROGRAMMAZIONE DEL PIC Per la programmazione di microcontrollori microchip vengono utilizzati 2 specifici programmi: CCS È un programma che viene utilizzato per definire i parametri e gli include del PIC. Tali impostazioni riguardano ad esempio interrupts, timer, frequenza, interfaccia seriale RS232, I/O Ports, convertitore… Il PIC W izard permette di impostare tutte queste caratteristiche fornendo il progetto su cui ci baseremo per la scrittura del programma (scritto in MPLAB). Qui sotto ne proponiamo un esempio. Utilizziamo CCS anche come “dizionario di funzioni” grazie alla sua guida che fornisce esempi e chiarimenti (ovviamente in inglese) sulle varie funzioni. #include <16F877.h> Pagina 45 di 58 #include <stdio.h> #include <stdlib.h> #device ICD=TRUE #device adc=10 #fuses NOWDT,HS, PUT, NOPROTECT, NOBROWNOUT, NOLVP, NOCPD, NOWRT, NODEBUG #use delay(clock=20000000) #use rs232(baud=9600,parity=N,xmit=PIN_C6,rcv=PIN_C7,bits=8) #int_RTCC RTCC_isr() { } #int_EXT EXT_isr() { } void main() { setup_adc_ports(AN0_AN1_VSS_VREF); setup_adc(ADC_CLOCK_INTERNAL); setup_psp(PSP_DISABLED); setup_spi(FALSE); setup_timer_0(RTCC_INTERNAL|RTCC_DIV_1); setup_timer_1(T1_DISABLED); setup_timer_2(T2_DISABLED,0,1); enable_interrupts(INT_RTCC); enable_interrupts(INT_EXT); enable_interrupts(GLOBAL); // programma } MPLAB È un sistema di sviluppo per i microcontrollori PIC della Microchip. Di seguito vi sarà scritto il programma sviluppato da noi per poter far in modo di attivare un’uscita quando la tensione in ingresso all’A/D converter e quindi il peso sulla cella di carico sono troppo elevate e superano la soglia stabilita. #include <16F877A.h> #device adc=10 //utilizzo dell'A/D a 10 Bit. #fuses NOWDT,HS, NOPUT, NOPROTECT, NOBROWNOUT, NOLVP, NOCPD, NOWRT, DEBUG #use delay(clock=14745600) //frequenza del clock a cui opera il PIC. #use rs232(baud=9600,parity=N,xmit=PIN_C6,rcv=PIN_C7,bits=8) //set parametri Rs232.Non utilizzata nel programma. #include <stdlib.h> #include <string.h> unsigned long cont=0; //variabile globale che permette di essere // incrementata anche al di fuori del Void main #int_RTCC //#int_RTCC è un interrupt che utilizza il Timer0 RTCC_isr(){cont++;} //RTCC_isr(){} e ogni 1.1 ms incrementa la variabile cont di 1. /p ottenere una interruzione di questo tipo //abbiamo dovuto ricorrere all'uso del prescaler dividendo per 16. void main() { long StatoA0[8]; long i,SUMBit; float MedA0; Pagina 46 di 58 long int RealState=0; port_b_pullups(TRUE); //abilitazione delle resistenze di pull-up sul PORT B. setup_psp(PSP_DISABLED); //parallel Slave Port (PSP) disabilitata. setup_adc_ports(AN0_AN1_VSS_VREF); //set terminali utilizzati da A/D. setup_adc(ADC_CLOCK_INTERNAL); //clock A/D interno. setup_timer_0(RTCC_INTERNAL|RTCC_DIV_16); //set Timer0 per Interrupt e Prescaler. setup_timer_1(T1_DISABLED); //timer1 disabilitato. setup_timer_2(T2_DISABLED,0,1); //timer2 disabilitato. enable_interrupts(INT_RTCC); enable_interrupts(GLOBAL); //abilitazione Interrupt. //abilitazione Interrupt. for(;;) { SUMBit=0; for(i=0;i<8;i++) { //ciclo che rileva 8 campioni dal convertitore //e li posiziona nel vettore StatoA0. cont=0; do{ }while(cont!=100); set_adc_channel(0); StatoA0[i]= read_adc(); RealState=StatoA0[i]; //ciclo do{}While(); che attende che //la variabile cont arrivi a cento. //l'uscita del convertitore //verrà quindi ogni 110 ms. //set canale analogico PIC //se è 0 si utilizza il terminale A0. //lettura del valore in uscita dal PIN A0. //visualizzazione del valore rilevato sui //lED collegati al PORT D(8 Bit). RealState=RealState >>2; output_d(RealState); //si shifta di due posizione verso destra //escludendo i 2 bit meno significativi //e si visualizzando i due più significativi. delay_us(150); //tempo di ritardo per la lettura dall'A/D. } for(i=0;i<8;i++) { SUMBit=SUMBit + StatoA0[i]; //crea un unica variabile con la somma degli 8 campioni dell'A/D. } MedA0=(float)SUMBit/8; //media degli 8 valori if(MedA0>0x0D0) { //if per l'identificazione del superamento del peso. //la soglia è di 0x0D0(valore in uscita dal convertitore) //per la quale il rifiuto deve essere scartato direttamente. output_high(PIN_E2); //pone alta l'uscita E2 che è collegata all'ingresso 5 del DLC. delay_ms(5); //tempo di ritardo per la lettura del DLC. } Pagina 47 di 58 else output_low(PIN_E2); //l'uscita E2 viene mantenuta a zero fin //che il rifiuto non superi la soglia. } } //fine ciclo for infinito //fine main SCHEDA PESATURA Figura 53: Scheda PIC dataci dal Professor Vicenzi Giuliano Il PIC considerato finora viene utilizzato su una scheda di interfaccia che ha la funzione di acquisire il segnale di uscita da una cella di carico, amplificarlo con opportuni integrati, e trasmetterlo al convertitore analogicodigitale del microcontrollore. Successivamente, in base al valore misurato bisognerà inviare un segnale digitale (0-24V) al PLC per determinare se la lattina o bottiglia è piena. L’immagine riportata a lato illustra il circuito stampato a cui collegare la scheda da noi progettata e realizzata. Essa deve essere collegata al circuito tramite uno dei connettori a 64 pin, a destra della figura. Le dimensioni della schedina da interfacciare sono le seguenti: 58 mm di a ltezza; 115 mm di larghezza; 15 mm di profondità La cella di carico da interfacciare ha un fondo scala di 10 Kg ed un’uscita pari a 2mV/V. Dopo aver pesato con una bilancia le bottigliette o lattine piene, vuote e semipiene abbiamo deciso che il massimo peso accettabile è di circa 40g. Di conseguenza la tensione in uscita dalla cella di carico corrispondente alla soglia è uguale 80µV. 20mV : 10Kg = X : 40g X= (20 *10 −3 ) * 40 = 8*10-5 = 80µV 3 10 * 10 Maggiori informazioni sulla cella di carico e sulle sue caratteristiche sono già state esposte nella sezione dei Sensori. Pagina 48 di 58 In ingresso al microcontrollore possiamo inviare fino ad un massimo di 5V; ma, siccome la scheda principale a cui verrà collegata la nostra, usa una tensione di riferimento pari a 2,5V, utilizziamo questo valore come quello massimo. Per elaborare il segnale della cella sono stati usati i seguenti componenti: INA118 La tensione in uscita dalla cella di carico è molto piccola, quindi abbiamo optato per l’utilizzare dell’INA118 che è un amplificatore da strumentazione che offre un’ eccellente precisione ed un prezzo adeguato. Come caratteristiche ha, valore molto basso di tensione di offset di circa 50µV, un CMRR di 110dB a guadagno di 1000 e ha un assorbimento di corrente di 350µA.Contiene al suo interno tre amplificatori operazionali di piccole dimensioni che lo rendono l’ ideale per un vasto uso di applicazioni e risulteranno molto utili per i nostri scopi. Utilizziamo 2 amplificatori per avere un guadagno sufficiente per la nostra applicazione cioè pari a 500. 50 KΩ G = 1+ Rg Il terzo A.O. funge da differenziale dando in uscita differenza di potenziale che si ha dal ponte di W heastone amplificata. Il guadagno de ll’ INA dipende dalla resistenza esterna Rg e può variare da 1 a 10000, quindi avere una Rg precisa (tolleranza dell’ 1%) assicura anche un errore trascurabile. Rg = 50KΩ +1 G Rg = 50 *103 +1 = 101 500 Figura 54:(sinistra) schema a blocchi dell’INA118 (destra) piedinatura dello stesso componente La tensione di sogli in uscita sarà: Vout = Vin con 40g di peso *G = 80*10-6*500 = 4*10 -2V = 40mV LM7XL12 Dalla scheda principale si possono prelevare diversi valori di tensione: +15V, -15V, +5V e la massa. Siccome le tensioni +15V e –15V sono disturbate, mentre a noi servono misure precise (tolleranza ±5%) utilizziamo due regolatori: LM78L12 che è un ottimo regolatore di tensione positiva che stabilizza la tensione a +12V; Pagina 49 di 58 LM79L12 che è un ottimo regolatore di tensione negativa che stabilizza la tensione a – 12V. Questi regolatori possono fornire un’ uscita di 100mA e al loro interno hanno tre blocchi di protezione che sono contro: i sovraccarichi di corrente in uscita e cortocircuito, elevata temperatura di giunzione e area di lavoro di sicurezza. La protezione contro il sovraccarico di corrente ed il cortocircuito consiste nel limitare la corrente di uscita ad un dato valore. La protezione termica è impiegata per evitare che il regolatore si danneggi a causa del superamento del limite di temperatura di Figura 55: regolatori di tensione LM79L12 e LM78L12 giunzione. La protezione riguardante l’area di lavoro si riferisce al problema del “breakdown secondario” o “secondo breakdown”. I condensatori posti in ingresso ai due regolatori possono essere da 10µF o 330nF e fungono da filtri. Noi abbiamo optato per quelli da 10µF (elettrolitici). I condensatori in uscita invece servono per eliminare le possibili oscillazioni del regolatore e sono di grandezza pari a 100nF (ceramico). A volte si decide di collegare anche un diodo posto tra l’uscita e l’ingresso del regolatore positivo polarizzato direttamente, e in quello negativo po larizzato inversamente, perché nell’istante in cui viene tolta la tensione in ingresso i condensatori sono ancora carichi e si devono scaricare. Se i condensatori posti in uscita avessero una capacità superiore a quelli posti in ingresso ci metterebbero più tempo e danneggerebbero il regolatore, con il diodo il problema è risolto. Non è il nostro caso perché i condensatori all’uscita ha una capacità minore rispetto a quelli in ingresso. LM336 Come detto in precedenza (PIC) il convertitore analogico-digitale del microcontrollore è di tipo SAR e quindi necessita anche di una Vref, utilizziamo questo componente proprio per fornire una Vref=2,5V. Il LM336 è un regolatore di precisione e da quindi maggiore affidabilità alle misure, le sue caratteristiche principali sono: Temperatura di lavoro compresa fra 0°C e 70°C. Variazione di tensione di breakdown inversa compresa fra 2.6mV e 10mV. Variazione della tensione in relazione alla temperatura compresa fra 1.8mV e 6mV. (N.B. Queste variazioni si verificano se la Tamb=25°C). Viene schematizzato come un diodo zener: Abbiamo scelto questa configurazione con la resistenza in ingresso di 2.5KΏ perché è alimentato a 5V; in aggiunta vi sono due diodi che servono per regolare il coefficiente di temperatura nel caso variasse. Presumendo che la temperatura all’ interno della macchina rimanga costante, non abbiamo bisogno di agire sulla tensione inversa di breakdown e quindi basta variare la corrente Ir agendo sulla resistenza. Figura 56: configurazione LM336-2.5 Pagina 50 di 58 LF351 È un amplificatore operazionale di tipo JFET a basso costo, ma con un’ elevata velocità con un trimmer interno per la tensione di offset in ingresso. Il componente richiede una bassa corrente di alimentazione e viene utilizzato come integrato ad alte velocità, convertitori D/A ed altri circuiti che richiedono una bassa tensione di offset in ingresso ed un’ ampia larghezza di banda. Le caratteristiche che ci interessano sono: • Una tensione di offset del trimmer interno pari a 10mV. • Una bassa corrente di a limentazione pari a 1.8mA. • Un’ alta impedenza all’ ingresso. Figura 57: (sinistra) tipica configurazione LF351 (destra) piedinatura JUMPER Abbiamo inserito 2 jumper perché nella scheda principale vi si possono collegare fino ad un massimo di 2 schede, quindi per poterle usare contemporaneamente dobbiamo utilizzare due canali diversi (A1 e A2 del PIC). Con questi si può selezionare il canale da utilizzare. DIODI Vengono utilizzati 3 diodi posizionati in serie connessi a massa all’uscita dell’INA118 per limitare la tensione a 2,1 Volt. In seguito sono stati aggiunti in uscita al LF351 due transistor uno PNP e uno NPN per poter rimediare ed adattare le impedenze, dato che la cella di carico ha un’impedenza di 350Ω e quella dell’amplificatore non è nulla vi era una caduta di tensione e la cella di carico non veniva alimentata a 10Volt. SCHEMA ELETTRICO Di seguito verrà raffigurata lo schema elettrico dell’interfaccia. Pagina 51 di 58 1 2 JP1 RA5 A/D 1 2 JP2 MAX 2.1 V D6 a32 a31 a30 a29 a28 a27 a26 a25 a24 a23 a22 a21 a20 a19 a18 a17 a16 a15 a14 a13 a12 a11 a10 a9 a8 a7 a6 a5 a4 a3 a2 a1 RA4 A/D D7 A32 A31 A30 A29 A28 A27 A26 A25 A24 A23 A22 A21 A20 A19 A18 A17 A16 A15 A14 A13 A12 A11 A10 A9 A8 A7 A6 A5 A4 A3 A2 A1 JDH2 B32 B31 B30 B29 B28 B27 B26 B25 B24 B23 B22 B21 B20 B19 B18 B17 B16 B15 B14 B13 B12 B11 B10 B9 B8 B7 B6 B5 B4 B3 B2 B1 DIN 64_AB-H GND c32 Vdd c31 +15 Volt c30 -15 Volt c29 c28 c27 c26 c25 c24 c23 c22 c21 c20 c19 c18 c17 c16 c15 c14 c13 c12 c11 c10 c9 c8 c7 c6 c5 c4 c3 c2 c1 D8 -15Volt IN OUT 3 GND 2 0 -12Volt C3 C4 U2 LM79L12AC/TO +12 V 0.1uF 1 0.33uF +12Volt C2 0.1uF R1 180 CON4 R2 220 0 6 INA118/BB 2 C1 0.33uF 3 U3. ININ+ RG1VO RG2 REF V- VOUT 2 3 1 8 5 CellaDiCaricoNeg CellaDiCaricoPos 4 VIN 0 4 3 2 1 +12 V 1 GND +15Volt U4 0 LM7812/TO V+ 7 J3 3 10V -12 V 0 5 V in 100nF 2.5k 2 - R4 LM336-2.5V/TO 1 6 out U3 1k 3 2 LF351 Q2 2N1711 2 2N2905 Q1 -12 V 2 2 0 + 3 D1 3 1 1 7 1 R7 vdd 4 5 C5 0 D3 2 D2 1 3 1 3 R5 100k R3 5.1k R6 10k Figura 58: schema elettrico completo dell’interfaccia tra per la cella di carico al PIC Successivamente ad aver disegnato il circuito elettrico è stato portato in layout per poterlo stampare fisicamente. Figura 59: circuito della figura 56 in LAYOUT Pagina 52 di 58 CIRCUITI AGGIUNTIVI INVERSIONE E ARRESTO DEL MOTORE 12 VOLT SELEZIONATORE & INVERSIONE ROTAZIONE MOTORE SCIVOLO Figura 60: foto del circuito di inversione e arresto dei motori a 12 Volt VCC K1 +12 3 4 5 8 6 7 1 2 K3 RELAY J2 1 2 3 3 6 PLC1 PLC2 PLC3 1 2 PLC K2 3 6 1 2 4 4 5 8 MOT1 7 MOT2 J3 1 2 MOTORE RELAY 5 8 7 RELAY Figura 61: schema elettrico del circuito di inversione e arresto del motore a 12Volt selezionatore Questo circuito è stato preventivamente progettato per permettere al DLC di pilo tare il senso di rotazione del motore e anche il suo arresto. Pagina 53 di 58 Dato che per invertire il senso di marcia del motore, è sufficiente invertire la polarità di alimentazione del medesimo, ci è sembrato adeguato l’ impiego di relé. Quando si desidera attivare il motore in un senso il DLC, tramite programma, fornirà una tensione alla bobina di un solo relé a 24 volt. Ne consegue che la bobina, attraversata dalla corrente, si eccita e che il deviatore all’interno commuta le uscite, fornendo al motore l’alimentazione positiva. Nel caso in cu si voglia cambiare il senso di marcia, il DLC farà eccitare l’altro interruttore elettronico (o relé), il quale consentirà il passaggio di una tensione negativa. Il terzo relé, anch’esso comandato dal DLC, si occupa di aprire il circuito dell’alimentazione, per evitare l’ attivazione di ambedue i sensi di rotazione ed arrestare quindi il motore. INVERSIONE ROTAZIONE MOTORE SCIVOLO Figura 62: foto del circuito di inversione di marcia del scivolo K1 3 4 5 8 6 7 1 2 RELAY J2 2 1 PLC1 PLC2 J3 1 2 MOTORE OUTPUT DLC K2 J1 1 2 12V 3 6 1 2 4 5 8 7 RELAY Figura 63: schema elettrico del circuito di inversione di marcia del motore a 12Volt scivolo Pagina 54 di 58 Nella figura riportata sopra è rappresentato il circuito che fa invertire il verso di rotazione del motore dello scivolo. Questo è praticamente identico a quello precedente in figura 61, ma senza un relè che serviva per fermare il motore. ADATTATORE SEGNALE DLC/INVERTER J3 R1 1 2 1k Figura 65; foto adattatore segnale DLC per inverter 2 Q1 BC547 INVERTER 3 OUTPUT DLC 1 2 1 J1 Figura 64: schema elettrico adattatore segnale DLC per inverter Questo circuito serve per adattare il segnale in uscita al DLC per essere successivamente utilizzato dall’inverter. La resistenza collegata alla base del transistor serve come protezione contro le sovratensioni. Il transistor, invidie fa passare tutti 24 volt che ci fornisce il DLC e gli scarica a massa poiché l’ inverter ragiona in logica negativa. Il transistor è un BJT nome BC547 NPN a emettitore comune: l'emettitore è in comune con la base, cioè sono alla stessa tensione VBE (tensione base emettitore). Il transistor si comporta come un interruttore. ALIMENTAZIONE 5VOLT MOTORE PETTINE K1 J2 3 1 2 6 5V J1 1 2 1 2 OUTPUT DLC 4 5 8 7 J4 1 2 MOTORE PETTINE RELAY DPDT Figura 66: schema elettrico alimentazione 5 Volt motore pettine Il circuito soprastante è comandato dal DLC. Facendo chiudere i contatti di un relè riesce a far passare una tensione in uscita pari a 5V per riuscire ad alimentare il motore pettine nel reparto smistamento. Abbiamo deciso di alimentare il motore a 5V anziché a 24 V, per ridurre la rotazione dell’ albero motore a cui è collegato il pettine che altrimenti avrebbe spinto in maniera eccessiva il materiale da tritare contro le lame rischiando di inceppare il meccanismo. Il suo funzionamento è il seguente: Pagina 55 di 58 nel caso in cui arrivassero i 24V del DLC, entrano nel connettore 1 denominato J1 e immediatamente viene eccitata la bobina del relè che causa la chiusura dei contatti. Così fa passare la tensione di alimentazione necessaria per il connettore 3 chiamato J3 ad alimentare il motore del pettine. Il relè in questione è rappresentato in figura 66, da K1. Il connettore 2 (J2) ha in ingresso la tensione i 5Volt che servono per alimentare il motore. ADATTATORE SEGNALE PIC CON INGRESSO DLC 5V 1 2 J2 J3 1 3 5 Volt 10K Q1 2 1 2 1 R1 24V BC237 AND2 2 1 OUTPUT PIC 3.6 Volt U1 3 2 1 2 3 J1 5 K2 4 RELAY SPDT J4 1 2 INPUT DLC 0 Figura 67: schema elettrico adattatore segnale PIC con ingresso DLC In caso l'oggetto sia da scartare, il DLC deve essere informato attraverso una tensione di 24 volt. Il procedimento più complesso è stato elaborato dalla schedina riguardante la cella di carico approfondita precedentemente che, riassumendo fornisce una tensione di +3,6 volt circa in uscita al PIC se il rifiuto presenta un peso maggiore a quello consentito. Lo schema circuitale in figura 67 serve proprio da tramite per il DLC. Gli ingressi cortocircuitati tra loro della porta logica AND vengono connessi all'uscita del PIC in modo da trasformare il livello logico alto in una tensione di 5 volt. A questo punto, all'uscita dell'AND verrà connessa la base di un transistor, scelto da noi per le sue caratteristiche il BC237 di tipo NPN utilizzato come interruttore. Quando sulla base del BC237 verranno applicati 5 volt, esso saturerà cortocircuitando il collettore con l'emettitore e di conseguenza l'alimentazione posta sul collettore, passerà facendo eccitare la bobina di un relè. Infine il contatto del relè permetterà il passaggio dei 24Volt in ingresso al DLC. Pagina 56 di 58 CONCLUSIONI Lo scopo di questo progetto è quello di realizzare una macchina tritarifiuti utilizzando le nozioni di elettronica, T.d.P. e sistemi automatici acquisite durante il corso del triennio scolastico. Data la complessità del progetto abbiamo conciliato un lavoro svolto a scuola, dove abbiamo ricevuto assistenza dai nostri professori (anche fornendoci dispense) e dai tecnici della scuola che ci hanno messo a disposizione laboratori e materiale tecnico, a un lavoro integrativo svolto in privato (sostenendo in parte i costi che si sono resi necessari). L’obiettivo del sistema che lavora i rifiuti, poteva essere raggiunto più semplicemente ottenendo anche un risultato migliore, ma date le strumentazioni a disposizione e il voler concretamente “mettere in pratica” tutte le conoscenze teoriche acquisite, abbiamo preferito proseguire in un modo più complesso, ma interessante ed esaustivo. La realizzazione del progetto escludeva il fine di commercializzare il prodotto e quindi non si è considerato alcuno scopo di lucro. Di conseguenza risparmiato sulle materie prime, sui componenti elettronici e applicazioni correlate. In definitiva, il modello proposto, dimostra generalmente l’applicazione dei diversi concetti teorici che abbiamo studiato quali: 1. PLC(Program Logic Controller); 2. programmazione DLC tramite software KERNER; 3. interruttori di prossimità(o sensori); 4. estensimetri (cella di carico); 5. motori in corrente continua e alternata; 6. encoder ottici; 7. motori pilotati da inverter; 8. circuiti elettronici per inversione del senso di marcia e frenatura; 9. circuiti elettronici limitatori di tensione; 10. circuiti elettronici di conversione linguaggio TTL a PLC; 11. interfacce circuitali; 12. PIC; 13. programmazione microprocessore con linguaggio di programmazione C tramite MPLAB; 14. trasmissione dati con RS232. RINGRAZZIAMENTI Sentiti ringraziamenti per la collaborazione e per il sostegno sia morale che tecnico al professor Artioli Enrico, al professor Vicenzi Giuliano, al professor Ferrari Claudio, a tutti gli assistenti tecnici, all’Istituto Fermo Corni e all’ azienda GI-CAR SRL che ci ha pazientemente sopportato e supportato. Pagina 57 di 58 BIBLIOGRAFIA Per la realizzazione della tesina abbiamo utilizzato : 1. dispense e materiale didattico (con relative immagini) fornitaci dal professor Claudio Ferrari per la descrizione di tutti i sensori di prossimità e alcune specifiche riguardanti l’ inverter, il dlc e gli attuatori: • dispensa denominata “interruttori di prossimità capacitivi” ; • dispensa denominata “interruttori di prossimità induttivi, capacitivi, a ultrasuoni e fotoelettrici” anche se quest’ultimi non gli abbiamo utilizzati; • dispensa denominata “sensori di prossimità a ultrasuoni”; • Dispensa denominata “Kernel402 ” per quanto riguarda il DLC. 2. appunti presi durante l’anno scolastico e dal libro “sistemi elettronici automatici” per la parte riferita al PIC. 3. relazioni effettuate durante l’anno scolastico ovvero l’” Interfacciamento tra una cella di carico e un microcontrollore” per la realizzazione della parte riguardante i microcontrollori. 4. il sito dell’Omron (www.omron.it) per le caratteristiche fondamentali (essendo il nostro inverter dell’ o monima marca); 5. il sito della Kernel (www.kernel.com) per le specifiche relative al DLC VTP402; Pagina 58 di 58