PSICOLOGIA DELL’EMERGENZA
IL SUPPORTO AI SOCCORRITORI
Il personale di soccorso ed aiuto coinvolto in un’emergenza può reagire ad eventi traumatizzanti e
presentare sintomi, tanto quanto la popolazione civile coinvolta nella calamità. C’è da premettere
comunque che il personale di soccorso presenta una soglia di tolleranza allo stress più elevata rispetto alla
media, che dovrebbe preservarlo in un certo senso, dallo sviluppo di condizioni psicopatologiche a lungo
termine. Inoltre i soccorritori, prima di poter prestare il loro aiuto in situazioni di emergenza, hanno
partecipato ad un training adeguato, hanno raggiunto una discreta consapevolezza delle proprie motivazioni
ed hanno una chiara definizione dei ruoli derivante dalla loro generale esperienza di professionisti d’aiuto.
Il lavoro del personale di soccorso presenta una combinazione di esperienze positive ma anche
negative. Tra le esperienze positive è facile ricondurre i casi in cui vengono portate a buon fine operazioni di
salvataggio dei civili mentre, nelle esperienze negative si fanno rientrare i rischi legati alla professione
(esposizione a pericoli fisici imprevedibili, incontro con resti umani, incontro con la sofferenza di altre
persone, difficoltà di comunicazione, errori umani, etc.) e le situazioni stressanti e gli stressor personali
(lesioni personali, decessi o ferite subiti da colleghi o amici, aspettative su si sé, stress pre esistente, etc.).
Quando facciamo riferimento agli stressor intendiamo un evento che determina nella persona una
condizione (appunto di stress), la cui azione diventa logorante a lungo termine. Esistono stressor cognitivi,
sociali, familiari, lavorativi, fisici, ambientali ma, nello specifico, il personale di soccorso è soggetto a tre
fonti di stress principali: la natura dell’evento (perdite o danni personali, stimoli traumatici, fallimento della
missione, errori umani, etc.), il tipo di occupazione (pressioni subite, sovraccarico di responsabilità,
sovraccarico lavorativo, abilità richieste tra fisiche, mentali ed emozionali e la condizione in cui vengono
effettuati gli interventi), le richieste e le pressioni delle organizzazioni (conflitti interni all’organizzazione,
scarsa considerazione, conflitti di ruolo e disagi a causa del ruolo).
Reazioni di stress comuni negli operatori investono la sfera emozionale (shock, collera, incredulità,
orrore, senso di colpa, etc.), la sfera cognitiva (problemi di concentrazione, confusione, distorsioni, problemi
intrusivi, etc.), la sfera biologica o fisica (affaticamento, insonnia, iperattivazione, etc.) e la sfera psicosociale
(alienazione, ritiro sociale, abuso di sostanze, etc.). Esistono poi, altre variabili che possono influenzare le
risposte allo stress e sono le circostanze della calamità, la preparazione del soccorritore, gli stressor presenti
nel team, nell’organizzazione o sul piano individuale.
Le risposte di fronteggiamento allo stress variano da operatore ad operatore. Alcuni preferiscono
soluzioni attive ai problemi, altri invece si focalizzano su un’analisi logica degli stressor legati al lavoro, altri
ancora si chiudono momentaneamente in una solitudine personale da cui traggono giovamento mentre altri
ricercano la compagnia e gli scambi interpersonali, altri ancora si sentono aiutati dal confronto con
specifiche figure professionali (come lo psicologo).
L’aiuto e il supporto al personale di soccorso passa attraverso una buona organizzazione dei team e ed
alcuni punti essenziali a cui i responsabili degli stessi dovrebbero porre attenzione. Utile a sostenere gli
operatori impegnati sul campo, è un turn over del personale al fine di garantire momenti di pausa e distacco
fisico dal luogo dell’emergenza (rotazione che prevede passaggi da aree definite di “stress alto” ad aree di
“stress basso”). È essenziale che vengano rispettati i momenti di pausa e forniti fisicamente i luoghi in cui
poter “staccare”, in cui potersi cambiare, rifocillarsi ed avere tutto il tempo necessario per poter condividere
momenti di scambio con altri colleghi. Inoltre, attraverso le tecniche di defusing e drebiefing (di cui si parla
all’interno de “le fasi e modalità di intervento”) è possibile fornire agli operatori di soccorso la possibilità di
comprendere meglio le loro reazioni all’emergenza e, per quanto riguarda gli operatori di salute mentale,
sono validi strumenti per rilevare eventuali rischi di reazioni allo stress a lungo termine.