Il santuario di Punta Stilo a Kaulonia

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Il santuario di Punta Stilo a Kaulonia
Scavi di Paolo Orsi nel santuario.
Veduta da pallone dell’area del santuario.
La scoperta di Kaulonia da parte di Paolo Orsi ebbe avvio nel 1912 dal tempio dorico
di Punta Stilo, che a lungo è rimasto isolata testimonianza della colonia achea.
Le indagini della Scuola Normale Superiore e dell’Università di Pisa, avviate dal 1999,
hanno oggi restituito alla conoscenza – “intorno” al tempio di Orsi – un santuario
urbano la cui storia monumentale e cultuale è molto articolata e di lungo periodo.
Agli ultimi decenni dell’VIII sec. a.C. datano infatti le prime offerte votive: ceramica
d’uso sacrale e piccoli ex voto in bronzo – come i cavallini e la ruota di carro
miniaturistico in mostra – ci parlano di Greci giunti presso il promontorio Cocinto,
che un tempo scandiva proprio là, a Punta Stilo, la costa ionica.
Attratti da un buon approdo e dalle risorse del territorio – metalli e legname in particolare
– questi primi prospectors greci segnarono la via per la fondazione della colonia achea,
che seguì a breve quelle di Sibari e di Crotone.
Già dalla prima metà del VII sec. a. C. il santuario conobbe forme di monumentalizzazione
(al momento conosciamo un solo altare così antico).
Al VI sec. a.C. si possono assegnare due edifici maggiori – il predecessore del tempio
scoperto da Orsi ed un secondo più a Sud, cancellato dalla ferrovia e dalla statale
jonica -, oltre a vari monumenti minori (altari, basamenti ecc.).
Dalla prima metà del V sec. a.C. il santuario vede una nutrita serie di interventi edilizi,
che spesso cancellano strutture preesistenti, reimpiegandone i materiali. Si amplia
la terrazza che accoglie il tempio dorico scoperto da Orsi, col suo prezioso tetto di
tegole ed acroteri figurati di candido marmo delle cave dell’isola di Paros; si costruisce
un grande altare a Sud, con dispositivi per legare le vittime; si costruiscono vari altari
minori e naiskoi, che conosciamo per lo più da minuti frammenti residui dell’alzato;
si allestiscono altre aree di culto, come una grande vasca di tegole a Nord del tempio
destinata a riti legati all’acqua; molte piccole cassette di tegole per offerte incruente si
distribuiscono nel sito.
Multiforme è la tipologia degli ex voto di età arcaica e classica, sia fittili che metallici:
tra questi ultimi si distinguono le foglie di olivo, che spesso erano inserite in rami; le
armi, di formato reale o miniaturistico, recanti sovente fratture o deformazioni rituali;
e le parti di statue (valve oculari con ciglia e capigliature).
Come di norma, anche il santuario di Punta Stilo accolse al suo interno impianti
artigianali per la produzione di ceramiche e di oggetti metallici con destinazione per
lo più votiva. Piccole officine per la riduzione dei minerali e la fusione di ex voto sono
state scoperte a Sud del tempio, attive a partire almeno dagli inizi del VI e fino al IV
sec. a.C. Questi impianti produssero molti degli oggetti votivi in metallo offerti alle
divinità del santuario, tra le quali Afrodite, che fu a lungo oggetto di culto: ne sono
esplicita testimonianza le due iscrizioni in mostra recanti il suo nome, quello greco
di Afrodite e quello osco di Vezei (Venere), tracciati su un vaso della fine del VII e su
una base lapidea della seconda metà del IV sec. a.C. da offerenti lontani nel tempo e
di diversa lingua e cultura, ma devoti alla stessa divinità, forse quella che fu la titolare
del santuario.
Gocciolatoio a protome leonina di piccolo modulo
(480/470 a.C. ca.).
Frammenti di acroterio in marmo pario dal tempio
dorico (460 a.C. ca.).
Frammento di terracotta architettonica (metà VI
sec. a.C.).
Grande vasca cultuale a Nord del tempio in fase di restauro.
Cassetta per libagioni con segnacoli.
Grande altare a Sud del tempio dorico.
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