Ciao, e benvenuti al primo (vero) numero del nostro nuovo podcast “Italiano che passione”. Oggi parleremo di onomatopee, cioè di parole il cui suono ricorda in qualche modo il loro significato. Come molti degli italiani della mia generazione, ho imparato a leggere su Topolino. Amavo le sue storie, mi piaceva leggere le frasi nei “fumetti” e mi piacevano le parole che servivano a riprodurre i suoni e i rumori. BANG, SLAM, SIGH, BOOM... parole che leggevo all’italiana e che credevo esistessero solo nei fumetti. Immaginate la mia sorpresa quando, studiando l’inglese, ho scoperto che sono parole reali e che il loro significato è proprio il suono che rappresentano! Ricordo quanto mi fece ridere scoprire che quello che io avevo sempre letto come “cough cough” è in realtà il verbo tossire, cough, in inglese. In italiano le parole onomatopeiche sono meno riconoscibili rispetto all’inglese: per esempio i suffissi -are, -ere e -ire dei verbi indeboliscono l’impatto che è certamente più netto in parole come splash o crash. Questo non significa che ci manchino le onomatopee, naturalmente! Come è facile intuire, molte delle parole onomatopeiche sono legate agli animali: i nomi e i verbi che indicano il loro verso sono spesso derivati dal suono che emettono o che producono muovendosi: miagolare, nitrire, frinire, ringhiare, squittire, ronzare, fra i verbi; cuculo, scricciolo, rondine, piccione, fra i nomi. Probabilmente la loro pronuncia non vi farà venire subito alla mente il suono da cui derivano, ma che ci volete fare? Nei secoli, a furia di pronunciarle, si sono un po’ … deformate, ecco. Si sono adattate, come le scarpe che si fanno più comode man mano che le usiamo. Ogni lingua – dicono gli studiosi – lessicalizza i suoni in modo diverso, ecco perché il nostro chicchirichì non viene riconosciuto come il canto del gallo dai non italiani. Si potrebbe quindi dire che anche gli animali parlano lingue diverse! Un bel gruppo di onomatopee è quello che include parole che rappresentano suoni e rumori: sussurro, bisbiglio, mugugno, fruscio, sciabordio, borbottio fra i suoni lievi, ma anche bomba, fanfara, scoppio e trambusto, fra quelli più fragorosi. Poi ci sono quelle legate al parlare come ciancia, ciarla, chiacchiera o i verbi biascicare, blaterare, brontolare e borbottare. Ci sono anche molti verbi che hanno un’origine onomatopeica meno evidente: ammaccare, crepare, friggere, gongolare, ingannare... insomma, chi più ne ha più ne metta! Avete visto quante sono le onomatopee? E quante sono quelle usate nella vostra lingua? Fatecelo sapere! Se avete da proporci temi o volete che chiariamo qualche vostro dubbio linguistico, scriveteci a [email protected]: vi risponderemo via email e, se l’argomento sarà di interesse generale, lo proporremo in una prossima puntata. Ci sentiamo presto... ma sempre in italiano! [La musica di questo podcast è stata composta da Pierpaolo Meloni per Akroasis e si intitola “La danza dei delfini”] L’Accademia – Scuola di Italiano per Stranieri (Cagliari) – www.laccademia.com