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Numero 5/2016
Storia:……………………………….……… La "preistoria" del volo
Scienza:………………………………I materiali Biodegradabili
Salute:………………………………..…………..… Correre la Mattina
Medicina:…..…… Stress mentale e cardiopatia ischemica
RSA FIT CISL:…………..….………………...……I Nostri recapiti
Da Internet:……………………………………...Link Interessanti
Sindacato:……………………………………...……La nostra Agenda
La "preistoria" del volo
Molti miti e leggende testimoniano che il
prima volta in occidente – la capacità di
sogno di volare come gli uccelli ha
volare veniva attribuita a un semplice
caratterizzato
fin
dall'antichità
essere umano dotato di
diverse
straordinario ingegno.
culture di molte parti del
Una leggenda inglese narra
mondo;
di
già
nell'antico
un
re
Bladud
Egitto era frequente che
nell'852
alcune divinità, ad esempio
preso il volo grazie a delle
Iside, venissero raffigurate
ali di penne d'uccello e si
con le ali; lo Zoroastrismo
sarebbe librato per diverso
dava grande importanza a
tempo sopra Londra, prima
personaggi
di perdere l'equilibrio e
alati
con
caratteristiche sovrumane;
a.C.,
che,
precipitare
al
suolo
e anche l'iconografia cristiana conserverà
morendo
e riprenderà le figure di esseri alati
leggendaria sembra la storia del filosofo,
intermediari
Dio
matematico, astronomo, uomo politico e
Una
stratega greco Archita che, intorno al 400
leggenda persiana del XVI secolo a.C.
a.C., avrebbe disegnato e costruito una
narra del re Kai Kawus, noto anche come
"colomba meccanica" in legno, il primo
"il re folle", sollevato con tutto il suo trono
dispositivo volante basato su un modello a
da alcune aquile e da esse trasportato fino
forma di uccello, riuscendo a farlo volare
in Cina, e pare che anche nella cultura
con successo. Questa macchina, chiamata
indiana siano presenti fin dal XIII secolo
Colomba (in greco Περιστερὰ, Peristerà)
a.C.
essi,
dal suo stesso inventore, può essere stata
genericamente noti come Vimana, sono
sospesa ad un cavo o ad un perno per
descritti accuratamente anche dal punto di
volare, ed è possibile che fosse propulsa
vista tecnico in un documento, noto come
da un getto di vapore. Progressi importanti
Vaimanika Shastra, sulla cui autenticità
relativi ad alcuni tipi di primitive macchine
però sussistono dei dubbi. Per quanto
volanti vennero compiuti in Cina; secondo
riguarda la Grecia antica, la cui mitologia
la tradizione, ad esempio, nel V secolo a.C.
conservò alcune divinità alate, come Nike,
l'inventore e filosofo Lu Ban (507-440 a.C.)
è particolarmente degno di nota il mito di
inventò un "uccello di legno" che può
Icaro e Dedalo, nel quale – forse per la
essere stato un grande aquilone, o
tra
reinterpretandole
oggetti
l'uomo
come
volanti
e
angeli
mitologici;
tragicamente.
avrebbe
Altrettanto
addirittura un primitivo aliante, e riuscì a
venne costretto dal suo nemico, Gao Yang,
tenerlo in aria per diverso tempo. È
a saltare dalla torre della città di Ye appeso
possibile che questo risultato sia stato
a un grande aquilone di carta; lanciatosi
ottenuto grazie a un vento stabile e forte
dalla torre in cui era tenuto prigioniero
con l'aquilone, o aliante, ancorato a terra
insieme ad alcuni compagni, fu l'unico a
per mezzo di un cavo. Anche se la
sopravvivere al volo, ma venne poi
consuetudine di far volare per gioco gli
ugualmente giustiziato.
aquiloni (che probabilmente sono il tipo di
Anche la lanterna volante (nota anche
oggetto volante più antico) si diffuse in
come lanterna Kongming, un piccolo
Cina
secolo,
involucro generalmente costruito in carta
presto cosa relativamente
e sollevato grazie all'aria calda prodotta da
a
partire
diventando
comune,
dal
sembra
VII-VIII
che
l'uso
militare
una semplice candela) era conosciuta in
dell'aquilone stesso sia ancora più antico:
Cina fin da tempi antichi. L'invenzione di
alcuni aquiloni vennero
questo
usati per trasportare dei
concettualmente identico
messaggi
alle
durante
dispositivo,
moderne
l'assedio di Nanchino del
mongolfiere, è di solito
547-549, e risulta che un
attribuita
aquilone venne usato per
Zhuge Liang (180-234
compiere delle misure di
d.C., noto anche con il
al
generale
distanza già intorno al 200 a.C. Sempre
titolo onorifico di Kongming). Si dice che la
secondo la documentazione tradizionale,
usò per spaventare le truppe nemiche:
risulta che nel 559 avvenne il primo volo
« Una lampada ad olio veniva installata
planato di un essere umano, portato a
sotto una grande sacca di carta, e la sacca
termine usando un aquilone; dallo Zizhi
fluttuava nell'aria a causa dell'aria scaldata
Tongjian ("Manuale completo per aiutare a
dalla
governare", un'opera storiografica cinese
terrorizzato dalla luce in aria, pensando
dell'XI secolo), e dal Běi Shǐ ("Storia delle
che
dinastie
aiutando»
settentrionali",
un
testo
lampada.
qualche
[...]
forza
Il
nemico
divina
lo
era
stesse
appartenente al ciclo delle Ventiquattro
Comunque, il dispositivo basato su una
Storie), risulta che Yuan Huangtou, figlio
lampada in un involucro è documentato in
dell'imperatore Yuan Lang della dinastia
precedenza
Wei orientale venne fatto prigioniero
britannico Joseph Needham, i palloni ad
durante una lotta per la successione nel
aria calda erano conosciuti in Cina già dal
regno della dinastia Wei settentrionale, e
III secolo a.C.
e,
secondo
il
sinologo
Durante la dinastia Yuan (XIII secolo)
apparecchio
sotto
antesignano del moderno paracadute.
signori
come
Kublai
Khan,
le
oggi
è
considerato
un
lampade rettangolari divennero popolari
Ventitré anni dopo, nell'875, Abbas Ibn
nelle celebrazioni, durante le quali erano
Firnas (ormai sessantacinquenne) si lanciò
solite attrarre grandi folle. Sotto l'Impero
a sua volta da una collina impiegando un
mongolo, la loro progettazione si può
rudimentale libratore, comunque molto più
essere diffusa lungo la Via della seta in
simile a un moderno aliante che a un goffo
Asia centrale e nel Medio Oriente. Luci
mantello-paracadute. Risulta che riuscì a
flottanti quasi identiche, con lampade
compiere una lunga planata, ma precipitò
rettangolari in incastellature di carta
e rimase ferito. L'atterraggio duro, che
sottile, sono comuni
causò ad Abbas Ibn
nelle
Firnas una lesione alla
celebrazioni
tibetane e nelle feste
schiena
induiste
grave, anche se non
di
luci,
le
abbastanza
Diwali. Comunque non
mortale,
ci
probabilmente
sono
prove
che
fu
causato
dalla
siano state usate per il
mancanza di un timone
volo umano.
di coda. La sua morte,
A
Cordova,
nella
dodici anni dopo, può
Spagna islamica, sotto
essere stata accelerata
il
dalla
califfato
degli
Omayyadi (IX secolo)
ferita.
considerato
È
possibile
furono effettuati diversi tentativi di volo dal
che Armen Firman e Abbas Ibn Firnas
poeta, astronomo e inventore berbero
siano in realtà la stessa persona.
Abbas Ibn Firnas.
Più di un secolo dopo, tra il 1000 e il 1020,
Nell'852, durante il regno dell'emiro Abd
in Gran Bretagna il monaco benedettino
al-Rahman II ibn al-Hakam, un certo
Eilmer di Malmesbury volò per circa 200
Armen Firman costruì con dei panni
metri usando un aliante ispirato al mito di
irrigiditi da una struttura in legno un
Dedalo e Icaro; perso però il controllo, il
grande mantello simile a un'ala o a un
monaco rimase ferito in un atterraggio
ombrello. Con questo apparato saltò dal
piuttosto violento. Anche per quanto
minareto
di
riguarda Eilmer gli storici ritengono che
Cordova. Pur non potendo volare, il suo
l'incidente fu dovuto alla mancanza di una
congegno rallentò la caduta, e il temerario
coda
se la cavò con lesioni minori: il suo
L'episodio, che rimase famoso in Europa
della
Grande
Moschea
per
stabilizzare
l'apparecchio.
nei successivi tre secoli, è riportato dallo
Fiesole, ma compì solo un brevissimo salto
storico
e si ruppe una gamba atterrando.
medievale
Guglielmo
di
Malmesbury in un testo del 1125. Essendo
Quello che risulta più notevole delle idee,
costui un monaco della stessa abbazia, è
dei progetti e delle eventuali realizzazioni
verosimile che abbia avuto a disposizione
di Leonardo comunque è il minuzioso
testimonianze dirette di persone che
procedimento di osservazione di cui esse
avevano conosciuto Eilmer
erano il risultato: nel suo
personalmente. In Europa,
Codice sul volo degli uccelli,
l'interesse per il volo si
noto anche come Trattato
riaccese (e si caratterizzò per
delli uccelli, cominciato nel
la
prima
volta
approccio
almeno
per
un
1505 e rimasto incompiuto,
scientifico,
o
egli mirava (sempre tramite
nel
osservazione degli uccelli
sistematico)
Rinascimento; sono particolarmente degni
stessi) a comprendere e a descrivere le
di nota gli studi, intrapresi tra la fine del
dinamiche
XV e l'inizio del XVI secolo, dall'inventore,
dall'anatomia degli uccelli per giungere
artista e naturalista italiano Leonardo da
fino alla comprensione del concetto di
Vinci. Circa 500 anni dopo Abbas Ibn
resistenza aerodinamica; in tale opera egli
Firnas, Leonardo ideò un libratore da
annotò le sue osservazioni sul volo degli
pendio in cui le parti interne delle ali erano
uccelli e progettò con dovizia di particolari
fisse e le estremità ospitavano delle
la sua macchina più evoluta, il Grande
superfici mobili di controllo (come nel volo
nibbio, ideata osservando il volo di un
planato degli uccelli); nel corso della sua
nibbio
vita studiò anche diversi modelli ad ala
rocamboleschi tentativi di volare risalenti
battente, chiamati ornitotteri, disegnò un
al XVII secolo provengono dalla Turchia. Il
paracadute e studiò una "vite aerea" a
viaggiatore ottomano Evliya Celebi riferì
propulsione umana, considerata un primo
che nel 1630-1632 il dotto Hezarfen Ahmet
antesignano
a
Celebi usò un aereo dotato di ali per volare
disegnare decine di macchine volanti o
attraverso il Bosforo. Lanciato dalla cima
loro
almeno
della Torre di Galata a Istanbul (alta 62
un'occasione Leonardo costruì un modello
metri), dichiarò di avere volato per circa 3
di aliante e lo fece collaudare da un suo
chilometri, atterrando senza danni. Nel
assistente,
detto
1633 il fratello di Hezarfen, Lagari Hasan
"Zoroastro"; egli si lanciò dalla collina di
Celebi, si lanciò in aria in un razzo dotato
parti,
dell'elicottero.
risulta
che
Tommaso
Oltre
in
Masini
fisiche
reale.
del volo, partendo
Altre
testimonianze
di
di sette ali, composto da una grande
gabbia con una cima conica riempita di
principio di Archimede, avrebbero ricevuto
polvere da sparo. Questo sembra essere il
una spinta verso l'alto che, secondo i
primo esempio conosciuto di un razzo con
calcoli dello scienziato lombardo, avrebbe
equipaggio umano e di aereo dotato di
dovuto essere sufficiente a sollevare la
mezzi di propulsione. Il volo fu compiuto
navicella con un equipaggio umano a
nell'ambito delle celebrazioni per la nascita
bordo. Il problema più grave con cui il
della
progetto di Lana avrebbe dovuto fare i
figlia
dell'imperatore
ottomano
Murad IV. Evliya riferì che Lagari fece un
conti
atterraggio morbido nel Bosforo usando le
atmosferica, che avrebbe sicuramente
ali attaccate al suo corpo come un
schiacciato le sfere in cui fosse stato fatto
paracadute dopo che la polvere da sparo
il vuoto; Lana aveva considerato questa
si era consumata. Si è stimato che il volo
possibilità, ma l'aveva esclusa ritenendo
durò circa venti secondi e che la massima
che la forma sferica, grazie alla sua
altezza raggiunta fu di circa 300 metri.
simmetria, avrebbe potuto resistere a
Lagari fu ricompensato dal sultano con
praticamente qualunque pressione. Egli
un'importante
comunque
posizione
militare
sarebbe
stata
non
la
costruì
pressione
mai
la
sua
nell'esercito ottomano. Ancora in Italia, nel
aeronave. Nel 1709 un altro gesuita, il
frattempo, il naturalista gesuita Francesco
portoghese Bartolomeu de Gusmão, ideò
Lana de Terzi si dedicava al problema del
una navicella che avrebbe dovuto essere
volo affrontandolo da un punto di vista
sollevata da dell'aria calda raccolta sotto
strettamente scientifico, con tale rigore
una sorta di ombrello; forse influenzato da
fisico e matematico da venire considerato
Lana
da alcuni
"padre
macchina
1670
Portogallo
il
vero
dell'aeronautica"
e
proprio
moderna.
Nel
nel
progetto,
volante
collaudò
davanti
Giovanni
V
al
(che
la
sua
re
del
aveva
pubblicò un lavoro, intitolato Prodromo
sovvenzionato l'esperimento): l'aerostato
ovvero saggio di alcune invenzioni in cui
si sollevò per un breve istante dal suolo
studiava approfonditamente la fisica del
ma, sbandando, rischiò di incendiare la
volo, con particolare riferimento all'ambito
casa del re.
del "più leggero dell'aria". Lana concepì
un'aeronave (intesa in senso piuttosto
letterale)
appesa
a
quattro
sfere
metalliche all'interno delle quali fosse stato
fatto il vuoto; esse, in accordo con il
Bibliografia
R.G. Grant, (ed. italiana a cura di R. Niccoli), Il
volo – 100 anni di aviazione, Novara, DeAgostini,
2003
A cura di Samantha Bioli
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I materiali Biodegradabili
(Dedicato A Mio Padre Marcello)
Le plastiche sono tipicamente composte da polimeri sintetizzati artificialmente. La loro
struttura non è disponibile in natura, quindi non sono biodegradabili. Il progresso nella
comprensione delle correlazioni esistenti tra i processi naturali e la struttura e proprietà dei
polimeri hanno determinato lo sviluppo di nuovi materiali con le
proprietà e l’usabilità della plastica, ma biodegradabili.
La biodegradazione o degradazione biotica è una proprietà specifica
di determinati materiali plastici – ovvero dei polimeri di cui questi
materiali sono fatti. E’ il processo attraverso il quale il materiale
polimerico si decompone sotto l’influenza di componenti biotici
(organismi viventi). I microrganismi (batteri, funghi, alghe)
riconoscono i polimeri come fonte di composti organici (es. semplici
monosaccaridi, aminoacidi, etc.) e dell’energia che li sostiene. In altri
termini, i polimeri biodegradabili sono il loro cibo. Sotto l’influenza
di enzimi intracellulari ed extracellulari (endo ed eso-enzimi) il
polimero attiva reazioni chimiche e degrada attraverso il processo di scissione della catena
polimerica, l’ossidazione,etc. Il risultato di questo processo - che può essere influenzato da
un grande numero di enzimi differenti - sono molecole sempre più piccole che entrano in un
processo metabolico cellulare (come nel ciclo di Krebs), generando energia e trasformandosi
in acqua, anidride carbonica, biomassa ed altri prodotti di base della decomposizione biotica.
Questi prodotti non sono tossici e si trovano normalmente in natura e negli organismi viventi.
Il processo trasforma i materiali artificiali come la plastica in componenti naturali. Il processo
con il quale una sostanza organica, come un polimero, si converte in una sostanza
inorganica, come l’anidride carbonica, si chiama mineralizzazione.
I fattori coinvolti nel processo di biodegradazione sono molte - differenti combinazioni delle
strutture polimeriche, numerosi enzimi prodotti dai microrganismi e variabili condizioni di
reazione- e rendono difficile definire la biodegradazione in termini generali. Essenzialmente
le reazioni chimiche che hanno luogo durante la biodegradazione possono essere classificate
in due gruppi: quelle basate sull’ossidazione e quelle basate sull’idrolisi. Queste reazioni
possono avvenire simultaneamente o in successione. La decomposizione dei polimeri di
condensazione (es. poliestere e poliammide) avviene tramite idrolisi, mentre la
decomposizione dei polimeri nei quali la catena principale contiene solo atomi di carbonio
(es. alcol polivinilico, lignina) avviene per ossidazione che può essere seguita da idrolisi dei
prodotti di ossidazione. A livello macroscopico la degradazione si manifesta tramite
cambiamenti e deterioramento delle proprietà chiave dei
materiali (es. cracking, rottura, frammentazione…). Questi
cambiamenti derivano principalmente dall’accorciamento
delle catene polimeriche che sono le principali responsabili
delle proprietà del polimero e del materiale plastico.
Analiticamente i cambiamenti a livello molecolare possono
essere evidenziati misurando la concentrazione dei gruppi
funzionali prodotti durante la degradazione. Più
comunemente si utilizzala la spettrografia a raggi infrarossi
per determinare la quantità dei gruppi carbonili (-(C=O)-)
che sono il risultato del processo di ossidazione. In ogni caso, anche se la loro presenza e
concentrazione è un chiaro indicatore del processo in atto e dei cambiamenti chimici
irreversibili del polimero che sta diventando sempre più predisposto alla scissione della
catena, la presenza di gruppi carbonili non implica necessariamente la scissione della catena,
che sostanzialmente incide sulle proprietà meccaniche del materiale. La scissione della
catena si analizza direttamente misurando la distribuzione di masse molari del polimero. Le
masse molari possono essere determinate sia misurando lo scioglimento o la viscosità della
soluzione che utilizzando cromatografia di esclusione dimensionale oppure, nel caso di
masse molari più basse, tramite spettrometria di massa. Questa fornisce informazioni sulla
distribuzione statistica delle masse molari o la massa molare media (lunghezza media della
catena polimerica) e l’ampiezza della distribuzione indica la fascia di lunghezze della catena.
L’accorciamento delle catene polimeriche determina la perdita di proprietà meccaniche come
la resistenza alla trazione ed alla flessione, oltre alla durezza. Gli utilizzatori possono valutare
la riduzione delle prestazioni meccaniche come una ridotta capacità di carico o una semplice
decomposizione del materiale. Questo processo può essere influenzato da fattori viventi
(enzimi, organismi) o non viventi (luce ultravioletta, calore, acqua). La decomposizione
generalmente comincia con la frammentazione, ad es. il materiale esposto a agenti viventi
o non viventi subisce la decomposizione chimica del polimero quindi si decompone
meccanicamente (in frammenti). Nella fase successiva i prodotti della decomposizione sono
mineralizzati dai microrganismi. Questa seconda fase è il passaggio necessario che
caratterizza questo processo come biodegradazione, perché il polimero parzialmente
degradato (frammenti) viene qui metabolizzato in prodotti finiti. Ci sono altri casi (materiali
ossi-degradabili) nei quali il materiale subisce una rapida frammentazione sotto l’influenza
del calore e della luce ultravioletta, ma lo stadio di mineralizzazione è molto lento, che
significa che le micro particelle relativamente inerti del materiale plastico rimangono tali,
mostrando scarsa propensione alla biodegradazione. Lo stadio finale della biodegradazione
è determinato al livello di mineralizzazione. Dato che il carbone organico viene convertito
in anidride carbonica in un processo di metabolismo aerobico (in presenza di ossigeno), il
metodo di monitoraggio di questa fase più utilizzato consiste nella misura della quantità di
anidride carbonica che si forma in un sistema chiuso. Per assicurare risultati consistenti, nel
sistema chiuso devono essere mantenute adeguate condizioni di cultura microbiologica
(umidità, temperatura, pH, assenza di sostanze tossiche). Il metodo consiste nel
determinare la quota di carbonio in un polimero di struttura e massa note. A questo seguono
misure precise per individuare la quantità di carbonio convertito in anidride carbonica
durante la biodegradazione. Nella sua essenza questo processo è simile al metabolismo
umano, nel quale il cibo viene convertito in energia ed esalato come anidride carbonica. In
alternativa la biodegradazione può anche essere monitorata misurando il consumo di
ossigeno (che viene convertito in anidride carbonica) all’interno del sistema chiuso. Il
metodo più utilizzato per determinare la biodegradabilità finale è la misura della quantità di
anidride carbonica rilasciata. Dato che questo è generalmente accettato come base per la
determinazione della biodegradabilità, attualmente sono disponibili dispositivi automatici che
misurano con grande accuratezza la trasformazione biologica del polimero. In ogni caso
molti altri parametri devono essere monitorati e si deve fare uso di una cultura
microbiologica vitale, come quella di un compost maturo.
La propensione di un polimero o di un materiale plastico a biodegradare dipende
esclusivamente dalla struttura chimica del polimero. Per questa ragione, che il polimero
derivi da fonti rinnovabili (biomassa) o che derivi da fonti non rinnovabili (fossili) è irrilevante
rispetto alla biodegradabilità. Quello che conta è la struttura finale. I polimeri biodegradabili
dunque possono derivare da risorse rinnovabili o non rinnovabili.
Il processo per rendere un Polimero biodegradabile attraverso la luce del sole, fu scoperto
nel 1974 da uno Scienziato Italiano. Gli studi durarono diversi anni, nel 1974 si
conclusero e nel 1975 vennero definitivamente pubblicati e nel mondo vennero create
diverse tipologie di prodotti sulla base di questa scoperta al fine di incrementare la lotta
all’inquinamento; le famose “buste della spesa biodegradabili” ne sono solo un esempio.
Lo Scienziato che fece questa scoperta ne fece anche altre
importanti, fu tra i primi Europei a prestare consulenze per la
NASA dove partecipava allo studio della composizione chimica
dei materiali riportati dallo Spazio, scrisse libri e Trattati di
Chimica Industriale, dedicò la Sua vita allo studio, a trasmettere
agli altri le Sue conoscenze tramite l’insegnamento nei più
prestigiosi Atenei ed a tramandare i Suoi valori e l’importanza
dell’etica al figlio. Nel Gennaio del 2012 morì dopo tante
sofferenze, a causa di una brutta malattia iniziata proprio negli
anni ’70 quando, per terminare i Suoi studi, si intossicò con le
sostanze chimiche che aveva manipolato.
Il giorno 31 Maggio avrebbe compiuto 76 anni: Auguri mio caro Papà!
di Alberto Mazzei
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Correre la Mattina.
Correre la mattina appena svegli stimola il metabolismo e favorisce
il dimagrimento inteso come perdita di massa grassa a favore di
quella magra. Correre o svolgere qualsiasi attività aerobica di prima
mattina, dopo il digiuno notturno, stimola l'ossidazione lipidica,
ovvero permette di bruciare maggiori quantità di adipe superfluo.
La mattina la glicemia e le scorte di glicogeno nel sangue sono
inferiori rispetto al resto della giornata, di conseguenza l'organismo
usufruisce delle scorte di grasso per ottenere l'energia utile per
sostenere lo sforzo fisico. Correre appena svegli, quindi, accelera il
metabolismo, fa bruciare meglio le calorie che si assumeranno
nell’arco della giornata e migliora l’umore. Spesso però non è così facile saltare giù dal letto
dopo aver dormito sette ore. Bisogna avere molta forza di volontà e determinazione per
iniziare, ma poi diventerà una sana abitudine a cui difficilmente si riuscirà a rinunciare. Ecco,
quindi, qualche consiglio per trovare la giusta forza di volontà. Provate a lasciare le
tapparelle aperte così al mattino verrete naturalmente svegliati dalle prime luci dell’alba.
Poi, fate una colazione leggera o, se preferite, correte anche a digiuno. Potete allenarvi
anche a stomaco vuoto come fanno molti maratoneti perché l’organismo ha sempre a
disposizione una buona scorta di glicogeno, sia nei muscoli sia nel fegato. Queste riserve
sono più che sufficienti a supportare un esercizio fisico che può durare dai 60 ai 90 minuti.
Il vantaggio di correre a stomaco vuoto non è solo nel maggiore consumo di grassi, ma
anche nelle calorie che si bruciano nelle ore successive per effetto dell'incremento
metabolico che si innesca con la corsa. Questo meccanismo scatta anche se si corre di sera,
ma attenzione perché correre a fine giornata può compromettere il sonno. Bevete, però,
prima di allenarvi. Un bicchiere di acqua e limone con un po’ di miele aiuta a riattivare il
metabolismo. Poi, per velocizzare il tutto, preparate tuta e scarpe da tennis la sera prima di
andare a letto e, una volta pronti, sgranchite un po’ le gambe prima di uscire facendo
qualche esercizio di allungamento. Evitate ripetute e lavori troppo faticosi. Se correte di
potenza al mattino sforzate molto il corpo in un momento della giornata in cui è più freddo
e i polmoni sono più sensibili e meno reattivi. Correte ad un ritmo che vi permetta anche di
parlare e che non vi lasci a corto di fiato. Per non rischiare di cedere alla pigrizia, correte in
compagnia. Aver preso un impegno con qualcuno aiuta a trovare la giusta determinazione
e a rispettare gli orari. In alternativa, scegliete una playlist musicale da portare con voi che
vi dia la giusta carica. Partite con dei brani lenti adatti al risveglio muscolare e man mano
intensificate il ritmo della musica e quindi della corsa. Provate per una settimana a giorni
alterni e se non riuscite da subito a correre, camminate a passo svelto. Noterete già dopo
le prime uscite quanto beneficio otterrà il vostro corpo dal movimento mattutina.
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A cura di Alberto Mazzei
Stress mentale e cardiopatia ischemica
Lo stress mentale, specie attraverso l’attivazione di una serie
di meccanismi neuro-umorali, è in grado di risultare causa
predisponente, scatenante od aggravante dell’ischemia
miocardica fino all’infarto od alla morte improvvisa.
Nei coronaropatici i fenomeni ischemici miocardici sono molto
più frequenti durante stress mentale, così come è stato
dimostrato un incremento dell’incidenza e della prevalenza
dell’ansia e/o della depressione nei cardiopatici.
Conseguentemente, è certamente auspicabile che dal punto
di vista della cura, della prevenzione e della riabilitazione di
questi pazienti, sia previsto, accanto all’intervento del cardiologo, anche quello dello psicologo, visto
che il corretto approccio pure dal punto di vista psicologico contribuisce a favorire la guarigione dalla
malattia. Per stress mentale (SM) si intende lo scompenso conseguente all’incapacità di un soggetto
di rispondere adeguatamente alle richieste esterne, percepite o realmente troppo intense o
prolungate (Lazarus, 1984); il soggetto accusa una sensazione di tensione, di malessere, di
esaurimento, di incapacità di resistere, di assorbire, di affrontare e risolvere i problemi. Nei tempi
remoti le frequenti situazioni di pericolo per la vita determinavano un’attivazione neuroumorale che
era necessaria per un’adeguata risposta fisica, dunque teleologicamente corretta (Theorell, 1984);
oggi difficilmente abbiamo bisogno di questo tipo di reazione, che, dunque, risulta inappropriata,
dannosa e capace di produrre frustrazione, irritazione e risentimento. Lo Stress Mentale (SM)
determina attivazione del sistema nervoso simpatico (SNS), del sistema renina-angiotensinaaldosterone (SRA-A), della corteccia surrenalica con conseguente aumento del rilascio di
corticosteroidi, di catecolamine e di angiotensina II – aldosterone, che producono, a loro volta,
incremento della frequenza cardiaca (FC), della pressione arteriosa (PA), della portata cardiaca e
con vasocostrizione e vasospasmo coronarico (Yeung et al, 1991), con ipercolesterolemia (aumento
delle LDL e riduzione delle HDL) ed ipertrigliceridemia, con facilitazione di aritmie, con disfunzione
endoteliale (Yeung et al, 1991), con attivazione piastrinica ed effetto protrombotico (Muller et al,
1989); possono, inoltre, essere interessati anche vari neuropeptidi, il controllo vagale, accanto ad
una suscettibilità genetica.
L’insieme di questi meccanismi, con un peso relativo di ognuno di essi diverso nel singolo paziente,
è in grado di risultare causa predisponente o scatenante dell’ischemia miocardica fino all’infarto od
alla morte improvvisa (MI), in quanto contribuisce a sviluppare, ad accelerare o a far precipitare
drammaticamente l’aterosclerosi (Rozansky et al, 1999; Blumenthal et al, 1995). La disfunzione
endoteliale, la lesione aterosclerotica iniziale, è conseguenza, oltre che dell’azione diretta delle
catecolamine sulle coronarie, di quella meccanica sull’endotelio stesso esplicata dall’aumento della
pressione arteriosa e della velocità del sangue, dall’iperaggregabilità ed iperadesività piastrinica,
dall’aumento della colesterolemia, dalla mobilizzazione lipidica, dallo stress ossidativo (Eliot, in
Schlant et al, 1995). Interessanti risultano alcune notazioni sull’ischemia da SM:
1) essa si produce ad una soglia di frequenza cardiaca inferiore a quella che si verifica durante lavoro
fisico, anche se con aumenti di valore pressorio sovrapponibili (Blumenthal, 1995);
2) è conseguenza dell’iperattività della midollare surrenalica con aumento della secrezione di
catecolamine con prevalenza dell’adrenalina sulla noradrenalina, situazione opposta all’angina da
sforzo, in cui aumenta particolarmente la noradrenalina (Pruneti, 2003);
3) circa il 50% dei pazienti con ischemia da sforzo soffrono anche di ischemia da stress mentale,
principalmente, per vasocostrizione coronarica (Yeung et al, 1991).
Fenomeni ischemici miocardici sono frequenti durante SM nei coronaropatici, specie in caso di paura,
tristezza, collera, frustrazione (Gabbay et al, 1996; Gullette et al, 1997); più precisamente, lo SM è
capace di determinare ischemia miocardica, anche se prevalentemente silente nel 40-70% dei
coronaropatici (Blumenthal, 1995), di raddoppiare la possibilità di infarto miocardico acuto (IMA)
nelle due ore seguenti ad un episodio di collera (Mittleman et al, 1995), di incrementare la mortalità
cardiaca in genere (Leor et al, 1996).
L’improvvisa morte del coniuge può determinare un evento coronarico acuto (Brandspiegel et al,
1998), così come accadimenti drammatici, quali alluvioni, terremoti o guerra, sono in grado di
produrre un aumento dell’incidenza di MI (Kark et al, 1995; Kloner et al, 1997).
È stato chiaramente dimostrato che stress quali il saccheggio della propria casa, separazione,
divorzio, perdita o cambiamento di lavoro oppure di abitazione producono un aumento del rischio di
cardiopatia del 100-200% (Eliot, 1995, pag. 2257), anche se almeno come fattori scatenanti.
L’esposizione ad uno stress acuto determina un aumento del rischio di eventi cardiovascolari di circa
2 volte negli uomini e di 3 volte nelle donne per circa 1 mese dopo l’episodio (Kaprio et al, 1997).
La personalità a rischio di cardiopatia ischemica (definita personalità di tipo A) è caratterizzata da
aggressività, da rabbia, da ostilità, da atteggiamento cinico e diffidente verso gli altri, da eccessiva
competitività ed ambizione, da esagerata ricerca del successo personale, da tendenza esasperata
alla logica ed alla razionalità, da senso di urgenza del tempo, dall’impazienza, dal bisogno ossessivo
di controllare gli eventi e se stessi, dall’inflessibilità e rigidità, dall’incapacità di stabilire rapporti
interpersonali, di amare ed essere riamati, di godere delle piccole cose, di provare e di mostrare
emozioni (Friedman, 1977; Dembroski et al, 1989). È utile citare un singolare atteggiamento
psicologico che connota il soggetto “A”, ovvero la «reazione di Sisifo», che consiste nel cercare di
raggiungere un obiettivo, che una volta raggiunto non provoca nel soggetto alcun tipo di
soddisfazione.
A questo tipo di paziente si contrappone quello di tipo B, che ha un basso rischio di contrarre malattie
cardiovascolari ed è connotato da un tenore comportamentale diametralmente opposto a quello del
paziente di tipo A. È stata dimostrata, anche, una relazione direttamente proporzionale tra eventi
cardiaci ed ansia e/o depressione (Dembroski, 1989; Kawachi et al, 1994) od isolamento sociale
(Penninx et al, 1997). Infatti, vari studi hanno dimostrato l’aumento di frequenza nei pazienti con
ischemia miocardica di ansia, di irritazione, con le preoccupazioni, di affettività negativa, cioè di
prevalente tendenza ad avvertire in molte situazioni emozioni negative, quali tensione,
preoccupazione, ansia, irritazione, tristezza, inibizione dell’espressione delle emozioni e dei
comportamenti nei rapporti sociali, tendenza all’autoisolamento ed a parlare poco con gli altri
(Kawachi et al, 1994; Kubzansky et al, 1997, Watson et al, 1984).
Nell’infartuato l’ansia tende a permanere a lungo dopo l’evento acuto, verosimilmente perché i
pazienti usualmente guardano alla propria morte come alla fase ultima di un processo graduale di
decadimento fisico e quindi il pensiero della morte causata da un evento improvviso, quale l’infarto
miocardico, provoca uno stato di ansietà o più correttamente paura, alla cui base c’è una radicata
insicurezza, accanto alla depressione che può fungere da sostituta allo stato di ansia.
Infatti, mentre nella popolazione sana la prevalenza stimata del distress psicologico (tristezza,
nervosismo, irrequietezza, disperazione, senso di inutilità) è stimato essere 2.8%, quella dei pazienti
con infarto miocardico acuto risulta 6.4%, 4.1% in quella con malattia coronarica cronica (Ferketich,
2005).
In conclusione, tutta una serie di studi ha chiaramente dimostrato che lo SM è in grado di
predisporre, aggravare o scatenare un quadro di cardiopatia ischemica fino all’infarto miocardico
acuto od alla MI; così come è stato accuratamente evidenziato l’incremento della incidenza e di
prevalenza di quadri ansioso- depressivi nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica.
Il cardiopatico, in genere, si sente colpito anche nella sua sfera emozionale la cui sede secondo
credenze ataviche è situata nel cuore, giustificando, ulteriormente, la serie di mutamenti che
riguardano la sua vita interiore. Purtroppo per il generale senso del rifiuto della malattia che
appartiene agli esseri umani, il compito del cardiologo è non facile in quanto troverà spesso pazienti
che tenderanno ad avere atteggiamenti apotropaici (ossia persona dotata della facoltà magica di
tenere lontano l'influsso degli spiriti maligni) e quindi non funzionali ad un corretto programma di
prevenzione, cura o riabilitazione; quando invece è presente nell’individuo una spinta motivazionale
interiore, allora si potrà procedere senza problemi al trattamento del paziente. Più nello specifico,
dal punto di vista del rapporto con il medico distinguiamo pazienti che mostrano una iperdipendenza
dalla figura del medico, pazienti collaboranti e pazienti controdipendenti.
I primi lasciano nelle mani del cardiologo la completa gestione del loro stato di salute; gli ultimi (tra
i quali compaiono i pazienti che evidenziano un comportamento di tipo A) difficilmente sono disposti
ad accettare consigli o prescrizioni, in quanto avallati dalla convinzione di potersi autogestire più che
sufficientemente. Conseguentemente, accanto all’intervento medico per il recupero della funzionalità
fisica, è necessario assicurare anche che la salute mentale intaccata possa recuperare il perduto
equilibrio tramite l’intervento dello psicologo, visto che il corretto approccio dal punto di vista
psicologico contribuisce a favorire la guarigione delle malattie. In tal senso, dunque, è certamente
auspicabile che dal punto di vista della cura, della prevenzione e della riabilitazione, nella corrente
terapia di questo paziente vengano inserite tutte le procedure utili al miglior trattamento possibile
e, conseguentemente, anche della componente psicologica (psicoterapia, terapia farmacologica,
training autogeno etc.)
Bibliografia

Bennet G. Bristol floods 1968. Controlled survey of effects on health of a local community disaster,
Br. Med. J., 3, 454-58, 1970

Pruneti C., Stress, sistema autoimmune e sistemacardiovascolare, Giornale di riabilitazione, 2003
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