Numero 5/2016 Storia:……………………………….……… La "preistoria" del volo Scienza:………………………………I materiali Biodegradabili Salute:………………………………..…………..… Correre la Mattina Medicina:…..…… Stress mentale e cardiopatia ischemica RSA FIT CISL:…………..….………………...……I Nostri recapiti Da Internet:……………………………………...Link Interessanti Sindacato:……………………………………...……La nostra Agenda La "preistoria" del volo Molti miti e leggende testimoniano che il prima volta in occidente – la capacità di sogno di volare come gli uccelli ha volare veniva attribuita a un semplice caratterizzato fin dall'antichità essere umano dotato di diverse straordinario ingegno. culture di molte parti del Una leggenda inglese narra mondo; di già nell'antico un re Bladud Egitto era frequente che nell'852 alcune divinità, ad esempio preso il volo grazie a delle Iside, venissero raffigurate ali di penne d'uccello e si con le ali; lo Zoroastrismo sarebbe librato per diverso dava grande importanza a tempo sopra Londra, prima personaggi di perdere l'equilibrio e alati con caratteristiche sovrumane; a.C., che, precipitare al suolo e anche l'iconografia cristiana conserverà morendo e riprenderà le figure di esseri alati leggendaria sembra la storia del filosofo, intermediari Dio matematico, astronomo, uomo politico e Una stratega greco Archita che, intorno al 400 leggenda persiana del XVI secolo a.C. a.C., avrebbe disegnato e costruito una narra del re Kai Kawus, noto anche come "colomba meccanica" in legno, il primo "il re folle", sollevato con tutto il suo trono dispositivo volante basato su un modello a da alcune aquile e da esse trasportato fino forma di uccello, riuscendo a farlo volare in Cina, e pare che anche nella cultura con successo. Questa macchina, chiamata indiana siano presenti fin dal XIII secolo Colomba (in greco Περιστερὰ, Peristerà) a.C. essi, dal suo stesso inventore, può essere stata genericamente noti come Vimana, sono sospesa ad un cavo o ad un perno per descritti accuratamente anche dal punto di volare, ed è possibile che fosse propulsa vista tecnico in un documento, noto come da un getto di vapore. Progressi importanti Vaimanika Shastra, sulla cui autenticità relativi ad alcuni tipi di primitive macchine però sussistono dei dubbi. Per quanto volanti vennero compiuti in Cina; secondo riguarda la Grecia antica, la cui mitologia la tradizione, ad esempio, nel V secolo a.C. conservò alcune divinità alate, come Nike, l'inventore e filosofo Lu Ban (507-440 a.C.) è particolarmente degno di nota il mito di inventò un "uccello di legno" che può Icaro e Dedalo, nel quale – forse per la essere stato un grande aquilone, o tra reinterpretandole oggetti l'uomo come volanti e angeli mitologici; tragicamente. avrebbe Altrettanto addirittura un primitivo aliante, e riuscì a venne costretto dal suo nemico, Gao Yang, tenerlo in aria per diverso tempo. È a saltare dalla torre della città di Ye appeso possibile che questo risultato sia stato a un grande aquilone di carta; lanciatosi ottenuto grazie a un vento stabile e forte dalla torre in cui era tenuto prigioniero con l'aquilone, o aliante, ancorato a terra insieme ad alcuni compagni, fu l'unico a per mezzo di un cavo. Anche se la sopravvivere al volo, ma venne poi consuetudine di far volare per gioco gli ugualmente giustiziato. aquiloni (che probabilmente sono il tipo di Anche la lanterna volante (nota anche oggetto volante più antico) si diffuse in come lanterna Kongming, un piccolo Cina secolo, involucro generalmente costruito in carta presto cosa relativamente e sollevato grazie all'aria calda prodotta da a partire diventando comune, dal sembra VII-VIII che l'uso militare una semplice candela) era conosciuta in dell'aquilone stesso sia ancora più antico: Cina fin da tempi antichi. L'invenzione di alcuni aquiloni vennero questo usati per trasportare dei concettualmente identico messaggi alle durante dispositivo, moderne l'assedio di Nanchino del mongolfiere, è di solito 547-549, e risulta che un attribuita aquilone venne usato per Zhuge Liang (180-234 compiere delle misure di d.C., noto anche con il al generale distanza già intorno al 200 a.C. Sempre titolo onorifico di Kongming). Si dice che la secondo la documentazione tradizionale, usò per spaventare le truppe nemiche: risulta che nel 559 avvenne il primo volo « Una lampada ad olio veniva installata planato di un essere umano, portato a sotto una grande sacca di carta, e la sacca termine usando un aquilone; dallo Zizhi fluttuava nell'aria a causa dell'aria scaldata Tongjian ("Manuale completo per aiutare a dalla governare", un'opera storiografica cinese terrorizzato dalla luce in aria, pensando dell'XI secolo), e dal Běi Shǐ ("Storia delle che dinastie aiutando» settentrionali", un testo lampada. qualche [...] forza Il nemico divina lo era stesse appartenente al ciclo delle Ventiquattro Comunque, il dispositivo basato su una Storie), risulta che Yuan Huangtou, figlio lampada in un involucro è documentato in dell'imperatore Yuan Lang della dinastia precedenza Wei orientale venne fatto prigioniero britannico Joseph Needham, i palloni ad durante una lotta per la successione nel aria calda erano conosciuti in Cina già dal regno della dinastia Wei settentrionale, e III secolo a.C. e, secondo il sinologo Durante la dinastia Yuan (XIII secolo) apparecchio sotto antesignano del moderno paracadute. signori come Kublai Khan, le oggi è considerato un lampade rettangolari divennero popolari Ventitré anni dopo, nell'875, Abbas Ibn nelle celebrazioni, durante le quali erano Firnas (ormai sessantacinquenne) si lanciò solite attrarre grandi folle. Sotto l'Impero a sua volta da una collina impiegando un mongolo, la loro progettazione si può rudimentale libratore, comunque molto più essere diffusa lungo la Via della seta in simile a un moderno aliante che a un goffo Asia centrale e nel Medio Oriente. Luci mantello-paracadute. Risulta che riuscì a flottanti quasi identiche, con lampade compiere una lunga planata, ma precipitò rettangolari in incastellature di carta e rimase ferito. L'atterraggio duro, che sottile, sono comuni causò ad Abbas Ibn nelle Firnas una lesione alla celebrazioni tibetane e nelle feste schiena induiste grave, anche se non di luci, le abbastanza Diwali. Comunque non mortale, ci probabilmente sono prove che fu causato dalla siano state usate per il mancanza di un timone volo umano. di coda. La sua morte, A Cordova, nella dodici anni dopo, può Spagna islamica, sotto essere stata accelerata il dalla califfato degli Omayyadi (IX secolo) ferita. considerato È possibile furono effettuati diversi tentativi di volo dal che Armen Firman e Abbas Ibn Firnas poeta, astronomo e inventore berbero siano in realtà la stessa persona. Abbas Ibn Firnas. Più di un secolo dopo, tra il 1000 e il 1020, Nell'852, durante il regno dell'emiro Abd in Gran Bretagna il monaco benedettino al-Rahman II ibn al-Hakam, un certo Eilmer di Malmesbury volò per circa 200 Armen Firman costruì con dei panni metri usando un aliante ispirato al mito di irrigiditi da una struttura in legno un Dedalo e Icaro; perso però il controllo, il grande mantello simile a un'ala o a un monaco rimase ferito in un atterraggio ombrello. Con questo apparato saltò dal piuttosto violento. Anche per quanto minareto di riguarda Eilmer gli storici ritengono che Cordova. Pur non potendo volare, il suo l'incidente fu dovuto alla mancanza di una congegno rallentò la caduta, e il temerario coda se la cavò con lesioni minori: il suo L'episodio, che rimase famoso in Europa della Grande Moschea per stabilizzare l'apparecchio. nei successivi tre secoli, è riportato dallo Fiesole, ma compì solo un brevissimo salto storico e si ruppe una gamba atterrando. medievale Guglielmo di Malmesbury in un testo del 1125. Essendo Quello che risulta più notevole delle idee, costui un monaco della stessa abbazia, è dei progetti e delle eventuali realizzazioni verosimile che abbia avuto a disposizione di Leonardo comunque è il minuzioso testimonianze dirette di persone che procedimento di osservazione di cui esse avevano conosciuto Eilmer erano il risultato: nel suo personalmente. In Europa, Codice sul volo degli uccelli, l'interesse per il volo si noto anche come Trattato riaccese (e si caratterizzò per delli uccelli, cominciato nel la prima volta approccio almeno per un 1505 e rimasto incompiuto, scientifico, o egli mirava (sempre tramite nel osservazione degli uccelli sistematico) Rinascimento; sono particolarmente degni stessi) a comprendere e a descrivere le di nota gli studi, intrapresi tra la fine del dinamiche XV e l'inizio del XVI secolo, dall'inventore, dall'anatomia degli uccelli per giungere artista e naturalista italiano Leonardo da fino alla comprensione del concetto di Vinci. Circa 500 anni dopo Abbas Ibn resistenza aerodinamica; in tale opera egli Firnas, Leonardo ideò un libratore da annotò le sue osservazioni sul volo degli pendio in cui le parti interne delle ali erano uccelli e progettò con dovizia di particolari fisse e le estremità ospitavano delle la sua macchina più evoluta, il Grande superfici mobili di controllo (come nel volo nibbio, ideata osservando il volo di un planato degli uccelli); nel corso della sua nibbio vita studiò anche diversi modelli ad ala rocamboleschi tentativi di volare risalenti battente, chiamati ornitotteri, disegnò un al XVII secolo provengono dalla Turchia. Il paracadute e studiò una "vite aerea" a viaggiatore ottomano Evliya Celebi riferì propulsione umana, considerata un primo che nel 1630-1632 il dotto Hezarfen Ahmet antesignano a Celebi usò un aereo dotato di ali per volare disegnare decine di macchine volanti o attraverso il Bosforo. Lanciato dalla cima loro almeno della Torre di Galata a Istanbul (alta 62 un'occasione Leonardo costruì un modello metri), dichiarò di avere volato per circa 3 di aliante e lo fece collaudare da un suo chilometri, atterrando senza danni. Nel assistente, detto 1633 il fratello di Hezarfen, Lagari Hasan "Zoroastro"; egli si lanciò dalla collina di Celebi, si lanciò in aria in un razzo dotato parti, dell'elicottero. risulta che Tommaso Oltre in Masini fisiche reale. del volo, partendo Altre testimonianze di di sette ali, composto da una grande gabbia con una cima conica riempita di principio di Archimede, avrebbero ricevuto polvere da sparo. Questo sembra essere il una spinta verso l'alto che, secondo i primo esempio conosciuto di un razzo con calcoli dello scienziato lombardo, avrebbe equipaggio umano e di aereo dotato di dovuto essere sufficiente a sollevare la mezzi di propulsione. Il volo fu compiuto navicella con un equipaggio umano a nell'ambito delle celebrazioni per la nascita bordo. Il problema più grave con cui il della progetto di Lana avrebbe dovuto fare i figlia dell'imperatore ottomano Murad IV. Evliya riferì che Lagari fece un conti atterraggio morbido nel Bosforo usando le atmosferica, che avrebbe sicuramente ali attaccate al suo corpo come un schiacciato le sfere in cui fosse stato fatto paracadute dopo che la polvere da sparo il vuoto; Lana aveva considerato questa si era consumata. Si è stimato che il volo possibilità, ma l'aveva esclusa ritenendo durò circa venti secondi e che la massima che la forma sferica, grazie alla sua altezza raggiunta fu di circa 300 metri. simmetria, avrebbe potuto resistere a Lagari fu ricompensato dal sultano con praticamente qualunque pressione. Egli un'importante comunque posizione militare sarebbe stata non la costruì pressione mai la sua nell'esercito ottomano. Ancora in Italia, nel aeronave. Nel 1709 un altro gesuita, il frattempo, il naturalista gesuita Francesco portoghese Bartolomeu de Gusmão, ideò Lana de Terzi si dedicava al problema del una navicella che avrebbe dovuto essere volo affrontandolo da un punto di vista sollevata da dell'aria calda raccolta sotto strettamente scientifico, con tale rigore una sorta di ombrello; forse influenzato da fisico e matematico da venire considerato Lana da alcuni "padre macchina 1670 Portogallo il vero dell'aeronautica" e proprio moderna. Nel nel progetto, volante collaudò davanti Giovanni V al (che la sua re del aveva pubblicò un lavoro, intitolato Prodromo sovvenzionato l'esperimento): l'aerostato ovvero saggio di alcune invenzioni in cui si sollevò per un breve istante dal suolo studiava approfonditamente la fisica del ma, sbandando, rischiò di incendiare la volo, con particolare riferimento all'ambito casa del re. del "più leggero dell'aria". Lana concepì un'aeronave (intesa in senso piuttosto letterale) appesa a quattro sfere metalliche all'interno delle quali fosse stato fatto il vuoto; esse, in accordo con il Bibliografia R.G. Grant, (ed. italiana a cura di R. Niccoli), Il volo – 100 anni di aviazione, Novara, DeAgostini, 2003 A cura di Samantha Bioli Torna all’Indice I materiali Biodegradabili (Dedicato A Mio Padre Marcello) Le plastiche sono tipicamente composte da polimeri sintetizzati artificialmente. La loro struttura non è disponibile in natura, quindi non sono biodegradabili. Il progresso nella comprensione delle correlazioni esistenti tra i processi naturali e la struttura e proprietà dei polimeri hanno determinato lo sviluppo di nuovi materiali con le proprietà e l’usabilità della plastica, ma biodegradabili. La biodegradazione o degradazione biotica è una proprietà specifica di determinati materiali plastici – ovvero dei polimeri di cui questi materiali sono fatti. E’ il processo attraverso il quale il materiale polimerico si decompone sotto l’influenza di componenti biotici (organismi viventi). I microrganismi (batteri, funghi, alghe) riconoscono i polimeri come fonte di composti organici (es. semplici monosaccaridi, aminoacidi, etc.) e dell’energia che li sostiene. In altri termini, i polimeri biodegradabili sono il loro cibo. Sotto l’influenza di enzimi intracellulari ed extracellulari (endo ed eso-enzimi) il polimero attiva reazioni chimiche e degrada attraverso il processo di scissione della catena polimerica, l’ossidazione,etc. Il risultato di questo processo - che può essere influenzato da un grande numero di enzimi differenti - sono molecole sempre più piccole che entrano in un processo metabolico cellulare (come nel ciclo di Krebs), generando energia e trasformandosi in acqua, anidride carbonica, biomassa ed altri prodotti di base della decomposizione biotica. Questi prodotti non sono tossici e si trovano normalmente in natura e negli organismi viventi. Il processo trasforma i materiali artificiali come la plastica in componenti naturali. Il processo con il quale una sostanza organica, come un polimero, si converte in una sostanza inorganica, come l’anidride carbonica, si chiama mineralizzazione. I fattori coinvolti nel processo di biodegradazione sono molte - differenti combinazioni delle strutture polimeriche, numerosi enzimi prodotti dai microrganismi e variabili condizioni di reazione- e rendono difficile definire la biodegradazione in termini generali. Essenzialmente le reazioni chimiche che hanno luogo durante la biodegradazione possono essere classificate in due gruppi: quelle basate sull’ossidazione e quelle basate sull’idrolisi. Queste reazioni possono avvenire simultaneamente o in successione. La decomposizione dei polimeri di condensazione (es. poliestere e poliammide) avviene tramite idrolisi, mentre la decomposizione dei polimeri nei quali la catena principale contiene solo atomi di carbonio (es. alcol polivinilico, lignina) avviene per ossidazione che può essere seguita da idrolisi dei prodotti di ossidazione. A livello macroscopico la degradazione si manifesta tramite cambiamenti e deterioramento delle proprietà chiave dei materiali (es. cracking, rottura, frammentazione…). Questi cambiamenti derivano principalmente dall’accorciamento delle catene polimeriche che sono le principali responsabili delle proprietà del polimero e del materiale plastico. Analiticamente i cambiamenti a livello molecolare possono essere evidenziati misurando la concentrazione dei gruppi funzionali prodotti durante la degradazione. Più comunemente si utilizzala la spettrografia a raggi infrarossi per determinare la quantità dei gruppi carbonili (-(C=O)-) che sono il risultato del processo di ossidazione. In ogni caso, anche se la loro presenza e concentrazione è un chiaro indicatore del processo in atto e dei cambiamenti chimici irreversibili del polimero che sta diventando sempre più predisposto alla scissione della catena, la presenza di gruppi carbonili non implica necessariamente la scissione della catena, che sostanzialmente incide sulle proprietà meccaniche del materiale. La scissione della catena si analizza direttamente misurando la distribuzione di masse molari del polimero. Le masse molari possono essere determinate sia misurando lo scioglimento o la viscosità della soluzione che utilizzando cromatografia di esclusione dimensionale oppure, nel caso di masse molari più basse, tramite spettrometria di massa. Questa fornisce informazioni sulla distribuzione statistica delle masse molari o la massa molare media (lunghezza media della catena polimerica) e l’ampiezza della distribuzione indica la fascia di lunghezze della catena. L’accorciamento delle catene polimeriche determina la perdita di proprietà meccaniche come la resistenza alla trazione ed alla flessione, oltre alla durezza. Gli utilizzatori possono valutare la riduzione delle prestazioni meccaniche come una ridotta capacità di carico o una semplice decomposizione del materiale. Questo processo può essere influenzato da fattori viventi (enzimi, organismi) o non viventi (luce ultravioletta, calore, acqua). La decomposizione generalmente comincia con la frammentazione, ad es. il materiale esposto a agenti viventi o non viventi subisce la decomposizione chimica del polimero quindi si decompone meccanicamente (in frammenti). Nella fase successiva i prodotti della decomposizione sono mineralizzati dai microrganismi. Questa seconda fase è il passaggio necessario che caratterizza questo processo come biodegradazione, perché il polimero parzialmente degradato (frammenti) viene qui metabolizzato in prodotti finiti. Ci sono altri casi (materiali ossi-degradabili) nei quali il materiale subisce una rapida frammentazione sotto l’influenza del calore e della luce ultravioletta, ma lo stadio di mineralizzazione è molto lento, che significa che le micro particelle relativamente inerti del materiale plastico rimangono tali, mostrando scarsa propensione alla biodegradazione. Lo stadio finale della biodegradazione è determinato al livello di mineralizzazione. Dato che il carbone organico viene convertito in anidride carbonica in un processo di metabolismo aerobico (in presenza di ossigeno), il metodo di monitoraggio di questa fase più utilizzato consiste nella misura della quantità di anidride carbonica che si forma in un sistema chiuso. Per assicurare risultati consistenti, nel sistema chiuso devono essere mantenute adeguate condizioni di cultura microbiologica (umidità, temperatura, pH, assenza di sostanze tossiche). Il metodo consiste nel determinare la quota di carbonio in un polimero di struttura e massa note. A questo seguono misure precise per individuare la quantità di carbonio convertito in anidride carbonica durante la biodegradazione. Nella sua essenza questo processo è simile al metabolismo umano, nel quale il cibo viene convertito in energia ed esalato come anidride carbonica. In alternativa la biodegradazione può anche essere monitorata misurando il consumo di ossigeno (che viene convertito in anidride carbonica) all’interno del sistema chiuso. Il metodo più utilizzato per determinare la biodegradabilità finale è la misura della quantità di anidride carbonica rilasciata. Dato che questo è generalmente accettato come base per la determinazione della biodegradabilità, attualmente sono disponibili dispositivi automatici che misurano con grande accuratezza la trasformazione biologica del polimero. In ogni caso molti altri parametri devono essere monitorati e si deve fare uso di una cultura microbiologica vitale, come quella di un compost maturo. La propensione di un polimero o di un materiale plastico a biodegradare dipende esclusivamente dalla struttura chimica del polimero. Per questa ragione, che il polimero derivi da fonti rinnovabili (biomassa) o che derivi da fonti non rinnovabili (fossili) è irrilevante rispetto alla biodegradabilità. Quello che conta è la struttura finale. I polimeri biodegradabili dunque possono derivare da risorse rinnovabili o non rinnovabili. Il processo per rendere un Polimero biodegradabile attraverso la luce del sole, fu scoperto nel 1974 da uno Scienziato Italiano. Gli studi durarono diversi anni, nel 1974 si conclusero e nel 1975 vennero definitivamente pubblicati e nel mondo vennero create diverse tipologie di prodotti sulla base di questa scoperta al fine di incrementare la lotta all’inquinamento; le famose “buste della spesa biodegradabili” ne sono solo un esempio. Lo Scienziato che fece questa scoperta ne fece anche altre importanti, fu tra i primi Europei a prestare consulenze per la NASA dove partecipava allo studio della composizione chimica dei materiali riportati dallo Spazio, scrisse libri e Trattati di Chimica Industriale, dedicò la Sua vita allo studio, a trasmettere agli altri le Sue conoscenze tramite l’insegnamento nei più prestigiosi Atenei ed a tramandare i Suoi valori e l’importanza dell’etica al figlio. Nel Gennaio del 2012 morì dopo tante sofferenze, a causa di una brutta malattia iniziata proprio negli anni ’70 quando, per terminare i Suoi studi, si intossicò con le sostanze chimiche che aveva manipolato. Il giorno 31 Maggio avrebbe compiuto 76 anni: Auguri mio caro Papà! di Alberto Mazzei Torna all’Indice Correre la Mattina. Correre la mattina appena svegli stimola il metabolismo e favorisce il dimagrimento inteso come perdita di massa grassa a favore di quella magra. Correre o svolgere qualsiasi attività aerobica di prima mattina, dopo il digiuno notturno, stimola l'ossidazione lipidica, ovvero permette di bruciare maggiori quantità di adipe superfluo. La mattina la glicemia e le scorte di glicogeno nel sangue sono inferiori rispetto al resto della giornata, di conseguenza l'organismo usufruisce delle scorte di grasso per ottenere l'energia utile per sostenere lo sforzo fisico. Correre appena svegli, quindi, accelera il metabolismo, fa bruciare meglio le calorie che si assumeranno nell’arco della giornata e migliora l’umore. Spesso però non è così facile saltare giù dal letto dopo aver dormito sette ore. Bisogna avere molta forza di volontà e determinazione per iniziare, ma poi diventerà una sana abitudine a cui difficilmente si riuscirà a rinunciare. Ecco, quindi, qualche consiglio per trovare la giusta forza di volontà. Provate a lasciare le tapparelle aperte così al mattino verrete naturalmente svegliati dalle prime luci dell’alba. Poi, fate una colazione leggera o, se preferite, correte anche a digiuno. Potete allenarvi anche a stomaco vuoto come fanno molti maratoneti perché l’organismo ha sempre a disposizione una buona scorta di glicogeno, sia nei muscoli sia nel fegato. Queste riserve sono più che sufficienti a supportare un esercizio fisico che può durare dai 60 ai 90 minuti. Il vantaggio di correre a stomaco vuoto non è solo nel maggiore consumo di grassi, ma anche nelle calorie che si bruciano nelle ore successive per effetto dell'incremento metabolico che si innesca con la corsa. Questo meccanismo scatta anche se si corre di sera, ma attenzione perché correre a fine giornata può compromettere il sonno. Bevete, però, prima di allenarvi. Un bicchiere di acqua e limone con un po’ di miele aiuta a riattivare il metabolismo. Poi, per velocizzare il tutto, preparate tuta e scarpe da tennis la sera prima di andare a letto e, una volta pronti, sgranchite un po’ le gambe prima di uscire facendo qualche esercizio di allungamento. Evitate ripetute e lavori troppo faticosi. Se correte di potenza al mattino sforzate molto il corpo in un momento della giornata in cui è più freddo e i polmoni sono più sensibili e meno reattivi. Correte ad un ritmo che vi permetta anche di parlare e che non vi lasci a corto di fiato. Per non rischiare di cedere alla pigrizia, correte in compagnia. Aver preso un impegno con qualcuno aiuta a trovare la giusta determinazione e a rispettare gli orari. In alternativa, scegliete una playlist musicale da portare con voi che vi dia la giusta carica. Partite con dei brani lenti adatti al risveglio muscolare e man mano intensificate il ritmo della musica e quindi della corsa. Provate per una settimana a giorni alterni e se non riuscite da subito a correre, camminate a passo svelto. Noterete già dopo le prime uscite quanto beneficio otterrà il vostro corpo dal movimento mattutina. Torna all’Indice A cura di Alberto Mazzei Stress mentale e cardiopatia ischemica Lo stress mentale, specie attraverso l’attivazione di una serie di meccanismi neuro-umorali, è in grado di risultare causa predisponente, scatenante od aggravante dell’ischemia miocardica fino all’infarto od alla morte improvvisa. Nei coronaropatici i fenomeni ischemici miocardici sono molto più frequenti durante stress mentale, così come è stato dimostrato un incremento dell’incidenza e della prevalenza dell’ansia e/o della depressione nei cardiopatici. Conseguentemente, è certamente auspicabile che dal punto di vista della cura, della prevenzione e della riabilitazione di questi pazienti, sia previsto, accanto all’intervento del cardiologo, anche quello dello psicologo, visto che il corretto approccio pure dal punto di vista psicologico contribuisce a favorire la guarigione dalla malattia. Per stress mentale (SM) si intende lo scompenso conseguente all’incapacità di un soggetto di rispondere adeguatamente alle richieste esterne, percepite o realmente troppo intense o prolungate (Lazarus, 1984); il soggetto accusa una sensazione di tensione, di malessere, di esaurimento, di incapacità di resistere, di assorbire, di affrontare e risolvere i problemi. Nei tempi remoti le frequenti situazioni di pericolo per la vita determinavano un’attivazione neuroumorale che era necessaria per un’adeguata risposta fisica, dunque teleologicamente corretta (Theorell, 1984); oggi difficilmente abbiamo bisogno di questo tipo di reazione, che, dunque, risulta inappropriata, dannosa e capace di produrre frustrazione, irritazione e risentimento. Lo Stress Mentale (SM) determina attivazione del sistema nervoso simpatico (SNS), del sistema renina-angiotensinaaldosterone (SRA-A), della corteccia surrenalica con conseguente aumento del rilascio di corticosteroidi, di catecolamine e di angiotensina II – aldosterone, che producono, a loro volta, incremento della frequenza cardiaca (FC), della pressione arteriosa (PA), della portata cardiaca e con vasocostrizione e vasospasmo coronarico (Yeung et al, 1991), con ipercolesterolemia (aumento delle LDL e riduzione delle HDL) ed ipertrigliceridemia, con facilitazione di aritmie, con disfunzione endoteliale (Yeung et al, 1991), con attivazione piastrinica ed effetto protrombotico (Muller et al, 1989); possono, inoltre, essere interessati anche vari neuropeptidi, il controllo vagale, accanto ad una suscettibilità genetica. L’insieme di questi meccanismi, con un peso relativo di ognuno di essi diverso nel singolo paziente, è in grado di risultare causa predisponente o scatenante dell’ischemia miocardica fino all’infarto od alla morte improvvisa (MI), in quanto contribuisce a sviluppare, ad accelerare o a far precipitare drammaticamente l’aterosclerosi (Rozansky et al, 1999; Blumenthal et al, 1995). La disfunzione endoteliale, la lesione aterosclerotica iniziale, è conseguenza, oltre che dell’azione diretta delle catecolamine sulle coronarie, di quella meccanica sull’endotelio stesso esplicata dall’aumento della pressione arteriosa e della velocità del sangue, dall’iperaggregabilità ed iperadesività piastrinica, dall’aumento della colesterolemia, dalla mobilizzazione lipidica, dallo stress ossidativo (Eliot, in Schlant et al, 1995). Interessanti risultano alcune notazioni sull’ischemia da SM: 1) essa si produce ad una soglia di frequenza cardiaca inferiore a quella che si verifica durante lavoro fisico, anche se con aumenti di valore pressorio sovrapponibili (Blumenthal, 1995); 2) è conseguenza dell’iperattività della midollare surrenalica con aumento della secrezione di catecolamine con prevalenza dell’adrenalina sulla noradrenalina, situazione opposta all’angina da sforzo, in cui aumenta particolarmente la noradrenalina (Pruneti, 2003); 3) circa il 50% dei pazienti con ischemia da sforzo soffrono anche di ischemia da stress mentale, principalmente, per vasocostrizione coronarica (Yeung et al, 1991). Fenomeni ischemici miocardici sono frequenti durante SM nei coronaropatici, specie in caso di paura, tristezza, collera, frustrazione (Gabbay et al, 1996; Gullette et al, 1997); più precisamente, lo SM è capace di determinare ischemia miocardica, anche se prevalentemente silente nel 40-70% dei coronaropatici (Blumenthal, 1995), di raddoppiare la possibilità di infarto miocardico acuto (IMA) nelle due ore seguenti ad un episodio di collera (Mittleman et al, 1995), di incrementare la mortalità cardiaca in genere (Leor et al, 1996). L’improvvisa morte del coniuge può determinare un evento coronarico acuto (Brandspiegel et al, 1998), così come accadimenti drammatici, quali alluvioni, terremoti o guerra, sono in grado di produrre un aumento dell’incidenza di MI (Kark et al, 1995; Kloner et al, 1997). È stato chiaramente dimostrato che stress quali il saccheggio della propria casa, separazione, divorzio, perdita o cambiamento di lavoro oppure di abitazione producono un aumento del rischio di cardiopatia del 100-200% (Eliot, 1995, pag. 2257), anche se almeno come fattori scatenanti. L’esposizione ad uno stress acuto determina un aumento del rischio di eventi cardiovascolari di circa 2 volte negli uomini e di 3 volte nelle donne per circa 1 mese dopo l’episodio (Kaprio et al, 1997). La personalità a rischio di cardiopatia ischemica (definita personalità di tipo A) è caratterizzata da aggressività, da rabbia, da ostilità, da atteggiamento cinico e diffidente verso gli altri, da eccessiva competitività ed ambizione, da esagerata ricerca del successo personale, da tendenza esasperata alla logica ed alla razionalità, da senso di urgenza del tempo, dall’impazienza, dal bisogno ossessivo di controllare gli eventi e se stessi, dall’inflessibilità e rigidità, dall’incapacità di stabilire rapporti interpersonali, di amare ed essere riamati, di godere delle piccole cose, di provare e di mostrare emozioni (Friedman, 1977; Dembroski et al, 1989). È utile citare un singolare atteggiamento psicologico che connota il soggetto “A”, ovvero la «reazione di Sisifo», che consiste nel cercare di raggiungere un obiettivo, che una volta raggiunto non provoca nel soggetto alcun tipo di soddisfazione. A questo tipo di paziente si contrappone quello di tipo B, che ha un basso rischio di contrarre malattie cardiovascolari ed è connotato da un tenore comportamentale diametralmente opposto a quello del paziente di tipo A. È stata dimostrata, anche, una relazione direttamente proporzionale tra eventi cardiaci ed ansia e/o depressione (Dembroski, 1989; Kawachi et al, 1994) od isolamento sociale (Penninx et al, 1997). Infatti, vari studi hanno dimostrato l’aumento di frequenza nei pazienti con ischemia miocardica di ansia, di irritazione, con le preoccupazioni, di affettività negativa, cioè di prevalente tendenza ad avvertire in molte situazioni emozioni negative, quali tensione, preoccupazione, ansia, irritazione, tristezza, inibizione dell’espressione delle emozioni e dei comportamenti nei rapporti sociali, tendenza all’autoisolamento ed a parlare poco con gli altri (Kawachi et al, 1994; Kubzansky et al, 1997, Watson et al, 1984). Nell’infartuato l’ansia tende a permanere a lungo dopo l’evento acuto, verosimilmente perché i pazienti usualmente guardano alla propria morte come alla fase ultima di un processo graduale di decadimento fisico e quindi il pensiero della morte causata da un evento improvviso, quale l’infarto miocardico, provoca uno stato di ansietà o più correttamente paura, alla cui base c’è una radicata insicurezza, accanto alla depressione che può fungere da sostituta allo stato di ansia. Infatti, mentre nella popolazione sana la prevalenza stimata del distress psicologico (tristezza, nervosismo, irrequietezza, disperazione, senso di inutilità) è stimato essere 2.8%, quella dei pazienti con infarto miocardico acuto risulta 6.4%, 4.1% in quella con malattia coronarica cronica (Ferketich, 2005). In conclusione, tutta una serie di studi ha chiaramente dimostrato che lo SM è in grado di predisporre, aggravare o scatenare un quadro di cardiopatia ischemica fino all’infarto miocardico acuto od alla MI; così come è stato accuratamente evidenziato l’incremento della incidenza e di prevalenza di quadri ansioso- depressivi nei pazienti affetti da cardiopatia ischemica. Il cardiopatico, in genere, si sente colpito anche nella sua sfera emozionale la cui sede secondo credenze ataviche è situata nel cuore, giustificando, ulteriormente, la serie di mutamenti che riguardano la sua vita interiore. Purtroppo per il generale senso del rifiuto della malattia che appartiene agli esseri umani, il compito del cardiologo è non facile in quanto troverà spesso pazienti che tenderanno ad avere atteggiamenti apotropaici (ossia persona dotata della facoltà magica di tenere lontano l'influsso degli spiriti maligni) e quindi non funzionali ad un corretto programma di prevenzione, cura o riabilitazione; quando invece è presente nell’individuo una spinta motivazionale interiore, allora si potrà procedere senza problemi al trattamento del paziente. Più nello specifico, dal punto di vista del rapporto con il medico distinguiamo pazienti che mostrano una iperdipendenza dalla figura del medico, pazienti collaboranti e pazienti controdipendenti. I primi lasciano nelle mani del cardiologo la completa gestione del loro stato di salute; gli ultimi (tra i quali compaiono i pazienti che evidenziano un comportamento di tipo A) difficilmente sono disposti ad accettare consigli o prescrizioni, in quanto avallati dalla convinzione di potersi autogestire più che sufficientemente. Conseguentemente, accanto all’intervento medico per il recupero della funzionalità fisica, è necessario assicurare anche che la salute mentale intaccata possa recuperare il perduto equilibrio tramite l’intervento dello psicologo, visto che il corretto approccio dal punto di vista psicologico contribuisce a favorire la guarigione delle malattie. In tal senso, dunque, è certamente auspicabile che dal punto di vista della cura, della prevenzione e della riabilitazione, nella corrente terapia di questo paziente vengano inserite tutte le procedure utili al miglior trattamento possibile e, conseguentemente, anche della componente psicologica (psicoterapia, terapia farmacologica, training autogeno etc.) Bibliografia Bennet G. Bristol floods 1968. Controlled survey of effects on health of a local community disaster, Br. Med. J., 3, 454-58, 1970 Pruneti C., Stress, sistema autoimmune e sistemacardiovascolare, Giornale di riabilitazione, 2003 Torna all’Indice A cura di Alberto Mazzei La nostra struttura al Vostro Servizio! Normativa Int./Naz. Comunicazione A. Mazzei 3275764077 Responsabile Sicurezza sul Lavoro Dipartimento Tecnico F.Tonnarelli G. Proietti 3470563573 3356672561 Gestione Medio Raggio Rappresentante Nazionale Piloti RSA Alitalia S.A.I. Roma U. Leon C. Santini S. 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