Dacci oggi il nostro amore quotidiano
Percorso per coppie,
alla luce del quarto capitolo della Amoris Laetitia di papa Francesco
Il quarto capitolo della esortazione postsinodale di papa Francesco “Amoris Laetitia” (19 marzo 2016)
offre un cammino per riprendere e approfondire in termini spirituali l’amore di coppia.
E’ lo stesso autore che offre un taglio secondo il quale leggere il suo testo: «non consiglio una lettura
generale affrettata. Potrà essere meglio valorizzata, sia dalle famiglie sia dagli operatori di pastorale
familiare, se la approfondiranno pazientemente una parte dopo l’altra, o se vi cercheranno quello di cui
avranno bisogno in ogni circostanza concreta. E’ probabile, ad esempio, che i coniugi si riconoscano di più
nei capitoli quarto e quinto» (AL 7).
Obbedienti a questa indicazione, proponiamo alle coppie di rileggere con calma il quarto capitolo, a
partire dal quale riprendere le dimensioni portanti della propria vita affettiva, vissuta nella quotidianità.
Ci facciamo aiutare dalle calorose parole di Aristide Fumagalli, da sempre impegnato nella docenza e
nell’accompagnamento delle famiglie, che nel 2007 ha pubblicato un «commento in parabole dell’inno alla
carità» (A. FUMAGALLI, Ritratto d’amore, San Paolo), rivolto soprattutto a chi vive una relazione amorosa,
con un intento: «l’amore descritto da Paolo e raccontato nel Vangelo sprigiona un fascino che, pur diverso
dai canoni della cultura odierna, è in grado di “sedurre” l’uomo e la donna contemporanei, alla ricerca
sincera dell’amore».
Consegnando queste schede al “lavoro spirituale” delle coppie cristiane, confidiamo che siano uno
strumento utile per ascoltare il soffio dello Spirito dell’amore effuso sulle famiglie e su tutta la Chiesa.
Introduzione nell’incontro e nell’ascolto
Canto
Segno della croce
Gesto che predisponga all’ascolto: intronizzazione di un libro dei Vangeli o di una icona, accensione di una
lampada, ascolto di un breve brano musicale, altro…
Preghiera:
Signore Gesù,
tu sai che noi passiamo per tanti eventi difficili a capirsi
ed incontriamo intorno a noi, nella storia della Chiesa e dei tuoi Santi,
tanti avvenimenti di cui non comprendiamo bene il senso.
Signore, non ti chiediamo di capire,
vorremmo invece saper amare di più,
vorremmo trarre da ciò che possiamo comprendere la capacità di amare,
perché noi siamo certi che niente ci può separare dal tuo amore,
niente ci può separare dalla forza dello Spirito diffusa nei nostri cuori.
Che la forza dello Spirito sia ora presente in noi mentre leggiamo la Scrittura.
Concedici, o Maria, Madre del Signore,
che se non sappiamo capire, sappiamo almeno amare.
E tutto questo chiediamo a Dio Padre, fonte dell'amore e della luce,
che vince ogni oscurità per mezzo di Cristo luce del mondo,
nello Spirito fuoco che illumina la nostra notte, per Cristo nostro Signore.
Amen.
Carlo Maria Martini, Sto alla porta, 104
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Dalla Amoris Laetitia di papa Francesco
5. Questa Esortazione acquista un significato speciale nel contesto di questo Anno Giubilare della
Misericordia. In primo luogo, perché la intendo come una proposta per le famiglie cristiane, che le stimoli a
stimare i doni del matrimonio e della famiglia, e a mantenere un amore forte e pieno di valori quali la
generosità, l’impegno, la fedeltà e la pazienza. In secondo luogo, perché si propone di incoraggiare tutti ad
essere segni di misericordia e di vicinanza lì dove la vita familiare non si realizza perfettamente o non si
svolge con pace e gioia.
58. Davanti alle famiglie e in mezzo ad esse deve sempre nuovamente risuonare il primo annuncio, ciò che
è «più bello, più grande, più attraente e allo stesso tempo più necessario», e «deve occupare il centro dell’attività
evangelizzatrice». È l’annuncio principale, «quello che si deve sempre tornare ad ascoltare in modi
diversi e che si deve sempre tornare ad annunciare durante la catechesi in una forma o nell’altra». Perché «non
c’è nulla di più solido, di più profondo, di più sicuro, di più consistente e di più saggio di tale annuncio» e «tutta
la formazione cristiana è prima di tutto l’approfondimento del kerygma».
59. Il nostro insegnamento sul matrimonio e la famiglia non può cessare di ispirarsi e di trasfigurarsi alla luce di
questo annuncio di amore e di tenerezza, per non diventare mera difesa di una dottrina fredda e senza vita.
Infatti, non si può neppure comprendere pienamente il mistero della famiglia cristiana se non alla luce
dell’infinito amore del Padre, che si è manifestato in Cristo, il quale si è donato sino alla fine ed è vivo in
mezzo a noi. Perciò desidero contemplare Cristo vivente che è presente in tante storie d’amore, e invocare il
fuoco dello Spirito su tutte le famiglie del mondo.
64. «L’esempio di Gesù è paradigmatico per la Chiesa. […] Egli ha inaugurato la sua vita pubblica con il
segno di Cana, compiuto ad un banchetto di nozze (cfr Gv 2,1-11). […] Ha condiviso momenti quotidiani di
amicizia con la famiglia di Lazzaro e le sue sorelle (cfr Lc 10,38) e con la famiglia di Pietro (cfr Mt 8,14). Ha
ascoltato il pianto dei genitori per i loro figli, restituendoli alla vita (cfr Mc 5,41; Lc 7,14-15) e manifestando così
il vero significato della misericordia, la quale implica il ristabilimento dell’Alleanza (cfr Giovanni Paolo II, Dives
in misericordia, 4). Ciò appare chiaramente negli incontri con la donna samaritana (cfr Gv 4,1-30) e con
l’adultera (cfr Gv 8,1-11), nei quali la percezione del peccato si desta davanti all’amore gratuito di Gesù».
87. La Chiesa è famiglia di famiglie, costantemente arricchita dalla vita di tutte le Chiese domestiche.
Pertanto, «in virtù del sacramento del matrimonio ogni famiglia diventa a tutti gli effetti un bene per la Chiesa.
In questa prospettiva sarà certamente un dono prezioso, per l’oggi della Chiesa, considerare anche la reciprocità
tra famiglia e Chiesa: la Chiesa è un bene per la famiglia, la famiglia è un bene per la Chiesa. La custodia del
dono sacramentale del Signore coinvolge non solo la singola famiglia, ma la stessa comunità cristiana».
88. L’amore vissuto nelle famiglie è una forza permanente per la vita della Chiesa.
Il nostro amore quotidiano
90. Nel cosiddetto inno alla carità scritto da San Paolo, riscontriamo alcune caratteristiche del vero amore:
«La carità è paziente,
benevola è la carità;
non è invidiosa,
non si vanta,
non si gonfia d’orgoglio,
non manca di rispetto,
non cerca il proprio interesse,
non si adira,
non tiene conto del male ricevuto,
non gode dell’ingiustizia
ma si rallegra della verità.
Tutto scusa,
tutto crede,
tutto spera,
tutto sopporta»
(1 Cor 13,4-7).
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Questo si vive e si coltiva nella vita che condividono tutti i giorni gli sposi, tra di loro e con i loro figli.
Perciò è prezioso soffermarsi a precisare il senso delle espressioni di questo testo, per tentarne un’applicazione
all’esistenza concreta di ogni famiglia.
Breve commento esegetico del capitolo 13 della prima lettera ai Corinzi
tratto da “Le lettere di Paolo. Vol. 1”, a cura di G. Barbaglio, 481-487.
Qui Paolo non si è estraniato dai problemi vivi e dalle situazioni concrete della comunità di Corinto. La
sua presentazione dell’amore non appare astratta né teorica. Al contrario, è condotta all’insegna della
indicazione di una concreta alternativa al modo di agire dei suoi interlocutori. Sarebbe quindi errato
interpretarla come una speculazione generale sull’amore. È invece una parola diretta a una chiesa divisa,
che ha smarrito il senso della fraternità della condivisione, della mutua sollecitudine per inseguire
esperienze individualistiche, elitarie ed estatiche, vale a dire evasive dalla dura esperienza storica. (…)
Qual è il genere letterario della pagina? E’ preferibile parlare di elogio dell’amore, caratterizzato da
intento esortativo. L’agape è la via dell’esperienza cristiana che Paolo vuole mostrare ai corinzi. (…)
Si tratta di un testo incarnato profondamente nella storia concreta dell’intenso scambio fra la comunità di
Corinto e il suo fondatore. Ma di quale amore parla il cap. 13? La descrizione offerta dai vv. 4-7 attribuisce
infatti all’amore un ventaglio di atteggiamenti irriducibili a un preciso costume morale. Esso riassume una
somma di comportamenti che si possono chiamare virtuosi: magnanimità, benevolenza, modestia,
generosità, disinteresse, fiducia, speranza, costanza. (…) La salvezza divina mediata da Cristo ha fatto
irruzione nella storia umana e nei credenti si manifesta in forme molteplici.
Ora l’amore è la sua espressione perfetta e definitiva. Lo si può definire il dono divino per eccellenza
dei tempi ultimi, che muta radicalmente la condizione esistenziale del credente, determinandone l’agire
attuale secondo la logica del nuovo mondo che verrà. Si può parlare anche di una forza divina donata per
grazia e creatrice di soggetti operativi nuovi. Come tale, costituisce la piena maturità del cristiano nella
sua adesione a Cristo. In una parola, rappresenta la realtà del regno nella nostra storia, il futuro ultimo
anticipato nel presente, le forze liberanti della salvezza. (…)
Segue la descrizione delle linee operative dell’amore (vv. 4-7). Si tratta di una successione rapida di
quindici verbi che ne indicano il vastissimo campo di azione. Sul piano formale, vi si nota la
personificazione letteraria dell’amore, presentato quale soggetto attivo dei verbi: l’amore agisce così e
non cosà, fa questo e non quest’altro. (…)
L’amore è il costitutivo necessario e insostituibile del vero essere di ciascun credente. Ogni avere e
fare estraneo all’amore è incapace di far sì che il cristiano sia qualcosa. È anche sottinteso che le
esperienze carismatiche e gli atti eroici in una persona che ha amore non sono privi di valore. L’amore è
dunque la ragion d’essere intrinseca di ogni valore. Chi ha amore è, chi non ha amore non è. (…)
La seconda parte (vv. 4-7) propriamente non definisce che cos’è l’amore; neppure lo qualifica con una
serie di aggettivi. Ne descrive invece l’azione polivalente. Si tratta di una forza operativa letterariamente
personificata. In realtà, si specifica come agisce e come si relaziona chi è mosso dall’amore. Viste
globalmente, le determinazioni hanno quale punto costante di riferimento il prossimo. Certo, non è che
Paolo voglia escludere Dio dal campo operativo dell’amore; di fatto si limita a parlare dell’amore degli altri.
Si noti pure che dei quindici verbi usati, tre hanno forma positiva semplice, otto forma negativa, gli ultimi
quattro esprimono positivamente una totalità di azione. In particolare, è sottolineato all’inizio l’agire
generoso e benevolo. Chi è animato dall’amore si mostra grande di cuore di fronte a un torto ricevuto o a
una ingiustizia subita, e comunque persegue il bene dell’altro. Si escludono poi determinati atteggiamenti.
Chi ama non è invidioso. Viene qui bollato l’orientamento separazionista dei corinzi, divisi tra loro (cfr.
3,3). Parimenti critica nei confronti degli interlocutori appare l’esclusione di millanteria e di orgoglio (cfr.
4,6. 18.19; 5,2; 8,1). Generica è la successiva determinazione: «non fa nulla di sconveniente». Forse la
formula si riferisce agli scandali della chiesa di Corinto (cfr. 5,1-6). L’altruismo dell’amore è stato già
oggetto dell’esortazione di Paolo, il quale con parole (10,24) e soprattutto con l’esempio (10,33) ha
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mostrato ai destinatari della lettera l’alternativa da seguire. Dal punto di vista contenutistico sono
apparentate le due proposizioni che seguono: «non si esaspera; non tiene conto del male ricevuto». Viene
qualificata così la reazione di fronte all’agire insopportabile del prossimo. Il v. 6 mostra, più in generale, il
modo con cui l’amore spinge a reagire rispettivamente di fronte alla malvagità e alla fedeltà operativa del
prossimo: «non gode..., ma applaude...». Nessun compromesso con il male, neppure di carattere affettivo;
al contrario, interna partecipazione al bene. Infine, le quattro espressioni conclusive sembrano riprendere,
sotto il segno della totalità, comportamenti sopra elencati più che anticipare la triade del v. 13: fede,
speranza, amore. Chi ama mostra un atteggiamento d’illimitata comprensione e fiducia nel fratello e non si
arrende mai di fronte a nessuna difficoltà.
da “Ritratto d’amore” di A. Fumagalli, 5-8
Da sempre l’amore appare misterioso a coloro stessi che lo vivono. (…) Tra il non capire tutto e il non
capire niente si estende un lungo sentiero, il sentiero della conoscenza dell’amore. Per percorrerlo
bisogna certo rinunciare alla pretesa di coglierlo con un solo colpo d’occhio, come se lo si vedesse dall’alto
di un osservatorio oppure tracciato su una mappa. Il sentiero dell’amore esige di essere percorso e la
conoscenza che ne deriva è quella di un pellegrino che, passo dopo passo, scorge il tratto successivo della
strada.
Dell’amore non si può pretendere di conoscere il nome capace di riassumerlo completamente. Sarebbe
come pretendere dal poeta «la parola che squadri da ogni lato l’animo nostro». Ma se il nome segreto
dell’amore resta impronunciato, pronunciabili sono invece i nomi con cui l’amore si manifesta, nomi vari
e diversi, che come frutto attingono linfa dalla medesima radice nascosta.
Una fioritura copiosa e superba dei nomi dell’amore è offerta nel celebre inno cantato da Paolo al
tredicesimo capitolo della prima lettera ai Corinti. I nomi impiegati dall’Apostolo per descrivere l’amore, in
verità, sono verbi. In base a questa scelta letteraria, l’amore risalta come un’«azione personificata», o se si
vuole, una «persona in azione». Definito da una serie di quindici verbi in forma positiva e negativa,
l’amore non è caratterizzato in modo astratto e teorico, ma in modo concreto e pratico, attraverso l’azione
che suscita e che anima, incarnandosi in essa.
Nell’inno alla carità, l’amore è celebrato in quanto relazione al prossimo. Più che indicare la sua sorgente
in Dio, dell’amore si coglie il frutto nella relazione umana. In questo senso, l’inno di 1Cor 13 è quanto mai
adatto a delineare la fisionomia dell’amore cristiano. Pronunciando i nomi in esso scritti, s’impara a
conoscerlo nei suoi tratti autentici, evitando di confonderlo con ciò che, pur chiamato amore, è ad esso
estraneo.
Per dischiudere il significato autenticamente evangelico dei nomi dell’amore cristiano (evitando di
interpretarli sulla base di altri chiavi di lettura tratte dalla tradizione culturale in cui si vive, dalla
consuetudine linguistica impiegata, chiavi di lettura che, per quanto lecite e valide, non derivano dal
vangelo cristiano) lasciamo che sia Gesù stesso a spiegarli, nello stile a lui più consono, quello delle
parabole. Associando ad ogni nome una parabola evangelica non abbiamo la pretesa di afferrare
concettualmente l’amore, spiegandone il mistero così come si dispiega un foglio di carta prima
accartocciato. Più modestamente vorremmo aprire una breccia sui sentieri che, se percorsi, possono
condurci al cuore dell’amore cristiano. (…)
Nel rapporto tra un uomo e una donna che desiderano essere una cosa sola risuona in modo speciale
il mistero dell’amore cristiano, il mistero grande di «come» Cristo ha amato i suoi. La relazione amorosa
di un uomo e di una donna è il luogo più consueto, eppur non di rado più intenso, in cui l’amore cristiano
prende carne.
Dato questo motivo, il ritratto d’amore proposto in queste pagine si rivolge, anzitutto, a coloro che
sono chiamati a imparare i nomi dell’amore vivendo una relazione coniugale. Ma l’amore, che nella
relazione di coppia può giungere a intensità uniche, conosce infinite altre tonalità, corrispondenti alla
miriade di diverse relazioni che gli esseri umani intrattengono tra di loro e sono chiamati a intessere. A
chiunque sia interessato a scoprire il volto autentico dell’amore si rivolge, quindi, questo libro, debole eco
dell’inimitabile canto composto da Paolo per celebrare l’amore sublime di Cristo.
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Per procedere in due
Affinché il percorso dell’anno sia il più possibile “di coppia”, proponiamo qualche indicazione per
favorire il momento del dialogo che ciascuna coppia si regalerà in questa e in altre occasioni.
Anzitutto è utile – dopo l’ascolto della presentazione della scheda - un tempo di silenzio personale (una
decina di minuti) per entrare con calma nel tempo dell’ascolto di ciò che ci sta dicendo il Signore,
invocando lo Spirito e riconoscendo che – con le sole nostre forze – non sappiamo dialogare, né con Dio
Padre, né col Figno Gesù… e nemmeno tra noi. Chiediamo che sia lo Spirito Santo ad illuminare il nostro
dialogo e che sia Lui a parlare in noi.
Ciascuno dei coniugi è invitato a meditare sulle parole proposte dalla scheda avendo presenti alcune
attenzioni:
- Qual è l’espressione del testo che ti ha colpito per prima? Perché proprio questa, oggi? Conoscendo lo
stato d’animo del tuo coniuge in questo periodo, sapresti dire quale espressione potrebbe averlo/la
colpito/a?
- Intravedi nella vostra vita di coppia delle dinamiche analoghe a quelle descritte da questo brano della
Scrittura? Quando? Anche tuo marito/moglie le vede? In che modo le vive? Secondo la qualità del tuo
ascolto, cosa sta dicendo alla vostra famiglia lo Spirito di Dio?
- Sei disposto a lasciarti coinvolgere da qualche stimolo che viene dalla meditazione proposta? Sei
disposto ad ascoltare ciò che il Signore ha detto al tuo coniuge e, attraverso lui/lei, vuole dire a te?
Desideri questa comunicazione?
- Come educate i vostri figli su questo punto? Cosa concretamente potete fare nella direzione proposta
oggi?
- Come ti senti adesso al pensiero che devi comunicare te stesso/a a tuo marito/moglie? Pensi di riuscire
dire agli altri i frutti della tua-vostra meditazione?
- Potresti scrivere una breve riflessione o una preghiera da condividere con le altre coppie.
Per avviare il dialogo in coppia e la condivisione nel gruppo
1. Considerato che quello che è stato definito “elogio della carità” è stato scritto a partire dalla situazione
dei cristiani di Corinto, sei in grado di dire a te stesso e al tuo coniuge come sta la vostra coppia in
questo momento? Tra le caratteristiche dell’amore citate da Paolo, quale trovi più radicata in voi e
quale più difficile per voi? Come mai?
2. Alla ripresa di un nuovo anno sociale, comunitario, di gruppo… quale “frutto” ti aspetti da questo
percorso di coppia? Di cosa avete particolare bisogno? Insieme, come coppia, quale caratteristica
dell’amore invocate come più desiderabile per voi?
3. Provate a stendere ciascuno una “litania” (peculiare, diversa da quella di 1Cor 13) delle qualità del
vostro amore e poi confrontatele in coppia. Pur sapendo che tutte sono importanti, potreste esercitare
il vostro dialogo andando alla ricerca di una gradazione comune dell’importanza di ciascuna: in quale
ordine le mette la vostra coppia (non tanto il singolo)?
4. Riuscite a scegliere insieme di compiere una “azione” per assecondare l’appello insito in questa scheda?
5. Decidete insieme quali punti del vostro dialogo di coppia comunicare nel gruppo, come farlo, se e in che
modo volete intervenire tutti e due.
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Conclusione
Condivisione di alcune intenzioni per cui pregare insieme: bisogni delle famiglie, dei singoli, della
comunità, del mondo…
Padre Nostro (tenendosi per mano).
Canto.
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