Sergio Rubini uno zio Vanja emarginato e struggente

annuncio pubblicitario
la Repubblica
DOMENICA 22 DICEMBRE 2013
R CULT SPETTACOLI
■ 54
CLASSICA
CD&DVD
VERDI REQUIEM
CRUEL BEAUTHY
Ultimi bagliori
discografici dell’anno
bicentenario con pochi
titoli d’opera nuovi.
Direttore franco-svizzero,
puzzle di stili. Ben
suonata e qualche
ideuzza musicale.
Una magica filigrana
variata (da Monteverdi) di
Carlo Boccadoro dà
titolo al recital, e
sostanza attuale al disco
che intarsia, grazie al
virtuosismo ricercato di
chi suona, musiche
italiane nate tra ’500 e
’600 per altre tastiere.
K. Lewis/V. Urmana/P.
Beczala/ Orchestra
Opéra/direttore P.
Jordan – cd Warner
A CURA DI
ANGELO FOLETTO
Giuseppe Andaloro,
pianoforte – cd Sony
DA NON PERDERE.TEATRO
Animazione
Le marionette Colla
in una storia da favola
Performance
Un trasloco fantasy
con Aurélia Thierrée
Una giovane donna, e un
surreale trasloco della sua
casa. Oggetti, costumi, spazi e persone sono effimeri,
in Murmures des Murs
(Mormorii dei muri) ideato
e diretto da Victoria
Thierrée-Chaplin per Aurélia Thierrée, Jaime Martinez e Magnus Jakobsson.
Milano, Crt, fino al 6
www.crtmilano.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Cabaret
Teo Teocoli
si fa il restyling
Sono almeno due le singolarità (da collezionismo dell’arte scenica animata) nello
“spettacolo delle feste” ospitato dal Piccolo Teatro di Milano, Il bacio della fata, versione marionettistica del balletto omonimo di Igor Stravinskij (con musiche di Stravinskij e Ciajkovskij) ad opera
della Compagnia Carlo Colla
& Figli, con regia di Eugenio
Monti Colla. Intanto lo spettacolo è da considerarsi particolarmente “giovane” perché battezzato nel 2010 nell’Atelier dei Colla, ed è definibile (paradossalmente) “piccolo” pur essendo affollato
da 70 personaggi, una decina
di inedite marionette, parecchi animali e quattro scene.
Ma la singolarità ancora più
eclatante è che questo lavoro
di alto artigianato ripensa e
trasforma le sorti finali del
capolavoro del balletto cui
s’ispira: visto che il teatro
delle marionette, adatto per
vocazione anche a un pubblico di giovanissimi, non può
ammettere storie drammatiche, qui l’orfano Julien durante la festa del suo fidanzamento non sarà più trascinato via per prodigio dalla Fata
del Ghiaccio. L’incantatrice
adesso si scioglierà di fronte
al generoso frapporsi della
stramberia di un inventato
sciocco-del-villaggio.(r.d.g.)
Milano, T. Grassi, dal 28
www.piccoloteatro.org
Un one man show con monologhi, gag e momenti
musicali, il Restyling Faccio
Tutto di e con Teo Teocoli,
con parodie celebri, improvvisazioni e repertorio
tra cabaret e varietà, storie
esilaranti, appunti comici,
pamphlet del divertimento.
Roma, A. Conciliazione,
dal 27,www.auditoriumconciliazione.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
© RIPRODUZIONE RISERVATA
FLIEGENDE
HOLLÄNDER/LE
VAISSEAU FANTÔME
La I versione parigina
abbinata alla partitura di
Dietsch cui, per denaro,
Wagner cedette il
soggetto. Confronto dal
vivo intrigante:
garantisce il direttore.
Mika Kares, Evgeny
Nikitin/ direttore Marc
Minkowski – 4 cd Naïve
IL TEATRO
Sergio Rubini
uno zio Vanja
emarginato
Miseria e nobiltà
e
struggente
con Arena e Gleijeses
Prosa
Cavallo di battaglia dei
grandi attori napoletani,
Miseria e nobiltà di Eduardo
Scarpetta è proposto in italiano (tra Scarpetta, Eduardo e la sceneggiatura del
film con Totò) nell’adattamento-regia di Geppy
Gleijeses, in scena con Lello
Arena e Marianella Bargilli.
Torino, T. Carignano, dal 27
www.teatrostabiletorino.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’attore protagonista del dramma di Cechov
con la regia “cinematografica” di Marco Bellocchio
Co-protagonisti Michele Placido e Pier Giorgio Bellocchio
RODOLFO DI GIAMMARCO
A
Commedia
Luigi De Filippo
suocero invadente
Commedia scritta da Peppino e Titina De Filippo,
Un suocero in casa (titolo
originario ...ma c’è papà)
con regia e interpretazione
odierna di Luigi De Filippo,
mette in gioco l’invadenza
degli adulti e l’esasperazione (e l’istinto di fuga) dei
nuovi giovani (sposati).
Roma,Parioli,dal 27,teatro
pariolipeppinodefilippo.it
© RIPRODUZIONE RISERVATA
NZICHÉ irritarsi, Cechov si lasciò andare a un sonoro scoppio
d’allegria, quando raccontò a
Konstantin Stanislavskij — che
avrebbe poi impersonato il medico Astrov al battesimo di Zio
Vanja — come la Commissione
per il Repertorio del Teatro gli
avesse raccomandato di riscrivere la fine del terzo atto della
commedia, dove Vanja, indignato, spara al professore. Quella risata di Cechov ottiene il suo effetto anche più d’un secolo dopo, se è vero che aleggia quasi un
clima di farsa, di paranoia ridicola, quando Sergio Rubini nei
panni di Vanja insegue Michele
Placido ovvero il pedante Serebrjakov per prenderlo di mira,
facendo cilecca, con una pistola.
Già, perché nella messinscenaadattamento odierna di Marco
Bellocchio non c’è più troppo
spazio per i plumbei sentimentalismi o per le tensioni angosciose, e aleggia invece dappertutto una psicopatia grottesca,
uno squilibrio puerile o bislacco,
un’alterazione della dignità, fino
ai tic più nevrotici (con qualche
eccesso) di un tragicomico
Vanja/Rubini cui ballano sempre le gambe. Le passioni tutte
malriposte dei personaggi cechoviani lasciano il passo, nell’attuale edizione, a flemme
strampalate, o a ridondanze goffe. Ed è come se questo capolavoro venisse sdoganato dalla desolazione e dall’emozione enfa-
IL REGISTA
Marco Bellocchio ha diretto
“Zio Vanja” con Sergio Rubini
e Michele Placido (nella foto
grande)
Comicità
Prosa
Così Otello canta Battisti e Vasco Rossi
Lupano e Giammarini sono in corsa
Non c’è niente di più classico della parodia dei
classici. Shakespeare, per esempio: s’è visto in
versione burlesque, cabaret, varietà, sketch... Un
po’ tutto questo è l’applauditissimo Othello (la h è
muta) degli Oblivion. Loro sono Graziana Borciani,
Davide Calabrese, Francesca Folloni, Lorenzo
Scuda e Fabio Vagnarelli quintetto di attori e
cantanti: insieme dal 2003, quasi 3 milioni di
visualizzazioni quando nel 2009 misero su
YouTube il loro I promessi sposi in 10 minuti,
successo tv a Parla con me e Zelig, migliaia di fan tra
gli studenti grazie alle loro “lezioni demenziali”,
hanno sviluppato il genere con fantasia e indubbia
bravura. Il loro Othello (con la consulenza registica
di Giorgio Gallione) è costruito in maniera tale da
mescolare Shakespeare con Verdi e Arrigo Boito,
ma anche in modo da interferire con stereotipi
quotidiani e il nostro immaginario pop, Battisti,
Vasco Rossi, Mina... con ironia, piacere del
paradosso, rivitalizzazione della memoria del
teatro dei guitti, tra parrucche posticce, armi
È il testo di Edoardo Erba, più longevo e rappresentato in Italia e
all’estero questo Maratona di New York che mette a dura prova gli
interpreti dei due personaggi. I quali, così ci dicono all’inizio, sono
lì per allenarsi alla maratona di New York. Nelle tante versioni
della pièce, questa di Cristian Giammarini e Giorgio Lupano,
registi e interpreti, vista a Roma al Brancaccino e ora in tournée,
ha scelto l’evidenza del linguaggio del corpo. Così, i due attori
corrono per quasi un’ora davanti a noi spettatori, sul posto ma
senza mai fermarsi, sudando, affannando, mostrando il dolore
della fatica, la tigna del tener duro, mentre la loro corsa diventa,
come vuole il testo, un flusso di coscienza con colpo di scena che
rimanda a un flash iniziale. L’intelligenza drammaturgica ha
costruito un storia semplice e una vicenda umana (zeppa
volutamente di stereotipi maschili orrendi) capace di mettere in
risalto il valore della vita che si fa e si disfà. Bravi Cristian
Giammarini e Giorgio Lupano, il primo più sprezzante e brillante.
(a.b.)
giocattolo, caratteri invece dei personaggi, finzione
esibita. In scena tra un pianoforte (suonato da
Denis Biancucci) e una struttura di legno che fa da
nave, letto, mobile, ecc... Otello, debitamente
potato, è riscritto con battute («Non si dice moro,
ma diversamente biondo»), calembour («Basta del
capitano» quando Cassio viene degradato) e
canzoni, vero punto di forza dello spettacolo: “O
moro nero o moro nero” parodiando Battisti,
“Caravelle non ne voglio più” sulle note di “Parole
parole”, “Tazza Ikea” che rifà Patty Pravo o il
Jovanotti di “Il più grande testicolo dopo il Big
Jim”... Si esce con la sensazione di aver visto un
lavoro non banale, divertente nel gusto un po’
greve della beffa, ma anche con la voglia di rileggere
Shakespeare e il rimpianto della sua serietà.
(anna bandettini)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
“Othello, la h è muta”, T. Storchi, Modena
Gli Oblivion in
“Othello (la h è
muta)” presentato
alla Sala Umberto
di Roma e ora in
tournée
“Maratona di New York”, in tournée
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Scarica