SANTO NATALE 2012 1. Un contesto storico ben preciso annuncia la nascita del Signore, un contesto segnato da un ordine riferito ad un censimento teso ad esprimere il potere romano anche sulla terra dove appare il figlio di Dio. Così ci è detto che Gesù entra nella storia, vive i problemi e le fatiche della storia. La nascita di Gesù non è un mito o una leggenda ma un fatto storico, un evento che ha segnato profondamente la storia dividendola in due tempi prima e dopo di Cristo. La liturgia ci fa rivivere questo evento non solo nel ricordo, quasi una suggestiva commemorazione, ma nei suoi effetti di Grazia: Gesù è il luogo della nostra relazione con Dio! All’uomo che si era smarrito, lontano da Dio, appare una sorprendente possibilità: ritrovare la luce e la pace nella gloria di Dio cioè nella verità del suo sorprendente Amore. 2.il profeta Isaia aveva preannunciato, forse inconsapevolmente, questo effetto di Grazia quando diceva: “il popolo che camminava nelle tenebre ha visto una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse”(Is.9). E’ sempre il profeta che ci dice da dove viene questa luce: “un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio”(Is.9,6). Ci dice anche la grandezza di questo bambino: “consigliere ammirabile, Dio potente, principe della pace”(Is.9,6). 3.I primi ad ascoltare questo evento sono i pastori, uomini modesti, con poche pretese, ancora però capaci di stupirsi e di cercare. Sono proprio i pastori che ci indicano la condizione adatta per accogliere il Signore: essere uomini senza pretese, capaci di stupirci e di cercare. I pastori, primi tra gli uomini, constatano nel segno del bimbo annunciato dagli angeli, la volontà di Dio di essere in relazione con l’uomo perché l’uomo ritrovi se stesso. Ogni bambino ci parla di una storia d’amore. 4.In quella lontana notte di Betlemme i pastori, come aveva fatto Maria a Nazaret, ascoltano l’annuncio dell’angelo; inizialmente sono “presi da grande timore”(Lc.2,9), ma poi accolgono l’annuncio di gioia e ascoltano il canto degli angeli: “gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini che egli ama” (lc.2,12-­‐14). Scrive il papa:” da quell’ora in poi,il canto di lode degli angeli non è mai cessato. Continua attraverso i secoli in sempre nuove forme e nella celebrazione del Natale di Gesù risuona sempre in modo nuovo” (Benedetto XVI, L’infanzia di Gesù, pag.88) 5.Anche noi possiamo riudire la melodia di quel canto e cogliere i suoi riferimenti: il più alto dei cieli e la terra, la gloria e la pace. La gloria è l’amore di Dio, un amore in cui sussistono verità e bellezza, misericordia e sconfinata bontà. Contemplare la gloria di Dio è vedere il suo amore che appare nella vicenda singolare del suo Figlio Gesù. Celebrare la gloria di Dio significa riconoscere di essere teneramente amati, veramente protetti, abbracciati e sostenuti sempre, nella gioia e nel dolore. E’ proprio per questo che c’è una inseparabile relazione tra la gloria e la pace. La pace, per il cuore dell’uomo, è frutto della consapevolezza dell’essere amati ed è apertura del cuore e della vita a scelte autentiche d’amore. Non c’è pace quando non si riconosce di essere amati, ma non c’è pace neanche quando non si percorrono strade dove il dono di sé è la modalità con cui ci si impegna ad amare. 6. Fissiamo lo sguardo su Gesù. E’ “l’irradiazione della gloria di Dio”(Ebr.1,3) è “l’impronta della sua sostanza”, ci dice, in maniera definitiva, quanto Dio ci ama, ci dice che Dio è amore e proprio per questo Gesù “è la nostra pace”(Ef.2,14). A volte fatichiamo a credere: Dio ci appare lontano, i suoi pensieri non sono i nostri pensieri, i suoi progetti ci appaiono, a volte, perfino contrastare i nostri e spegnere i nostri desideri. La vicenda storica di Gesù ci avvicina il mistero di Dio e avvicina noi a questo mistero riconoscendo, sorpresi, che anche nella nostra notte c’è il fulgore di una luce insperata, c’è il canto degli angeli che ci svegliano dal sonno delle nostre abitudini, dalla distrazione dei nostri pensieri per cercare aperti alla novità la verità sorprendente dell’amore. 7.A questo punto l’augurio di Natale non è una formalità, ma un inesauribile annuncio di gioia che rimbalza tra i credenti: il Bambino Gesù ci dice che la gloria di Dio è il suo amore per noi e la pace è l’esperienza tenera ed esigente di un amore accolto e donato.