XXIII OLIMPIADE DI FILOSOFIA Le finaliste alla gara regionale 2015 In viaggio verso il Liceo classico Colletta di Avellino La felicità è un viaggio e non una meta. (Crystal Boyd) La prova regionale Elaborato Valeria Schiavone XXIII Olimpiade Di Filosofia. Traccia: La felicità è un viaggio e non una meta (Crystal Boyd) “Il Viaggio Di Dorian” Con il suo romanzo “Il Ritratto Di Dorian Gray”, pubblicato nel 1891, lo scrittore Oscar Wilde ha voluto celebrare il culto della felicità. Una felicità effimera, estetica ed assolutamente lontana da una qualsiasi morale. Wilde è di fatto un esteta e di conseguenza considera la bellezza, nella vita e nell’arte, un valore superiore ad ogni altro, ritenendo che l’artista, a sua vola sia superiore alle norme morali e alle regole a cui sono posti gli altri esseri umani. Per capire appieno il pensiero dell’autore, non potevamo non intervistare il protagonista della vicenda, facendoci raccontare come sia iniziato il suo viaggio verso la felicità. Intervistatrice: Buongiorno Mr. Gray , grazie per avermi concesso l’opportunità di intervistarla , sarà davvero un’occasione unica. Dorian Gray: Buongiorno anche a lei, sono pronto per soddisfare ogni sua curiosità. Intervistatrice: Come lei ben sa quest’anno si terrà la XXIII Olimpiade di filosofia, il cui complesso e difficile tema centrale è la felicità. Da sempre la filosofia antica si è occupata della ricerca della felicità. Per gli antichi pensatori greci non vi era dubbio che lo scopo principale della filosofia fosse proprio quello di rendere l’uomo felice, educandolo a conoscere sé stesso e la propria natura e individuare le possibilità di espressione delle proprie virtù e delle proprie capacità. Per lei invece cos’è la felicità ? Dorian Gray: Ottima domanda. Beh..si può dire che la felicità coincida con il piacere. Il mio caro amico Lord Henry Wotton una volta mi disse che il piacere è l’unica cosa intorno alla quale valga la pena avere una teoria. Il piacere è l’esame che ci fa passare, superare la natura, il segno della sua approvazione. Personalmente credo che non ci sia piacere e gioia più grande di conservare bellezza e giovinezza. Mi ascolti bene, la giovinezza è l’unica cosa che valga la pena possedere e l’unico modo per raggiungere il sommo bene della felicità. Vede, gli umili fiori di campo appassisco, ma tornano poi a fiorire il prossimo giugno, il laburno sarà giallo come adesso, le stagioni ritorneranno, ma la nostra gioventù non tornerà mai indietro e il palpito di felicità che batte in noi durante la fanciullezza si farà torbido. Si indeboliranno le nostre membra, i nostri sensi si corromperanno e noi degenereremo in ripugnanti fantocci ossessionati dal ricordo di passioni passate. Gioventù! Gioventù! Nulla vi è al mondo che valga di più! Intervistatrice: Davvero interessanti le sue teorie e a proposito di quest’ultime lei è d’accordo con C.Boyd quando dice che “ la felicità è un viaggio e non una meta” ? Dorian Gray: Non potrei essere più d’accordo. Intervistatrice: E dunque come è iniziato il suo viaggio? Dorian Gray: Ho intrapreso questo viaggio un po’ di tempo fa.. Vediamo da dove cominciare.. Avevo poco più di diciassette anni quando arrivai nella Londra Vittoriana, ove conobbi ad un ricevimento Basil Hallaword, un noto pittore che mi chiese di posare per una sua opera. Nei giorni seguenti a quella sera, mi recai presso il suo studio e lì mi fu presentata la persona più cinica che avessi mai incontrato, Henry Wotton. Si susseguirono numerosi discorsi nel corso di quell’occasione, ma i miei pensieri furono catturati dal discorso della giovinezza, ed è così inspiegabile come mi sentii quando vidi la perfezione del ritratto appena finito. Esso avrebbe conservato su quella tela la mia bellezza, la mia gioventù e in quell’attimo nacque in me il desiderio che le cose potessero cambiare. Il sentimento della propria bellezza sopravvenne in me come una rivelazione. Non l’avevo mai sentito fino ad allora. Pensai alla giovinezza e al terribile ammonimento sulla sua brevità e un acuto spasmo di dolore mi attraversò come un coltello e fece rabbrividire ogni singola fibra della mia natura. Sarei diventato vecchio, orribile, spaventoso e pregai che il ritratto potesse cambiare ed io restare per sempre giovane. Intervistatrice: Conservare bellezza e giovinezza anche se il prezzo è un’infinita dannazione … Vivere senza una morale, vivere nel peccato. Non sembra la via giusta per raggiungere la felicità. Non ha mai pensato a delle buone azioni? O sembrerà banale, ad essere buono? Le leggo a proposito di ciò una frase di J.Bentham ‹‹ Crea tutta la felicità che sei in grado di creare. Elimina tutta l’infelicità che sei in grado di eliminare. Ogni giorno ti darà l’occasione che ti inviterà ad aggiungere qualcosa ai piacere altrui o diminuire qualcosa dalle loro sofferenze. E per ogni granello di gioia che seminerai nel petto di un altro, tu troverai un raccolto nel tuo petto. Mentre ogni dispiacere che tu toglierai dai pensieri di un’altra creatura sarà seguito da una meravigliosa pace nel santuario della tua anima ››. Dorian Gray: Esser buono significa essere in armonia con sé stesso. La dissonanza consiste nell’esser costretti ad essere in armonia con gli altri. Le buone intenzioni sono inutili tentativi di interferire con le leggi scientifiche. Nascono dalle vanità. Il risultato è il nulla assoluto. Ogni tanto esse ci procurano quelle sterili e voluttuose emozioni che hanno un certo fascino sulle persone deboli. Tutto qui. Possiamo paragonarle a degli assegni a vuoto. E le dirò di più, quando siamo felici siamo sempre buoni ma quando siamo buoni non sempre siamo felici. Intervistatrice: Sento convinzione nelle sue parole … Ma è davvero sicuro? Mi permetta, ma l’ombra del peccato, del ricordo di esso non le impedisce di continuare il travagliato viaggio? Dorian Gray: La mia convinzione è frutto delle , se così possiamo chiamarle, “filosofie” di Harry. Grazie a lui son quel che sono oggi ed una delle primissime cose che mi ha insegnato, è che ci sono peccati il cui fascino sta più nel ricordarli che nel commetterli, strani trionfi che gratificano l’orgoglio più della passione e danno all’intelletto un intenso senso di gioia, maggiore della gioia che offrono o possono offrire ai sensi. Intervistatrice: … Dorian Gray: Non ne rimanga sconvolta, in fondo lo scopo della vita è sviluppare noi stessi. Ognuno di noi è al mondo per realizzare perfettamente sé stesso, ed io sono questo. Intervistatrice: Beh, certo! La felicità è il compimento del fine dell’essere, legato quindi alle potenzialità dell’uomo, lo dice il grande filosofo Aristotele. Ma il fine dell’uomo può essere l’appagamento delle capacità, delle inclinazioni, ma anche la ricerca della verità e dell’amore! Dorian Gray: La verità e l’amore, che sciocche illusioni. Si ricordi che quando si è innamorati si comincia sempre con l’ingannare sé stessi e si finisce con l’ingannare gli altri. Intervistatrice: Il suo pensiero mi sembra così superficiale. Dedicare la propria vita,priva di qualsiasi morale,alla sregolatezza, alle passioni e alle tentazioni, alla follia. Dorian Gray: Viviamo in un epoca dove le cose superflue sono le nostre uniche necessità. Ma ci pensi bene, le lascio una domanda a cui lei cercherà risposta in sé stessa e capirà forse, che alla fine non ho poi tutti i torti: cosa accadrebbe se invece di limitarci a costruire la nostra vita, come quasi tutti in questo mondo, ci abbandonassimo alla follia, alle tentazioni o alla saggezza di danzarle e farci trasportare, o meglio cullare da esse? Davvero ci pensi, a parer mio è un ottimo viaggio da intraprendere e la felicità è appunto questo, non importa la meta se durante il viaggio si era felici. Valeria Schiavone. V A