ECONOMIA DEGLI INTEREMDIARI FINANZIARI (Prof. Andrea Paltrinieri) Sistema finanziario = infrastruttura mediante la quale si svolge l’attività finanziaria (produzione e offerta di mezzi di pagamento e di servizi e strumenti finanziari), cioè la produzione e l’offerta di SERVIZI FINANZIARI. Insieme organizzato di 4 elementi: 1. MERCATI – specializzati nella negoziazione di strumenti finanziari. In Italia Borsa Italiana. 2. INTERMEDIARI – speciale classe di imprese che svolgono attività finanziaria, cioè attività basata sulla produzione e negoziazione di strumenti finanziari e sull’offerta di servizi connessi con la circolazione degli strumenti stessi (banche, società di investimento, compagnie di assicurazione, SICAV, fondo pensione, società di facturing, di leasing, ecc). 3. STRUMENTI – categoria di contratti aventi ad oggetto diritti e prestazioni di natura finanziaria (azioni, obbligazioni, ecc.). 4. AUTORITA’ DI VIGILANZA – regole e controlli per la tutela delle parti deboli (risparmiatori). FUNZIONI PRICIPALI DEL SISTEMA FINANZIARIO 1. REGOLAMENTO DEGLI SCAMBI – funzione monetaria; rendere più efficienti gli scambi. 2. ACCUMULAZIONE DEL RISPARMIO E FINANZIAMENTO DEGLI INVESTIMENTI – funzione di intermediazione. 3. GESTIONE DEI RISCHI – due tipologie di rischi rischi puri (assicurazione) rischi speculativi (di prezzo) 4. TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA – cioè, tutte le decisioni prese dalla BCE devono avere un effetto sull’economia reale. Funzione monetaria: legata alla creazione e circolazione dei mezzi di pagamento, nonché alla gestione del sistema dei pagamenti (=adeguatezza degli strumenti monetari attraverso cui le transazioni commerciali e non commerciali possono essere regolate in un’economia monetaria). MONETA MERCE MONETA “SEGNO” MONETA BANCARIA MONETA ELETTRONICA Funzione di intermediazione (funzione creditizia e di mobilitazione del risparmio): trasferimento delle risorse tra operatori economici: dalle unità in surplus (datori di fondo) alle unità in deficit (prenditori di fondo). Il sistema finanziario deve creare le CONDIZIONI PIU’ FAVOREVOLI alle decisioni di risparmio (propensione all’accumulazione), alle decisioni di investimento del risparmio (modalità di impiego del risparmio) e di finanziamento dei soggetti in deficit (quali soggetti finanziare e quali forme di finanziamento adottare). Creare condizioni di EFFICIENZA ALLOCATIVA, in cui i detentori di potere di acquisto in eccesso possano finanziare gli investimenti con redditività attesa più elevata, dato un certo livello di rischio. “DIVERSITA’” di posizione dei soggetti dell’economia – alcuni di essi dispongono, al presente di “potere di acquisto” in eccesso e sono disposti a scambiarlo con “potere di acquisto” futuro. Questi sono RISPARMIATORI E DETENTORI DI RICCHEZZA disponibili a cedere il loro potere di acquisto a patto che i termini contrattuali siano adeguati e che ne derivi un vantaggio economico senza sopportare rischi troppo elevati. Chi ha deficit di potere di acquisto può avvalersi della possibilità di utilizzare risorse esterne per effettuare investimenti reali di ammontare superiore all’autofinanziamento disponibile. Il trasferimento dai soggetti in surplus ai soggetti in deficit richiede che vi sia un certo grado di FINANZIARIZZAZIONE DELL’ECONOMIA, cioè che sia possibile incorporare il reddito non consumato e la ricchezza accumulata in appositi contratti, di INVESTIMENO per il creditore, di FINANZIAMENTO per il debitore. Produce 2 risultati fondamentali: La ricchezza reale, se rappresentata da strumenti finanziari, ha un gradi di LIQUIDITA’ e di TRASFERIBILITA’ molto più elevato; I soggetti con funzione di investimento reale (es. imprese) possono mobilitare risorse finanziarie ben oltre la capacità individuale. Il trasferimento delle risorse si svolge attraverso accordi e prestazioni differite nel tempo, che comportano il rischio per il creditore relativo al buon fine della controprestazione futura. Il sistema finanziario cerca di rendere funzionale il trasferimento di risorse attraverso: -la definizione delle forme contrattuali -lo sviluppo dei mercati -la produzione di informazioni di prezzo -la presenza di intermediari finanziari MODALITA’ ATTRAVERSO CUI IL SISTEMA FINANZIARIO RAFFORZA E RENDE PIU’ EFFICIENTE IL PROCESSO DI TRASFERIMENTO DELLE RISORSE FINANZIARIE INFORMAZIONE LIQUIDITA’ TRASFORMAZIONE DEL RISCHIO INFORMAZIONE Dato che il rischio percepito dal potenziale datore di fondi è quello relativo al rimborso alla scadenza, diventa fondamentale il meccanismo della informazione ex-ante (valutazione dell’affidabilità) ed ex-post (monitoraggio dell’utilizzo delle risorse). Gli intermediari finanziari e i mercati organizzati hanno la funzione di ridurre il GAP informativo; 2 contributi informativi: 1. quello che serve per affrontare il problema della misurazione del rischio ex-ante ed ex-post; 2. quello che deriva dalla funzione di “informazione di prezzo” (segnali di “convenienza” espressi attraverso la quotazione degli strumenti finanziari). Prezzo delle azioni quotate – punto di riferimento. Anche la messa a punto dei contratti è un’attività che richiede informazioni. Contenuti tecnici ed economici del contratto sono: -rendimento a maggiori rendimenti corrispondono rischi superiori -rischio LIQUIDITA’ Se il rischio percepito da parte del creditore è di aver bisogno di riutilizzare il risparmio investito prima della scadenza del contratto, allora diventa importante il requisito della liquidità = possibilità di smobilizzare l’investimento prima della data del rimborso contrattuale. Dipende da: - tipo di strumento - negoziabilità - presenza di mercati organizzati TRASFORMAZIONE DEL RISCHIO Nonostante tutte le modalità precedenti, i creditori più avversi al rischio possono ritenere non finanziabile la parte più rischiosa dei prenditori di fondi (il trasferimento diretto risulta difficoltoso). La trasformazione del rischio rende possibile che il datore di fondi trovi forme di investimento che soddisfano la sua bassa propensione al rischio e che il prenditore di fondi sia finanziabile nonostante presenti un rischio elevato. Due meccanismi principali: 1. un intermediario finanziario si interpone tra datore e prenditore di fondi, assumendo sul proprio bilancio una parte del rischio del prenditore; 2. diversificazione del portafoglio: i datori di fondi possono impiegare il risparmio sotto forma di partecipazione a un portafoglio di strumenti finanziari di diversi emittenti. GESTIONE DEI RISCHI Il sistema finanziario svolge anche la funzione di gestione dei rischi, attraverso appositi strumenti finanziari: i contratti a termine e l’attività assicurativa. I rischi possono essere: • puri: le conseguenze economiche del loro verificarsi sono esclusivamente negative (morte, furto, incendio, etc.); • speculativi: le conseguenze economiche possono essere positive o negative (rischio imprenditoriale, rischio prezzo, ecc.). Contratti a termine: sulle merci e sugli strumenti finanziari. Su merci regolamento ad una data futura a un prezzo fissato oggi; la consegna e il pagamento avverranno a scadenze prestabilite e a prezzi fissati oggi. Per gli strumenti finanziari oggetto sono i rischi di cambio delle valute, di prezzo dei titoli, di tasso di interesse, di indice di borsa. Attività assicurativa: ha per oggetto la negoziazione di rischi puri, i rischi cioè che si manifestano sotto forma di perdite o danni futuri e incerti nella frequenza e nella gravità. La gestione dei rischi puri tramite una polizza assicurativa comporta il trasferimento del “rischio” ad un intermediario specializzato (compagnia di assicurazione): l’assicurato trasforma un evento futuro dannoso e incerto nella gravità e nella frequenza (e quindi nel costo) in un costo certo (premio della polizza). La compagnia è in grado di far fronte ai suoi impegni di risarcimento attraverso processo di pooling: assumendo un numero sufficientemente alto e diversificato di rischi, per il complesso dei quali è possibile prevedere con buona approssimazione il costo complessivo. LA FUNZIONE DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA Il sistema finanziario, attraverso le banche (sia la Banca Centrale sia le altre banche) e, quindi, la moneta (legale e bancaria), trasmette all’economia reale gli impulsi di politica monetaria, ossia la stabilità dei prezzi (e quindi un certo livello dell’inflazione), lo sviluppo e la crescita del reddito, l’occupazione e l’equilibrio dei conti con l’estero. Strumento finanziario è un contratto avente per oggetto una prestazione finanziaria: trasferimento di fondi tra un creditore e un debitore che si scambiano potere di acquisto attuale contro potere d’acquisto futuro. Oppure trasferimento del rischio tra soggetti diversi (copertura rischi puri o diritto/impegno a scambi futuri). Funzioni: DENOMINAZIONE DELLA RICCHEZZA: il singolo investitore, di norma, ha fondi solo per una piccola frazione del valore complessivo di un’azienda. Se questo valore viene incorporati in strumenti finanziari, diviene possibile regolarne l’importo unitario per un ammontare sufficientemente piccolo. TRASFERIMENTO DELLA RICCHEZZA: possibilità di comprare e vendere in un mercato. DIVERSIFICAZIONE DEL RISCHIO: l’esposizione al rischio è più sopportabile se ogni investitore può ripartire la propria ricchezza tra un numero ampio di impieghi piuttosto che destinare tutto a un singolo investimento. SEPARAZIONE DEL RISCHIO: possibilità che ogni strumento finanziario sia definito e costruito contrattualmente in modo da incorporare specifiche dosi di rischio. Si possono disegnare strumenti a bassissimo rischio o strumenti ad alto rischio. Rischi più alti devono essere associati ad aspettative di reddito più elevate. Gli investitori si distinguono proprio per la loro propensione al rischio. TIPOLOGIE DI STRUMENTI FINANZIARI (si distinguono secondo la natura del diritto oggetto del contratto) 1. di indebitamento: a fronte della rinuncia a qualunque forma di ingerenza nella gestione, è sancito il diritto alla remunerazione e, sulla base delle risorse esistenti, alla restituzione del capitale alla scadenza o al momento della liquidazione della società (titoli obbligazionari e strumenti di finanziamento); 2. di partecipazione: per effetto dell’elevato grado di coinvolgimento del detentore nella gestione aziendale, comportano la rinuncia a un rendimento certo, in termini sia di remunerazione periodica sia di rimborso del capitale, a fronte del diritto alla distribuzione eventuale dei risultati periodici e alla restituzione del capitale residuale dopo aver soddisfatto tutti gli altri portatori di interesse (residual claimant). Es. azioni 3. di assicurazione: consentono al contraente, dietro pagamento di un premio, di tutelarsi contro l’eventuale manifestazione di un evento avverso attinente alla vita umana o ad altri danni, al cui verificarsi matura il diritto a incassare un indennizzo. 4. derivati: incorporano diritti od obblighi che insistono su elementi tipici di altri strumenti finanziari ai quali si riferiscono per effetto del manifestarsi di eventi contingenti (forwards, futures, swaps, opzioni). 5. composti: nascono dalla combinazione di strumenti di base per soddisfare le varie e mutevoli esigenze dei datori e dei prenditori di fondi (obbligazioni strutturate). I MERCATI FINANZIARI I mercati finanziari rappresentano il luogo di scambio degli strumenti finanziari. Insieme delle operazioni di creazione e di scambio dei contratti nei quali la presenza di strutture organizzative e di operatori specializzati agevola l’incontro tra domanda e offerta, ordini di acquisto e di vendita. Le funzioni dei mercati finanziari sono: 1. Il finanziamento degli emittenti di strumenti finanziari 2. L’impiego delle risorse finanziarie dei risparmiatori 3. La gestione dei rischi 4. La negoziabilità degli strumenti mobiliari 5. La quotazione degli strumenti negoziati 6. La disciplina degli emittenti di titoli azionari In relazione alla natura degli strumenti finanziari negoziati, la distinzione tipica è tra: mercato assicurativo: gli operatori si coprono dai rischi puri mediante la stipula di appositi contratti (le polizze) con soggetti specializzati (le compagnie di assicurazione). mercato creditizio: nel quale intermediari specializzati, ricorrendo ad operazioni di raccolta ed erogazione di prestiti, riescono a soddisfare, attraverso il proprio bilancio, le divergenti esigenze degli scambisti. mercato mobiliare: nel quale trovano esecuzione tutte le operazioni aventi per oggetto titoli (valori mobiliari) destinati a circolare tra gli operatori. In tale mercato, dotato di elevata mobilità e trasferibilità, agiscono intermediari il cui compito principale è agevolare l’emissione e la successiva negoziazione di strumenti finanziari, oltre che fornire servizi di consulenza a favore di emittenti e sottoscrittori. CLASSIFICAZIONE IN BASE AL CANALE DI FINANZIAMENTO Il collegamento tra le unità facenti parte dei settori utilizzatori finali delle risorse è DIRETTO nel mercato mobiliare (le passività emesse dalle unità in deficit vengono sottoscritte direttamente dalle unità in surplus), mentre è INDIRETTO nel mercato assicurativo e nel mercato creditizio (poiché avviene attraverso l’interposizione del bilancio dell’intermediario che si assume i rischi). ULTERIORI CLASSIFICAZIONI in relazione a: Dimensione geografica (nazionali-internazionali) Natura istituzionale (pubblici, privati) Struttura organizzativa e operativa (fisici e telematici) Procedure di negoziazione (asta e market making) GLI INTERMEDIARI FINANZIARI Sono imprese specializzate: 1. nella produzione di strumenti finanziari 2. nella negoziazione di strumenti finanziari 3. nell’offerta di servizi di consulenza Una prima distinzione attiene al profilo funzionale, con esclusivo riferimento allo svolgimento della FUNZIONE MONETARIA, ossia creazione e circolazione dei mezzi di pagamento, gestione del sistema dei pagamenti, fornitura di liquidità al sistema finanziario. intermediari MONETARI intermediari NON MONETARI Una seconda distinzione attiene invece alla possibilità che l’intermediario finanziario INTERPONGA O MENO IL PROPRIO BILANCIO tra datori e prenditori di fondi. Una terza distinzione avviene in base all’ATTIVITA’ SVOLTA: 1. Intermediari creditizi: le banche sono una classe di intermediari creditizi, distinta dal fatto di svolgere una funzione monetaria (emissione di forme di debito a vista accettate come mezzo di pagamento). Altri sono le società di leasing, factoring, credito al consumo. 2. Intermediari assicurativi: caratterizzati dalla gestione di rischi puri (premi, investimento riserve, pagamento dei capitali assicurati). 3. Intermediari mobiliari: caratterizzati da una prevalente attività di negoziazione, di gestione, di consulenza incentrata sugli strumenti mobiliari (SIM). 4. Investitori istituzionali (3a): attività principale di negoziazione delegata con tecniche di portafoglio. L’ORDINAMENTO Insieme organico delle norme che, disciplinando strumenti, mercati e intermediari, devono assicurare lo svolgimento delle funzioni assegnate al sistema finanziario in modo efficace ed efficiente. L’ordinamento si divide in: regolamentazione: insieme delle NORME formulate con un duplice intento: definire gli obiettivi rilevanti e disciplinare l’attività degli intermediari finanziari e il funzionamento dei mercati finanziari; vigilanza: CONTROLLI svolti da Autorità di Vigilanza, con il fine di verificare il perseguimento degli obiettivi e il rispetto delle norme da parte di tutti i soggetti operanti nel sistema finanziario. L’INTERVENTO DELLO STATO si manifesta a livello: • legislativo: è la cd. normativa primaria. Essa definisce un quadro di regole base per tutte le componenti del sistema finanziario; • esecutivo: riguarda i poteri di intervento assegnati al Governo, ai comitati ministeriali e a singoli ministri; • amministrativo: le Autorità di Vigilanza indipendenti sono competenti per specifiche materie. Operano attraverso gli strumenti di vigilanza forniti loro à normativa secondaria. NORMATIVA DI RIFERIMENTO Decreto Legislativo 1° Settembre 1993 n. 385 Testo Unico delle leggi in materia bancaria e creditizia (TUB) Decreto Legislativo 24 Febbraio 1998 n. 58 Testo Unico delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria (TUF) Decreto Legislativo 7 Settembre 2005 n. 209 Codice delle Assicurazioni Private (CAP) Decreto Legislativo 5 dicembre 2005 n. 252 Disciplina delle forme pensionistiche complementari (Fondi Pensione) Legge 10 Ottobre 1990 n. 287 Norme per la tutela della concorrenza e del mercato (Antitrust) CODICE CIVILE Le Autorità di Vigilanza presenti in Italia sono: 1. CICR (Comitato Interministeriale per il Credito e il Risparmio); 2. Banca d’Italia; 3. CONSOB (Commissione Nazionale per le Società e la Borsa); 4. IVASS ex ISVAP (Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo); 5. COVIP (Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione); 6. Antitrust o AGCM (Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato). LO SVILUPPO DELL’ECONOMIA MONETARIA Economia primitiva: gli scambi erano basati sul baratto; ciò richiedeva una doppia coincidenza delle preferenze. Poi iniziarono ad essere scambiati beni a fronte di un corrispettivo: beni-moneta, cioè beni di generale accettazione, rispetto ai quali vengono definiti i valori degli altri beni da scambiare (unità di conto). Se dei beni vengono universalmente accettati in una certa comunità li definiamo come MEZZI DI PAGAMENTO. Lo scambio regolato con mezzi di pagamento consente di aumentare il numero dei bisogni soddisfatti, i tempi e i costi dello scambio vengono ridotti, la possibilità di scambio incentiva la produzione: passaggio da economia finalizzata ad autoconsumo a economia di scambio (presupposto per specializzazione). Economia monetaria: organizzazione di un sistema economico in cui gli scambi di beni e servizio sono regolati attraverso la moneta. L’evoluzione della moneta è segnata fondamentalmente dal passaggio dalla moneta-merce(bene, metalli preziosi) alla moneta-segno (si inizia a sostituire la moneta-merce con titoli rappresentativi della stessa). Il risultato è la riduzione dei costi (di informazione, di trasporto) e dei rischi (qualità, furti, smarrimenti). La sostituzione della moneta merce con i titoli rappresentativi si verificò in origine essenzialmente per ragioni pratiche: i mercanti del Rinascimento trovarono più economico e sicuro fare uso di certificati di deposito (rappresentativi della moneta-merca depositata presso i banchieri) piuttosto che trasferire fisicamente la moneta stessa. Ciò richiedeva che i certificati fossero conosciuti e accettati dalla comunità mercantile e che i banchieri avessero dei corrispondenti nelle principali città commerciali: nesce così la moneta-segno. I banchieri del Rinascimento si rendevano conto che la circolazione dei certificati non richiedeva l’integrale copertura di moneta metallica: era improbabile che tutti i depositanti si presentassero simultaneamente a ritirare il loro deposito. Quindi iniziarono ad emettere prestiti per un importo pari a una parte dei depositi raccolti: ricavi a fronte di servizi di deposito integrati da interessi sui prestiti. Nel tempo funzione di emettere titoli utilizzabili come moneta diviene monopolio degli Stati: moneta cartacea con corso legale, riconosciuta in appositi dispositivi normativi. Ricerca di procedure e titoli alternativi a moneta legale: depositi in conto corrente. I saldi in essi contenuto possono essere trasferiti mediante assegni o altri strumenti con funzione di mezzo di pagamento. Per la banca non vi è necessità di tenere una scorta di moneta legale pari ad ammontare di depositi. Vantaggi di sicurezza e costo; ridotto al minimo impiego di ricchezza in attività infruttifere come è moneta legale. Moneta bancaria: ha come presupposto la fiducia del pubblico nell’affidabilità dei depositi bancari come mezzi di pagamento. La fiducia dipende dal grado di stabilità raggiunto dalle banche: è reputato poco probabile che una banca possa fallire con conseguenti perdite per i depositanti. Moneta elettronica: lo sviluppo della tecnologia informatica negli ultimi anni ha permesso un uso più efficiente della moneta bancaria: accredito/addebito in tempo reale ai conti bancari del compratore/venditore. FATTORI CHE INFLUENZANO l’evoluzione della moneta sono: il costo = oneri da sostenere in relazione alla produzione, all’utilizzo e al mantenimento della moneta (trasferimento, sicurezza, perdita di valore reale, costo-opportunità); il rischio = possibilità che l’uso e la detenzione di un determinato mezzo di pagamento possano generare perdite (furti, frodi, insolvenze); la funzionalità = capacità del mezzo monetario di rendere un “servizio” in termini di tempo di esecuzione dello scambio, affidabilità, informazione. FUNZIONI DELLA MONETA sono: mezzo di scambio; unità di conto = unità di misurazione del valore delle attività reali e finanziarie e degli scambi (prezzi); riserva di valore = possibilità di trasferire il valore della moneta nel tempo e di poterla riutilizzare per l’acquisto di beni e servizi. LA MONETA AL GIORNO D’OGGI Sempre meno netta separazione tra moneta e attività finanziarie: 1. In senso restrittivo M1: circolante (moneta legale, ovvero banconote e moneta metallica) + i depositi monetari. Tra il 10 e il 30% PIL. 2. M2: la somma di M1 e i depositi con scadenza a due anni (questi sono strumenti finanziari che non consentono un diretto utilizzo come mezzi di pagamento, ma possono essere rapidamente convertiti in moneta). 3. M3: aggregato più esteso, comprende anche titoli del mercato monetario, quote di fondi monetari, obbligazioni con durata fino a 2 anni (attività finanziarie liquide). CIRCUITI REALI E MONETARI IN UN’ECONOMIA SEMPLIFICATA natura reale natura finanziaria devono essere uguali Ogni scambio si caratterizza per due flussi di segno opposto: quello dei beni/servizi dal venditore al compratore e quello della moneta dal compratore al venditore. Produttori e utilizzatori sono collegati da un duplice circuito, uno di natura reale e uno di natura monetaria: circuito reale – circuito dei beni/servizi e dei fattori produttivi; circuito monetario – circuito dei prezzi (ricavi) e delle remunerazioni del lavoro e del capitale. Ulteriore distinzione tra: circuito dei beni/servizi – prodotti che vengono venduti (flusso reale) e dai ricavi sotto forma di prezzo (flusso monetario); circuito dei fattori produttivi – prestazioni di lavoro/apporto di capitale (flusso reale) e redditi pagati come compenso (flusso monetario). I valori risultanti dai due circuiti sono equivalenti: il valore dei beni/servizi prodotti e venduti (PRODOTTO FINALE) corrisponde alla somma delle remunerazioni pagate per la loro produzione (REDDITO NAZIONALE). PRODOTTO FINALE (Y) = consumo + investimenti Y = C + I (PIL) REDDITO NAZIONALE = consumo + risparmio Y=C+S In un’economia chiusa, il risparmio accumulato è alla base delle spese di investimento: S=I. La formazione di capitale reale è vincolata dall’accumulazione del risparmio; la produzione deve essere sostenuta da consumi e investimenti, i quali corrispondono al pieno utilizzo del risparmio. In economia aperta entrano in gioco gli scambi con l’estero. CONTO DEL REDDITO/CONTO ECONOMICO Il saldo contabile determinato dalla contrapposizione tra entrate e uscite correnti è il Risparmio: Y – C = S (variabile flusso). La natura dell’attività svolta dall’unità economica consente di individuare la tipologia specifica delle entrate e delle uscite (famiglie, imprese, pubblica amministrazione). Variabile flusso = misura la dimensione di un fenomeno nel corso di un determinato intervallo di tempo. CONTO PATRIMONALE/SITUAZIONE PATRIMONIALE Il Patrimonio Netto costituisce la ricchezza netta disponibile a una certa data: AF + AR – PF Patrimonio: variabile stock. Variabile stock = misura il fenomeno in un dato momento. EQUILIBRIO DI UN’UNITA’ ECONOMICA Ogni soggetto (famiglia, impresa, ente), in un dato intervallo di tempo, presenta un equilibrio economico espresso dalla differenza tra ricavi (entrate) e costi (uscite). Tale differenza, se positiva, costituisce il risparmio. CONTO ECONOMICO costi/uscite risparmio SITUAZ. PATRIMONIALE ricavi/entrate attività reali debiti crediti patrimonio netto CONTO DEL RISPARMIO E DELL’INVESTIMENTO Il saldo finanziario è lo sbilancio tra il risparmio e le variazione delle attività reali. Misura cioè l’equilibrio tra disponibilità di risorse e l’utilizzo di risorse. Unità in surplus: agenti economici che presentano un risparmio investimento in AR, ovvero coloro il cui reddito disponibile risulta alle spese per beni di consumo e d’investimento (SF>0). Unità in deficit: agenti economici che presentano un risparmio investimento in AR, ovvero coloro il cui reddito disponibile risulta alle spese per beni di consumo e d’investimento (SF<0). Vale il vincolo contabile dell’uguaglianza tra “fonti di fondi” e “usi di fondi” e cioè: I+ΔAF= ΔPF+S Il saldo finanziario è il divario tra risparmio e investimento: SF=S-I Quindi, se SF>0 si avranno unità in surplus (S>I), mentre se SF<0 si avranno unità in deficit (S<I). Il saldo finanziario misura l’equilibrio tra disponibilità di risorse (risparmio) e utilizzo di risorse (investimenti reali). Ciò può essere visto sia come equilibrio tra grandezze reali (risparmio e investimenti), sia come speculare equilibrio tra grandezze finanziarie (flussi di AF e PF). Quindi, vale: SF=ΔAF-ΔPF La formazione del risparmio presso gli operatori in surplus (tipiche unità in surplus sono le famiglie) è tale da finanziare sia la spesa in attività reali sia l’investimento in attività finanziarie, o, in alternativa, una riduzione dell’esposizione debitoria. I soggetti in surplus accumulano AF, ovvero aumentano la loro posizione creditoria netta e sono definiti anche: • Prestatori finali di fondi • Creditori finali Gli operatori in deficit (tipiche unità in deficit sono le imprese e la P.A.), al fine di soddisfare le esigenze legate all’accumulazione reale, sono costretti a integrare il risparmio corrente mediante l’indebitamento, o, in alternativa, con lo smobilizzo di attività finanziarie in precedenza accumulate. I soggetti in deficit accumulano PF, ovvero aumentano la loro esposizione debitoria netta e sono definiti anche: • Prenditori finali di fondi • Debitori finali I SETTORI ISTITUZIONALI A che ci riferiamo parlando di “unità economiche” in surplus o in deficit? Le classi che individuiamo sono definite come raggruppamenti di unità economiche che, oltre a essere omogenee, manifestano autonomia e capacità di decisione in campo economico-finanziario; sono normalmente indicate come “settori istituzionali” dell’economia: FAMIGLIE: comprendono individui o gruppi di individui nella loro funzione di consumatori. Sono tipiche unità in surplus. SOCIETA’ NON FINANZIARIE: comprende imprese private o pubbliche (società di persone, società semplici e di fatto, e le imprese individuali con più di 5 addetto). Sono tipiche unità in deficit. SOCIETA’ FINANZIARIE: soggetti che costituiscono il sistema finanziario: intermediari e autorità di vigilanza. Il saldo finanziario è pari a 0. AMMINISTRAZIONI PUBBLICHE: comprendono i tre sottosettori dell’amministrazione centrale, amministrazione locale e enti di previdenza. Sono tipiche unità in deficit. S f = T-G ESTERO (RESTO DEL MONDO): comprende soggetti esteri con i quali l’economia del paese ha rapporti economici e finanziari. Sf = M-X = -PC LA STRUTTURA DEI SALDI FINANZIARI SETTORIALI Il SF indica il surplus/deficit di risorse finanziarie di un settore; la struttura dei saldi finanziari aiuta a capire da dove provengono le risorse e dove vengono destinate. Le famiglie rappresentano il settore in surplus per eccellenza, mentre imprese e amministrazioni pubbliche sono settori in deficit; le risorse finanziarie sono quindi trasferite dal primo verso gli altri due settori. Il saldo del “resto del mondo”, se negativo, indica un deflusso netto di risparmio dell’economia del paese verso l’estero; se positivo, un afflusso netto. Nel tempo i SF si riducono progressivamente e si riduce il fabbisogno di finanziamento. In prima approssimazione, SF decrescenti corrispondono a un minore fabbisogno di trasferimento di risorse finanziarie dai settori in surplus a quelli in deficit. LIMITI DEL SALDO FINANZIARIO Limiti legati alla metodologia di costruzione dei saldi; questi non perdono il loro significato (descrivere l’articolazione del processo di risparmio e investimento fra grandi comparti dell’economia). Osservazione principale: la rappresentazione si basa su dati ex-post (misura del trasferimento di risorse e strumenti utilizzati), nulla viene detto circa il fabbisogno di trasferimento ex-ante (ci possono essere divari). Questo perché: 1. Le unità finali (risparmiatori e investitori) possono ricercare strumenti finanziari che il mercato non offre; 2. Vi può essere divergenza delle aspettative. Conseguenze: Effetto di quantità: operatori rinunciano a risparmiare. Effetto composizione: il mix di AF e/o PF degli operatori che non trovano gli strumenti desiderati viene cambiato. LA SRUTTURA FINANZIARIA DELL’ECONOMIA Fenomeno complesso riassumibile nell’insieme di elementi che descrivono il comportamento finanziario delle unità economiche finali (settori) e nell’insieme dei caratteri strutturali e funzionali del sistema finanziario. Alcuni indicatori: 1. Il grado di separazione tra funzione di risparmio e funzione di investimento (sommatoria in valore assoluto dei SF dei diversi settori misura la dissociazione delle due funzioni). ∑ | | 2. Il rapporto di interrelazione finanziaria (Af/Ar): grado di sviluppo economia finanziaria, assumendo che allo sviluppo dell’economia reale facciano seguito rapporti più complessi fra unità e che ne derivi un’articolazione dei fabbisogni di servizio finanziario. 3. Il rapporto di intermediazione finanziaria: Afif/AF; misura l’importanza relativa delle attività finanziarie emesse da intermediari rispetto al totale delle attività finanziarie. DIMENSIONE DEI SALDI FINANZIARI In termini generali, ogni settore occupa una posizione che si colloca tra due estremi: EQUILIBRIO FINANZIARIO con S=I e quindi SF=0; DIVERGENZA FINANZIARIA con S=0 e quindi SF=I, oppure I=0 e quindi SF=S. La dimensione dei saldi settoriali è tanto più elevata quanto più ci si avvicina alle situazioni del secondo tipo. La situazione di divergenza finanziaria sottintende specializzazione settoriali: alcuni settori si caratterizzano per la funzione di accumulazione del risparmio, altri per la funzione di investimento; si verifica così quella che viene chiamata “dissociazione risparmio-investimento”: chi ha risorse non le impiega direttamente in investimenti reali; chi fa gli investimenti reali non ha le risorse (risparmio) sufficienti per finanziarli. Le due posizioni sono quindi strettamente complementari. Efficienza allocativa, quindi, è condizione fondamentale per lo sviluppo di circuiti finanziari tra unità in surplus e in deficit. Domanda -> Le posizioni settoriali di equilibrio finanziario (S=I e quindi SF=0) annullano il fabbisogno di trasferimento? Risposta -> Vi sarebbe comunque fabbisogno di trasferimento, per diverse ragioni: 1. Una parte delle attività finanziarie ha anche funzione monetaria (quindi ci sarebbe comunque una ragione per operare); 2. Le attività finanziarie svolgono anche funzione di gestione dei rischi; 3. SF=0 indica equilibrio di settore, ma a livello infrasettoriale potrebbe esserci fabbisogno di trasferimento per la compensazione tra posizioni positive e negative; 4. Può esserci un circuito finanziario dato da Δaf e ΔPf indipendentemente dallo squilibrio tra S e I: le imprese possono emettere Pf per acquistare Af; 5. Una unità economica con SF=0, Δaf e ΔPf =0 può avere un fabbisogno di servizi finanziari per gestire lo stock di portafoglio (ricomposizione di portafoglio): sostituzione di attività detenute con alre e/o analoga sostituzione tra passività. FABBISOGNO DI TRASFORMAZIONE DI RISORSE FINANZIARIE Fattore da considerare: cosa accade quando i portafogli di Af e Pf hanno composizioni tra loro incompatibili? Semplificando possiamo assumere di avere una struttura delle passività finanziarie delle imprese prevalentemente composta da strumenti a medio-lungo termine e una struttura di atività finanziarie delel famiglie con orientamento prevalente al breve. Nella parte rappresentata dalla parentesi, il trasferimento delle risorse non può avvenire in modo diretto con l’emissione di uno strumento finanziario da parte delle imprese presso le famiglie. I circuiti finanziari devono essere organizzati in modo da rendere possibile un finanziamento a lungo terminecon una posizione di credito iniziale a breve trasformazione delle risorse finanziarie: trasformazione dei rischi (le unità in surplus non sono necessariamente disponibili a investire in strumenti finanziari emessi direttamente dalle unità in deficit, in quanto un tale investimento comporta l’assunzione diretta del rischio dell’emittente) e delle scadenze (per risolvere l’incompatibilità tra preferenze delle unità in surplus e di quelle in deficit). La presenza di intermediari finanziari riduce i rischi. CIRCUITO DIRETTO E INDIRETO CIRCUITO DIRETTO Il trasferimento di risorse si realizza mediante l’emissione di passività finanziarie da parte delle unità in deficit (strumenti finanziari primari o primary securities) e il classamento delle stesse presso le unità in surplus. “Diretto”: eventuali inadempienze da parte dei prenditori finali di fondi si riflettono in via immediata sul patrimonio dei prestatori finali. Il trasferimento diretto dei fondi può trovare realizzazione sulla base di: 1. CIRCUITO DIRETTO E AUTONOMO Risoluzione autonoma di problemi di ricerca della controparte, raccolta e verifica di informazioni, valutazione del grado di solvibilità … Frequenza occasionale e volumi modesti. 2. MERCATO APERTO (CIRCUITO DIRETTO E ASSISTITO) mercati organizzati secondo regole formali in cui si negoziano strumenti standardizzati con presenza di intermediari mobiliari. Prestazione di servizi idonei a facilitare l’incontro tra emittenti e investitori. Securities industry: industria dei servizi forniti alle imprese e agli investitori, a supporto delle scelte di finanziamento e di investimento, attraverso l’emissione e la sottoscrizione di titoli negoziabili (mercato primario/mercato secondario). CIRCUITO INDIRETTO Il trasferimento di risorse dai prestatori ai prenditori finali di fondi è spezzato in due transazioni distinte, di segno opposto, mediante l’intermediario finanziario che si interpone con il proprio bilancio. Gli intermediari emettono proprie passività (strumenti finanziari secondari, secondary securities) di natura monetaria e non monetaria a fronte dell’acquisizione delle passività finanziarie emesse dalle unità in deficit. Mercato primario funzione di FINANZIAMENTO. Mercato secondario funzione di LIQUIDITA’, in quanto i titoli sono già in circolo, vengono solo smobilizzati. LA BANCA CENTRALE E LA POLITICA MONETARIA La politica monetaria rientra nell’ambito più generale della politica economica, che ha come obiettivi: 1. la crescita del reddito (reddito nazionale lordo – PIL) 2. l’occupazione 3. la stabilità interna della moneta (livello dei prezzi) 4. l’equilibrio della bilancia dei pagamenti. Il terzo è l’obiettivo primario della BCE. Agli obiettivi di reddito (1) e di occupazione (2) ci pensano maggiormente la politica fiscale, dei redditi e di bilancio. La corrispondente in America della BCE è la Federal Reserve, la quale però ha degli obiettivi differenti (mira allo stesso modo al punto 2 e 3). [Dal novembre 2014 la BCE si occupa anche di vigilanza unica e centrale su tutte le banche europee.] La politica monetaria si può riassumere nella regolazione della quantità di moneta e del livello dei tassi di interesse per raggiungere obiettivi di politica economica. Perché il tema della politica monetaria è rilevante per chi si occupa di sistema finanziario? 1. Il sistema finanziario è un canale di trasmissione della politica monetaria (sistema di condizionamenti e vincoli per la gestione delle banche). 2. La politica monetaria si svolge all’interno della struttura finanziaria dell’economia e ne viene condizionata. 3. In ragione degli obiettivi di stabilità del sistema finanziario: i campi di azione legati alla politica monetaria e alla vigilanza non sono sempre nettamente separabili. L’azione di politica monetaria non è in grado di agire direttamente sugli obiettivi finali, ma solo indirettamente mediante interventi su variabili di natura monetaria e finanziaria, che a loro volta influiscono sulle variabili reali poste come obiettivi finali: schema a cascata/sequenziale. Lo schema logico della politica monetaria può essere rappresentato come una sequenza “strumentiobiettivi”. ESEMPIO DEL SISTEMA LOGICO DI POLITICA MONETARIA: un aumento dei finanziamenti della Banca centrale alle banche (creazione di base monetaria) incrementa le riserve bancarie. Da ciò consegue la possibilità di allargare il credito alle imprese; la liquidità che viene così immessa in circolazione crea i presupposti per generare nuovi depositi. Maggiori crediti e depositi rappresentano per imprese e famiglie un incremento di liquidità disponibile in grado di influenzare positivamente la domanda (investimenti e consumi). In conclusione, da un impulso sotto forma di base monetaria (strumento) si passa quindi a un aggiustamento della capacità delle banche di fare nuovo credito all’economia (obiettivi operativi e intermedi) e, potenzialmente, a un effetto sui comportamenti dell’economia reale (investimenti e consumi). LA STRUTTURA Con l’avvio della Terza fase dell’Unione economica e monetaria le competenze della politica monetaria sono passate in gran parte dalle Banche centrali nazionali alle istituzioni europee. Vediamo come sono organizzate queste ulime. Si tratta di un sistema articolato in tre entità: la Banca Centrale Europea rappresenta il vertice istituzionale e operativo del sistema; gli organi decisionali della BCE governano il SEBC e l’Eurosistema; il Sistema europeo di Banche centrali è composto dalla BCE e dalle BCN dei diversi Paesi dell’UE; l’Eurosistema è composto dalla BCE e dalle BCN dei paesi che hanno adottato l’Euro. I principali compiti dell’EUROSISTEMA sono: 1. definire ed attuare la politica monetaria dell’area euro 2. svolgere le operazioni in cambi 3. detenere e gestire le riserve ufficiali in valuta degli Stati Membri 4. promuovere e regolare il funzionamento del sistema dei pagamenti. Gli organi decisionali della BCE sono: IL CONSIGLIO DIRETTIVO: organo decisionale più importante. È composto dal Comitato esecutivo e dai Governatori delle BCN dei paesi partecipanti alla moneta unica. Compiti principale: decisioni fondamentali di politica monetaria, in particolare la definizione degli indirizzi, le direttive per l’implementazione e la supervisione dell’attuazione della politica monetaria. IL COMITATO ESECUTIVO: comprende il Presidente e il Vicepresidente della BCE e altri 4 membri. Compito principale: attuare la politica monetaria secondo gli indirizzi e le decisioni del Consiglio direttivo. Rappresenta l’organo di gestione ordinaria della BCE. IL CONSIGLIO GENERALE: comprende il Presidente e il Vicepresidente della BCE e dai Governatori di tutte le BCN dei paesi dell’UE (anche no aderenti all’Euro). Compito principale: svolgere attività di monitoraggio, raccogliere informazioni statistiche e attività di coordinamento. MECCANISMI DI TRASMISSIONE DELLA POLITICA MONETARIA Si tratta di schemi di interazione tra i comportamenti delle Autorità monetarie e le decisioni e i comportamenti degli operatori del sistema economico. Nessi di causa-effetto. • ESEMPIO CANALE CREDITIZIO: il canale creditizio è incentrato sugli effetti che il costo e la disponibilità di credito producono sull’effettiva capacità degli operatori del settore privato di realizzare le proprie decisioni di acquisto di beni e servizi. ESEMPIO CANALE MONETARIO-FINANZIARIO (attivo) STATO PATRIMONIALE BANCA (passivo) RISERVE PASSIVITA’ A BREVE TERMINE (obbligatorie e libere) (tutti i depositi) TITOLI PASSIVITA’ A M/L TERMINE CREDITI (obbligazioni bancarie) (=impieghi) PATRIMONIO NETTO IMMOBILIZZAZIONI (tra cui riserva legale e statutaria ≠riserve attivo) IL CONTROLLO DELL’OFFERTA DI MONETA La regolazione della moneta disponibile è importante quale strumento per raggiungere l’obiettivo prioritario (stabilità prezzi). L’offerta di moneta è legata alla quantità di base monetaria che la Banca Centrale mette in circolazione e alla relazione della stessa coi depositi bancari. Un modo per descrivere questo problema consiste nel rifarsi allo schema denominato “MOLTIPLICATORE DELLA BASE MONETARIA”. Esso si basa sulla definizione di base monetaria (BM) come attività sotto diretto controllo della BCE (scorte monetarie detenute dal pubblico BMp e riserve detenute da banche RB, libere e obbligatorie), sulla definizione di offerta di moneta (OM) come somma della moneta legale e dei depositi bancari con funzioni monetarie (D), e sulla relazione tra base monetaria e depositi. 1. BM = BMp+ RB 2. OM = BMp + D 3. OM = BMp + D BM BMp+ RB 4. OM = BMp/D + 1 BM BMp/D + RB/D 5. OM = p + 1 BM p+b MOLTIPLICATORE • • • BMp/D=p= propensione del pubblico a detenere scorte di base monetaria (moneta legale), rispetto ai depositi bancari (inferiore al 10%) RB/D=b=scorte di base monetaria detenute dalle banche sotto forma di riserve libere e obbligatorie (circa il 3%). Dato il moltiplicatore, si può stimare l’intervento sulla base monetaria per raggiungere un determinato risultato in termini di moneta complessiva (moltiplicatore è pari a 10 circa). Condizioni affinché la relazione sia stabile dipendono dalla stabilità dei coefficienti p e b: non devono cambiare le propensioni alla liquidità del pubblico e delle banche. ESEMPIO: nuova BM entra nel sistema, pertanto le banche avranno eccesso di riserve; impiegano liquidità in eccesso per concedere prestiti; se propensione a liquidità del pubblico rimane invariata, parte di liquidità in eccesso sarà convertita in nuovi depositi. • Fattori che influenzano livello di p: rendimento impieghi alternativi alla moneta legale (tassi di interesse su depositi) e efficienza dei meccanismi operativi del sistema dei pagamenti (diffusione carte di credito e debito, ecc). • Fattori che influenzano livello di b: costo di detenzione di riserve bancarie (rendimento delle stesse, rendimento impieghi alternativi, vincolo di riserva obbligatoria, rischio di liquidità specifico). La banca centrale opera attraverso due categorie di operazioni: 1. OPERAZIONI DI MERCATO APERTO 2. OPERAZIONI SU INIZIATIVA DELLE CONTROPARTI OPERAZIONI DI MERCATO APERTO Si tratta di operazioni pronti contro termine (quindi con effetti temporanei). Sono operazioni mediante le quali un soggetto vende a pronti una determinata quantità di titoli e contemporaneamente si impegna a riacquistare a termine dalla medesima controparte un pari quantitativo di titoli della stessa specie a un prezzo prestabilito. Oggetto della compravendita sono soprattutto titoli di stato in euro. Durata generalmente compresa tra 1 e 3 mesi ma possono durare fino a 1 anno. Operazioni di rifinanziamento principale: durata di una settimana, frequenza settimanale e modalità competitiva (asta standard); modalità principale con cui la BCE regola l’indirizzo di medio termine della politica monetaria; il tasso su queste operazioni rappresenta uno dei “tassi ufficiali” della BCE. Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine: durata di 3 mesi, frequenza mensile e modalità competitiva (asta standard); modalità attraverso cui la BCE soddisfa il fabbisogno strutturale di base monetaria. Operazioni di fine tuning: durata e frequenza non standardizzate; svolte per attenuare gli effetti di squilibri di liquidità imprevisti sui tassi di interesse. Operazioni strutturali: effettuate mediante l’emissione di certificati di debito. Operazioni di rifinanziamento principale: Forniscono la maggior parte del rifinanziamento al settore finanziario Determinano le condizioni di liquidità del mercato Segnalano l’orientamento della politica monetaria nel breve periodo (tasso policy) Fungono da guida ai tassi di mercato monetario (tasso overnight). Operazioni di rifinanziamento a più lungo termine: Rappresentano una quota limitata dell’ammontare complessivo del rifinanziamento erogato al sistema finanziario Non sono utilizzate dall’Eurosistema per segnalare l’orientamento della politica monetaria. La loro funzione consiste nel regolare la posizione strutturale di liquidità dell’Eurosistema nei confronti del sistema bancario (ammontare di liquidità a lungo termine presente nel mercato). OPERAZIONI SU INIZIATIVA DELLE CONTROPARTI Finanziamenti marginali o depositi marginali di durata overnight (24h). Hanno lo scopo di consentire alle singole banche di risolvere momentaneamente carenze/eccessi di base monetaria. Operazioni gestite a livello decentrato dalle Banche centrali nazionali. Il tasso di interesse applicato ha una funzione segnaletica, cioè serve a interpretare i tassi futuri (MODELLO DEL CORRIDOIO). Operazioni di rifinanziamento marginale (Contratti overnight di acquisto a pronti con patto di vendita a termine, prestiti overnight garantiti): utilizzate dalla banche per ottenere liquidità overnight a fronte di attività idonee. Vengono applicati degli interessi e chieste garanzie (collateral); come garanzia vengono accettati sono titoli elegibili (contenuti in un elenco). Il tasso applicato (tasso di rifinanziamento marginale) rappresenta il limite superiore dei tassi interbancari overnight Depositi marginale/overnight: fonte di impiego alternativa. Il tasso applicato (tasso di deposito overnight) rappresenta il limite inferiore dei tassi di mercato overnight MODELLO DEL CORRIDOIO Limite superiore dei tassi interbancari Limite inferiore dei tassi interbancari Però, dal 2008 ad oggi le principali banche hanno tassi = 0. Quindi hanno preso piede le misure non convenzionali. STRUMENTI DI POLITICA MONETARIA: MISURE NON CONVENZIONALI (BCE) Il quadro operativo consente una flessibilità molto ampia per far fronte a circostanze impreviste. La BCE, ad esempio, ha fatto ricorso alle seguenti misure non convenzionali: 1. Erogazione di liquidità a tasso fisso con piena aggiudicazione degli importi richiesti (mai utilizzata) 2. Ampliamento dell’elenco delle attività stanziabili in garanzia 3. Erogazione di liquidità a più lungo termine 4. Erogazione di liquidità in valuta estera (mai utilizzata) 5. Acquisti definitivi di determinati titoli di debito (quantitative easing) LE RISERVE OBBLIGATORIE Sono un ammontare di risorse finanziarie che ogni banca europea deve depositare presso la BCN di riferimento considerando le passività a breve termine. Devono costituire almeno l’1% delle passività (depositi e titoli di debito) a breve termine fino ai 2 anni (esclusi pronti contro termine passivi). Istituzioni assoggettate: • Banche che hanno sede in uno degli Stati membri dell’Ume • Succursali situate nell’Area dell’euro di banche che non hanno sede sociale o direzione generale in uno stato membro Aggregato soggetto a riserva – aliquota 2% (franchigia 100.000 euro): • Depositi a vista • Depositi con scadenza fino a 2 anni • Depositi rimborsabili con preavviso fino a 2 anni • Titoli di debito con scadenza fino a 2 anni Aggregato soggetto a riserva - aliquota 0%: • Depositi con scadenza oltre i 2 anni • Depositi rimborsabili con preavviso oltre i 2 anni • Titoli di debito con scadenza originaria superiore ai 2 anni • Pronti contro termine Passività escluse dall’aggregato soggetto a riserva: • Passività nei confronti di altre istituzioni soggette al regime di riserva obbligatoria dell’Eurosistema • Passività nei confronti della Bce e delle Banche centrali nazionali. FUNZIONI DELLA RISERVA OBBLIGATORIA: E’ uno strumento di tutela dei depositanti: ogni banca deve garantire la propria capacità di far fronte a tutte le richieste di pagamento delle controparti (anche riserve bancarie libere…). • Funzione nello schema di controllo monetario: la manovra della percentuale influenza b nel moltiplicatore. Nello schema del SEBC la funzione della riserva obbligatoria è diversa: si tratta di creare una domanda stabile di riserve bancarie. Il fabbisogno di base monetaria delle banche nell’ambito del sistema dei pagamenti ha alta variabilità e non è del tutto prevedibile. In questa situazione il controllo dell’offerta della base monetaria non otterrebbe i risultati desiderati nella politica monetaria. Inoltre, importante meccanismo della mobilizzazione. REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA Le ragioni del controllo pubblico sul sistema finanziario sono riconducibili ai quattro seguenti punti: 1. La funzione monetaria e il governo monetario dell’economia. 2. La tutela del risparmio e la protezione degli investitori. 3. Le esternalità negative. 4. L’asimmetria informativa e il fallimento del mercato LA FUNZIONE MONATARIA La parte del sistema finanziario rappresentata dalle banche è alla base dell’offerta di moneta. La regolamentazione e la vigilanza vengono svolte per l’interesse al buon funzionamento del sistema dei pagamenti, per ragioni di sicurezza, stabilità ed efficienza. Inoltre c’è interesse nel poter regolare la quantità di moneta a disposizione dell’economia e a governare le grandezze chiave di politica monetaria. TUTELA DEL RISPARMIO Nel trasferimento di risorse finanziarie è presente una forte componente fiduciaria. C’è interesse a far sì che il risparmiatore rafforzi la propria fiducia nei confronti dei prenditori di fondi, fra cui gli intermediari. Devono essere stabilite delle regole per rafforzare l’affidabilità dei debitori e accrescere la capacità di valutazione dei creditori. LE ESTERNALITA’ NEGATIVE Se si considera le banche, la crisi e l’insolvenza assumo un rilievo maggiore. Effetto sistemico: effetti contagio, sfiducia e panico, corsa agli sportelli per ritiro depositi. Crisi 2008 ha messo in evidenzia problema della stabilità delle banche. A volte alcun istituzioni sono talmente grandi che non è possibile farle fallire; necessarie politiche di salvataggio (too-big-to-fail). ASIMMETRIA INFORMATIVA Rapporto tra unità in surplus e deficit è caratterizzato da un asimmetria di informazioni a danno del creditore. L’info non è sufficiente a stabilire una precisa graduatoria di rischio e, quindi, a definire il prezzo del credito in funzione del rischio. [es. 3 possibilità di investimento eni fiat finmeccanica devono raccogliere 20 milioni. Eni emette obbligazioni rendimento annuo 6%, fiat emette obbligazioni rendimento annuo 8%, finmeccanica rendimento 10%. Non sappiamo qual è la graduatoria di rischio, allora faccio una media rei rendimenti (8%). Eni si ritira dal mercato perché non è cos’ rischiosa da pagare così tanto di rendimento. Media tra quelle rimaste (9%). Fiat si ritira perché è troppo. I prezzi tendono a un valore medio; gli imprenditori migliori rinunciano al finanziamento. Questo porta al FALLIMENTO DEL MERCATO ed è dovuto all’impossibilità di calcolare il rischio.] RISCHI DELL’ATTIVITA’ DI INTERMEDIAZIONE 1. RISCHIO DI CREDITO: il rischio che un intermediario subisca una perdita derivante dall’insolvenza del debitore (rischio di default) o dal deterioramento del merito creditizio della controparte; 2. RISCHIO DI MERCATO: rischio connesso alla variazione del valore delle attività finanziarie detenute in portafoglio dovuta al mutamento delle condizioni di mercato. Si distinguono Rischio di tasso di interesse Rischio di prezzo Rischio di cambio Rischio di inflazione 3. RISCHIO DI LIQUIDITA’: è il rischio che l’intermediario non sia in grado di far fronte economicamente e tempestivamente alle future uscite di cassa a causa di una difficoltà nel reperimento delle risorse (funding liquidity risk) o a causa della necessità di vendere rapidamente un elevato volume di attività realizzando una perdita per richieste di liquidità (market liquidity risk); 4. RISCHIO OPERATIVO: è il rischio di perdite derivanti dall’inadeguatezza o dalla disfunzione di processi, risorse umane e sistemi interni, oppure da eventi esterni. (es errori umani, tizio giapponese che ha aggiunto uno 0 di troppo, perdita di milioni; terremoti,..); 5. RISCHIO REGOLAMENTO: rischio che una delle controparti non esegua la propria prestazione alla data prestabilita; può avere un effetto sistemico. Per evitare questo problema “Cassa di compensazione e garanzia” che agisce in Borsa Italiana e si pone come controparte fisica in ogni prestazione e serve ad evitare che una delle controparti sia insolvente; 6. RISCHIO PAESE: rischio che un soggetto diventi inadempiente, per cause macroeconomiche, istituzionali o politiche del suo Paese di origine; se un paese è a rischio l’intermediario lo deve far presente all’investitore (tutela del risparmiatore); CONTROLLO DEL SISTEMA FINANZIARIO Ha due grandi obiettivi: 1. OBIETTIVI DI POLITICA MONETARIA(nell’ambito di politica economica)…rinvio a trattazione di Banca Centrale e politica monetaria. 2. OBIETTIVI DI REGOLAMENTAZIONE E VIGILANZA “La Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme; disciplina, coordina e controlla l'esercizio del credito.” (ART 47 – Costituzione della Repubblica Italiana) L’obiettivo ultimo della regolamentazione sul sistema finanziario è rappresentato dalla tutela del risparmiatore (e del risparmio), il quale è, in ogni transazione finanziaria, il contraente debole. La tutela del risparmiatore è garantita quando si perseguono i seguenti obiettivi: 1. STABILITA’: • a livello macroeconomico, ossia del sistema finanziario nel suo complesso, così da evitare il rischio sistemico; Un settore stabile per eccellenza sono le ferrovie dello stato (monopolio naturale, non c’è concorrenza). La stabilità a livello macroeconomico potrebbe essere contraria alle condizioni di EFFICIENZA. I competitori garantiscono l’efficienza. • a livello microeconomico, ossia dei singoli intermediari (cd. sana e prudente gestione); 2. EFFICIENZA: Tecnico-operativa = capacità dell’intermediario o di un’impresa di operare all’interno di un sistema minimizzando i costi (riguarda intermediari) Allocativa = garantire alle unità in surplus di poter investire con rendimenti maggiori a parità di rischio (riguarda unità in surplus) Informativa = un mercato deve incorporare tutte le informazioni disponibili (riguarda i mercati) Bisogna mirare sia alla stabilità che all’efficienza anche se sono in contrasto. Ora si da più peso alla stabilità. 3. TRASPARENZA E CORRETTEZZA: (art.21 TUF) riguarda il comportamento che gli intermediari devono tenere dei confronti dei clienti. (es. bisogna informare il cliente se si è in condizione di conflitto di interesse). In particolare trasparenza significa fornire tutte le informazioni al cliente; correttezza significa agire con diligenza e buona fede (regole di condotta). Obiettivi di stabilità ed efficienza sono interdipendenti: 1. Trade-off: massimizzare i risultati di stabilità ad esempio comporta costi crescenti dal lato dell’efficienza (se max stabilità, diminuzione intensità di concorrenza). 2. Complementarietà: rafforzamento efficienza intermediari condizione necessaria per accrescerne la stabilità. Nell’ultimo ventennio la regolamentazione ha spostato il peso di sua azione da stabilità ad efficienza. CONTROLLI SUL SISTEMA FINANZIARIO VIGILANZA STRUTTURALE Fino a 20 30 anni fa veniva preferita la vigilanza strutturale, ora si preferisce quella prudenziale. Vigilanza strutturale riguarda la struttura del sistema. Approccio alla regolamentazione e al controllo del sistema finanziario che ha come campo di intervento la struttura del sistema finanziario, con lo scopo di disegnare una configurazione che massimizzi la dialettica competitiva. Si determina il sistema, ossia la configurazione del mercato più idonea a perseguire gli obiettivi propri della vigilanza (numero imprese, quote di mercato, campo di attività di ogni impresa, assetto di controllo del capitale proprio,…). Esiste una relazione significativa tra la struttura del mercato, il comportamento degli intermediari e le performance degli stessi e del mercato, quindi regolando la struttura del mercato, si può influenzare il livello di efficienza del sistema e il suo trade-off rispetto alla stabilità. Ad esempio stimolo l’intensità della concorrenza per migliorare le performance (quindi obiettivo efficienza, meno stabilità). Inoltre è possibile influenzare il trade-off tra dimensione e mix produttivo di singoli intermediari e grado di soddisfazione più elevato per utilizzatori di servizi finanziari. AMBITI OPERATIVI DEGLI STRUMENTI DI VIGILANZA STRUTTURALE Esempi: autorizzazione all’apertura di nuovi sportelli per regolare la concorrenza [entrate nel mercato]; autorizzazione o meno operazioni di fusione [assetto organizzativo degli intermediari operanti]; previsione di riserve di attività (=un determinato intermediario è l’unico abilitato a svolgere una determinata funzione; es. attività assicurativa può essere svolta solo da compagnie assicurative; es. l’attività bancaria piò essere svolta solo dalle banche; es. la gestione collettiva del risparmio è riservata alle Società di Gestione del Risparmio e SICAV) [gamma di attività che ogni categoria di intermediari può svolgere]; divieti di acquisire partecipazioni di controllo in intermediari finanziari (es. la FIAT non può acquistare il 100% delle quote di Unicredit) [requisiti degli azionisti e composizione dell’assetto di controllo]; fissare massimale sul credito [interventi amministrativi su prezzi e quantità]. VIGILANZA PRUDENZIALE Non si guarda alla struttura ma si da più attenzione ai criteri di gestione. Non si influenza il sistema ma piuttosto finalità di controllo e delimitazione dei rischi. Esprimono le regole del gioco, “come” si opera nel mercato. Si tratta di regole oggettive e neutrali, stabilite ex-ante così da guidare in forma di incentivo e/o di vincolo gli intermediari verso equilibri economico-finanziari-patrimoniali desiderabili. PRINCIPALI STRUMENTI DI VIGILANZA PRUDENZIALE 1. Requisiti patrimoniali (regole applicabili in materia di struttura di bilancio): riguardano patrimonio netto, che solo per le banche si chiama patrimonio di vigilanza; la differenza sta nel fatto che una parte del debito a m/l termine, i titoli ibridi o passività subordinate, entra a far parte del patrimonio di vigilanza; ci dicono che tanto più patrimonio ho, tanto più posso dare crediti e viceversa. Finalità di controllo e limitazione di rischi assunti nella gestione. Passività subordinate = particolari titoli che hanno delle caratteristiche comuni ad obbligazione ed azioni; vengono rimborsate solo dopo che sono stati rimborsati tutti i creditori privilegiati e chirografari , dopo che sono state soddisfatte le obbligazioni senior. Sono a lunghissimo termine e per questo entrano a far parte del patrimonio di vigilanza. A fronte dei rischi che si assumono è necessario avere dei requisiti patrimoniali. In relazione al patrimonio di vigilanza si misurano i limiti a concentrazione dei rischi, i limiti a trasformazione delle scadenze e il limite delle partecipazioni detenibili. 2. Adeguatezza organizzativa: controllo della presenza di un’adeguata struttura organizzativa tale da poter entrate in determinati mercati. Con ciò si intende le dimensioni di risorse tecniche, professionali e manageriali che un intermediario deve possedere a fronte di programmi di attività che comportano entrata in aree di mercato complesse e rischiose. Inoltre si fa riferimento alla presenza di strumenti operativi che permettano di rispettare il principio dell’indipendenza organizzativa e gestionale tra aree di attività dell’intermediario per le quali vi siano potenziali conflitti di interesse. 3. Requisiti di onorabilità e professionalità per soggetti che assumono posizioni in organi amministrativi e di controllo. Onorabilità = affidabilità Professionalità = competenze tecniche L’azionista basta che presenti la caratteristica dell’onorabilità, mentre un componente del consiglio di amministrazione deve possederle entrambe. VIGILANZA INFORMATIVA (FAIR PLAY REGULATION) Ambito di vigilanza che comprende tutti gli strumenti di comunicazione e informazione che possono contribuire a ridurre le asimmetrie informative tipiche dell’attività finanziaria. Ambiti di applicazione: Caratteristiche tecniche delle operazioni finanziarie (es. devono essere chiare nei prospetti informativi) Tutta la disciplina relativa agli emittenti titoli (o il soggetto debitore) presente dall’art.103 del TUF Tutta la disciplina di coloro che si interpongono tra emittenti e investitori (intermediari) Intermediari nei confronti dei Autorità di vigilanza (interessata a controllare il buon andamento della gestione Organismi responsabili della gestione e del funzionamento dei mercati mobiliari, che devono informare da un lato il “mercato” (emittenti, investitori, intermediari, analisti, ecc.) circa l’andamento tecnico (prezzi e quantità negoziati) e dell’altro lato l’Autorità di vigilanza sul mercato stesso. Risultato finale è la trasparenza e la correttezza informativa per il mercato e per gli organismi di controllo. Trasparenza e correttezza sono assunte come condizioni base per lo sviluppo di un sistema di rapporti contrattuali il cui pricing(=determinazione del prezzo,valutazione) si avvicina ai requisiti dell’ “efficienza del mercato”. L’importanza degli interventi di vigilanza informativa è apprezzabile soprattutto se si parte dall’ipotesi che gli investitori e i creditori si trovino in una condizione di svantaggio informativo rispetto ai soggetti finanziati (situazione normale in qualsiasi rapporto di credito). Quest’ultimo fenomeno è noto come adverse selection. VIGILANZA PROTETTIVA La finalità è di gestione delle situazioni di crisi degli intermediari. L’esigenza è quella di far fronte al principio fondamentale di TUTELA DEL RISPARMIATORE INCONSAPEVOLE (problemi di esternalità e fenomeni di contagio: una situazione di crisi del singolo intermediario può estendersi a una vasta area del sistema finanziario trasformando un problema circoscritto in una condizione di instabilità sistemica; la sfiducia generalizzata verso il sistema finanziario comporterebbe allora costi per l’economia reale). Ambiti di intervento: 1. Preventivi: evitano che situazioni aziendali di temporanea difficoltà possano degenerare in un grave stato di crisi. Tra gli strumenti ricordiamo: Flussi di documentazione statistica tra intermediari e organo di vigilanza, che costituiscono la base di valutazione dello stato di salute degli intermediari e su cui si possono innestare tecniche di “allarme preventivo”; Interventi di rifinanziamento presso la Banca Centrale in situazioni di illiquidità (prestatore di ultima istanza); Provvedimenti di amministrazione straordinaria, con sostituzione di organi amministrativi e di controllo in carica (in situazioni di difficoltà seria). 2. A fronte di rischi irreversibili che conducono alla liquidazione dell’intermediario: è previsto l’intervento di fondi di garanzia (Fondo Interbancario di tutela dei depositi per le banche italiane). L’esigenza è quella di tutelare i creditori degli intermediari posti in liquidazione, facendo fronte a due esigenze: Tutela del risparmiatore (più forte se il risparmiatore è “non consapevole”) Limitazione del rischio sistemico, facendo in modo che i risparmiatori non perdano la fiducia nel sistema proprio perché possono contare sulla garanzia del recupero del loro credito (presupposto per evitare fenomeni di “contagio”). EVOLUZIONE DELLA VIGILANZA A partire dagli anni Ottanta la vigilanza ha subito una profonda trasformazione, le cui direttrici sono state tre, ossia: 1. nel tempo si è passati dalla prevalenza di controlli strutturali a tutela della stabilità alla prevalenza dei controlli prudenziali (e di fair play regulation) al fine di assicurare la concorrenza, l’efficienza e la trasparenza del sistema; 2. settori del sistema finanziario precedentemente non regolamentati (come il settore mobiliare) hanno conosciuto una nuova stagione, sia in termini di soggetti che vi si sono rivolti, sia per l’imposizione di (nuove) regole; 3. la creazione dell’Unione Monetaria Europea ha aperto la strada alla creazione di un mercato finanziario europeo unico, in cui anche la regolamentazione e la vigilanza devono ispirarsi a principi comuni, decisi a livello europeo. QUADRO DELLE AUTORITA’ DI CONTROLLO IL CICR (Comitato interministeriale per il Credito e il Risparmio: alta vigilanza in materia di credito e risparmio attribuita dal TUB con d.lgs del 1° settembre 1993) È composto dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, che lo presiede, e da una serie di altri ministri (sviluppo economico, infrastrutture, trasporti). Alle sedute partecipa il governatore della Banca d’Italia. Per l’esercizio delle sue funzioni il CICR si avvale di Banca d’Italia quale organo tecnico al servizio dell’organo politico. Nella regolamentazione dell’attività delle banche e degli altri intermediari finanziari disciplinati dal Testo unico bancario, il CICR delibera, su proposta della Banca d’Italia, principi e criteri per l’esercizio della vigilanza. Le deliberazioni in tema di trasparenza delle condizioni contrattuali concernenti le operazioni e i servizi bancari e finanziari sono assunte su proposta della Banca d'Italia d’intesa con la Consob. LA BANCA D’ITALIA (1893) Originariamente istituto di emissione 1. Come banca centrale: concorre a definire indirizzi di politica monetaria ed ad attuarne l’esecuzione, in via sussidiaria rispetto alla BCE. 2. Come organo di vigilanza: attività nei confronti di banche per controllare stabilità ed efficienza e la sana e prudente gestione; sorveglianza del sistema dei pagamenti. LA CONSOB (1974) Commissione Nazionale per le Società e la Borsa 1. Regolamentazione: in merito a prestazione di servizi di investimento da parte degli intermediari, agli obblighi informativi delle società quotate e alle offerte al pubblico di strumenti finanziari. 2. Autorizzazione: pubblicazione di prospetti informativi, documenti relativi a offerte pubbliche, istituzione di nuovi mercati regolamentati. 3. Vigilanza: con riferimento a società di gestione dei mercati regolamentati, svolgimento di negoziazioni, trasparenza e correttezza intermediari. 4. Controllo: informazioni fornite al mercato da società quotate e da chi promuove offerte al pubblico di strumenti finanziari. 5. Monitoraggio: anomalie su andamento negoziazioni (insider trading). L’IVASS (dal 2013), ex ISVAP (1982) Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni Private e di Interesse Collettivo Funzioni di regolamentazione, vigilanza e autorizzazione. Funzioni di indirizzo e di controllo del mercato assicurativo: 1. Sana e prudente gestione delle imprese di assicurazione; efficienza, stabilità e competitività del comparto assicurativo. 2. Analisi e ricerca: controllo di tariffe, supporto tecnico a provvedimenti di competenza di organi del governo. LA COVIP Commissione di Vigilanza sui Fondi Pensione (D. lgs 124/93: linee fondamentali riforma della previdenza e istituisce fondi pensione) Autorizza fondi pensione a esercitare attività, monitora correttezza di gestione e adeguatezza organizzativa, rispetto dei principi di trasparenza nei confronti di aderenti. La sua funzione è di analisi e ricerca. L’AUTORITA’ GARANTE DELLA CONCORRENZA E DEL MERCATO (1990) Vigila su tre aspetti inerenti funzionamento delle regole del mercato: 1. Intese restrittive della concorrenza 2. Abusi di posizione dominante 3. Operazioni di concentrazione tra imprese che comportino il pericolo di una riduzione della concorrenza. IN CONCLUSIONE… AREE DI COMPETENZA Banca d’Italia – Banche e altri intermediari creditizi CONSOB – mercati e intermediazione mobiliare IVASS – assicurazioni COVIP – fondi pensione Autorità Garante – regolare concorrenza (funzione che attraversa le diverse aree del sistema finanziario) In realtà la situazione è più complessa poiché il confine tra le aree di competenza e le attività non è netto. Per esempio le Banche possono svolgere attività di intermediazione mobiliare che rientra nel campo della CONSOB). Sul piano informativo esigenze di integrazione e coordinamento. Per dare ordini ai rapporti occorre stabilire un ben definito campo di competenza (ripartizione di poteri e compiti) per ognuna delle autorità. Ci si può basare sulla scelta di diversi criteri di ripartizione; i principali modelli sono: 1. vigilanza istituzionale (o per soggetti); 2. vigilanza per attività; 3. vigilanza per finalità (o per obiettivi); 4. vigilanza accentrata. Ora in Italia abbiamo un sistema di vigilanza misto tra i quattro, non ne abbiamo uno puro. VIGILANZA PER SOGGETTI (ISTITUZIONALE) “Per soggetti” perché prevede che la funzione di regolamentazione e controllo venga svolta da una sola autorità per ogni distinta categoria di intermediari con riferimento a tutte le attività da essi svolte. Ogni organo ha un proprio obiettivo. VIGILANZA PER ATTIVITA’ (FUNZIONALE) “Per attività” perché è l’attività ad essere disciplinata e sottoposta alla vigilanza di una certa Autorità, a prescindere dalla natura giuridica del soggetto che la esercita. VIGILANZA PER FINALITA’ “Per finalità” perché gli intermediari sono sottoposti al controllo congiunto di più autorità, ognuna competente con riferimento a ciascun obiettivo della regolamentazione indipendentemente dalla forma giuridica del soggetto che svolge l’attività e a prescindere da quale attività si tratti. Gli obiettivi sono stabilità, trasparenza e correttezza e concorrenza. VIGILANZA ACCENTRATA (messa in atto in Germania e Inghilterra) Accentrata perché è prevista un’unica autorità di controllo competente (es. FSA) su tutte le tipologie di intermediari, indipendentemente dalla loro natura. La competenza dell’autorità unica si estende a tutti gli obiettivi della regolamentazione (stabilità, trasparenza e correttezza, concorrenza). NUOVO SISTEMA DI VIGILANZA EUROPEA