Storia dei consumi energetici Dagli albori della storia alla fine del 1800 C01 La storia dei consumi energetici è inscindibilmente legata alla storia dell’uomo. Nella storia dell’uomo, la ricerca di qualcosa capace di produrre lavoro ( pensate ad esempio all’utilizzo degli schiavi sin dagli albori della storia), è stata una delle attività dominanti dell’uomo. Si potrebbe anche dire che è l’ossessione della conquista di fonti energetiche che ha fatto e continua a fare la storia dell’uomo. Dalla sua comparsa sulla terra, circa mezzo milione di anni fa, l’Homo Erectus ha imparato a controllare e a generare il fuoco usando legna da ardere. Comunque, e fino a circa diecimila anni fa, l’uomo si è essenzialmente comportato come un predatore prendendo ciò che la natura gli offriva gia pronto come cibo, materiali, energia. Diecimila ani fa l’uomo scoprì l’agricoltura e dette vita ai primi insediamenti stanziali. Comincia allora a crescere la popolazione mondiale e la richiesta di risorse. Si introduce l’aratro e si comincia a far uso della trazione animale. Inizia anche la metallurgia che è una modalità di uso dell’energia e una condizione per aumentarne l’offerta. Successivamente, l’uomo impara ad affiancare alla legna, l’energia del vento per la propulsione delle navi, e quella dei fiumi per la realizzazione dei primi mulini idraulici. E’ sullo sviluppo di dispositivi idraulici che si è basata la protoindustrializzazione dell’Europa. Eventi determinanti per l’avvento della rivoluzione industriale furono lo sviluppo della macchina a vapore e l’uso intensivo del carbone. Nel 1764 James Watt perfeziona la macchina a vapore di Newcomen che ebbe, come principale applicazione, quella di fornire energia alle pompe di estrazione dell’acqua dalle miniere di carbone inglesi. Inizia il passaggio da un’economia fondata sull’uso della legna e della trazione animale ad una fondata sull’uso del carbone e delle macchine. Intorno al 1800, la popolazione mondiale di circa 1 miliardo di persone consuma circa 500 milioni di tep. La seconda metà del 1800 rappresenta un’epoca di fondamentale importanza per il sistema energetico. A seguito della perforazione del pozzo di Titusville del 1859, fa la sua comparsa il petrolio e inizia lo sviluppo del motore a scoppio. L’elettricità esce dal dominio dei fenomeni da baraccone e, grazie all’opera di Thomas Alva Edison, trova immediate applicazioni nell’illuminazione, in elettrochimica e nei motori elettrici. La rivoluzione industriale trova il suo massimo compimento in paesi come la Gran Bretagna, il Belgio e la Germania e nascono grandi agglomerati urbani in prossimità di giacimenti carboniferi. Si espandono a dismisura l’industria mineraria, quella tessile, siderurgica e manifatturiere, oltre all’esplosione del trasporto navale e, successivamente, ferrroviario. Alla fine dell’ottocento, il consumo di carbone supera quello della legna, e diviene il combustibile primario. Il secolo si chiude in un clima di grande ottimismo in cui tutte le attività umane vivono un periodo di intensa creatività ed espansione. Sembra che non ci siano limiti al progesso conoscitivo 1 2 e tecnologico, e al miglioramento delle condizioni di vita che l’inarrestabile sviluppo industriale, innescato da illimitate risorse fossili, promette. Ma sarà così per tutto il secolo successivo e fino ad oggi?