25/06/2012 ADI-R (Autism Diagnostic Interview-Revised): intervista semi-strutturata, somministrabile a partire dai 2 anni, basata sulla descrizione dei genitori relative al comportamento, in 3 aree principali: interazione sociale reciproca, comunicazione e linguaggio, comportamenti ripetitivi e ristretti ADOS (Autism Diagnostic Observation Schedule): 4 moduli in relazione all’età e al grado di funzionamento. Fornisce “pressioni” strutturate e semi-stutturate codificate per: - interazione sociale - comunicazione - gioco. Include saluti, comportamento comunicativo/sociale stimolato, immaginazione, dimostrazione sociale, conversazione, capacità di apprezzare humor e linguaggio. Comprende 4 moduli: dall’assenza di linguaggio espressivo/ricettivo al linguaggio fluente e complesso Viene scelto il modulo che è più corrispondente al livello di linguaggio espressivo del soggetto (bambino o adulto) valutazioni sulla competenza sociale e su quella comunicativa il più possibile indipendenti dagli effetti dello sviluppo linguistico 1 25/06/2012 Expressive Language Level Module Minimum Maximum 1 No speech Simple phrases 2 Three-word phrases/ and not yet verbally fluent Verbally fluent 3 Verbally fluent (Child/younger adolescent) Toys not helpful 4 Verbally fluent (Adolescent/adult) 2 25/06/2012 Strumento di indagine e di osservazione strutturato in 15 punti, somministrato a partire da > 24 mesi: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. 9. 10. 11. 12. 13. 14. 15. RELAZIONE SOCIALE IMITAZIONE RISPOSTE EMOZIONALI UTILIZZAZIONE DEL CORPO UTILIZZAZIONE DI OGGETTI ADATTABILITA’ AL CAMBIAMENTO RISPOSTE VISIVE RISPOSTE UDITIVE GUSTO-OLFATTO-TATTO PAURA-ANSIA COMUNICAZIONE VERBALE COMUNICAZIONE NON VERBALE LIVELLO DI ATTIVITA’ LIVELLO INTELLETTIVO, IMPRESSIONE GENERALE Distingue l’autismo lieve-moderato (30-36 punti) da quello grave (> 37 punti) e presenta una buona correlazione con il DSM. Limiti: non tiene conto della storia passata, dell’esordio e del decorso dei comportamenti indagati - non è in grado di diagnosticare la s. di Asperger PEP-R PROFILO PSICOEDUCATIVO REVISIONATO Schopler, Reichler, Bashford, Lansing & Marcus, 1990 Età: 6 mesi - 7 anni 3 25/06/2012 PEP-3 PROFILO PSICOEDUCATIVO –III edizione E. Schopler. A cura di E.Micheli e S. Villa Il PEP-3 è l’ultima revisione di quello che da oltre 20 anni è riconosciuto a livello internazionale come il più rigoroso ed efficace strumento per valutare i bambini con disturbi autistici e disabilità evolutive. - rileva punti di forza e di debolezza del bambino, utili per tutti coloro che operano e si relazionano con il bambino; - Consente di valutare le aree funzionali e comportamentali del bambino; - Consente di stilare un piano di intervento individualizzato che sia di supporto alla famiglia e ai vari contesti con cui il bambino si relaziona (famiglia, scuola e servizi pubblici e/o privati). 4 25/06/2012 VINELAND ADAPTIVE BEHAVIOR SCALES (Balboni G. e Pedrabissi L., 2003) Range d’età: 2 – 60 anni Scale di valutazione standardizzta del comportamento adattivo, compilate nel corso di un’intervista semi-strutturata rivolta al genitore e relativa alle seguenti aree: COMUNICAZIONE :ricezione, espressione, scrittura ABILITA’ QUOTIDIANE: autonomia personale, domestica, vita di comunità SOCIALIZZAZIONE : relazioni interpersonali, gioco/tempo libero, regole sociali ABILITA’ MOTORIE (fino ai 6 anni): grossolane, fini COMPORTAMENTO ADATTIVO: Comprende tutte quelle attività che un soggetto deve saper svolgere nella quotidianità per raggiungere un livello di autonomia atteso per un individuo di pari età, in un certo contesto culturale. Tre sono gli aspetti cruciali del comportamento adattivo: • l’autonomia: capacità della persona di realizzare compiti e attività importanti sia per la sopravvivenza sia per soddisfare le aspettative sociali • la responsabilità personale: volontà e capacità di prendere delle decisioni e di fare delle scelte rispetto ai propri problemi o alla propria vita • la responsabilità sociale: capacità di sostenere responsabilità come membro attivo della società, ad esempio rendersi economicamente indipendente 5 25/06/2012 Predisposizione genetica individuale Sesso Fattori ambientali Variabilità fisiologica del neuro-sviluppo 6 25/06/2012 • L’autismo si configura come la via finale comune di situazioni patologiche di svariata natura e probabilmente con diversa eziopatologia • Non esiste un marker neurobiologico specifico e quindi l’eziologia e la patogenesi sono sconosciute, tuttavia esistono forti indicazioni che l’autismo costituisca un disordine dello sviluppo cerebrale su base biologica. • È una patologia psichiatrica con elevato tasso di ereditabilità e significativa concordanza in gemelli monozigoti Disturbi neurologici: toxoplasmosi, ecc. P.C.I., cytomegalovirus, emorragie cerebrali, Difficoltà pre-perinatali: minaccia d’aborto, farmaci in gravidanza (VPA), infezione da virus rosolia DISTURBI NEUROLOGICI ASSOCIATI • Alterazioni neurologiche nel 30-50% degli studi (ipotonia, ipertonia, movimenti involontari, impaccio, tremori, ecc.): disfunzione nuclei della base (neostriato) e strutture collegate al lobo frontale o al sistema limbico. • Macrocefalia (12-46%) • Ritardo mentale: Q.I. < 70 nel 70-90% di cui il 40% ha Q.I. < 50 • Epilessia : circa 1/3 dei pazienti ha crisi pevalentemente di tipo parziale con esordio più frequente in adolescenza; la % è più alta in caso di RM severo 7 25/06/2012 • Concordanza in gemelli dizigoti = 4,5% (45 x rischio nella popolazione generale). • Concordanza in gemelli monozigoti = 60% (600 x rischio nella popolazione generale). • Concordanza in gemelli MZ > 90% per il fenotipo allargato. • Forte aumento del rischio da gemelli DZ a gemelli MZ indica “ereditarietà” > 90%. • La predisposizione genetica si estende oltre la diagnosi classica di autismo, includendo il broader phenotype • Relazione diretta fra gravità dell’autismo e broader phenotype nei familiari • Studi familiari: per una coppia con un figlio affetto il rischio di ricorrenza per i successivi figli aumenta del 5-10% 100 Cognitive disorder 90 Concordance rate 80 Social disorder 70 Social and cognitive disorder Autism 60 50 40 •grossa disparità fra i tassi di concordanza dei gemelli MZ e DZ: importanza di fattori genetici •Concordanza molto bassa nei DZ: azione epistatica di più geni 30 •Concordanza 20 10 0 MZ (n=25) DZ (n=20) (same sex) per un più ampio spettro di disturbi sociocognitivi in forma meno grave che nell’autismo: “broader phenotype” Bailey et al, 1995 •Eterogeneità clinica 8 25/06/2012 • Sindromi genetiche specificatamente associate all’autismo: PKU, X-Fragile, Sclerosi Tuberosa (TSC) • Genetica molecolare: evidenza di linkage per autismo a livello di numerosi geni (1p, 2q, 3, 4p, 5p, 6q, 7q, 8, 10q, 11, 12, 15q, 16p, 17q, 18q, 19p, 19q, 22q, Xp). • Geni candidati: Associazione tra il gene trasportatore della serotonina (HTT) nella regione 15q 11-13 e autismo: associato a gravità ambiti sociale e comunicativo - - Adenosine deaminasi 2 - RELN, gene della relina: è localizzato in 7q22. Ruolo fondamentale per: posizionamento dei neuroni (embriogenesi) e rimodellamento delle sinapsi (ruolo post-natale). Autismo complesso Spettro Autistico X-fragile Angelman Smith-Magenis Sotos Cohen Inv-dup 15 Rett Sindromi dismorfico genetiche Sindromi doppie Sd Neurocutanee: NF1, Sclerosi Tuberosa, Ipomelanosi di Ito 9 25/06/2012 • Ipoplasia cerebellare e riduzione di volume del tronco. • Riduzione di amigdala, ippocampo, corpo calloso. • Il rallentamento dell’orientamento dell’attenzione sarebbe correlato al grado dell’ ipoplasia cerebellare (Harris et al, 1999) • La riduzione dell’esplorazione sarebbe correlata al grado di ipoplasia dei lobuli VI e VII e i movimenti stereotipi sarebbero negativamente correlati con le dimensioni dei lobuli VI e VII e positivamente con quelle del lobo frontale (Pierce e Courchesne, 2001) 10 25/06/2012 Le alterazioni neuropatologiche si verificano durante lo sviluppo prenatale. Ciò impedirebbe la connessione funzionale tra le aree coinvolte, impedendo l’acquisizione di abilità cognitive complesse di tipo neuropsicologico e sociale dipendenti dall’integrità del sistema frontale e cerebellare. Lesioni frontali impediscono la flessibilità del pensiero, l’attenzione condivisa, il rapido spostamento attenzionale, l’immaginazione, l’attribuzione di uno stato mentale all’altro, l’iteratività, ecc. L’alterato funzionamento del sistema limbico può giustificare l’incapacità di capire ed esprimere le emozioni, la mancanza di empatia. Una lesione dell’ ippocampo può giustificare l’impossibilità di ricordi personali. Il cervelletto costituisce l’armonizzatore delle funzioni citate, da quella motoria a quella cognitiva, sociale ed emozionale 11 25/06/2012 • Capacità di attribuire stati mentali -credenze, desideri, emozioni e intenzioni- a sé e agli altri e capacità di sentirsi connessi alle esperienze degli altri e di avere una reazione emozionale appropriata allo stato mentale dell’altro (Baron-Cohen, 1993, 1995 e “Teoria dell’essere empatici”, 2002). • L’abilità di inferire false credenze è evidente dai 4 anni di età (Astington,1991; Gopnick, 1988; Moses,1990); esistenza di un modulo innato che fa parte dell’architettura cognitiva del bambino detto “meccanismo della teoria della mente” (Leslie, 1995). • Evidenza di un Deficit di acquisizione della Teoria della Mente e del funzionare in modo empatico negli individui con DA e assunzione che tale deficit sia all’origine della compromissione socio-comunicativa. • Studi fRMN/PET: • soggetti normali network di aree cerebrali costantemente attive durante attività di TOM (Vogeley, 2001; Gallagher, 2000): corteccia mediale prefrontale, giunzione temporo-parietale, poli temporali. • soggetti Asperger e HFA: minore attivazione nelle 3 zone implicate. 12 25/06/2012 anomalie sociali e della comunicazione Deficit capacità essere empatici Essere sistematici Comportamento ripetitivo Ossessioni Isole di funzionamento ed abilità = spinta ad analizzare e costruire sistemi per comprendere e predire il comportamento di eventi riguardanti oggetti senza la caratteristica di agenti. Implica un’analisi nei minimi dettagli per identificare i parametri rilevanti e una comprensione basata su regole e regolarità sottostanti. TEORIA della COERENZA CENTRALE DEBOLE = preferenza per un’elaborazione focalizzata sul dettaglio specifico rispetto all’elaborazione globale con difficoltà nel mettere insieme le informazioni in base ad un significato di livello superiore. Suddivisione in 3 livelli: verbale-semantico, costruttivo visuo-spaziale, Percettivo. Ruolo del “cervello destro”, implicato nell’elaborazione globale, integrativa e sensibile al contesto + ruolo accelerazione crescita neuronale in alcune aree cerebrale con alterazione delle connessioni. (Frith, 1989; Happè, 1996) TEORIA del CERVELLO ESTREMO MASCHILE = presenza di differenze di genere relative a capacità di empatia, uso del contatto visivo, capacità di essere sistematici (Baron-Cohen, 2002) TEORIA della DISFUNZIONE ESECUTIVA = presenza di disfunzione lobo frontale con conseguente accentuazione di comportamenti ripetitivi e stereotipati, considerati quindi negativi; tale teoria non prende in Considerazione il contenuto del comportamento ripetitivo (Ozonoff, 1994, Ozonoff e pennington, 1994, Pennington, 1997) 13 25/06/2012 Neuroni Specchio Questo tipo di neuroni, è stato Individuato nei primati, (Lemuri, scimmie e uomo moderno) e in alcuni uccelli. Nell’uomo è localizzato: nell’area di Broca e nella corteccia parietale inferiore del cervello. Si tratta di cellule del cervello che si attivano sia quando compiamo una determinata azione, sia quando vediamo qualcun altro che la compie. Ci permettono di capire che cosa sta facendo chi ci sta di fronte, senza che sia necessario fare un ragionamento complesso. Preparano il nostro sistema nervoso a imitare le azioni degli altri e a entrare in empatia con i nostri interlocutori. • Aiutano a capire il significato di quanto l’altro sta facendo, di comprendere le sue intenzioni e quindi di prevederne i comportamenti Favoriscono l’imitazione e quindi l’apprendimento • Si sviluppano grazie al rapporto continuo di imitazione reciproca tra madre e bambino: azione di specchio esercitata dal caregiver • Il viso materno riflette al bambino il suo stato emotivo, la sua attività motoria, ripresenta dall’esterno quanto il bambino vive all’interno • I neuroni specchio ricostruiscono all’interno del bambino, attraverso la simulazione, quanto osserva all’esterno (processo di simbolizzazione) 14 25/06/2012 Nell’autismo: • Il deficit dei Neuroni Specchio potrebbe essere causa, concausa o effetto secondario. Ad es. negli autistici precocemente si instaurano schemi anomali di fissazione visiva: guardano meno negli occhi, privilegiano la bocca o gli oggetti • Lo stimolo sensoriale non può essere adeguatamente rivissuto attraverso la simulazione incarnata • Per vicariare i deficit il bambino autistico potenzia al massimo il canale visivo per controllare ciò che non può anticipare • L’esperienza sensoriale risulterà frammentata, modulabile e categorizzabile, spesso bizzarra poco • Il deficit del sistema mirror altera la relazione del bambino con i suoi genitori. Diverse ricerche mostrano che in genere i genitori tendono a divenire più attivi, energici,a privilegiare stimolazioni fisiche, altri possono essere meno motivati alla relazione col loro piccolo • Prima ancora di interventi riabilitativi specifici occorre supportare i genitori nel potenziare l’azione di intervento riflessivo sul bambino per cercare in parte di sostituire e in parte di stimolare il sistema mirror che diversamente potrebbe non essere stimolato a sufficienza. 15