Il mandolinismo pugliese nel primo Novecento

Il mandolinismo pugliese nel primo Novecento
E non mancava pure dal barbiere
L’amen gruppetto dei frequentatori
Che dopo pranzo e nelle tarde sere
Con le chitarre e i mandolini canori
Suonavano operette intere intere
O certi stornelli rubacuori
E tra una canzonetta e uno strambotto
Leggevasi la smorfia per il lotto.
Sergio Azzollini, Il borgo, 1936
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Il mandolinismo pugliese nel primo Novecento
I versi di Sergio Azzollini, scrittore e librettista molfettese vissuto nella prima metà del ‘900,
illuminano icasticamente un frammento di vita di quegli anni ancora poco noto eppure
estremamente significativo. Le chitarre e i mandolini con il loro repertorio basato su fantasie e
trascrizioni operistiche, serenate e “stornelli rubacuori”, musica da ballo (valzer, mazurke, polke,
one-step e persino piccoli swing), hanno infatti profondamente innervato il tessuto sociale e
musicale della Puglia tra l’800 e il ‘900. Non vi è infatti paese pugliese in cui non si trovasse
un barbiere o artigiano mandolinista, un circolo mandolinistico o vere e proprie orchestrine a
plettro capaci di elaborare in formule innovative i prodotti culturali provenienti dai centri
nazionali e di mediare tra istanze sociali e musicali eterogenee, riproponendole non di rado in
formule semi-professionistiche.
I poco numerosi tentativi compiuti per mantenere viva la memoria del mandolinismo pugliese
sono ben lontani dal rendere esaustivamente la complessità di un fenomeno che ha permeato
in profondità la realtà culturale del territorio e che richiede invece un’attenta e olistica analisi, nei
suoi molteplici aspetti
. Se s
i esclude il piccolo ma interessante saggio di Gianluca Longo sul mandolino nel Salento
mancano studi in tal senso. Eppure la crescente attenzione della “new musicology” e delle
attuali scienze sociali e antropologiche ai fenomeni di ricezione e fruizione periferica dei prodotti
culturali nazionali è assolutamente organica e coerente con la rivalutazione del mandolinismo
tout court
in quanto voce non secondaria della volgarizzazione e trasmissione di generi e modelli colti fin
nelle “periferie” più lontane. E’ noto quanto ad esempio i mandolinisti abbiano contribuito a
diffondere in tutta Italia e nelle classi sociali più eterogenee l’opera lirica attraverso esecuzioni
private nei salotti più in vista delle città (le “accademie musicali”, come venivano chiamate ai
primi del ‘900) o attraverso esecuzioni pubbliche nelle sale da barba di ogni città. Discorsi
analoghi si potrebbero fare per i ritmi “ballabili” provenienti dall’estero, prima dall’area
mitteleuropea e poi dalle Americhe, i quali hanno visto nelle orchestrine a plettro delle
fondamentali cinghie di trasmissione.
Da questo punto di vista la Puglia si presenta come un osservatorio ideale di tali fenomeni.
Storicamente caratterizzata da una forte urbanizzazione a vocazione agricola eppur lontana dai
centri nevralgici della cultura nazionale (Napoli, Roma, Milano, Venezia, Torino, Firenze...), la
Puglia si distingueva in quegli anni per la sua capacità di appropriarsi in formule originali di
quella letteratura musicale di cui non poteva fruire direttamente. Non è certamente casuale che
la Puglia sia la patria riconosciuta della “banda da giro”, esempio notevole di un dilettantismo
tutto pugliese con evidenti torsioni professionalizzanti capace di riplasmare a suo modo le
tendenze culturali nazionali. Ciò vale anche per il meno conosciuto fenomeno mandolinistico
che in comune con le bande condivideva repertorio e capacità di assimilazione di codici
eterogenei da riproporre in formule nuove e interessanti. I dilettanti pugliesi devono esser quindi
letti con attenzione in quanto potrebbero essere espressione di una peculiarità “tutta pugliese”
della produzione e fruizione della cultura, con interessanti riverberi anche sull’attuale modalità di
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percezione della vita culturale pugliese. Il mandolino in Puglia è pertanto un punto
d’osservazione privilegiato per analizzare in modo non banalmente campanilistico o “museale”
processi culturali ancora poco noti a livello nazionale.
Una foto dell'Orchestra a Plettro "Città di Molfetta", diretta da Sabino Andriani
scattata negli anni Sessanta
In quest’ottica le associazioni mandolinistiche e i tanti barbieri mandolinisti che costellavano la
vita sociale di ogni paese pugliese assumono il profilo di veri e propri laboratori musicali e di
vivaci centri di aggregazione sociale con vocazione interclassista. La capillarità del fenomeno
spesso consentiva ad alcuni dei protagonisti del mandolinismo pugliese di affermarsi anche a
livello nazionale con scelte innovative e di assoluta personalità. E’ per esempio il caso dei
mandolinisti molfettesi che negli anni ’30 vinsero concorsi nazionali organizzati dalla rivista
milanese “Il plettro” (all’epoca la voce più autorevole del mandolinismo italiano), registrarono
per l’EIAR (l’antenata della RAI), si distinsero per le originali trascrizioni di opere liriche e delle
marce funebri per la Settimana Santa tanto amate dai molfettesi, ricevettero apprezzamenti
ufficiali e composizioni a loro dedicate dal noto mandolinista trentino Giacomo Sartori. E’ il caso
dei circoli mandolinistici baresi guidati da Stefano Di Leone, inventore della “sordina” per
mandolino per la quale ricevette apprezzamenti ufficiali nelle Esposizioni Universali di Torino e
Bruxelles e il plauso della Regina Margherita. E' il caso del mandolinista altamurano Antonio
D'Alesio, vincitore nel 1893 della medaglia d'oro in due concorsi per composizioni per strumenti
a plettro che gli consentirono una straordinaria diffusione a livello nazionale delle sue
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composizioni e riconoscimenti anche all'estero. E’ il caso dei mandolinisti di Minervino Murge
che negli anni ’30 furono invitati dal Governo Centrale ad esibirsi a Roma durante la
Manifestazione del Folklore Nazionale. E’ ancora il caso dell’orchestra a plettro di San Severo
che si distinse negli anni ’30 per le numerose registrazioni effettuate nella sede regionale
dell’EIAR. E la lista potrebbe allungarsi inserendo Andria, Ostuni, Fasano, Canosa, Noci, San
Vito dei Normanni, Lecce, Parabita…
La tradizione mandolinistica ha costituito pertanto un ganglio importante della vita sociale e
musicale della Puglia le cui numerose sfaccettature possono illuminare aspetti essenziali ma
ancora non del tutto noti della identità regionale.
Fedele DEPALMA
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