TESTO: “PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO” DI JOHN SANTROCK – QUESITI DI RIPASSO ESAME: PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO – 8 CFU PARTE 1 - LA NATURA DELLO SVILUPPO INFANTILE CAP. 1 – INTRODUZIONE PAR. 1 – LO SVILUPPO INFANTILE - IERI E OGGI Domande: 1. Cos’è lo sviluppo? In che termini è stata considerata l’infanzia nel corso della storia? 2. Quali sono le caratteristiche fondamentali del moderno studio dello sviluppo infantile? 3. Quali sono alcune delle attuali problematiche legate ai bambini? Risposte: 1. Lo sviluppo comprende le dinamiche di cambiamento che si verificano lungo il corso della vita; nel corso della storia, l’infanzia, l’età dello sviluppo non ha mai goduto di ampia considerazione. Da una ricerca del 1962 (svolta da Philippe Ariès) sappiamo che, intorno al 1600 le società non attribuivano status particolare ai bambini. In ogni periodo storico i filosofi hanno speculato parecchio sulla natura e sull’accrescimento dei bambini. Sono tre le principali prospettive storiche che hanno segnato gli approcci alla psicologia dello sviluppo: nel Medioevo predominava la prospettiva del peccato originale secondo cui i bambini erano malvagi dalla nascita e l’educazione sarebbe stata portatrice di salvezza; John Locke diede sostegno alla prospettiva della tabula rasa secondo cui i bambini sono “tavolette raschiate” che necessitano della “marcatura” dell’educazione e delle esperienze che li porteranno ad essere membri attivi della società in età adulta. Terzo aspetto delle prospettive storiche è costituito dal costrutto pedagogico- filosofico di Jean-Jacques Rousseau: la “prospettiva della bontà innata” secondo cui, i bambini, essendo buoni dalla nascita, dovrebbero godere di libertà , e così, genitori ed educatori dovrebbero ridurre al minimo vincoli e punizioni. 2. L’innovazione che ha caratterizzato il moderno studio dello sviluppo infantile è stata l’affermazione della psicologia come scienza empirica. Già gli studi nelle scienze naturali sottolineavano l’importanza degli esperimenti e delle osservazioni attendibili. Tra i primi studiosi della psicometria si affermarono Alfred Binet, Stanley Hall e Alfred Gesell, e si applicarono, in particolare, sugli studi di: memoria, attenzione, deficit psichici, intelligenza e gioco. Altri apporti (contributi) scientifici di grande rilievo arrivarono da Sigmund Freud, John Watson, James M. Baldwin, e non meno importante, Jean Piaget. 3. La visione contemporanea dell’infanzia, in Occidente inquadra una fase dello sviluppo assai ricca di vicende che preparano culturalmente e socialmente i piccoli durante il percorso di crescita che evolve verso l’età adulta; al tempo stesso, è di primaria importanza guardare costantemente verso i più rilevanti principi di tutela dell’infanzia, come ad esempio le normative sul lavoro minorile, la giustizia minorile che osserva e segue l’iter giudiziario dei minori autori di reati, ma anche dei reati commessi ai danni dei minori, o ancora, le politiche sociali che si occupano del reinserimento 1 familiare e sociale dei soggetti in condizioni di disagio, le politiche scolastiche che trattano il recupero di bambini e ragazzi psichicamente/fisicamente minorati al fine di favorirne l’integrazione armoniosa nel contesto scolastico- culturale, e così via. È opportuno valorizzare l’infanzia come un momento speciale di crescita e cambiamento, e investire molte risorse nella cura e nell’educazione dei propri figli. CAP. 1 – INTRODUZIONE PAR. 2 – PROCESSI E PERIODI DI SVILUPPO Domande: 1. Quali sono i tre processi evolutivi chiave? 2. Quali sono i cinque principali periodi evolutivi? Risposte: 1. I tre principali processi evolutivi chiave sono i processi biologici, cognitivi e socio-emotivi. I processi biologici comprendono i cambiamenti fisici e fisiologici dell’individuo, quelli cognitivi riguardano pensiero, intelligenza e linguaggio; i processi socio-emotivi riflettono la sfera dell’interazione sociale, le relazioni con gli altri, le emozioni e la personalità. Tutti i processi evolutivi sono strettamente connessi tra loro; quindi, per studiare lo sviluppo di un bambino nel suo complesso, è opportuno ricordare che mente e corpo sono interdipendenti. 2. I cinque principali periodi evolutivi sono: periodo prenatale, prima infanzia, seconda infanzia, fanciullezza e adolescenza. Il periodo prenatale va dal momento del concepimento alla nascita, la prima infanzia comprende il periodo che va dalla nascita sino ai 18-24 mesi d’età; la seconda infanzia, o età prescolare, comprende la fascia dai 2 ai 5-6 anni, la fanciullezza dai 6 agli 11 anni (età scolare); l’adolescenza, invece, va dai 10-12 anni ai 18-22. Durante il periodo prenatale la cellula uovo fecondata si accresce fino a diventare un organismo fisiologicamente completo e impiega circa, mediamente, 9 mesi di tempo (neonatal period); durante la prima infanzia (infancy) cominciano molte attività psicologiche e fisiche ed è un momento di assoluta dipendenza dagli adulti; la seconda infanzia, o early childhood, è caratterizzata dall’acquisizione di autosufficienza, maggiore autonomia, impegno nelle attività didattiche prescolari, attività ludica dominante, approccio intenso con i coetanei. La fanciullezza segna l’età scolare e i bambini vengono guidati nell’avvio del percorso formativo-educativo e imparano a costruirsi degli obiettivi; l’adolescenza segna il passaggio tra l’infanzia e l’età adulta e osserva distacco dall’ambiente familiare, alterazioni e modifiche fisiologiche legate allo sviluppo della sessualità, ricerca dell’indipendenza e della formazione di ideali. 2 CAP. 1 – INTRODUZIONE PAR. 3 – QUESTIONI RELATIVE ALLO SVILUPPO Domande: 1. 2. 3. 4. Cos’è la questione natura-cultura? Cos’è la questione continuità-discontinuità? Cos’è la questione prime esperienze-esperienze successive? Qual è la strategia migliore per valutare le questioni legate allo sviluppo? Risposte: 1. La questione natura-cultura sottende allo scontro scientifico della teoria che sostiene la predominanza dell’eredità biologica contro quella che invece promuove l’importanza dell’influenza del contesto culturale. I sostenitori della natura tendono ad evidenziare l’influenza di quelle caratteristiche che sono geneticamente impresse nell’individuo; altri psicologi sottolineano l’importanza della cultura per lo sviluppo, ovvero delle esperienze derivate dall’ambiente. Tali esperienze coinvolgono vari aspetti della vita dell’individuo, dalle circostanze biologiche fino a quelle sociali. 2. Il dibattito continuità-discontinuità è volto a determinare se lo sviluppo è costituito da cambiamenti graduali e cumulativi (continuità) o da fasi distinte tra loro (discontinuità). Gli studiosi che considerano l’aspetto culturale come predominante, ritengono che lo sviluppo dell’individuo sia un processo graduale e continuo, come nell’esempio del germoglio che diventa quercia. Secondo la teoria della discontinuità, ciascuna persona viene considerata in transizione attraverso una serie di fasi durante le quali il cambiamento è qualitativo piuttosto che quantitativo, come nel caso del bruco che si trasforma in farfalla, quindi in un tipo diverso di organismo. Lo sviluppo umano, effettivamente, rispecchia una serie di cambiamenti evolutivi qualitativi e discontinui, non quantitativi e continui. 3. Il problema relativo alla questione della rilevanza delle prime esperienze o piuttosto di quelle successive, ci riferisce che per gli studiosi che considerano le prime esperienze come un aspetto determinante nello sviluppo del bambino, la vita è un percorso ininterrotto nel quale una certa qualità psicologica può essere ricostruita a partire dalle origini. Per coloro che, invece, appoggiano la rilevanza delle esperienze successive, lo sviluppo è come un fiume che scorre continuamente. 4. La strategia migliore per valutare le questioni legate allo sviluppo consiste nel controbilanciare aspetti relativi a natura-cultura, discontinuità-continuità, prime esperienze-esperienze successive, in quanto, delle esperienze gratificanti possono compensare altri deficit psico-sociali. 3