Allo “SpazioY” la presenza di due artiste come Primarosa Cesarini Sforza e Lea
Contestabile è già di per sé un dato da registrare e su cui riflettere, in quanto pur nella
breve ma intensa “vita” di questo spazio (che per la sua natura autogestita si configura
come luogo autentico & alternativo) dimostra per scelte e progetti dei soci promotori
(artisti anch’essi) un processo di crescita artistico-politico non scontato né marginale, in
un contesto di involuzione-culturale-economica che da anni corrode la società del
nostro paese, (ma forse potremmo, fatte le dovute proporzioni, condividere ciò con ogni
parte del “mondo” dominato dalla finanza del post-capitalismo).
L’ “incontro” di Lea e Primarosa è avvenuto ormai più di otto anni fa nella galleria “Arte
e Pensieri” di Roma in un duale dal titolo evocativo “sguardi riflessi”. Questo incontro
ha stabilito tra le due artiste un sodalizio che procede e si sviluppa senza sosta e questa
ulteriore mostra lo conferma; ricordo tra le altre loro esposizioni oltre a Roma, Istanbul,
Madrid, Spoleto. Tra le due un rapporto artistico, dicevo, che comprende più di una
condivisione, non ultima la profonda assonanza tra i linguaggi scelti ed indagati, il senso
politico di fare arte.
Già molto è stato scritto su di esse come “sorelle gemelle” sottolineato da Antonello
Rubini a Carlo Fabrizio Carli, o colto e approfondito dai testi di Anna Cochetti ed altri.
Pur condividendo di fondo questa sostanziale “similitudine” penso che non sia però
raro individuare le discrepanze e le diversità che corrono tra loro, proprio per la “libertà”
e le possibilità di scelta dei linguaggi utilizzati. Il profilo di ognuna è ben preciso e
“leggo” nelle rispettive opere quasi un controcanto sia del proporre che del fare. In Lea e
Primarosa vedo due protagoniste con la propria “storia” per lo stesso “romanzo da
narrare”. A volte poi anche i principi formativi se non opposti risultano senz’altro
distanti, ed i singoli approdi sono evidentemente ben distinguibili sia nella forma che nel
contenuto come nelle opere qui presenti allo Spazio Y.
La Contestabile propone una installazione strutturata su più livelli e spazi anche
temporali, assemblando opere, sagome, silhouette con ceramiche e trame con ricamatepoesie, colte e tessute dal più profondo intimo vissuto, un vissuto approfondito senza
dicotomie tra segno e sogno tra quotidianità e narrazione, un casellario reiterato
interconnesso tra il mondo dei piccoli ritratti ovali fatto di nonni zie e nipoti cuciture ricuciture, restauri di vite e ricami preziosi, doni da curare, una cura della memoria da
rinnovare, una cura per ogni giorno e per ogni notte, un sentimento da non cancellare,
una memoria composta ma non ferma, forte da far leggere come muro impalpabile di un
filo di refe, di seta e di ferro e piombo, una preghiera per ripartire, affetti da custodire
come fuoco per una forgia mai spenta, un antropologia vera ed immaginifica, riletta in
un ex-voto oltre la soglia del conforto, altra tessera per un mosaico fatto di perle sempre
luminose, illuminanti sgranano racconti dove si culla si forma e s’è formata Lea, il suonostro mondo fino all’alba della propria coscienza-conoscenza. In Lea esiste un disegno
“politico” trasversale che dal privato muove al pensiero condiviso ed al centro pone
come oggetto il recupero di una cultura sociale, per una attiva coscienza collettiva che
sappia riconoscere e vivere la propria identità e le proprie radici.
La Cesarini Sforza presenta tre grandi carte (nello specifico carta da “spolvero”) eseguite
con grafite, pastelli ad olio e piombo. Una scelta, quella di Primarosa, che propone
elementi che appartengono sì alla quotidianità ma non necessariamente “prodotti” dalla
propria esperienza, “pesca” ed elabora più in generale nella realtà fatta di oggetti-fiorianimali, elaborati riletti non senza una “critica”che rende il rappresentato ricco di
suggerimenti lirici, evocanti un mondo mai normalizzato ma sospeso tra equilibri sempre
precari. Queste tre opere esposte come sequenziali, sono disegni-dipinti scanditi da una
riquadratura a matita, che funziona anche come suggerimento lievemente spaziale. I
soggetti dominanti rappresentati sono il prototipo di sedie dalla forma usuale-comune.
Nel primo foglio ne figurano due parzialmente “ancorate” ad un fondo di grafite scura,
ma in realtà già in procinto di lievitazione con due rossi e un po’ inquietanti uccelli. Nella
seconda carta tre sedie capovolte vaganti nello spazio definite da un bianco con al centro
un fiore anch’esso capovolto, un probabile cardo ricavato ritagliato da una lamina di
piombo e questo mi rimanda ad un asfodelo che cola o piangente colori.
Nel terzo foglio l’artista colloca sempre spazialmente in crescendo quattro sedie
evidenziate da un bianco calcinoso che sa di “disinfestante” di una peste passata ma
sempre incombente.
“Donne non si nasce si diventa” scriveva Simone de Beauvoir e a me piace parafrasare
questo assunto in “artisti/e non si nasce ma si diventa” e addizionando per due posso
affermare che Lea e Primarosa confermano con il loro sodalizio e profondo impegno
tutto questo.
Bruno Aller
gennaio 2017