testo e foto di Luca Cavallo Villa Arconati

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testo e foto di Luca
Cavallo
Villa Arconati
Villa Arconati sorge nel Parco delle Groane, nella frazione di Castellazzo di Bollate.
L’edificazione della Villa inizia nel 1500, concepita come piccola residenza di campagna di un signore
locale, ha subito varie modifiche a partire dal 1610 col passaggio di proprietà agli Arconati, fino a
raggiungere il suo massimo splendore nel XVIII secolo.
L’ingresso
alla
Villa
è
preceduto
da
un
viale
chiamato Viale dei Leoni
all’inizio del quale vi sono due
obelischi e quattro statue di
felini.
Due file di carpini bianchi
costeggiano il viale, alla fine del
quale troviamo la cancellata
che dà sulla Villa.
Come detto precedentemente, Villa Arconati fu modificata a
partire dal XVII secolo; le modifiche apportate consistevano
nell’ imitare la struttura architettonica e lo sfarzo della Reggia di
Versailles in Francia, la quale fu una delle prime maestose regge
d’Europa.
Lo stile che si può ammirare sia all’interno che all’esterno della
Villa è il barocchetto lombardo, molto usato dai nobili lombardi
nel XVIII.
La facciata dell’edificio è caratterizzata da una serie di statue in
pietra che rappresentano dei Generali che conquistarono varie
regioni d’Europa rappresentate sulla facciata con dei busti.
La Villa presenta due corti semichiuse, una che dà sul Viale dei
Leoni e l’altra sul giardino.
Il giardino di Villa Arconati è il classico esempio di “giardino alla francese” con viali rettilinei, giochi
d’acqua ed elementi architettonici. Il parco nel 1700 brulicava di carrozze, dame che passeggiavano
per i sentieri alberati e struzzi che camminavano sull’erba a simboleggiare l’internazionalità della
famiglia Arconati.
Alcuni esempi di fontane presenti nel giardino di Villa Arconati sono:
La fontana del Delfino, da poco restaurata,
era utilizzata come luogo di esposizione dei
vasi di agrumi che gli Arconati coltivavano
nella Limonaia.
La Scalinata dei Draghi è caratterizzata da due
statue di creature fantastiche, dalle quali sgorgavano
zampilli d’acqua che ricadevano in ognuna delle
quattro vasche sottostanti. La scalinata è composta
da un mosaico di ciottoli di pietre bianche e nere,
molto di moda nel 1700.
La Fontana del Teatro di Diana è una
spettacolare struttura presente verso la parte
finale del giardino; in passato era utilizzata
come teatro all’aperto dedicato alla dea Diana;
infatti la caccia era uno sport molto apprezzato
dagli Arconati, del resto come da tutti i nobili
del 1700.
La dea è rappresentata con in mano un arco e
delle frecce ed è circondata dai suoi fedeli cani.
Antistante alla statua vi è una fontana con due
creature fantastiche che tengono le loro code
da pesce incrociate.
Il percorso nel giardino di Villa Arconati prosegue con la visita alla Limonaia, o in francese
Orangerie, una struttura dove si coltivavano agrumi in appositi vasi che durante le stagioni calde si
esponevano all’aperto vicino alla fontana del Delfino. La serra è caratterizzata da sculture di putti sul
tetto e una rientranza semicircolare dove al suo interno vi è la statua del dio Bacco e la Torre delle
Acque.
Nell’angolo più remoto del parco, dove il tempo sembra aver reso più selvaggio e naturale il ricco
giardino degli Arconati, si erge in tutta la sua decadenza l’ ex voliera, dove risiedevano uccelli esotici
come pappagalli, pavoni e come detto precedentemente anche gli struzzi.
La voliera era unita ad un Casino di Caccia, oggi purtroppo inesistente, dove i nobili che praticavano
questo sport vi risiedevano per più giorni o depositavano la selvaggina.
Ritornando verso la Villa, percorrendo stagni e viali alberati da siepi geometriche, si sbuca nel più
ampio spazio del giardino, in quest’area vi è una delle facciate più belle e maestose di tutta Villa
Arconati. Questo lato dell’edificio è facilmente riconoscibile dalla presenza dell’enorme frontone,
dove al suo interno vi era un osservatorio, dal quale si poteva ammirare il Duomo di Milano in
lontananza.
Appena entrati nella Villa a sinistra troviamo un
portone in legno dal quale si accede agli interni di
Villa Arconati.
Come ogni residenza nobiliare che si rispetti il primo
impatto visivo è dato dallo Scalone d’Onore, in
questo caso presenta una balaustra in pietra, una volta
a cupola (resa ancora più alta dalla presenza
dell’affresco), pareti ricoperte da affreschi e per
ultima, ma non per importanza, una copia della
celebre statua di Laocoonte divorato insieme ai suoi
due figli dai serpenti giganti.
La seconda stanza del Piano Nobile che si può ammirare è il magnifico Salone dei Galliari, esso è
uno dei più grandi di Villa Arconati, voluto da Giuseppe Antonio Arconati era utilizzato come sala da
pranzo o come sala di accoglienza per i visitatori.
Il salone fu creato dopo l’edificazione della Villa, è per questo che non si è potuto alzare il soffitto per
problemi strutturali, di conseguenza gli Arconati chiamarono a corte i Galliari, che cercarono di
rendere il salone il più ampio possibile attraverso la pittura a Trompe l’oeil.
Percorrendo il Piano Nobile di Villa Arconati si arriva nella sala da ballo che è una galleria con la
volta ricoperta da stucchi dorati su uno sfondo azzurro pastello.
L’idea di dedicare la sala da ballo ad una galleria è un altro chiaro riferimento alla Reggia di
Versailles, la quale ha una delle gallerie barocche più belle del mondo, ovvero la Galleria degli
Specchi.
La sala da ballo degli Arconati ha dieci specchi in tutta la galleria, questi avevano la funzione di
riflettere la luce delle candele, che erano poste davanti a essi, esaltando così l’oro degli stucchi sul
soffitto ; ancora oggi si nota il perimetro di ogni singolo specchio annerito dal fumo.
Una cosa che salta all’occhio del visitatore è il fatto che in questa sala vi è una completa assenza di
affreschi e una scarsa presenza di ricchezza sui muri; questo è dovuto al fatto che gli Arconati
volevano mettere in risalto i pomposi abiti delle dame mentre danzavano, anziché convogliare
l’attenzione sulla sala da ballo.
La stanza adiacente alla sala da ballo di Villa Arconati fu un
luogo polifunzionale usato come salotto per la musica oppure
per parlare di affari . Le decorazioni sono simili alla sala
precedente, ma su una tonalità lilla.
L’ ultima sala visitabile al primo piano è la
biblioteca, dove non è rimasto nulla all’interno,
ma nel 1700 la famiglia Arconati acquistò il
Codice Atlantico di Leonardo da Vinci, solo in
seguito fu donato alla Pinacoteca Ambrosiana di
Milano.
All’interno del Codice Atlantico vi sono
racchiuse varie annotazioni, disegni di
esperimenti o scoperte che fece Leonardo
durante la sua vita.
La nobile famiglia Arconati si interessava particolarmente all’ingegneria e alle arti classiche, infatti la
famosa Torre delle Acque, presente nel giardino della Villa, contiene al suo interno tutti i meccanismi
che fanno funzionare le fontane. Gli Arconati la costruirono seguendo le indicazioni e gli studi di
Leonardo presenti all’interno del Codice Atlantico.
Attraverso una strettissima scala a chiocciola si
arrivava ai bagni che a quel tempo costituivano
una grande novità perché normalmente si
usavano solamente dei vasi da notte.
Il pian terreno di Villa Arconati era utilizzato
come appartamento per i Signori, dato che le
stanze erano molto più fresche.
Una particolarità di tutto questo piano riguarda i
soffitti, infatti non sono più a volta come tutti
quelli del piano nobile, ma sono formati da delle
travi in legno posizionate secondo la tecnica del
“sopra sotto”, rustuche, ma allo stesso tempo raffinate grazie alla presenza di affreschi.
Nella foto a destra possiamo notare delle
cornucopie dipinte sopra le porte a
simboleggiare la prosperità della famiglia
Arconati.
A Villa Arconati non vi era
un’abbondanza di damaschi o
marmi, tutto ciò veniva dipinto
sulle pareti, come i questa
stanza.
Il mosaico al centro della sala
rappresenta due iniziali, la B e la
A, infatti l’ultima famiglia che
abitò Villa Arconati fu la
famiglia Busca.
Fino al XVIII secolo in ogni edificio non esistevano i corridoi, ai
giorni d’oggi ogni casa ne ha almeno uno, ma fu solo una
“invenzione” che avvenne dopo il 1700.
Fino a quell’epoca si passava direttamente da una stanza all’altra.
Il piano terra si conclude con il Museo, quest’ultimo fu
fondato e aperto da Giuseppe Maria Arconati, che era
un grande collezionista.
Vi è conservata la statua di Pompeo Magno alta tre metri
acquistata da Galeazzo Arconati a Roma.
Antonio Canova la definiva come una delle poche statue
che gli davano la giusta ispirazione per le sue sculture;
infatti egli andava spesso a Villa Arconati per studiare la
monumentale statua.
La leggenda vuole che ai piedi della scultura fu
assassinato Giulio Cesare.
Secondo gli storici odierni la statua non rappresenta
Pompeo, ma bensì l’Imperatore Tiberio.
Adiacente alla sala del museo al piano terra c’è un altro
cortile che porta verso le scuderie di Villa Arconati.
Alle scuderie si può accedere sia dall’esterno che dalla
corte interna.
Esse presentano un soffitto a semibotte molto bello dal
punto di vista estetico e molto pratico dal punto di vista
strutturale perchè il carico della struttura sovrastante si
distribuisce meglio sia sulle colonne e sia sui muri.
All’epoca era inusuale mettere elementi d’arredo in luoghi
frequentati da animali o dalla servitù, ma a Villa Arconati
in fondo alle scuderie vi è una imponente statua con base a
semicerchio e sovrastata da una coppia di tende che
mettono in risalto lo stemma della famiglia Arconti.
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