Maurizio Chiodi
L’ETICA: DA ATENE A GERUSALEMME A ROMA
Chiesa S. Bernardino di Lallio, 20 dicembre 2016
Partiamo dall’analisi dell’epoca contemporanea con la riflessione di P. Ricoeur (Aux sources de la culture
francaise, in Sciences humaines 1998). Con la cultura europea, dice Ricoeur, oggi noi ereditiamo l’idea della
tolleranza, espressa la prima volta all’indomani della Pace di Vestfalia (1648) che poneva fine alla Guerra dei
trent’anni tra cattolici e protestanti, in cui i motivi religiosi si mischiavano a problemi politici e sociali.
Tolleranza da allora significa rifiuto di imporre il proprio modo di vivere e di credere. La tolleranza, continua
Ricoeur, si è affievolita e oggi rischia di sfociare nell’indifferenza: nell’implosione dell’idea di verità dove
“tutto si appiattisce, tutto si consente, tutto viene consumato, tutto diviene nulla. La verità scompare
nell’opinione fragile, aleatoria, passeggera, instabile, incerta, eternamente sospesa, indecisa, sempre
opinabile.” La verità fa paura. “Tu puoi dire quello che vuoi, tanto non mi interessa.” Non c’è passione di
ascolto.
Nella crisi di oggi si aggiunge l’ombra della potenza tecnica e scientifica: tutto si può controllare, il resto passa
in secondo ordine. “Si rischia di smarrire il sentimento di stupore di fronte al buono, al vero, al bello, all’altro.
Si perde il senso profondo della relazione rifugiandosi in un individualismo che carica la libertà di un peso che
non può portare” relazione che è costitutiva dell’identità dell’uomo.
Il presente è un momento di crisi che, come dice il termine greco, significa giudizio e scelta. Per questo la
cultura europea ha un passato di straordinaria ricchezza che aiuta. Occorre un ripensamento per dare vigore
alla nostra società e alla nostra democrazia che rischia di poggiare sul vuoto. Questo il pensiero di Ricoeur.
L’etica cristiana ha un debito evidente nei confronti della cultura classica. Lo individua bene S. Tommaso
d’Aquino. L’agire dell’uomo tende alla felicità che per i romani era la beatitudo, per i greci l’eudaimonia. Lo
sforzo per raggiungere la felicità comporta una vita virtuosa; l’uomo felice non può che essere l’uomo virtuoso
(Aristotele). Lo schema delle quattro virtù cardinali, prudenza, giustizia, fortezza, temperanza, è ripreso da
Platone. Infine l’idea di legge naturale viene dallo stoicismo, quello che passerà nel giusnaturalismo.
Con tale bagaglio, e non solo, l’etica cristiana ha dovuto confrontarsi con la sfida della modernità, prospettatasi
nell’idea kantiana di autonomia, nella rivalutazione romantica del sentimento, nella scoperta freudiana
dell’inconscio, nella visone del mondo apportata dalla scienza, nella riscoperta del soggetto fatta dalla filosofia
del Novecento, nella coscienza portata a tema dalla fenomenologia, e così via. L’etica teologica non ha avuto
un facile confronto, barricata dietro un approccio intellettualistico, poco attenta al lato affettivo. Necessita
perciò di una nuova antropologia: una riflessione sull’uomo, uomo faber, che produce, ma anche sapiens, che
riflette; l’uomo che è persona nella centralità della coscienza, che ha radici, l’uomo storico, nella relazione e
perciò responsabile.
L’etica cristiana si fonda sulla persona di Gesù, l’Emmanuel, il Dio con noi. Il Vangelo è la buona novella di
Gesù, “scandalo per gli ebrei, stoltezza per i pagani”. Gesù annuncia la gratuità di Dio e monda la storia
dell’uomo. La novità cristiana è sulla scia dell’eredità giudaica in cui il dono viene prima del comandamento.
Ad Adamo è fatto divieto di mangiare dei frutti dell’albero della conoscenza del bene e del male, divieto non
rispettato perché Adamo non si fida di Dio. L’albero è il dono grande di Dio nella sovrabbondante offerta degli
altri alberi del giardino.
I due comandamenti annunciati da Gesù riprendono passi dell’Antico Testamento - “amerai il signore tuo dio”
(Deuteronomio) “amerai il prossimo tuo” (Levitico) - sono incomprensibili al di fuori della storia dell’alleanza tra
Dio e l’uomo. Nel Vangelo di Marco Gesù parla di “tempo compiuto”, il tempo della decisione (kairos), che non
è semplice tempo cronologico (kronos). Inaugura il tempo della speranza con un insegnamento sorprendente:
“è stato detto, amerai il tuo vicino e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici”; “pregate per
quelli che vi perseguitano affinché siate figli del Padre che è nei cieli e fa sorgere il sole sui malvagi e sui
buoni, e fa piovere sui giusti e gli ingiusti” (Matteo 5). Con il suo agire Gesù conferma la promessa di un Dio
buono e creatore. All’origine dell’identità dell’uomo c’è l’Altro che dice: mi prenderò cura di te.
A cura di Mauro Malighetti