stagione 2009-10, numero 8, 2 febbraio 2010 in questo numero ›E pensare che c’era il pensiero ›Un giorno in arancione ›L’impresario delle Smirne ›Il dio della carneficina ci sono infiniti modi di essere presenti sulla scena. il nostro, storicamente, sta nel fare che ciò accada. molto, molto prima che il sipario si alzi generali è lì. Generali. dove c’è arte. Politeama Rossetti E PENSARE CHE C’ERA IL PENSIERO L’IMPRESARIO DELLE SMIRNE di Carlo Goldoni regia di Luca De Fusco con Eros Pagni società dei concerti Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★ Platea A-B € 29/€ 24 Platea C € 21/€ 17 Gallerie € 16/€ 13 società dei concerti il dio della carneficina Sala Bartoli 20.30 AP ★ 16.00 E 20.30 A 20.30 B ★ aggiungi un posto a tavola di Garinei & Giovannini regia di Pietro Garinei e Sandro Giovannini musiche di Armando Trovajoli con Gianluca Guidi, Enzo Garinei Platea A-B 3★ Platea C-I Galleria 2★ II Galleria 1★ Platea A-B € 40/€ 35 Platea C € 36/€ 30 I Galleria € 30/€ 25 II Galleria € 25/€ 20 Loggione € 7,50 20.30 M 16.00 20.30 20.30 O 16.00 fam 20.30 N 20.30 AP ludovico einaudi Nightbook Tour 21.00 romeo e giulietta di William Shakespeare regia di Ferdinando Bruni Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★ Platea A-B € 29/€ 24 Platea C € 21/€ 17 Gallerie € 16/€ 13 20.30 PRI 16.00 E 20.30 A 20.30 B 20.30 C 6 21.00 7 17.00 febbraio mar 9 febbraio gio 11 febbraio 20.30 le fiamme e la ragione 21.00 10 20.30 B 16.00 P 21.00 5 febbraio mer 16.00 D società dei concerti Evita, Nicola Piovani “Epta” un giorno in arancione songspiel di Gianni Gori messinscena di Luciano Pasini con Mario Valdemarin, Anna Maria Castelli voce Posto unico 1★ Biglietti Posto unico interi € 16 ridotti € 13 8 16.00 E 20.30 C 4 febbraio ven 21.00 21.00 febbraio lun 20.30 Platea A-B 2★ Platea C - Gallerie 1★ Platea A-B € 29/€ 24 Platea C € 21/€ 17 Gallerie € 16/€ 13 febbraio gio febbraio dom 16.00 D 20.30 A Evita febbraio sab 20.30 C di Yasmina Reza regia di Roberto Andò con Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon, Silvio Orlando 2 3 20.30 PRI 20.30 PRI mar febbraio mer ven 12 febbraio sab Les Ballets Trockadero de Monte Carlo, Balletto della Georgia, La trilogia delle villeggiatura Les Ballets Trockadero de Monte Carlo, Balletto della Georgia, La trilogia delle villeggiatura 13 febbraio dom 14 febbraio lun 15 21.00 16 21.00 17 21.00 18 21.00 19 21.00 ultimo giorno 20 17.00 21.00 21 17.00 di Dario Tomasello regia di Antonio Calenda con Maurizio Marchetti, Maria Serrao, Angelo Campolo alla fisarmonica Orazio Corsaro febbraio mar febbraio mer febbraio gio febbraio ven febbraio sab febbraio dom febbraio lun 22 febbraio mar 23 21.00 24 21.00 25 21.00 26 21.00 27 21.00 febbraio mer febbraio gio febbraio ven febbraio sab febbraio Posto unico 1★ Biglietti Posto unico interi € 16 ridotti € 13 “E pensare che c’era il pensiero” fra le iniziative dello Stabile ne Maddalena Crippa can L’intitolazione di un tratto del Viale e una mostra della Fonda E pensare che c’era il pensiero va in scena il 2 febbraio, nell’ambito di una giornata interamente dedicata a Giorgio Gaber. È infatti uno dei tasselli di affettuosa memoria inseriti nell’iniziativa Trieste per Giorgio Gaber, promossa dal Comune di Trieste, dalla Fondazione Gaber e dallo Stabile stesso. Il momento centrale sarà l’intitolazione del tratto di Viale XX Settembre antistante il Politeama Rossetti al nome del grande artista milanese – ma di origini triestine – che con la città aveva un’intesa speciale, basti pensare alle ben 33 recite, in cui è stato protagonista allo Stabile regionale, a partire dal debutto triestino nel 1970, con un recital al fianco di Mina, fino ai grandi successi, Il signor G, Il teatro canzone, Un’idiozia conquistata a fatica, con cui, nel 1998, salutò per l’ultima volta il Politeama Rossetti. La cerimonia d’intitolazione è in programma alle 18, alla presenza delle autorità cittadine e della Senatrice Ombretta Colli. Dopo alcuni contributi artistici di Maddalena Crippa, Anna Maria Castelli e degli Oblivion, alle 19 è in scaletta il vernissage della mostra Qualcuno era... Giorgio Gaber, che sarà visitabile nel foyer del teatro. Quasi in contemporaneità due tributi teatrali: il già citato spettacolo con la Crippa e Un giorno in arancione di Gianni Gori. 4 «Dal primo istante mi è stato chiaro che in quanto donna non avrei mai potuto, ma soprattutto non avrei mai voluto, rifare Gaber» sostiene Maddalena Crippa, l’attrice che ha scelto di portare in scena E pensare che c’era il pensiero, spettacolo culto per molte generazioni. Prima donna che si avvicina all’universo gaberiano per interpretare un “repertorio tanto originale quanto maschile”, Maddalena Crippa non si sottrae alla sfida e anzi sotto- altri percorsi: “e pensare che c’era il pensiero” linea la novità di un approccio che passa attraverso “un altro punto di vista, un’altra sensibilità”. E la scoperta – che condivideremo con il pubblico del Politeama Rossetti – è che Gaber riletto al femminile mantiene tutta la sua forza e ancora oggi ci fa riflettere perché capace di interrogarsi, di scendere nel privato o aprirsi al sociale, di “stare” nel presente, riuscendo a decifrarlo e persino ad anticiparlo, mettendosi ell’ambito di “Trieste per Giorgio Gaber” nta il Signor G azione Gaber per ricordare l’artista in gioco in prima persona in una costante ricerca. «Proprio nell’onestà di questa ricerca a tratti perfino corrosiva – precisa ancora la Crippa – sta il punto di contatto con me, con noi, con l’oggi». Scritto nel 1994 – e portato l’anno successivo anche a Trieste, nel cartellone del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia – E pensare che c’era il pensiero uno dei capolavori della coppia Gaber-Luporini è teatro-canzone di grande attua- lità: «Il secolo che sta morendo – recita una battuta – è un secolo piuttosto avaro nel senso della produzione di pensiero. Dovunque c’è, un grande sfoggio di opinioni, piene di svariate affermazioni che ci fanno bene e siam contenti un mare di parole un mare di parole ma parlan più che altro i deficienti»… È sufficiente per riconoscervi tutta l’ironia, la dirompente e mai volgare carica critica, l’intelligenza dello sguardo di Gaber: una lezione, la sua, che tuttora è validissima. Maddalena Crippa una fra le attrici più sensibili e duttili del panorama italiano, la interpreterà con il sostegno dell’intelligente regia di un’altra talentuosa figura femminile, Emanuela Giordano, e al fianco di tre coriste che percorreranno con lei questo percorso di musica e pensiero. Una dimensione, questa, che chiaramente si confà all’attrice, già a lungo applaudita in Sboom e in A sud dell’alma (andato in scena con successo anche allo Stabile regionale, nel gennaio 2007) e capace di conquistare nuovamente pubblico e critica con questo titolo gaberiano, fin dal debutto avvenuto pochi mesi fa al Piccolo Teatro Studio. di Ilaria Lucari E pensare che c’era il pensiero abbonamento altri percorsi (spettacolo fisso) Politeama Rossetti martedì 2/02/2010 durata 1h e 20’ senza intervallo di.............................................Giorgio Gaber e Sandro Luporini arrangiamenti e pianoforte.......Massimiliano Gagliardi regia di...................... Emanuela Giordano produzione................................Tieffeteatro Stabile di Innovazione, Fondazione Giorgio Gaber con..................................Maddalena Crippa coriste..............................Chiara Calderale, Miriam Longo, Valeria Svizzeri 5 Con “Un giorno in arancione” di Gianni Gori Mario Valdema Microcosmi per music Una storia poetica sulla ricerca interiore accompagnata da g E tramonta questo giorno in arancione e si gonfia di ricordi che non sai mi piace restar qui sullo stradone impolverato, se tu vuoi andare, vai... Una canzone non è solo – a volte, quando è una bella canzone – una particella di poesia. Può essere anche un microcosmo di teatro. Sarà per un piacere tardivo, un “latte dei vecchi” da sorseggiare al caldo la sera prima di coricarsi (“Ber del vin dolce e sbottonarsi al sole. Dolce cosa!” sospira Falstaff mediato da Boito), vero è che, pur avendo frequentato per una vita la musica delle grandi forme, incrocio sempre più spesso e volentieri le strade della “piccola forma” e del teatro di canzone. Su questo sentiero ho fatto incontri e amicizie nuove e preziose, da Giovanna Marini ad Anna Maria Castelli. E proprio dal crogiolo in perenne ebollizione di idee della eclettica “cantattrice” toscopartenopea – artista dall’anima composita tra milonghe e caves, tra l’anarchismo di Ferré e quello di Gaber, Ciampi e De André, è spuntato un progetto: una scelta di microcosmi (di quelli messi in orbita dai cantautori della storica scuola genovese) da impaginare in una sorta di Songspiel. Occasione per confezionare un piccolo spettacolo e nello 6 stesso tempo opportunità per distillare da ogni canzone quel succo di sensazioni dolceamare che a volte inconsapevolmente ci portiamo appresso nel bagaglio delle nostre più o meno passate giovinezze. Occorreva un complice, un moderno viandante (come il Wanderer di Schubert e di Friedrich) che percorresse il cammino della giornata: un percorso “al tramonto” verso un giorno in arancione come nel Bartali di Paolo Conte. Ritrovato, questo altri percorsi: “un giorno in arancione” compagno di viaggio, in Mario Valdemarin (voce di un glorioso Immaginario di cinema, teatro e poesia), è nato questo percorso della memoria in parole e musica. Un uomo sull’erta di un sentiero. Potrebbe essere scenario carsico o di alta quota; qualcosa che pur ci è familiare. I suoi compagni d’escursione sono rimasti indietro. Forse nessuno più lo raggiungerà. Solo con i suoi pensieri e con le sensazioni che il paesaggio gli spalanca ad arin ritorna sul palcoscenico dello Stabile Un giorno in arancione ca alla Bartoli grandi classici della musica d’autore zioni” di riflessione, di poesia, di ricordi, attraversate dai riverberi strumentali screziati da Simone Guiducci e Marco Cremaschini (cui si deve pure l’originale ordito degli arrangiamenti), scandite da una dozzina di capolavori della canzone. Anna Maria Castelli ha scelto Luigi Tenco (Ragazzo mio), Bruno Lauzi (Il poeta), Paolo Conte (Via con me), Fabrizio De Andrè (Dolcenera), Gino Paoli (Sassi), Ivano Fossati (E non finisce mica il cielo). E altro. Ma il resto vuole essere (se piacere sarà) piacere della sorpresa; proprio come può capitare ad ogni svolta su un sentiero di montagna. di Gianni Gori ogni passo tra schegge di storia con le emozioni delle rimembranze, gli echi delle sue letture, delle lettere scritte o da scrivere, con il senso del tempo di cui la natura sembra evocare l’enigma, l’uomo sale verso un rifugio che ne conforterà la fatica e dove troverà – solidale nella sua scavata ruvidezza – un ospitale quanto misterioso custode. Sentiero della Vita nel suo tratto crepuscolare, il percorso di questo Wanderer-narrante del nostro tempo, schiude “sta- abbonamento altri percorsi (spettacolo a scelta) Sala Bartoli dal 02/02 al 07/02/2010 durata 1h e 20’ senza intervallo songspiel di.................................Gianni Gori messinscena a cura di........Luciano Pasini immagini di.......................... Dario Gasparo musiche di......................... Umberto Bindi, Piero Ciampi, Paolo Conte, Fabrizio De Andrè, Luigi Tenco, Bruno Lauzi, Gino Paoli, Ivano Fossati… produzione........................... Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia con..................................Mario Valdemarin, Anna Maria Castelli voce e con....................................................................... Simone Guiducci chitarra acustica, Marco Cremaschini tastiere Critico musicale e scrittore, Gianni Gori è autore di numerosi lavori per la Rai (radio e televisione) e per il teatro. Ha pubblicato, oltre alle opere di saggistica, i racconti I fantasmi dell’Opera, Il Teatro Verdi di Trieste 1801-2001, Brünnhilde-Morte a Trieste, Mille guerrier m’inseguono. Per oltre 25 anni critico musicale de “Il Piccolo” e per 13 anni direttore di produzione del Teatro Verdi di Trieste, ha insegnato storia della musica e organizzazione dello spettacolo alle Università di Trieste e di Udine. Dirige con Marzio Pieri la collana delle opere di Silvio Benco per la casa editrice “La Finestra” di Trento. 7 Mario Valdemarin Mario Valdemarin è triestino, con origini friulane. Con amici studenti si occupa di teatro e di cinema: spettacoli di prosa e film-documentari in 16 mm. Debutta come attore alla radio e con il Teatro Stabile di Trieste (ora Stabile del Friuli Venezia Giulia) ne I giorni della vita di William Sarojan, per la regia di Franco Enriquez. Poi la televisione e il cinema (una ventina di film). Ma è il teatro che gli offre le occasioni più importanti. Fra queste ricordiamo Veglia la mia casa, angelo di Katy Frings da Wolfe per la regia di Luchino Visconti, Un amore a Roma di Ercole Patti, per la regia di Luciano Lucignani e con Valeria Moriconi, il pirandelliano Ciascuno a suo modo diretto da Luigi Squarzina, Il giorno della civetta di Leonardo Sciascia al fianco di Turi Ferro. Diretto da Giorgio Strehler ha recitato nel goldoniano Le baruffe chiozzotte e poi nell’Arlecchino servitore di due padroni. Altri titoli che ama menzionare sono Giro d’Italia di Luciano Codignola che ha affrontato con la regia di Mario Missiroli, lo shakespeariano Sogno di una notte di mezza estate, Off limits di Arthur Adamov, firmato da Klaus M.Gruber, L’amica delle mogli di Luigi Pirandello per la regia di Giorgio De Lullo, Il gran cerimoniale di Fernando Arrabal, per la regia di Nino Mangano. Ha recitato autori quali Jean Paul Sartre, ne L’ingranaggio, Rosso di San Secondo, in Canicola, poi Roberto Mazzucco (Dieci giorni senza far niente, per la regia di Michele Mirabella) e Andrew Davies (Rosa, diretto da Mario 8 altri percorsi: “un giorno in arancione” Monicelli). Fra i molti classici ama citare ancora Maria Stuarda di Friedrich Schiller, la Lisistrata di Aristofane per la regia di Ida Bassignano, l’ibseniano Spettri. Inoltre, diretto da Giancarlo Corbelli ha preso parte a La fiaccola sotto il moggio di Gabriele D’Annunzio, ha recitato ne La Venexiana guidato da Maurizio Scaparro, ne La Mandragola di Niccolò Machiavelli e nel Racconto d’Inverno di William Shakespeare per la regia di Pietro Carriglio. Nuovamente con Giorgio Strehler lavora in Come tu mi vuoi di Luigi Pirandello, poi affronta Eugene O’Neill in Anna Christie, Corrado Alvaro ne La lunga notte di Medea, Franco Mannino in Elettra e Clitennestra diretto da Luciano Lucignani. Infine ha recitato nella goldoniana La locandiera e, diretto da Cesare Lievi, nella Caterina di Heilbronn di Heinrich von Kleist. Quest’ultimo spettacolo è il più recente in cui Mario Valdemarin abbia recitato sul palcoscenico dello Stabile regionale (nel 1998): ritorna dunque dopo una lunga assenza a lavorare nella sua città. Dove però in passato era stato attivissimo, prendendo parte a molti importanti spettacoli prodotti dal giovane Teatro Stabile della Città di Trieste: gli abbonati più fedeli sicuramente lo ricorderanno in Leocadia di Jean Anouilh, e in Giorni Felici di André Puget diretto da Spiro della Porta Xidias nel 1955, in Altitudine 3200 di Jan Luchaire, come successivamente nel già citato titolo che ha segnato il suo debutto nel professionismo, I giorni della vita. Anna Maria Castelli Anna Maria Castelli, nata a Milano, di origini napoletane e vissuta per molto tempo in Svizzera, inizia a cantare giovanissima. La sua attività artistica è molto intensa, soprattutto all’estero, dove ha cantato in molti teatri e festival internazionali. Il Montreux Jazz Festival l’ha considerata una fra le prime cinque voci al mondo. Ricercatrice curiosa, alterna al suo interesse per il jazz, il tango, la canzone d’autore, il teatro, il teatro musicale del quale è considerata una delle maggiori interpreti europee. Nel jazz ha collaborato con Giorgio Gaslini, Gianni Coscia, Renato Sellani, Simone Guiducci, Kyle Gregory, Stefania Tallini, Salvatore Maiore. Interessata alle avanguardie musicali è impegnata in un progetto di musica elettronica con alcuni ricercatori del Dipartimento di Musicologia dell’Università di Helsinki mentre, sotto la supervisione del Prof. Sipperniemi, ha inciso negli studi dell’Università di Helsinki il suo primo CD di musica pop dal titolo (R)esistere, di prossima pubblicazione in Italia. Nel 2002 è la protagonista, a Vilnius e Kaunas, della prima mondiale assoluta de L’Opéra du Pauvre, opera inedita composta da Léo Ferré, con la Lithuanian State Symphony Orchestra diretta dal M° Massimo Lambertini. Sempre nel 2002 vince il Premio Musica Europa con Opéra Tango con il gruppo del bandoneonista Hector Ulises Passerella. Nel 2005 dà vita, insieme al Premio Oscar Luis Bacalov e al bandoneonista argentino Juanjo Mosalini, al Trio Tango. Dopo il suo ultimo tour argentino dove, cosa inusuale per i cantanti stranieri, le è stato permesso cantare tango a Buenos Aires e Cordoba, lavora in trio con Polly Ferman e Daniel Binelli. Si definisce una can- tattrice; infatti nel luglio 2004 è stata invitata come artista del genere Teatro Canzone al Festival “Giorgio Gaber” tenutosi alla Cittadella del Carnevale di Viareggio. La sua ampia discografia, (menzioniamo Something to remember con Gianni Coscia e Renato Sellani Fiori d’Amore e d’Anarchia dedicato a Léo Ferré e C’est toujours la même chanson dedicato alla canzone d’Autore e ai cantautori della “Scuola genovese”) si è arricchita di altri due CD: Mare di mezzo - Mediterraneo e il già citato (R)esistere. Canta in cinque lingue e in napoletano cosa che le ha permesso di collaborare con Carlo Fanello, fondatore della Nuova Compagnia di Canto Popolare. Ha partecipato come co-protagonista allo spettacolo scritto, diretto e interpretato da Giorgio Albertazzi Borges in Tango, ha lavorato con il M° Luis Bacalov nel concerto I Miti del tango, con Omero Antonutti in Tu non eri che la notte…. two years later. Sta lavorando a Religioni contro dove avrà il ruolo della Maddalena e continua a portare in tour lo spettacolo Sous le ciel de Paris – Omaggio a Edith Piaf con I Virtuosi Italiani. Nella primavera 2010 debutterà, con Luis Bacalov, nel musical La meravigliosa avventura del tango. Ha collaborato con la Commissione per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri. Ha ricevuto numerosi premi fra cui Premio Musica Europa, Premio Antigone, il prestigioso Premio Portovenere Donna. Nel marzo 2009 ha ricevuto l’onorificenza dalla Presidenza della Repubblica di Cavaliere dell’Ordine “Al merito della Repubblica Italiana”. Di rilievo le sue docenze e gli impegni quale direttore artistico di diversi festival e rassegne musicali. 9 Nella regia di Luca De Fusco sapori felliniani e melodie di Rot Goldoni porta il teatr Il grande Eros Pagni in una nuova e preziosa prova d’attor «Smirne non aver bisogno di tua persona. Se voler andar Turchia, io ti mandar Costantinopoli, serraglio de Gran Signore. Non star eunuco? (…) Star musico? (…) Non star voce de omo. Io non star così bestia, a voler musico che cantar come gatto!!» Ha sfoderato come sempre un eccezionale genio comico e creativo, Carlo Goldoni, quando nel 1759 ha tratteggiato il personaggio del turco Alì, regalandogli il divertente eloquio di cui questa battuta ci offre un gustoso assaggio, e soprattutto tutto il possibile stralunato sbigottimento che un pratico uomo d’affari orientale riesca a provare davanti alle bizzarrie degli artisti italiani dell’opera in musica… Alì è infatti il protagonista de L’impresario delle Smirne e nell’edizione che Luca De Fusco firma per gli Stabili del Veneto e di Catania possiederà le doti interpretative, la duttilità e la bella voce di Eros Pagni: è un ricco mercante turco, deciso a diventare impresario di una compagnia d’opera in musica italiana da portare nelle Smirne, per dilettare il pubblico di quei luoghi. Ad Alì sembra che si tratti di una semplice operazione imprenditoriale e arruola – riconoscendosi estraneo al mondo del teatro – il Conte Lasca, protettore di cantanti, e il sensale Nibio per procacciare le 10 maestranze. Vengono interessati sei comici spiantati, a cui l’occasione giunge come manna dal cielo: ognuno ha con il Conte un colloquio privato per contrattare le modalità della propria partecipazione e ad ognuno viene chiesto di tenere riserbo sugli accordi. Ma il mondo dello spettacolo non è mai stato avvezzo alla discrezione… I vanitosi comici si confidano e scoprono delusi che la stessa offerta è arrivata a tutti, scatenando rivalse ed incontrollate prosa: “l’impresario delle smirne” smanie di protagonismo: ognuno si affretta al cospetto di Alì per far valere le ragioni del proprio egocentrismo. Le tre virtuose di musica, Lucrezia, Tognina e Annina battibeccano pretendendo ognuna di essere la primadonna della compagnia, non è da meno il soprano Carluccio (a cui è rivolta la battuta di Alì che abbiamo citato), e con altrettanta boria si atteggiano l’attor giovane Pasqualino ed il poeta Maccario… Tutti talmente pieni di sé da non accorgersi che il ta si intrecciano alle avventure di Goldoni ro nelle Smirne re: il divertente impresario turco Alì Turco rimane prima sconcertato, poi disgustato dai loro tic, dai capricci, dalle stravaganze. Alì fuggirà da quel mondo folle, lasciando al Conte un piccolo fondo e l’utopia di sostenere con esso un’impresa dove tutti gli artisti con eguali diritti e responsabilità lavorino armoniosamente. L’edizione musicale del testo goldoniano concepita da De Fusco, nasce da un ricordo di Eros Pagni riguardo un emozionante Impresario delle Smirne diretto nel 1957 da Luchino Visconti, con le musiche di Nino Rota. «Dalla riscoperta della partitura di Rota – spiega il regista – nasce lo spettacolo» che mette in scena una scalcinata compagnia degli anni Cinquanta che vuole portare a Smirne uno spettacolo ambientato nel Settecento, in parallelo con la vicenda immaginata da Goldoni. «Mi hanno colpito le analogie tra i personaggi dell’Impresario e quelli che popolano il mondo dei primi film di Fellini – sottolinea De Fusco – ed è sorprendente la precisione con cui Goldoni disegna i suoi bozzetti sociali, molto simile a quella dei caratteri del cinema felliniano come La strada o Le notti di Cabiria». Ispirato a due numi tutelari come Rota e Fellini lo spettacolo vive di una cifra di “allegra malinconia”: è ambientato in un teatro, dominato dal colore rosso che invade i costumi di Maurizio Millenotti e le scene di Antonio Fiorentino. Le musiche di gusto “neosettecentesco” scritte da Nino Rota sono eseguite nel terzo atto, precedute dalle celebri melodie che il maestro scrisse per i film di Federico Fellini, riarrangiate da Antonio Di Pofi. Di tutto rispetto il cast che ammireremo nelle gustose caratterizzazioni goldoniane: vi figurano Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Max Malatesta, Alvia Reale, Paolo Serra, Enzo Turrin. L’impresario delle Smirne abbonamento prosa Politeama Rossetti dal 3/02 al 7/02/2010 durata 2h e 40’ con intervallo di............................................. Carlo Goldoni con musiche di.............................Nino Rota adattamento di...................Luca De Fusco e Antonio Di Pofi regia di..................................Luca De Fusco scene di...................... Antonio Fiorentino costumi di...................Maurizio Millenotti elaborazione musicale di.......................................... Antonio Di Pofi coreografie di.... Alessandra Panzavolta produzione...Teatro Stabile del Veneto, Teatro Stabile di Catania, Fondazione Antonveneta con il sostegno de La Biennale diVenezia personaggi........................................interpreti Alì.....................................................Eros Pagni Beltrame.................................Alberto Fasoli Conte Lasca..........................Max Malatesta Carluccio..................................... Paolo Serra Lucrezia ....................................... Gaia Aprea Nibbio...........................................Enzo Turrin Tognina...............................Anita Bartolucci Pasqualino.....................Piergiorgio Fasolo Maccario..........................Giovanna Mangiù Annina........................................... Alvia Reale al pianoforte ........... Giuseppe Infarinato teatro stabile del veneto teatro stabile di catania fondazione antonveneta spettacolo prodotto con il sostegno de la biennale di venezia in occasione del 40. Festival Internazionale del Teatro L’impresario delle Smirne di carlo goldoni con musiche di nino rota adattamento di luca de fusco e antonio di pofi con Eros Pagni e (in ordine alfabetico) Gaia Aprea, Anita Bartolucci, Alberto Fasoli, Gianni Giuliano, Max Malatesta, Giovanna Mangiù, Matteo Mauri, Alvia Reale, Paolo Serra, Enzo Turrin al pianoforte Giuseppe Infarinato regia Luca De Fusco scene Antonio Fiorentino costumi Maurizio Millenotti direzione musicale Antonio Di Pofi coreografie Alessandra Panzavolta luci Emidio Benezzi direzione allestimenti Franco Buzzanca 11 Bonaiuto, Boni, Cescon e Orlando, anche in Italia un cast Le buone intenzioni c Il testo di Yasmina Reza premiato con il Tony Award a New Anna Bonaiuto, Alessio Boni, Michela Cescon e Silvio Orlando: un cast stellare, che raccoglie quattro diversissime ma sempre possenti personalità del nostro panorama teatrale. A dirigerli l’esperienza e l’intuizione di Roberto Andò. E poi Yasmina Reza e la sua scrittura pregna di sulfureo cinismo, la sua abilità nel costruire un testo teatrale a partire da una condivisibile quotidianità, per svilupparlo poi attraverso continui colpi di scena e svolte inattese. Ecco i cardini su cui si regge uno degli spettacoli più attesi, discussi, interessanti della stagione, Il Dio della carneficina. «Ne Il Dio della carneficina di Yasmina Reza – scrive il regista nelle sue note – c’è una specie di furibondo humour sarcastico ma anche l’abilità cesellatrice di un dialogo in bilico tra commedia e tragedia, ricreato ascoltando il potere micidiale e terribile della parola media, la musicalità e la fraseologia, camaleonticamente irresistibile, della medietà, delle sue vaste e sublimi galassie. Un piccolo trattato morale di teoria della cultura, che sembra voler rispondere – con l’ambiguità tipica del teatro – alla seguente domanda: Le buone intenzioni ci salveranno? La Reza non sembra avere dubbi, e la sua pièce consegna allo spettatore una risposta, a suo modo, perentoria: 12 No! L’inequivoco scetticismo di questa risposta è però messo a servizio di una macchina implacabile, virtuosisticamente variata sul ciglio di un baratro epocale, tra solidarietà ed egoismi». La vicenda che Yasmina Reza inventa, si muove infatti proprio sul filo fragilissimo che corre fra la certezza delle buone intenzioni e il vortice dell’odio, dell’invidia, del risentimento a cui sempre più spesso l’uomo si abbandona. È quanto accade a Véronique e prosa: “il dio della carneficina” Michel Houillé (Anna Bonaiuto e Silvio Orlando), e ad Annette e Alain Reille (Michela Cescon e Alessio Boni): persone tranquille, che s’incontrano nell’appartamento dei primi, per risolvere – nei termini dell’assoluta civiltà e tolleranza – una scaramuccia avvenuta fra i loro figli. Il piccolo Bruno, figlio di Véronique è stato colpito al volto in una lite di strada da Ferdinand, bimbo della seconda coppia: nessun grave danno, la soluzione sembra a portata di mano, basta parlare... stellare per “Il Dio della Carneficina” ci salveranno? w York e l’Olivier a Londra Invece l’orizzonte presto s’incupisce e dagli intenti di conciliazione i quattro passano alla rabbia, all’arroganza, allo scontro. Semplice all’apparenza, questo plot denuncia la violenza, l’ipocrisia, l’inspiegabile prepotenza che dominano nella nostra società: una misteriosa efferatezza, che nei dialoghi incandescenti della Reza ci apre voragini d’inquietudine. È forse in tale analisi attenta ed espressa attraverso questa pluralità di dimensioni di scrittura, il segreto del grande successo che da diversi anni accompagna l’autrice francese, che – iniziata la carriera come attrice – è presto passata alla drammaturgia. È infatti del 1987 il suo testo d’esordio Conversazioni dopo una sepoltura con cui vince il Molière Award. Riceve il medesimo riconoscimento come traduttrice de La Metamorfosi di Kafka per Roman Polanski e nuovamente come autrice della sua seconda pièce La traversata dell’inverno, poi con L’uomo del caso s’impone in tutta Europa e in America. Arte del 1994 è il suo capolavoro, tradotto in tutto il mondo, cui seguono Una desolazione, L’alba la sera o la notte, Uomini incapaci di farsi amare. Nel 2006 è la volta di Dio della carneficina: un testo che ci apre al respiro di un’Europa che riflette su sé stessa, sui suoi limiti e le sue nevrosi. Dal 2007 la commedia è costantemente in scena. Fra le tante, spiccano le edizioni di Londra con Ralph Fiennes, e quella di Parigi, diretta dalla stessa Reza e con Isabelle Huppert nei panni di Véronique: proprio assistendovi Roberto Andò si è risolto a raccogliere la sfida e di portare in Italia lo spettacolo, complici l’intensa espressività e la profondità interpretativa dei suoi attori. di Ilaria Lucari Il dio della carneficina abbonamento prosa Politeama Rossetti dal 9/02 al 14/02/2010 durata 1h e 25’ senza intervallo di..............................................Yasmina Reza traduzione di..................Alessandra Serra regia........................................ Roberto Andò scene, costumi e luci di.............................Gianni Carluccio produzione.............................Nuovo Teatro personaggi........................................interpreti Véronique Houillé.............Anna Bonaiuto Alain Reille.................................Alessio Boni Annette Reille................... Michela Cescon Michel Houillé...................... Silvio Orlando 13 news diretto da Antonio Calenda Il tema sarà ripreso anche ne “L’Islamico” e ne “La casa di Ramallah” Il teatro riflette sull’Islam “Ultimo giorno” diretto da Calenda in scena alla Bartoli dal 15 al 28 febbraio Andrà in scena dal 15 al 28 febbraio alla Sala Bartoli ed è già in prevendita Ultimo Giorno di Dario Tomasello, diretto da Antonio Calenda, coproduzione dello Stabile regionale e del Teatro di Messina. Con “Ultimo Giorno” – che tocca il tema attualissimo dell’estremismo islamico – il Teatro Stabile apre idealmente un itinerario di riflessione dedicato al mondo islamico, all’integrazione, all’incubo del terrorismo… Temi che con sempre maggior pregnanza appartengono al nostro immaginario comune. Dopo “Ultimo Giorno” sarà la volta de “L’islamico” – che sceglie la levità della commedia per indurci a prendere coscienza di questi problemi – e infine di un evento importante per il Teatro, il debutto de “La casa di Ramallah” di Antonio Tarantino con Giorgio Albertazzi e Daniela Giovanetti, che s’ incentra sulle vicende di una giovane kamikaze. In “Ultimo Giorno” ammireremo le prove di Maurizio Marchetti, nel ruolo dolente del professor Mustafà Yrmez, di Maria Serrao, sua moglie Amina, una coppia perfettamente integrata in Europa e del giovane e intenso Angelo Campolo, che recita l’oscuro personaggio del fondamentalista. Andro Merkù ritorna al Cafè Rossetti Dopo il sold out dei primi due appuntamenti Dopo il grandissimo successo che Andro Merkù ha riscosso al Cafè Rossetti con il suo “Bravomabasta!!!” nelle serate dell’8 e del 20 gennaio, al Teatro Stabile non è rimasta scelta: sono state programmate subito altre due serate per giovedì 4 febbraio e mercoledì 3 marzo sempre alle 22:00, sempre al Café Rossetti. I biglietti sono in vendita da lunedì 1° febbraio presso la biglietteria del Politeama Rossetti al prezzo di 10 euro (interi) e 8 euro (ridotti abbonati). Chi sceglie di cenare al Café Rossetti alle ore 20, avrà diritto ad assistere gratuitamente a “Bravomabasta!!!”. Da oltre un secolo il giornale della tua città cronaca, notizie, sport, approfondimenti 14 IL ROSSETTI news www.ilpiccolo.it I musical del Rossetti volano sugli aerei Alitalia In collaborazione con la rivista “Musical” i promo video degli show Grazie alla collaborazione con la rivista “Musical”, il bimestrale dedicato alle recensioni e agli approfondimenti su tutti i musical prodotti in Italia e all’estero, i video promozionali dei grandi musical in cartellone al Rossetti saranno visibili su tutti i voli Alitalia a lungo e medio raggio. Nei mesi di marzo e aprile lo special di dieci minuti comprenderà la presentazione di “Avenue Q”, in scena al Rossetti dall’11 al 14 marzo e “West Side Story”, che arriverà a Trieste in esclusiva italiana dal 15 al 25 aprile 2010. A maggio e giugno sarà invece la volta di “Evita”, il cui breve tour italiano partirà dal Politeama Rossetti martedì 8 giugno. L’importante iniziativa sottolinea ancora di più la valenza di richiamo turistico che i musical rivestono per la città di Trieste e per tutto il Friuli Venezia Giulia. Si calcola che i video saranno visti da almeno 13 milioni di Periodico del Teatro Stabile del Friuli Venezia Giulia redazione Viale XX Settembre, 45 34126 Trieste tel. 040-3593511 fax 040-3593555 www.ilrossetti.it [email protected] Anno XIX - numero 188 2 febbraio 2010 Aut. Tribunale di Trieste n° 846 del 30.7.1992 stampa Stella Arti Grafiche,Trieste direttore responsabile Stefano Curti redazione Ilaria Lucari, Ivis Lasagna persone nel corso dell’anno (l’iniziativa proseguirà infatti anche nei mesi estivi e autunnali con gli spettacoli della prossima stagione). Ricordiamo che gli abbonamenti alla rivista “Musical” possono essere sottoscritti alla biglietteria del Rossetti al prezzo speciale di 20 euro per 6 numeri. Aperte le prevendite per “Evita” di Webber Disponibile anche il calendario delle recite È iniziata la prevendita dei biglietti per lo spettacolo che chiuderà la stagione 2009-2010: si tratta del musical “Evita” di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice, che andrà in scena nell’edizione originale inglese diretta da Bob Tomson e Bill Kenwright dall’8 al 13 giugno 2010. Il calendario delle recite e dei turni sarà il seguente: Mar 8/06/10 - h. 21 - Turno M Mer 9/06/10 - h. 21 - Turno LIBERO Gio 10/06/10 - h. 21 - Turno LIBERO Ven 11/06/10 - h. 21 - Turno O Sab 12/06/10 - h. 17 - Turno FAM Sab 12/06/10 - h. 21 - Turno N Dom 13/06/10 - h. 17 - Turno P Dom 13/06/10 - h. 21 - Turno LIBERO 15 la cultura, Ci sono infiniti buoni motivi per incoraggiare e sostenere la cultura in tutte le sue migliori espressioni. La Fondazione lo crede da sempre. quasi un processo di “geminazione” Leggere un libro. Visitare una mostra. Ascoltare un concerto. Raramente si pensa che si tratta di autentici “privilegi”: oggi condivisi da molti, ma ancora (anche se può apparire strano) preclusi ai più. La cultura, per progredire, richiede continue “chiavi di accesso”. Dalle più elementari (come il saper leggere) ad altre più sofisticate, che la cultura stessa, quasi per “geminazione”, crea di continuo. Chiavi che ci consentono di scrutare orizzonti sempre più affascinanti e impegnativi (percepire l’enigma di una statua greca, di un quadro astratto o di un brano musicale, al di là della mera contemplazione). Chiavi che durano per sempre. Che affinano gusto e capacità di giudizio. Che non possiamo smarrire e che nessuno ci potrà mai rubare. Che potremo condividere e scambiare con altri. La cultura, innegabile segno di benessere sociale. Ma anche matrice di autentica felicità individuale. il colore del benessere sociale