UTILIZZO DELLA METODOLOGIA IPS NEI DSM DELLA REGIONE LOMBARDIA Introduzione e obiettivi della ricerca Dalla ricerca scientifica internazionale, europea e nazionale è stato ampiamente dimostrato come la metodologia IPS risulti essere il modello più efficace per reinserire le persone, con gravi problemi di salute mentale, nel mercato del lavoro competitivo. L’approccio di fondo è quello del “place and train”, cioè dapprima si supporta la persona nel posizionarsi, in tempi il più rapidi possibili, in una postazione lavorativa reale e poi gli si fornisce il sostegno e la formazione specifica per poter mantenere in modo adeguato quel tipo di professione. Tale impostazione si contrappone alle metodologie più tradizionali caratterizzate invece da un approccio “train and place”; cioè prima di raggiungere l’obiettivo di un lavoro reale è previsto un lungo periodo di formazione in contesti protetti. Lo scopo di tale preparazione è quello di far acquisire alla persona le abilità fondamentali per poter sostenere un’ esperienza di lavoro reale. La presente ricerca ha come obiettivo quello di rilevare quanti servizi di Salute Mentale Lombardi si occupino direttamente di promuovere e gestire percorsi di inserimento lavorativo a favore dei propri utenti, di analizzare quali modelli di riabilitazione lavorativa siano utilizzati nei vari centri, e verificare quanto all’interno di tali servizi sia conosciuta ed utilizzata la metodologia IPS (Individual Placement and Support). Strumenti e Metodi Per permettere la realizzazione dell’indagine esplorativa è stato elaborato un questionario specifico da somministrare telefonicamente ai referenti degli interventi di riabilitazione lavorativa di ogni Centro Psico Sociale. Il questionario è stato strutturato in 23 domande (vedi in allegato la versione completa dello strumento: Allegato “A”). La prima parte è dedicata alla raccolta dei dati relativi al servizio e alle caratteristiche dell’intervistato. Nella parte successiva vi sono domande utili ad indagare aspetti quantitativi e qualitativi riferiti all’organizzazione dei servizi, alla loro offerta di percorsi di reinserimento lavorativo, alla quantità e tipologia di personale impiegato e dedicato in modo specifico a tali tipi di interventi, alla valutazione degli esiti dei percorsi, ecc. A secondo che il singolo servizio dichiari di utilizzare o meno la metodologia IPS, il questionario si sviluppa su due differenti rami di indagine. Nel caso in cui non sia utilizzata la metodologia IPS si procede rilevando la motivazione del non utilizzo per poi rilevare gli esiti dei percorsi tradizionali. Infine viene valutato l’interesse e la disponibilità a confrontarsi, conoscere e formarsi rispetto al metodo IPS. Laddove invece viene confermata la conoscenza e l’applicazione della metodologia IPS, il questionario prevede un secondo ramo di indagine che rileva nello specifico gli effetti, gli esiti, le modalità di applicazione del metodo, l’esistenza di un’attività di supervisione del metodo, le attività di revisione della fedeltà al metodo attraverso l’applicazione della Fidelity Scale. Il campione dell’indagine è composto da tutti i Centri Psico Sociali della Lombardia: 94 centri. Da questi sono stati esclusi i due CPS del Dipartimento di Salute Mentale di Lecco. Tale esclusione è dettata dal fatto che metodologicamente il centro di appartenenza del ricercatore non va incluso nella ricerca, in quanto l’ipotesi esplorativa mira a capire cosa avviene negli altri centri della Regione e non ad affermare la propria modalità operativa rischiando di scadere in un atteggiamento autoaffermativo e autoreferenziale. Questo ha comportato la riduzione del campione da 94 a 92 centri. Il questionario è stato somministrato garantendo l’anonimato, la privacy e la correttezza nel trattamento dei dati. Risultati L’indagine esplorativa sviluppata attraverso la somministrazione dell’apposito questionario è stata applicata a 59 Centri di Salute Mentale su un totale di 92 servizi (pari al 64,1%). Il numero totale degli intervistati è di 44 soggetti in quanto alcuni operatori hanno dichiarato di lavorare in più centri; ad esempio nel caso della provincia di Varese un operatore presta servizio presso 5 centri differenti in territori molto complessi ed estesi; in altre situazioni vi sono operatori che lavorano in 2 o massimo 3 centri diversi. Dall’analisi dei dati personali degli intervistati è emerso che: L’età media è risultata essere 46,4 anni con una deviazione standard pari a 8,14 anni; l’età minima degli intervistati è di 31 anni e quella massima di 60 anni. Età 46,4 età media 8,14 Dev. Standard Età min. 31 anni Età max. 60 anni Riguardo al genere degli intervistati, come si può constatare nella tabella successiva, è risultata esserci una netta prevalenza femminile 32 Femmine (72, 7%) Genere 12 maschi (27,3%) Mentre rispetto alle professioni si è rilevata una maggioranza di Assistenti Sociali seguiti da un numero significativo di Educatori Professionali e di un solo Consulente del Lavoro, vedi tabella seguente: 27 Assistenti Sociali (61,3%) Professioni 16 Educatori Professionali (36,3%) 1 Consulente del lavoro Altro dato rilevato riguarda gli anni di anzianità di servizio degli operatori intervistati, in cui la media si è attestata intorno ai 17,3 anni di esperienza con una deviazione standard di 9,05 anni, con valore minimo di 2 anni e valore massimo pari a 34 anni di servizio. Anzianità di servizio 17,3 media anni lavorati Min. Max. 9,05 Dev. Standard 2 anni 34 anni Considerando ora le risposte alle domande del questionario, troviamo che alla prima domanda “Esiste un intervento strutturato di Riabilitazione lavorativa gestito e promosso direttamente dal DSM (Dipartimento di Salute Mentale)?” la maggior parte dei servizi riferisce di possedere un intervento di riabilitazione lavorativa gestito direttamente dal Dipartimento di Salute Mentale: Si 50 servizi (84,7%), gestiscono direttamente i percorsi di riabilitazione lavorativa No 9 servizi (15,3%) delegano ad altri enti la funzione riabilitativa lavorativa Solo 9 centri (pari al 15,3%) non gestiscono direttamente tali interventi e/o hanno delegato tale funzione ad enti territoriali esterni. Di questi 9 centri, 7 hanno affidato il servizio al SIL (Servizio Integrazione Lavorativa), 1 al NIL (Nucleo Inserimenti Lavorativi), 1 all’Ufficio di Piano Territoriale. N° servizi 7 1 1 % rispetto ai 59 servizi 11,8% 1,7% 1,7% Servizi a cui è delegata la funzione riabilitativa lavorativa Delega totale al SIL (Servizio Integrazione Lavoro) Delega totale al NIL (Nucleo Inserimenti Lavorativi) Delega totale all'Ufficio di Piano Territoriale Nella domanda successiva, “Nel vostro territorio di riferimento con quali altri servizi che si occupano di inserimenti lavorativi avete collaborato nell’ultimo anno?” emerge in modo significativo come, la quasi totalità dei Centri Psico Sociali, ha in atto delle collaborazioni con altri servizi dedicati all’inserimento lavorativo come specificato nella seguente tabella riassuntiva: N° Servizi 25 25 14 11 11 17 8 8 7 7 6 6 6 6 3 3 2 2 4 % rispetto ai 59 servizi 42, 3% 42, 3% 23,7% 18, 6% 18, 6% 28,8 % 13,5% 13,5% 11,8% 11,8% 10,1% 10,1% 10,1% 10,1% 5% 5% 3,4% 3,4% 6,8% Tipologia servizi/enti con cui vi sono delle collaborazioni attive SCM Servizio Collocamento Mirato Coop. Sociali o Consorzi di Coop. Enti formativi o accreditati NIL Nucleo Inserimenti Lavorativi Afol Agenzia Formazione e Orientamento Lavoro SIL Servizio Inserimenti Lavorativi Amnil Lavoro Ass. Mutilati ed Invalidi del lavoro - sez. Lavoro IntegraLavoro Piattaforma informatica di risorse lavorative Comuni Agenzie private Uffici di piano Azienda Sanitaria Locale Celav Centro Lavoro Fondazioni private varie Tavolo legge 13 SOD Servizio Orientamento Disabili Consulenti per contatti con aziende Associazioni no profit Altro: Ass. di categoria, Sindacati, Cesvip Centro Servizi Professionali, UOL Unità Orientamento Lavoro N.B.: Il numero totale dei centri risulta essere superiore a 59 in quanto ogni Centro Psico Sociale collabora con più Enti Rispetto alle principali figure professionali che sono coinvolte nei percorsi d’inserimento lavorativo, troviamo che nella maggior parte delle situazioni la gestione avviene grazie ad una stretta collaborazione fra Assistenti Sociali ed Educatori Professionali, in alcuni casi i percorsi sono seguiti, o solo da Assistenti Sociali, o solo da Educatori Professionali, inoltre vi è una presenza significativa di collaborazioni fra Educatori Professionali e Psicologi. Nei restanti contesti si rileva, in misura decisamente minore, il coinvolgimento di Medici, Infermieri Professionali e Consulenti del lavoro. N° servizi 24 10 4 6 4 4 3 4 % rispetto ai 59 servizi 40,7% 17% 6,8% 10,1% 6,8% 6,8% 5% Figure professionali coinvolte nei percorsi di inserimento lavorativo Assistenti Sociali + Educatori Professionali solo Assistenti Sociali solo Educatori Professionali Educatori Professionali + Psicologo Assistenti Sociali + Educatori Professionali + Psicologo Medico + Psicologo + Assistenti Sociali + Educatori Professionali Assistenti Sociali + Educatori Professionali + Infermiere Professionale 6,8% Altro: Medico + Inf. Professionale + Consulente esterno In merito alla differenziazione della tipologia dei percorsi, emerge che la maggioranza dei servizi possiede un’offerta sufficientemente variegata: 39 centri offrono percorsi di tirocinio formativo/osservativo, altri 39 centri, che non necessariamente coincidono con quelli precedenti, offrono Borse Lavoro, cioè percorsi che prevedono un minimo di riconoscimento economico denominato indennità di frequenza, 10 centri offrono percorsi definiti SAR (Esperienze in Situazione Reale), 9 centri offrono dispositivi definiti Doti Lavoro che sono opportunità per accedere al mercato del lavoro finanziate con fondi Regionali. Successivamente, in misura minore, troviamo i TRR, cioè tirocini Risocializzanti Riabilitativi che rappresentano percorsi a forte connotazione riabilitativa e in forte connessione con il percorso di cura. Tali percorsi possono avere finalità differenti a seconda degli obiettivi specifici definiti nel progetto individuale della persona. Abbiamo poi i tirocini Socio-occupazionali che hanno una connotazione maggiormente centrata sul fornire alle persone l’opportunità di impiegare il proprio tempo in modo più costruttivo, senza necessariamente ipotizzare e prevedere un vero e proprio inserimento lavorativo con relativa assunzione. Infine abbiamo una serie di altri interventi che compaiono in misura minore come tirocini propedeutici all’inserimento lavorativo vero e proprio, percorsi a carattere maggiormente formativo, laboratori protetti e gruppi di orientamento. Solo in pochi casi viene esplicitata la modalità di ricerca attiva del lavoro nel mercato competitivo e, anche laddove questo avviene, l’ intervento non è supportato da una metodologia specifica ma segue i normali canali di ricerca lavorativa disponibili ad ogni cittadino. N° servizi 39 39 10 9 8 4 10 % rispetto ai 59 servizi 66,1% 66,1% 17% 15% 13,5% 6,8% 17% Tipologia di percorsi offerti tirocini formativi/osservativi Borse Lavoro SAR Esperienze in Situazione Reale Doti Lavoro Regionali TRR Tirocini Riabilitativi Risocializzanti Tirocini Socio-occupazionali Altro: Tirocini Propedeutici, segnalazioni ad altri servizi, Percorsi Formativi, Progetti di reinserimento lavorativo, Ricerca attiva, Laboratori Protetti, Gruppi Orientamento N.B.: Il numero totale dei centri risulta essere superiore a 59 in quanto diversi Considerando ora il quesito che andava a rilevare la conoscenza o meno della metodologia IPS, si è ottenuto che la maggioranza degli intervistati non possiede alcuna conoscenza della metodologia IPS e di conseguenza non la utilizza all’interno del proprio servizio. Solo 10 intervistati su 44, pari al 22,7%, possiede una conoscenza minima di tale metodologia ma, anche in questo caso, il servizio non utilizza in modo sistematico ed organizzato IPS. Si 10 intervistati conosco IPS (22,7%) No 34 intervistati non conosco IPS (77, 2%) Non avendo riscontrato in alcun servizio l’utilizzo della metodologia IPS, l’intervista proseguiva passando direttamente alla domanda n° 20, in quanto le domande dalla 8 alla 19 si riferivano ad un approfondimento rispetto alle modalità di applicazione della metodologia nel caso il servizio intervistato l’avesse utilizzata. La finalità della domanda numero 20 “Siete in grado di indicare qual è la percentuale di inserimenti lavorativi ottenuti attraverso i percorsi non IPS come ad esempio tirocini, borse lavoro, ecc. ?” è quella di rilevare se i servizi possiedono dei parametri quantitativi degli esiti dei vari percorsi in grado di documentare l’efficacia dei propri interventi. Le risposte sono state le seguenti: Si 29 servizi (49,1%) riferiscono di essere in grado di indicare i dati degli esiti dei propri percorsi No 19 servizi (32,2%) riferiscono di non essere in grado di riferire dati attendibili rispetto agli esiti dei propri percorsi Non in 11 servizi (18,6%) il dato degli esiti dei percorsi lavorativi Rilevabile non è rilevabile Un altro elemento che viene indagato dalla ricerca è quello di rilevare quanti servizi possiedano un sistema organizzato e informatizzato di raccolta dati riferito ai percorsi di inserimento lavorativo, in questo caso troviamo che la maggioranza dei servizi riferisce di non avere uno strumento specifico, mentre 17 centri risultano dotati di un database informatico dedicato a tale scopo. Si 17 servizi (28,8%) confermano l'utilizzo di un sistema informatizzato di raccolta dati dei percorsi lavorativi No 42 servizi (71,2%) hanno risposto di non avere un sistema informatizzato di raccolta dati dei percorsi lavorativi L’indagine esplorativa prosegue rilevando le motivazioni per cui la metodologia IPS non viene utilizzata all’interno dei singoli servizi. La quasi totalità dei centri dichiara di non conoscere la metodologia, come si può ben osservare dalla tabella sotto riportata, in alcuni casi, oltre alla non conoscenza, si associa la mancanza di risorse umane ed economiche utili ad introdurre e implementare tale nuova modalità operativa. Interessante è rilevare come 4 centri, pur confermando la non conoscenza, riferiscono di avere attivo un intervento di ricerca attiva del lavoro ma senza necessariamente ricorrere ad una metodologia specifica. Vi è poi un numero minore di servizi che riferisce motivazioni legate alla mancanza di formazione specifica o dettate dal fatto che gli interventi di riabilitazione lavorativa sono delegati ad altri servizi. % rispetto ai 59 N° servizi servizi 47 5 4 3 Motivazioni riferite dai servizi rispetto al non utilizzo di IPS 79,6% Non conoscenza 8,5% Non conoscenza + mancanza di risorse umane ed economiche Non conoscenza, ma viene utilizzata una ricerca attiva 6,8% non supportata da metodologie specifiche Mancanza di risorse umane ed economiche + mancanza di formazione 5,1% specifica + mancanza di postazioni lavorative + delega ad altri servizi Infine è stato constatato come la quasi totalità degli intervistati si è dichiarata interessata ad una conoscenza della metodologia: 39 persone pari al 88,6%. Nelle risposte sono emerse differenti sfumature e motivazioni, a partire dalla pura curiosità conoscitiva, a interessi formativi al fine di potenziare l’offerta del proprio servizio, al desiderio di fornire nuove risposte ai bisogni degli utenti. Si 39 intervistati (88,6%), sono interssati a ricevere informazioni e formazione rispetto alla metodologia IPS No 5 Intervistati (11,4%), non sono interessati ad approfondire la conoscenza Solo in 5 situazioni gli intervistati si sono dichiarati non interessati ad approfondire la conoscenza della metodologia IPS perché i percorsi d’ inserimento lavorativo in contesti produttivi è delegato ad altri servizi; in due situazioni viene dichiarata la non disponibilità ad una formazione per carichi di lavoro già troppo eccessivi e perché il reinserimento lavorativo non rappresenta la priorità della mission del servizio. Una nota particolare riguarda la difficoltà riscontrata nel recuperare i dati strutturali riferiti al bacino di utenza del singolo centro e al numero di pazienti in carico. I dati trasmessi dai servizi sono risultati talmente limitati da non permettere una sistematizzazione e comparazione degli stessi Spesso gli intervistati non conoscevano tale informazione ed è stato necessario un secondo contatto con il servizio per reperire qualche dato. Un’ulteriore domanda integrativa, non formalmente inclusa nell’intervista strutturata ma richiesta verbalmente dall’intervistatore al proprio interlocutore, ha evidenziato come le persone intervistate non fossero in grado di esplicitare la metodologia alla base delle proprie modalità operative, limitandosi a confermare l’ipotesi di un approccio tradizionale. Interpretazione dei dati Dai dati raccolti attraverso l’indagine esplorativa possiamo descrivere il profilo dell’operatore medio che si occupa di inserimenti lavorativi: è donna, di circa 45 anni, generalmente con qualifica di Assistente Sociale o Educatore Professionale, con un’esperienza lavorativa di circa 17 anni. Risulta particolarmente significativo come la maggior parte dei Dipartimenti di Salute Mentale abbia ancora oggi una gestione diretta dei percorsi di ricollocamento al lavoro dei propri utenti. Una caratteristica rilevante è che questi interventi sono sostanzialmente sviluppati in integrazione ad altri servizi, questo dimostra una buona capacità e sforzo dei servizi psichiatrici a sviluppare logiche di lavoro di rete con le altre realtà territoriali. Tale aspetto contribuisce in modo rilevante a mantenere le connessioni con le realtà locali e a diffondere in modo capillare la cultura dell’integrazione lavorativa delle persone con problemi di salute mentale. Rispetto alle professioni coinvolte in tale ambito riabilitativo si riconferma un modello organizzativo e culturale centrato sulle figure professionali con maggiore formazione socio-educativa. Il coinvolgimento di altre figure professionali, come medici e psicologi, è ancora molto debole e questo in alcuni casi può determinare una non piena condivisione sulle potenzialità della riabilitazione lavorativa. Questo, volendo riconsiderare il concetto di integrazione fra cura e riabilitazione, può determinare il permanere di una separazione fra le due funzioni; anche se nella mia esperienza professionale ho avuto modo di constatare come il coinvolgimento di altre figure professionali sia effettivamente un arricchimento importante capace di innescare dinamiche organizzative e processi di cambiamento in modo più significativo. In merito alle tipologie di percorsi di riabilitazione lavorativa offerti dai diversi servizi, volendo provare ad interpretare in modo differente i dati dello specifico quesito posto nell’intervista, è stato possibile rilevare che la maggior parte dei servizi, (26 pari al 44%) offre 2 tipologie di intervento diversificate, mentre 12 (20,3%) centri ne offrono 3 differenziati. E’ presente anche un numero significativo di centri, 14 (23,7%), che offrono una sola tipologia di percorso. Infine vi sono 5 (8,4%) servizi che offrono ben 4 differenti tipologie di percorso e solo 2 (3,38%) servizi che si limitano ad effettuare la sola segnalazione ad altri enti che si occupano poi di attivare il percorso di inserimento lavorativo. Risulta fondamentale segnalare come sia complesso e a volte poco realizzabile differenziare e confrontare i vari percorsi perché non essendoci un linguaggio comune e condiviso, a volte i medesimi dispositivi sono nominati in modo differente. Inoltre la differenziazione fra i diversi interventi/strumenti dipende molto anche dalle politiche locali, dalla storia sociale ed assistenziale di quella specifica comunità. Dalla complessità delle risposte ottenute rispetto alla varietà dei percorsi all’interno dei singoli servizi, è stato possibile evidenziare che, indipendentemente da come i vari dispositivi vengano etichettati, tutti fanno riferimento ad una strategia di risposta ai bisogni delle persone di tipo tradizionale centrata su un approccio “train and place”, cioè basato su lunghi periodi di preparazione e abilitazione al lavoro sviluppati in percorsi e contesti protetti o parzialmente protetti. Da ciò si può dedurre come l’approccio “place and train”, fondamento della metodologia IPS, non sia per nulla considerato e applicato nei servizi. Tale interpretazione trova riscontro anche nella domanda diretta in cui si rileva negli intervistati la conoscenza o meno della metodologia IPS, in cui il 77,2% delle persone intervistate dichiara di non conoscere la metodologia e solo il 22,8% riferisce una minima conoscenza del metodo ma non lo utilizza all’interno del proprio servizio. Quindi si è constatato che nessun intervistato ha una conoscenza approfondita e non si sono riscontrati contesti in cui si applica la metodologia IPS rispettandone i principi fondamentali e la relativa fidelity scale. Verificato che nessun Centro Psico Sociale della Lombardia utilizza IPS, si è tentato di capire se i centri contattati avessero un riscontro e una consapevolezza degli esiti dei propri interventi. In questo caso è risultato molto complesso poter effettuare una sintesi e una comparazione dei dati in quanto ogni servizio utilizza parametri di riferimento differenti rispetto alle persone considerate in carico all’area riabilitativa lavorativa. Altro aspetto di debolezza è risultato essere la mancanza di un significato univoco e condiviso del concetto di esito, diversi intervistati considerava riduttivo riferire tale concetto esclusivamente al raggiungimento dell’obiettivo dell’assunzione. Altri intervistati hanno suggerito una valutazione dell’esito da effettuarsi in relazione agli obiettivi definiti in ogni progetto individuale della persona in carico. In realtà i risultati rilevati si sono mostrati molto variabili e poco significativi dal punto di vista statistico; va inoltre segnalato che ben 11 centri non sono stati in grado di fornire dati certi e ufficiali, mentre 19 centri hanno dichiarato di non essere in grado di comunicare quante siano state le assunzioni ottenute nel corso dell’anno 2013, 5 di questi centri si sono limitati a definire “molto basse” le percentuali degli esiti delle assunzioni senza fornire riferimenti numerici certi. Solo 29 centri sono stati in grado di fornire dei dati numerici precisi rispetto agli esiti e al numero di persone in carico rispetto ai vari percorsi riabilitativi socio-lavorativi. Effettuare dei calcoli di media e percentuale in base alla parzialità dei dati rilevati rischierebbe di essere statisticamente poco significativo, ma azzardandosi ad effettuare un tentativo in tal senso, si ottiene una media di successi/assunzioni pari al 7.5%, prendendo in considerazione i soli 29 centri che hanno fornito dati attendibili. Inoltre si deve considerare che 5 servizi hanno dichiarato una percentuale pari a 0% di assunzioni nel corso dell’anno 2013 rispetto alle persone seguite. Un altro elemento critico è risultato essere la numerosità delle persone seguite in ogni centro rispetto all’area della riabilitazione lavorativa, anche rispetto a questo parametro è risultata esserci una forte variabilità, alcuni centri seguono un numero molto contenuto di persone (max.10 persone), a fronte di servizi che invece seguono un numero molto più significativo pari a 92 persone. Dalla difficoltà riscontrata nella raccolta dei dati rispetto agli esiti si può dedurre come l’arcipelago dei servizi dedicati ai percorsi di inclusione sociale risulti molto variegato e scarsamente dotato di strumenti e metodologie adeguate ad effettuare delle corrette valutazioni di esito rispetto ai propri interventi. Questa costatazione è ulteriormente confermata dai risultati della domanda 21 in cui si rileva quanti servizi abbiano un sistema organizzato e informatizzato di raccolta dati, 42 servizi riferiscono di non avere uno strumento organizzato e informatizzato, mentre 17 centri risultano dotati di database informatici finalizzati alla registrazione e monitoraggio dei vari percorsi riabilitativi. In realtà andando a incrociare con più attenzione i dati della domanda 20 e quelli della domanda 21 (vedi tabella riportata di seguito) ci si accorge che 30 (50,8%) servizi dichiarano di essere in grado di fornire stime precise dei loro esiti a fronte invece di soli 17 (28,8%) servizi che affermano di avere un sistema organizzato e informatizzato di raccolta dati dei vari percorsi riabilitativi. Allo stesso modo si può cogliere come il numero di servizi che dichiarano di non essere in grado di fornire dati rispetto ai percorsi lavorativi (29 centri, pari a 49,2%), non si avvicina al numero di centri che riferiscono di non avere un sistema organizzato e informatizzato per la raccolta dati. (42 centri, 71,2%). Domanda 20 Domanda 21 Siete in grado di indicare quale è la percentuale di inserimenti lavorativi (assunzioni) ottenuti attraverso i percorsi non IPS come ad esempio tirocini, borse lavoro, ecc. nel corso dell’anno 2013? Esiste, nel vostro servizio, un sistema organizzato e informatizzato di raccolta dati dedicato ai percorsi di inserimento lavorativo? 30 si (50.8%) 17 si (28,8%) 29 no (49,2%) 42 no (71,2%) Dopo tali interpretazioni diviene spontaneo considerare il dubbio che se la maggior parte dei servizi non possiede un sistema organizzato ed informatizzato di raccolta dati, non si riesce a capire come possano poi invece dichiararsi capaci di riferire stime attendibili rispetto agli esiti degli interventi. Inoltre solo in rari casi viene riferita l’esistenza di archivi cartacei in sostituzione a quelli informatici, ma che risultano di difficile e complessa consultazione. Ora mi preme mettere in evidenza come a livello nazionale la metodologia IPS sia stata introdotta da tempo e in modo sistematico in tutta la Regione Emilia Romagna. In tale processo di implementazione del metodo è risultato fondamentale il riconoscere ad IPS tutta la sua potenzialità e il fondamentale contributo che può apportare all’interno dei processi riabilitativi lavorativi e, in senso più ampio, nella promozione dei percorsi di cura e guarigione degli utenti dei servizi di salute mentale. L’introduzione della metodologia ha permesso di ampliare molto il numero di persone, che nonostante una patologia psichiatrica, sono riuscite a ottenere e poi a mantenere in modo regolare un’attività lavorativa nel mercato competitivo senza dover ricorrere ad infiniti percorsi riabilitativi in contesti protetti e dagli esiti al quanto incerti. Anche in Emilia viene riconfermata l’efficacia e la validità terapeutica di tale approccio. A titolo esemplificativo riporto di seguito uno schema riassuntivo, riferito al secondo semestre del 2011, relativo alla diffusione della metodologia e ai suoi relativi esiti; dalla tabella si può cogliere come la metodologia sia diffusa in diversi centri Emiliani ed esaminando le colonne degli utenti “avviati” al percorso e quella delle “assunzioni” si può cogliere l’esito positivo di tale modalità operativa. (Fioritti, Cappa 2011) Conclusioni Il tema di questo elaborato e la conseguente ricerca nasce da una forte passione professionale che mi porta continuamente a migliorare l’efficacia e l’efficienza nel mio operare quotidiano, all’interno dei servizi di Salute Mentale, per quanto riguarda i percorsi di inclusione lavorativa a favore di persone affette da problemi di salute mentale. L’obiettivo della tesi è stato quello di comprendere e rivelare quali fossero i modelli d’inserimento lavorativo utilizzati nei Dipartimenti di Salute Mentale della Lombardia ed a quali approcci teorici fossero riconducibili. Nello specifico la ricerca è andata ad indagare quanto la metodologia IPS (Individual Placement and Support), riconosciuta come la metodologia più efficace e sostenuta da una lunga serie di evidenze scientifiche che la definiscono l’approccio più adeguato per rispondere ai bisogni riabilitativi e terapeutici legati alla dimensione lavorativa, fosse conosciuta e applicata nei Centri-Psico-Sociali della Regione Lombardia. Per effettuare la raccolta dei dati utili a valutare tali aspetti, è stata elaborato un questionario specifico “Utilizzo della metodologia IPS nei DSM della Regione Lombardia” (vedi allegato “A”) Dalla raccolta dei dati realizzata attraverso il questionario è emerso in modo chiaro che la Metodologia IPS non è conosciuta e non è applicata in alcun territorio regionale. Si è invece constatato come tutti i centri abbiano in atto delle offerte di intervento riabilitativo lavorativo orientate quasi esclusivamente verso metodologie tradizionali che fanno riferimento ad un approccio di tipo “train and place”, in cui la persona con una patologia psichiatrica è considerata portatrice di un deficit di funzionamento che non gli permette di adattarsi in modo soddisfacente alle situazioni sociali. L’ipotesi è che si possa risolvere questo problema attraverso dei training preparatori in contesti protetti e semi-protetti allo scopo di sviluppare le capacità lavorative, le competenze relazionali/comunicative e, se possibile, fornire strumenti di elaborazione cognitiva ed emotiva degli eventi vissuti. Solo in rari casi, alcuni servizi includono nella loro offerta la ricerca attiva del lavoro nel mercato competitivo e anche in tali situazioni l’intervento è basato sull’esperienza e il buon senso e non fa riferimento ad alcuna metodologia specifica. Dall’analisi dei dati è emerso un altro aspetto sorprendente e cioè che la metodologia IPS non viene utilizzata, non tanto perché ritenuta un approccio non adeguato e non capace di rispondere ai bisogni delle persone, ma perché non vi è conoscenza dell’esistenza di tale metodo. Questo aspetto apre la questione sul cercare di capire perché esista tale gap tra la dimensione della ricerca, delle evidenze scientifiche e il mondo delle prassi quotidiane dei servizi. Pensando in tal senso emergono tutta una serie di considerazioni che rimandano ad aspetti di responsabilità rispetto a chi dovrebbe preoccuparsi dell’informazione e formazione ed aggiornamento degli operatori che si dedicano e operano nel settore del reinserimento lavorativo. Dall’altra parte sorge spontanea anche la riflessione rispetto al fatto che in una Regione come la Lombardia, considerata una delle aree territoriali più sviluppate e avanzate in molti settori, si ignori completamente l’esistenza di tale metodologia e degli strumenti ad essa collegati. Un altro aspetto da non sottovalutare riguarda la scarsa presenza negli operatori di una cultura della valutazione degli esiti e della ridotta propensione a misurare l’efficacia delle proprie azioni. Risulta abbastanza raro trovare nei servizi di salute mentale, degli operatori che sappiano coniugare la dimensione dell’agire con quella dell’evoluzione delle teorie e delle metodologie. Gli operatori difficilmente possono permettersi di dedicare del tempo alla consultazione delle banche dati o delle fonti di informazione specializzate, in alcuni casi ci si trova di fronte alla scarsa conoscenza della letteratura scientifica internazionale e delle sue potenzialità nello stimolare e promuovere dei cambiamenti significativi nelle organizzazioni e nel loro modo di operare. A questi aspetti concorrono in alcuni casi la mancanza di strumenti adeguati come computer con connessioni di rete sufficientemente valide, oppure ancora in modo più semplice l’assenza di abbonamenti a riviste specializzate che pubblichino gli esiti delle ricerche più recenti. Al di là di tali considerazioni credo sia importante trovare delle strategie perché tali aspetti possano modificarsi e in tal senso sono convinto che possa essere interessante intensificare le occasioni di informazione e formazione, non solo esponendo gli esiti delle buone prassi, ma anche fornendo gli strumenti fondamentali per promuovere, stimolare e conoscere come si possa implementare la ricerca tenendola ancorata il più possibile agli aspetti del vivere quotidiano. Questo elaborato mi ha fornito l’occasione per misurarmi, seppur in modo molto contenuto, con una dimensione di esplorazione e di ricerca che ripartendo dagli studi scientifici internazionali mi ha poi permesso di capire cosa avviene nei territori più vicini alla mia realtà e alla mia professione. Questa operazione mi ha permesso di ricollocarmi e di ridare senso al mio agire professionale di ogni giorno, mi ha permesso di recuperare il senso del fare e del curare facendomi sentire parte di un pensiero comune condiviso. Credo che sia importante ora provare a mettere in campo delle iniziative formative specifiche. L’azione di contattare i vari servizi per effettuare le interviste, in realtà ha già rappresentato una prima fase di stimolazione e di sollecitazione alla curiosità e necessità di formazione rispetto a tale ambito. La maggior parte degli intervistati ha dimostrato il proprio interesse in tal senso ponendo molte domande rispetto a cosa fosse IPS e dichiarando il proprio interesse e disponibilità ad un confronto e ad un’eventuale formazione. Molti di essi hanno chiesto di avere materiale informativo e riferimenti della letteratura in tal senso. Tutti hanno gradito lo scambio di informazioni e il confronto sulle differenti prassi, spesso si è riscontrato che gli aspetti problematici legati a questi tipi di interventi risultano essere molto simili nonostante le differenti modalità organizzative dei differenti Dipartimenti. I problemi più diffusi riguardano la mancanza di risorse economiche da dedicare a tali interventi, la scarsità di risorse umane dedicate, la scarsa efficacia delle metodologie tradizionali soprattutto in relazione alle nuove patologie insorgenti nella popolazione giovanile, la mancanza di opportunità lavorative dovuta alla crisi del mercato del lavoro, ecc. Inoltre ritengo sia importante far rilevare come l'assenza di ogni "cultura" della valutazione dell'efficacia del proprio operare sia ormai ingiustificabile, viste la tecnologie e le conoscenze disponibili. In questo specifico momento storico in cui si discute molto di "spending review", se si vogliono evitare i famosi "tagli lineari" e l’indebolimento irrazionale del Servizio Sanitario Nazionale, gli operatori dovrebbero essere i primi a promuovere la valutazione dell’efficacia dei propri interventi, raccogliendo sistematicamente i dati necessari, e confrontandosi con i contributi della letteratura internazionale per trarne indicazioni utili. Per questo ribadisco come potrebbe risultare molto utile una attività di formazione diretta a tutti gli operatori da parte di chi ha avuto la sensibilità e disponibilità di avvicinarsi a questo approccio Evidence Based. In termini più personali questo elaborato rappresenta un altro traguardo fondamentale della mia carriera professionale in qualità di Educatore Professionale nel Dipartimento di Salute Mentale di Lecco, in cui opero da sempre come operatore della mediazione e promozione lavorativa e sociale. Grazie al continuo lavoro di ricerca di nuove metodologie e teorie riguardanti il settore dell’inclusione lavorativa, ho avuto la possibilità e il privilegio di conoscere e successivamente sperimentare l’applicazione della metodologia IPS (Individual Placement and Support) all’interno del mio servizio. Questo mi ha dato l’opportunità di operare una sorta di riconciliazione con il mio ruolo professionale dandomi la possibilità di riscoprire come sia possibile e necessario rimettere al centro dell’agire riabilitativo la persona con le sue difficoltà ma anche e soprattutto con le sue risorse e i suoi desideri e la sua libertà di scegliere l’intervento più adeguato ai propri bisogni. Riconsiderare con maggiore attenzione tali aspetti permette di costruire con le persone un rapporto più leale, basato sul reciproco rispetto e sulla reciproca responsabilità. Il vero cambiamento che IPS ha indirettamente introdotto è il riconsiderare la persona come elemento capace di autodeterminarsi, considerandola, nonostante la malattia, capace di elaborare un proprio pensiero e un proprio desiderio lavorativo e se adeguatamente supportata in tale percorso è probabile che riesca a raggiungere il proprio obiettivo. L’operatore in questo caso non è più colui che traccia il “percorso obbligato” dopo aver effettuato le dovute e approfondite valutazioni sulla persona, ma è colui che accanto alla persona cerca di avere uno sguardo condiviso sull’orizzonte progettuale per poi, attraverso un dialogo profondo, sincero e a volte per niente facile e comodo, definire una meta condivisa, e allora da li, e solo da li, inizia il vero viaggio verso un nuovo progetto di vita e di lavoro. ALLEGATI ALLEGATO “A” I PERCORSI DI INSERIMENTO LAVORATIVO NEI DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE QUESTIONARIO Utilizzo della metodologia IPS nei DSM della Regione Lombardia Dicembre 2013 Gentili Colleghi/e sono Giuseppe Montanelli coordinatore dell’”Equipe Funzionale Area Lavoro” (EFAL) del Dipartimento di Salute Mentale dell’Azienda Ospedaliera della Provincia di Lecco. Nell’ambito di un percorso formativo in Scienze Cognitive e Processi Decisionali presso l’Università degli Studi di Milano sto svolgendo una tesi dal titolo “I PERCORSI DI INSERIMENTO LAVORATIVO NEI DIPARTIMENTI DI SALUTE MENTALE : IL MODELLO “Individual Placement and Support” Uno degli obiettivi fondamentali di questa mia ricerca è quello di analizzare i metodi utilizzati dai Dipartimenti di Salute Mentale per l’inserimento lavorativo dei propri utenti. Al fine di realizzare tale obiettivo vi chiederei gentilmente di rispondere alle domande del questionario che vi sarà proposto. I risultati saranno inviati a tutti coloro che avranno partecipato attivamente alla ricerca e potranno essere un utile strumento per la progettazione di iniziative organizzative e formative nell’ambito dei servizi della Salute Mentale Lombardi. Per eventuali domande e approfondimenti rivolgersi direttamente a (Giuseppe Montanelli email: [email protected], Tel: 039 9902299 o 340 3863747) Il trattamento dei dati acquisiti attraverso l’intervista telefonica sarà improntato a principi di correttezza, liceità e trasparenza nonché di tutela della Sua riservatezza e dei Suoi diritti, ai sensi del D.Lgs. n.196/2003. I dati sono raccolti in forma anonima e saranno utilizzati unicamente ai fini istituzionali della presente ricerca. Verranno conservati per un massimo di cinque anni presso il Dipartimento Dipartimento Studi del lavoro e del Welfare dell’Università degli Studi di Milano in via Conservatorio 7 (Milano) in modo che non si possa fare alcun riferimento individuale. Qualora avesse dei dubbi sull'appropriatezza dell'uso dei dati raccolti telefonicamente, può contattare la prof.ssa Silvia Gilardi, del Dipartimento di Economia, management e Metodi quantitativi ([email protected]). Vi ringrazio per la Vostra preziosa collaborazione. Rilevazione dell’utilizzo della metodologia IPS nei DSM della Regione Lombardia (Questionario strutturato somministrato telefonicamente) N° questionario: ____________ Data: _____________ Dati del servizio contattato: Dipartimento di Salute Mentale - Azienda Ospedaliera di: ________________________ Centro Psico Sociale di: ___________________________________________________ Dati personali dell’intervistato: Età:______ anni Sesso: M F Ruolo professionale: Medico Psicologo Assistente sociale Educatore Professionale Infermiere Professionale Altro (specificare) Anni di servizio nel DSM:________ Domande : 1. Esiste un intervento strutturato di Riabilitazione lavorativa gestito e promosso direttamente dal DSM (Dipartimento di Salute Mentale)? si 2. no Nel caso in cui il DSM (Dipartimento di Salute Mentale) non offra direttamente questo tipo di intervento, lo promuove e gestisce attraverso qualche altro ente? Indicare il nome dell’ente/servizio/agenzia: __________________________________________________________________ 3. Nel vostro territorio di riferimento con quali altri servizi che si occupano di inserimenti lavorativi avete collaborato nell’ultimo anno? a. ________________________________________________________________ b. ________________________________________________________________ c. ________________________________________________________________ d. ________________________________________________________________ 4. All’interno del DSM quali figure professionali si occupano di inserimento lavorativo? Medico Psicologo Assistente sociale Educatore Professionale Infermiere Professionale Altro (specificare) 5. Quali tipologie di percorsi di inserimento lavorativo sono attivi nel vostro DSM ? Tirocini formativi/osservativi Borse Lavoro Altro (Specificare) Altro (Specificare) 6. Conoscete la metodologia Individual Placement and Support? si, la conosco 7. no, per niente La metodologia IPS (Individual Placement and Support) è abitualmente utilizzata nel vostro servizio? si Prosegui di seguito no Passa direttamente a pagina 7 Se SI: 8. In quale anno è stata introdotta? Anno:________________ 9. L’attivazione è avvenuta a seguito di un percorso formativo specifico? si 10. no Quali figure professionali sono state coinvolte nella formazione? Medico Psicologo Assistente sociale Educatore Professionale Infermiere Professionale Altro (specificare) 11. Quali sono le ragioni che vi hanno spinto ad introdurre tale metodologia? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 12. Secondo quali criteri avete inserito gli utenti nel programma IPS ? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 13. Quanti percorsi IPS sono stati attivati nel corso dell’anno 2013? (considerare il periodo temporale dal 1 gennaio al 31 dicembre 2013) N° di percorsi: ________ 14. Quanti operatori sono dedicati a tali interventi? (specificare se operatori del DSM o altro e se full time o part time) Appartenenti N° Dipartimento operatori Salute IPS Mentale In Convenzione Altri Enti Full Time Part Time 15. I percorsi IPS attivati quali esiti hanno avuto? Assunzioni Ricerca attiva del lavoro tuttora in corso Abbandono/rinuncia/autodimissione Invio ad altri percorsi più protetti Attivazione di corsi di formazione finalizzati al lavoro Non rilevato 16. n* n* n* n* n* n* Secondo la vostra esperienza, quali sono i punti di forza della metodologia IPS? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 17. Nell’applicazione del metodo quali sono le maggiori difficoltà riscontrate? __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ __________________________________________________________________ 18. Rispetto al metodo avete previsto una specifica attività di supervisione da parte di un esperto? si 19. no Dall’introduzione della metodologia IPS, avete effettuato una o più verifiche utilizzando lo strumento della “fidelity scale” del metodo? si, n°____ no, perché:_________________________________________________ _________________________________________________ Se NO: 20. Siete in grado di indicare quale è la percentuale di inserimenti lavorativi (assunzioni) ottenuti attraverso i percorsi non IPS come ad esempio tirocini, borse lavoro, ecc. nel corso dell’anno 2013? si no Percentuale: _____ 21. Esiste, nel vostro servizio, un sistema organizzato e informatizzato di raccolta dati dedicato ai percorsi di inserimento lavorativo? si no 22. Secondo voi qual è la principale motivazione di una non introduzione di tale metodologia? Non conoscenza Si ritiene non adeguata a persone con problemi di Salute Mentale Mancanza di risorse economiche e umane da dedicare __________ La riabilitazione lavorativa è delegata ad altri servizi Altro………………………………………………………………………… 23. Sareste interessati ad approfondire la conoscenza della metodologia IPS ed eventualmente formarvi per un eventuale sua futura applicazione? si, perché: _________________________________________________ _________________________________________________ _________________________________________________ no, perché: _________________________________________________ _________________________________________________ _________________________________________________ Dati di dimensionali del servizio: N° abitanti (compresi fra i 14 e i 65 anni) del proprio territorio di competenza: __________ N° di utenti in carico al CPS nel 2013: __________ Grazie per la preziosa collaborazione