testimoni della luce p. GIORGIO

LA LUCE
Veglia d’avvento: “ Testimoni della LUCE”
LANZE’ 14 dicembre 2016
Un saluto nella notte che verrà tra giorni, nostalgia del solstizio
d’inverno; “ due cose mi riempiono l’animo di sempre nuovo, crescente stupore e
timore reverenziale: i cieli stellati sopra la notte, e la luce che scende accesa nel mio
animo” ( Kant, Critica della ragion pura).
Luce e oscurità, due poli della nostra vita ed esperienza umana. Poco fa, abbiamo
acceso una piccola luce, un simbolo, lo stesso gesto, il primo dono che Dio fece
all’inizio della creazione, il primo regalo concesso all’umanità, “ O Luce, Sole che non
tramonta, Luce nata da luce e che origini luce, o splendore del Padre, Tu sei nato, o
Cristo, per donare la luce che non tramonta e vincere la notte, la paura della vita”.
(Inno “ Splendor paternae gloriae” di sant’Ambrogio di Milano”.
1. Nessun’ altro simbolo ha un’importanza tanto ampia quanto quella della luce;
anche nella nostra lingua, quando nasce un bambino, gli auguriamo di “vedere
la luce vuol dire nascere, essere rivestito di luce”. Il primo dono di Dio, il suo
primo gesto nella creazione è stato di regalare al cosmo, alla terra la Luce.
Anche noi ora, attraverso il simbolo della candela vogliamo ripetere questo gesto: “
Entra, o Signore, nel nostro cuore accendilo di amore, le pupille dei nostri occhi
siano come stelle”.
La luce gioca per tutte le religioni un ruolo centrale: il sole e il suo corteo di pianeti,
le stelle non servivano solo alla misurazione del tempo e all’orientamento nello
spazio, ma anche la preghiera, i sacrifici erano rivolti e sono orientati verso Est, il
punto cardinale da dove sorge il sole.
I primi graffiti, furono scoperti 1700 anni fa casualmente a Lascaux – Francia sudoccidentale a Montignac, da tre bambini nel pomeriggio del 12 settembre 1940; essi
stavano giocando con il loro cagnolino, quando si avvicinarono a quella grotta alla
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quale i genitori e i nonni raccomandavano di non entrare mai…, ma sapete la
curiosità dei bambini è una esplorazione divertente e maturante. E guidati dal loro
cane, un giorno entrarono e scoprirono una ampia grotta tutta dipinta: tanti disegni
di colore rosso dipinti sulla roccia, e tra questi tanti cerchi gialli e le persone con le
mani alzate: quei cerchi erano simbolo del sole, la nostra stella più vicina che da
cinque miliardi di anni inonda di luce il nostro pianeta; i disegni erano posti verso
est, ad oriente, là dove sorge il sole, la luce. ( ecco perché anche le chiese cristiane
sono sempre prevalentemente, rivolte ad est…) Quelle persone raffigurate in piedi e
con le mani aperte invocavano la Luce per poi ridistribuirla agli altri. Questo gesto è
il simbolo che ognuno dona luce al volto del suo prossimo, ogni giorno a coloro che
incontro, saluto, con cui parlo e lavoro devo ricordarmi di donare luce, il primo gesto
simile a quello che ha fatto Dio.
Il primo dono di Dio all’umanità è stata la luce.
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E poi, Dio ha creato l’uomo e la donna, Adamo ed Eva, li ha ammirati: secondo
voi come li ha salutati e guardati? Ha sorriso, li ha guardati e ha sorriso ancora: “ e
vide che era cosa buona e bella e li pose in un giardino”. Ci ha posto in un luogo bello
come un giardino ben coltivato: ha voluto loro molto bene, e lo ha fatto capire con il
profumo, i fiori, ogni genere di frutti e di animali…
Invece noi tante volte non coltiviamo noi stessi come un giardino. Non ci
rispettiamo, crescono spine, erbacce, sono tutto ciò che facciamo di male, di cattivo
verso noi e gli altri, e anche verso gli animali, i fiori, le piante…..Sapete che una delle
prime poesie in lingua italiana è il: “ Cantico delle creature”, dove san Francesco
chiama “ fratello sole e sorella tutte le creature! “
Però, poi è successo qualcosa; da questo paradiso- giardino, da una intensa amicizia,
l’uomo e la donna, la prima coppia hanno voluto staccarsi e compiono un gesto
grave, poco simpatico, si staccano dallo sguardo luminoso del Signore, è il primo
inganno della vista, l’uomo e la donna si ritraggono dalle mani del Creatore; il loro
primo gesto fu di sottrarsi alla luce dell’ amore. Loro sapevano che facendo amicizia
con il serpente, che in varie religioni è il simbolo del Male, avrebbero scelto una
strada oscura, di solitudine, e da quel giorno il buio è entrato nella loro e nostra
esperienza; noi viviamo tra esperienze di buio e di luce. Una delle esperienze che ci
fa più paura infatti è il buio, la paura, ( avete provato anche voi ragazzi? Quando fa
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buio e rimanete svegli chiamata il papà o la mamma, cercato una mano che vi
abbracci e vi tenga stretti…)
Lui sapeva e sa che senza la sua Luce, segno di tutti quei valori e comportamenti
buoni la sua amicizia, la sua vicinanza, la sua protezione e forza si allontana, e non
possiamo farcela da soli. Soprattutto dalla paura. Per ben 365 volte, ritorna nella
Bibbia questa frasetta importante : “non temere, non avere paura”, una al giorno, il
buon giorno di Dio è sotto il calore della luce, ad ogni risveglio sussurra, ci conferma
che Lui è vicino, non temere, io sono la tua roccia se confidi in me. Insomma Lui non
smette di avere fiducia in noi. E lo ripeterà specialmente ad ogni Natale.
Alla festa dell’Immacolata e anche a Natale sentiremo questa raccomandazione, il
saluto dell’angelo a Maria spaventata, una giovane donna, umile in uno sperduto
villaggio, Nazareth, gli rivolge questo saluto: non temere.
Tre regole, sempre valide, ma soprattutto anche ai nostri giorni: non avere paura,
non fare paura, liberare dalla paura. Voi bambini in famiglia, a scuola cercate di non
imparare a fare e a dire male del vostro compagno, dei vostri amici, fare cattiverie.
Oggi il dialogo, la relazione in famiglia, al lavoro, nella coppia è assai malata, quante
parolacce, modi di fare, comportamenti rivelano il linguaggio della sopraffazione,
dell’essere a tutti i costi sopra gli altri….
2. La prima coppia di genitori raccontata nella Bibbia, chiamata anche, badata
bene, il Libro, il Codice dell’umanità, non solo per i cristiani, ma di ogni
persona, piccola e grande, racconta che si sono ritirati dallo sguardo amabile
del Signore e poi che cosa è successo?
Nel primo libro, che si chiama Genesi, e vuol dire Nascere, si dice che “ si
aprirono i loro occhi e si accorsero di essere nudi, si nascosero”. Il male è il
sequestro della luce dal corpo, dello sguardo. Hanno vergogna, la bellezza del
loro corpo, un capolavoro perfetto, lo nascondono, lo impoveriscono, e si
ritengono immortali, e nasce la paura, si arrendono, preferiscono stare seduti
omologati. Ritengono che la vita sia una proprietà personale; si ritengono forti,
nasce il potere, la forza sugli altri, avere, comandare o avere sotto di te l’altro.
E qui ci sono i comportamenti della nostra vita quotidiana: quando vogliamo
avere potere malevolo su una persona vicina o lontana, lo deridiamo, lo
disprezziamo, facciamo scattare ogni sorta di parole, di atteggiamenti di
discredito, mai un incoraggiamento o apprezzamento ( quante ne donate al
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giorno?) o di silenzi che feriscono…..togliamo in una parola la luce, impediamo
di far crescere bene l’altro.
Quando togli luce all’altro è un tuo problema, non stai bene, il primo prossimo
siamo noi stessi, vuol dire che stai male dentro di te, ti sei seduto su schemi,
pensieri, progetti e vizi che non vuoi guardare in faccia, ti ripeti, pensieri vecchi,
usurati dall’ abitudine, ti sei arreso, non hai stupore a guardare in alto.
Vi faccio delle domande cominciando da noi adulti. Venendo qui stasera avete
ammirato la sfera, la calotta del cielo, anche se c’è nebbia, che pensieri hai avuto,
quante costellazioni hai riconosciuto, c’è una stella che ti piace? Il cielo d’inverno in
particolare è una carta astronomica eccezionale per i nostri pensieri, i desideri, i
progetti buoni: “ Tempestato di stelle ineffabilmente luminose, tra cui scorre la
maestà della luna, un mantello sembra che il creatore, l’Amore, abbia disteso a
proteggere il mondo spesso seduto verso il basso, che evita di ammirare le stelle, i
desideri” ( Shelley, La Regina Mab) De-sideri..sider= vuol dire nelle parlate antiche
“stella”!
Alzati e cammina e ammira l’alto, la bellezza del giorno e della notte: la luce è la
proteina che ci manca, è il filo conduttore, dal primo libro della Bibbia all’ultimo, che
si chiama Apocalisse, ricorre con più frequenza questa espressione: Alzati e va,
ricomincia, guarda verso l’alto. Noi che tentiamo di seguire le orme, le tracce di
Gesù, Egli ci fa ripartire, Io sono la luce, luce vera che illumina. La luce della fede in
Dio, creatore che ci ha sorriso e ci dà fiducia,(da cui la parola fede), è un “ colpo di
vento nelle vele dello nostra piccola barca che deve navigare ogni giorno”.
Egli ci fa ripartire da dove ci eravamo fermati. Non abbiate una vita nervosa,
ansiosa, inerte, salpare ogni giorno; stasera, in quest’ora tutti noi abbiamo
ravvivato questa piccolo lumino, lo abbiamo acceso, ricordiamoci di difenderlo dal
vento amaro che vuole spegnerlo. Inizia un percorso nuovo se sei nel buio, nella
penombra, se non ti impegni, rischiara gli occhi. Il Signore, questo bambino che
rinasce ai margini della storia in umiltà mi dice, ti dice, ci ricorda : alzati, io cammino
con te, in piedi, per una vita verticale, segui la luce della stella, cambia strada, i tuoi
progetti logori, ripulisci la tua coscienza, fai un primo passo, in qualsiasi situazione ti
trovi, almeno un passo per rendere più bella questa nostra storia.
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Non nasconderti, non buttarti via, non guastarti, le mani di Gesù bambino
chiedono calore e protezione dalle nostre mani. Darci la mano alla pace vuol dire
che sono alleato con te a costruire una società migliore.
A Natale Gesù ci ricorda che Lui non smette di riavvicinarsi, con le sua luce
paziente, piccola fiamma, in cerca del mio piccolo cuore che dimentica spesso il
levante, l’aurora; prenditi tempo, impara a vivere acceso; ricordiamoci che il
colloquio che avremo con Lui non sarà su una religione di riti, di parole senza cuore,
o sulle fragilità che ho commesso, ma sul bene seminato con pazienza, per la goccia
di profumo che ho donato ogni giorno con passione. Se io non chiudo la porta, la
mano, ma dono uno sguardo di luce vera nella mia casa, nel luogo del lavoro, nei
miei sentimenti, se so giocare con i miei figli, se imparo con loro a memoria una
poesia, una fiaba che sa di stelle, di mare, di paesi lontani, di pace, se asciugo delle
lacrime, insegnami sguardi profondi, cosa sia banale, che cosa superfluo, che cosa
necessario.
La fede fiorisce se io fiorisco, cambia se io cambio, il mondo e gli altri cambiano non
per farli a mia misura, ma per amarli nella speranza. La speranza viene così, come
un’attesa da luce a luce, quando non ho fretta, regalo tempo, ascolto, faccio un
passo in più per vedere il germoglio , il narciso selvatico ( ha detto il profeta Isaia
domenica scorsa) che cresce in me, quando non allontano il mio prossimo che come
me ha diritto di riposo e di pane e di calore, di una casa, di un lavoro; non deridere,
non disprezzare mai l’altro.
3. L’arte dell’abbraccio.
Dicono che il nostro corpo abbia la forma di un abbraccio. L’abbraccio possiede una
forza espressiva incredibile. E’l’intima architettura della vita; anche il Natale significa
l’abbraccio tra Dio e l’uomo, Gesù nasce per abbracciare l’umanità, essere con noi
vicino, culla e riconciliazione, affetto. ( Le prime icone e pitture nell’arte del presepe
hanno la forma di un arco, un arcobaleno di colori)! Tutti ci riconosciamo in un
abbraccio, è stata per tutti la prima comunicazione che ci ha nutrito nell’infanzia, io
e mia Madre, l’abbraccio si svolge senza parole. Si calcola che un essere umano
abbia bisogno di 1500 abbracci l’anno per sopravvivere. Quattro abbracci al giorno
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per rinforzare ciò che fa male, l’equilibrio precario che noi siamo, l’abbraccio è il
gesto d’amore e di sicurezza che chiediamo al nostro nascere e al momento di
partire e ritornare al giardino e alla luce di Dio.
Grazie per avere pregato così bene con voi e con don Romano.
P. Giorgio Maria Vasina
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