ASSOCIAZIONE PORDENONESE DI ASTRONOMIA MONTEREALE VALCELLINA PORDENONE LO SCOPO DI QUESTO NOTIZIARIO IN QUESTO NUMERO L‟ Osservatorio “IZAR” di Tiezzo II Parte ..................................................pag. 1 IPAZIA e le altre – Le donne nell‟Astronomia ............................................pag. 5 La «Grande Opposizione» di Marte .............................................................pag. 10 La cometa C 2002 T7 (LINEAR) .................................................................pag. 12 L‟Italia e il blackout del 28 settembre ..........................................................pag. 14 Notiziario stampato in proprio e distribuito ai Soci Comitato di redazione: Carrozzi Giampaolo – Bradaschia Filippo – Cauz Omar – De Giusti Luigi L’OSSERVATORIO “IZAR” DI TIEZZO (PN) II PARTE di Dino Abate Dopo aver descritto la struttura dell‟Osservatorio, vediamo ora di analizzare più in dettaglio le prestazioni degli strumenti attualmente in dotazione. Le caratteristiche ottiche dei telescopi sono state riportate la volta scorsa, mentre la camera ccd al momento utilizzata è la vecchia Starlight X-press SX, con un sensore avente le caratteristiche riassunte nella tabella che segue: SENSORE CCD AREA EFFICACE N° PIXEL V Starlight X-press Sx H (mm) V (mm) H SONY ICX027BLA 6,4 4,35 500 256 DIMENSIONI PIXEL H ( m) V ( m) 12,7 16,6 LINEE per mm H V 78 59 Facciamo un po‟ di conti: con i telescopi da me più utilizzati, cioè lo Schmidt-Cassegrain da 250 mm F10 (con i due riduttori-spianatori di focale F6.3 e F3), il Newton da 200 mm F6, il rifrattore da 150 mm F 6.7, e il Maksutov-Cassegrain da 150 mm F12, avremo, usando il ccd Starlight X-press SX, le seguenti caratteristiche: TELESCOPIO scala immagine al fuoco diretto Campo coperto dal sen- Focale teorica per sfruttare al (“ / pixel) sore („ “) 100% il potere risolutivo del telescopio (in millimetri) Meade 254 mm F10 1,40 8' 48" x 5‟ 59” 14496 Meade 254 mm F6.3 2,19 13' 45" x 9' 21" 14496 Meade 254 mm F3 4,67 29' 20" x 19' 56" 14496 Zen apo 150 F6.7 3,50 22‟ 00“ x 14‟ 58“ 8561 Orion Newton 200 F6 2,85 11414 18' 20" x 12' 28" Intes MK 67 150 F12 1,90 12' 13" x 8' 18" 8561 Per meglio comprendere l‟influenza della focale utilizzata sul campo inquadrato, riporto qui sotto le immagini dell‟ammasso globulare M13, ripreso con il Meade SCT rispettivamente a F10 (2500 mm), F6.4 (1600 mm) e F3 (750 mm), con pose di 30, 80 e 45 secondi: -1- Quando viene utilizzato il riduttore F3 (un po‟ forzato), appare una vignettatura abbastanza evidente, visibile anche in questo frame di M27 in Vulpecula: M 27 -2- M71 in Sagitta Le immagini che seguono riguardano due nebulose planetarie con dimensioni apparenti molto contenute, per cui si è preferito riprenderle al fuoco diretto (ma sarebbe stato opportuno usare una Barlow 2X): NGC 6543 NGC 6826 -3- Ultimo oggetto deep-sky è la galassia Vortice M 51 nell‟Orsa Maggiore, sempre con il Meade 10” e riduttore di focale F 6.4. Somma di due frames di 60 secondi ciascuno Un‟ultima immagine del “protagonista” dell‟estate del 2003, Marte! Questa è un‟anticipazione, altre immagini, anche riprese dall‟Osservatorio Montereale Valcellina, saranno presentate nei prossimi numeri del Notiziario APA … Data: 30/08/2003 ora TU 23:00 Località: Tiezzo (Osservatorio Izar) Telescopio Meade SCT 254 mm Barlow 3X con web-cam Philips To U Cam Somma Filmato 30 s con frames da 1/25 s. Post-elaborazione con Registax. -4- LE DONNE NELL’ASTRONOMIA Giampaolo Carrozzi Solo a partire dall'inizio del XVII secolo le donne trovarono modo di partecipare alla grandiosa avventura dell'esplorazione del cielo e questo avvenne in osservatori privati. Ma già nell‟antichità vi furono donne dedite all‟osservazione del cielo e di alcune di queste ci sono pervenuti anche i nomi: AGANICE, vissuta intorno al 3000 a.C., fu la prima astronoma di cui abbiamo notizia. Dagli scritti di sacerdoti e sacerdotesse si ha notizia dell‟esistenza di Aganice, figlia del leggendario re Sesostre. Si occupava verosimilmente di astronomia e astrologia, tentando di predire il futuro usava i globi celesti e studiava le immagini delle stelle nel cielo raggruppate in figure: le costellazioni. Per osservare il cielo gli egiziani usavano uno strumento semplicissimo: il Merkhet. Si tratta di un‟asta verticale che porta sulla sommità una scanalatura usata come mirino. Sul davanti c‟è un filo verticale dove si traguarda il transito delle stelle. (notizie certe dal 1800 a.C.) AGLAONICE DI TESSAGLIA Vissuta nel V sec. a.C. è citata anche da Plutarco di Atene. Sebbene in Grecia, all‟epoca, le donne avessero pochissime opportunità di studiare, divenne celebre per la sua competenza in astronomia e per la sua capacità di prevedere correttamente il verificarsi di eclissi di Sole e Luna. LE PITAGORICHE Tra queste si ricorda Teano che, da discepola di Pitagora, divenne insegnante ed in seguito sua moglie. Pare abbia scritto trattati di matematica, cosmologia, fisica, medicina. Anche le figlie di Teano e Pitagora furono iniziate a questi studi. Di esse, Damo e Arignote, si sa che diffusero l'insegnamento della dottrina pitagorica ad altre donne. Anche Mia ( o Myia) viene ricordata come figlia di Pitagora, ma in effetti era solo una sua discepola. Dopo la distruzione della scuola di Pitagora, Teano gli succedette a capo di una piccola comunità, e, con le sue figlie, diffuse il sistema filosofico e religioso proprio dei pitagorici. Delle nuove adepte sono arrivati a noi i nomi di Fintis e Melissa che scrisse sui diritti delle donne. MARIA GIUDEA Vissuta ad Alessandria, si pensa nel I sec. d.C., scrisse (sotto lo pseudonimo di "Mirian la Profetessa, sorella di Mosè") diversi trattati in seguito ampliati, distorti e confusi con altri lavori. Maria inventò apparati sperimentali per la distillazione e la sublimazione. Il suo "Bolneum mariae", ancora oggi conosciuto (Bagnomaria) era un doppio bollitore usato per scaldare lentamente una sostanza o per mantenerla ad una temperatura costante. Costituì anche il "TRIBIKOS" un distillatore: era formato da un recipiente in terra cotta per mantenere il liquido da distillare, un alambicco per condensare il vapore, 3 beccucci di erogazione in rame infilati nell‟alambicco e ampolle di ricezione in vetro; al suo interno un canaletto raccoglieva il distillato e lo trasportava ai beccucci di erogazione. Per raffreddare usava spugne fredde. Si interessò all‟azione che i vapori di arsenico, mercurio e zolfo esercitavano sui metalli stessi con il procedimento detto del KEROTAKIS. Maria fu, tra i primi alchimisti, quella dotata di maggior spirito pratico e di uno stile espositivo molto chiaro. Credeva che i metalli fossero esseri viventi e che i prodotti di laboratorio si generassero sessualmente ("unisci il maschile e il femminile e troverai quello che cerchi"). -5– IPAZIA Dalle scarne delle fonti si apprende che Ipazia nasce attorno al 370 d.C. in Alessandria. Il contesto storico in cui vive è il periodo in cui il cristianesimo effettuò una mutazione genetica. In particolare: - cessa di essere perseguitato con l'editto di Costantino nel 313; - diventa religione di stato con l'editto di Teodosio nel 380; - inizia a sua volta a perseguitare nel 392, quando furono distrutti i templi greci e bruciati i libri «pagani». Se ragione e fede costituiscono i due binari paralleli lungo i quali si è mossa la storia dell'Occidente negli ultimi duemila anni, i testi che meglio ne rappresentano l'immutabile distanza sono gli Elementi di Euclide e la Bibbia, le due summe del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa ebraico - cristiana. Gli avvenimenti ad Alessandria precipitarono a partire dal 412, quando divenne vescovo e patriarca il fondamentalista Cirillo (San Cirillo, dottore della Chiesa). In soli tre anni il predicatore della religione dell'amore riuscì a fomentare l'odio contro gli ebrei, costringendoli all'esilio. Servendosi di un braccio armato costituito da monaci combattenti sparse il terrore nella città e arrivò a ferire il governatore Oreste. Ma la sua vera vittima sacrificale fu Ipazia, il personaggio culturale più noto della città. Figlia di Teone, rettore dell'università di Alessandria e famoso matematico egli stesso, Ipazia e suo padre sono passati alla storia scientifica per i loro commenti ai classici greci: si devono a loro le edizioni delle opere di Euclide, Archimede e Diofanto che presero la via dell'Oriente durante i secoli, e tornarono in Occidente in traduzione araba, dopo un millennio di rimozione dalla cultura europea. Ipazia viene ricordata come la prima matematica della storia: l'analogo di Saffo per la poesia, o Aspasia per la filosofia. Anzi, fu la sola matematica per più di un millennio: per trovarne altre, da Maria Cuntiz, a Maria Winkelmann a Maria Eimmart, e tante altre, bisognerà attendere il Settecento; è considerata - ma forse è leggenda - anche l'inventrice dell'astrolabio, del planisfero e dell'idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica. Nell‟immagine a sinistra l‟astrolabio usato anche come teodolite. Dei tredici volumi di Ipazia di commento all‟aritmetica di Diofanto (il padre dell‟algebra), degli otto volumi sulle Coniche di Apollonio (spiegazione delle orbite dei pianeti), del trattato su Euclide e su Tolomeo, del Corpus Astronomico (raccolta di tavole sui corpi celesti), dei testi di meccanica e tecnologia, degli strumenti scientifici che aveva realizzato (astrolabio piatto, planisfero e idroscopio)… di tutta la sua immensa opera scientifica, il vescovo e patriarca Cirillo si adoperò affinché tutto venisse distrutto, onde cancellare persino il ricordo dell‟astronoma e della matematica di Alessandria d‟Egitto. Quel poco che si salvò, venne saccheggiato dai crociati nella biblioteca di Costantinopoli e oggi è conservato a Roma, nella Biblioteca Vaticana, per ironia della sorte in casa dei suoi sicari. Le uniche notizie di prima mano su di lei ci vengono dalle lettere di Sirenio di Cirene: l'allievo prediletto che, dopo averla chiamata «madre, sorella, maestra e benefattrice», tradì il suo insegnamento e passò al nemico, diventando vescovo di Tolemaide. Il razionalismo di Ipazia, che non si sposò mai ad un uomo perché diceva di essere già «sposata alla verità», costituiva un contro altare troppo evidente al fanatismo di Cirillo. Uno dei due doveva soccombere e non poteva che essere Ipazia. Perché così va il mondo: si diffondono sempre le malattie infettive e mai la salute. Aggredita per strada, Ipazia fu scarnificata con conchiglie affilate, smembrata e bruciata in un letamaio. Oreste denunciò il fatto a Roma, ma Cirillo dichiarò che Ipazia era sana e salva ad Atene e, dopo un' inchiesta, il caso venne archiviato «per mancanza di testimoni». La battaglia fra fede e ragione si concluse con vincitori e vinti! Con il martirio di Ipazia, venne distrutta non solo una delle menti più geniali della storia dell‟umanità, ma una delle più esemplari comunità scientifiche di ogni epoca. Occorrerà attendere oltre 1200 anni prima che menti coraggiose tornino a puntare lo sguardo in cielo e studiare astronomia: Galileo Galilei e Giordano Bruno. -6- Per altro il primo imprigionato per aver professato la teoria eliocentrica, già ipotizzata da Aristarco di Samo, il secondo bruciato vivo dalla Chiesa di Roma il 17 febbraio dell‟anno Santo 1600 per aver teorizzato universi infiniti. Dopo che l‟ebbero trucidata, nessuno ebbe il coraggio di proclamarsi allievo di Ipazia, nessun filosofo che l‟aveva acclamata quand‟era sua maestra ebbe la forza di proclamarsi suo erede, come il suo allievo prediletto Sinesio di Cirene che, vescovo di Tolemaide, divenne alleato fedele del patriarca Cirillo. SOPHIE BRAHE Sorella di Ticho Brahe, aiutò con passione e competenza il fratello nelle sue minuziose ed accurate ricerche. MARIA CUNITZ (1610-1664) Fu da alcuni definita la seconda Ipazia. Come lei fu istruita dal padre che le insegnò il latino, ma Maria fu soprattutto attratta dall' astronomia. Sposò un astronomo dilettante e cominciò a lavorare ad un complesso di tavole astronomiche per il calcolo delle posizioni dei pianeti. Il suo scopo era semplificare le monumentali ma difficili "Tavole di Keplero". Maria pubblicò le URANIA PROPITIA ( a lato la riproduzione d ella copertina), in cui tratta teoria e pratica astronomiche con un linguaggio semplice e comprensibile. In particolare analizza, semplificandole, le Tavole Rudolfine, basate sulle osservazioni di Tycho Brahe. Pochi credettero che lei fosse davvero l'autrice del libro e, dopo la prima edizione, nella prefazione, il marito si dichiarò estraneo all'opera per farle riconoscere il merito. Come Maria altre astronome furono avviate alla conoscenza dell'astronomia da un uomo (marito, padre, fratello...). MARIA WINKELMANN (1670 – 1720) Fu la più eminente di tutte le astronome del XVII secolo. Come Ipazia e Maria Cunitz, era stata istruita dal padre e aveva ricevuto una preparazione specifica da un astronomo suo concittadino, nella cui casa incontrò l'uomo che doveva diventare suo marito, il celebre astronomo tedesco Gottfried Kirch. Maria scelse Kirch (che aveva trent'anni più di lei) perché quel matrimonio le avrebbe consentito di coltivare il suo amore per l' astronomia. Lavorarono assieme (lui fu anche nominato Astronomo dell'Accademia di scienze di Berlino). Maria osservò una notte una nuova cometa, ma il merito di questa scoperta andò al marito. Egli dall'inizio ammise solo in privato i meriti della moglie, ma poi le accreditò ufficialmente la scoperta. Dopo la morte del marito non osò chiedere di subentrare nel suo posto di lavoro; propose invece che le fosse affidato l'incarico di redigere il calendario ma, nonostante la sua grande esperienza, non le fu concesso: perché donna. Testualmente il segretario dell'Accademia Johann Jablonski: già durante la vita del marito la società si è coperta di ridicolo poiché il calendario era preparato da una donna. Se le lasciassimo l'incarico, lo stupore sarebbe anche più grande. Uno dei pochi che appoggiò la sua candidatura fu Gottfried Leibniz. La nomina andò ad un uomo che si rivelò un incompetente. Alla morte di questo la mansione fu affidata al figlio di Maria e lei tornò a lavorare come assistente non retribuita. L'ostilità nei suoi confronti aumentò e finì gli ultimi anni nascosta in casa (come Maria, le scienziate in quegli anni erano tollerate e perfino benvolute fintanto che aiutavano gli uomini nei lavori noiosi). MARIA EIMMART (1676-1707) Maria Clara - sposata con uno studente di Eimmart: Johann Heinrich Müller (1671-1731) - aveva coltivato, sotto la guida del padre, il disegno, la pittura, la scultura e l'incisione. -7- Eseguì numerosi e minuziosi disegni (allora non c'era la fotografia) di fiori e uccelli e, inoltre, aiutando il padre nelle osservazioni astronomiche, anche di soggetti astronomici (ad es. cometa, fasi di Venere, Luna) . Fra il 1693 e il 1698 eseguì i disegni su carta blu di circa 350 fasi lunari osservate al telescopio. Morì a soli 31 anni, dando alla luce un figlio. LAURA BASSI (1711 - 1771) Nata nel 1711, studiò privatamente, come del resto tutte le donne della sua epoca che si dedicavano alle scienze. Figlia di un avvocato di Bologna, ebbe come insegnante il medico di famiglia, Gaetano Tacconi. A venti anni conosceva talmente bene le opere di Cartesio e Newton da essere ritenuta da il suo stesso maestro un "mostro in filosofia". Attraverso il suo maestro fu ascoltata da professori e dotti gentiluomini su diversi argomenti e suscitò molta impressione; venne così eletta all‟Accademia delle Scienze di Bologna e nel 1732 sostenne l‟esame di laurea. Fu la seconda donna al mondo ad avere tale riconoscimento. Ebbe anche dal Senato accademico una cattedra e fu così la prima docente universitaria della nostra storia. Ma Laura non era una docente come gli altri. Poteva tenere lezioni solo quando lo stabiliva il Senato, che praticamente la usava in speciali occasioni pubbliche. Era considerata più un fenomeno per attirare gente che una valida scienziata. Comunque Bassi lottò sempre per conquistarsi più spazio. Si sposò nel 1738 con il fisico Giovanni Giuseppe Veratti contro il volere del Senato accademico, che la voleva come una "simbolica vergine colta". Nonostante avesse ben 8 figli proseguì con determinazione i suoi studi di fisica, realizzando pubblicazioni per congressi e dirigendo la celebre Scuola di Fisica Sperimentale. Ebbe scambi epistolari con i più grandi fisici del tempo, fra cui Alessandro Volta. Finalmente all‟età di 65 anni le fu assegnata la cattedra di fisica sperimentale ed il ruolo di assistente toccò al marito. Nonostante il suo notevole contributo all‟introduzione della fisica newtoniana in Italia, fu considerata più per l‟eccezionalità del suo caso che per il suo grande valore. Le figure maschili che l‟hanno sostenuta sono stati il padre, il maestro, il marito, ma soprattutto Prospero Lambertini, Cardinale, Arcivescovo, ed infine Pontefice con il nome di Benedetto XIV. CAROLINA HERSCHEL (1750 – 1848) Apparteneva alla celebre famiglia di scienziati Herschel. Sorella di Frederick William (Hannover - Germania, 15 novembre 1738; Slough, Inghilterra, 25 agosto 1822), considerato il padre della cosmologia osservativa. Questi iniziò a seguire le orme del padre come musicista e nel 1757 si trasferì in Inghilterra dove suonò in bande e come organista. Intanto si appassionò all'astronomia e con la sorella Carolina (1750 - 1848), che lo aveva raggiunto nel 1772, si dedicò alle osservazioni del cielo e alla costruzione di raffinati telescopi a specchio. Nel 1781 i fratelli Herschel scoprirono il pianeta Urano e il re Giorgio III, appassionato di astronomia, nel 1782 assunse William come astronomo personale. Dal 1786 gli Herschel vissero a Slough: William compilò il catalogo delle 100 nebulose di Charles Messier, scoprì due satelliti di Urano e due di Saturno e diede spiegazione dell'aspetto della Via Lattea; Carolina scoprì molte nebulose e preparò un catalogo di 2500 tra stelle e nebulose che le valse nel 1828 la medaglia d'oro della Royal Astronomical Society. Il figlio di William, John, si interessò di astronomia, fotografia e chimica. MARIA MITCHELL (1818 - 1889) Maria Mitchell nacque il primo agosto 1818 sull'isola di Nantucket, in Massachusetts. Diventò la prima e più importante donna astronoma degli Stati uniti. Non erano sicuramente molte, agli inizi del diciannovesimo secolo, le ragazze incoraggiate dalla famiglia ad aspirare a simili traguardi. Non molte del resto avevano la fortuna di avere un padre come William Mitchell, un appassionato astronomo autodidatta che trasmise alla figlia la sua passione. Fu lui a notare il talento innato per la scienza della figlia. -8- Invece di scoraggiare questo talento scientifico, così inusuale per una ragazzina, il padre di Maria fece tutto il possibile per poterle trasmettere le proprie conoscenze e favorire gli studi di matematica e astronomia. Il contributo di Maria nel campo della scienza, dell'educazione e dei diritti delle donne hanno più che gratificato e giustificato gli ammirevoli sacrifici paterni. In una limpida giornata autunnale, nel 1847, Maria in piedi sul tetto della casa del padre scruta con il telescopio e tenta di focalizzare una stella lontana. Improvvisamente realizza che quella debole e confusa luce non è una stella ma una cometa. La scoperta di una cometa non era poi così un fatto eccezionale nel diciannovesimo secolo, ma Maria era la prima donna a riuscirci. Nel 1848, Maria diventa la prima donna ammessa all„ Accademia delle Arti e delle Scienze, ottiene la cattedra di astronomia al Vassar College dal 1865 al 1888 e diventa presidente di un'associazione che si batte per i diritti delle donne, l' Association for the Advancemento of Women. Durante la sua vita, Maria cercò sempre di stimolare e incoraggiare le giovani donne come il padre aveva fatto con lei, perché riuscissero a diventare ciò che desideravano essere. Maria Mitchell morì nel 1889 e il suo nome venne inserito nella "Hall of Fame" dei grandi americani della storia nel 1905. HENRIETTA LEAVITT (1868 – 1921) Nasce a Cambridge, Massachusetts, nel 1868 figlia di un ministro della Chiesa Congregazioanle. Frequenta il Collegio Radcliffe. Si appassiona all‟astronomia durante l‟ultimo anno di studi. Dopo il diploma una grave malattia la costringe a casa per alcuni anni. Malattia che la lascerà parzialmente sorda. Ma non aveva mai dimenticato la passione per l‟astronomia e si offre come volontaria all‟Osservatorio del Collegio Harvard nel1895. Sette anni dopo viene accolta come ricercatrice permanente nello staff dell‟osservatorio (come salario 30 cents all‟ora) dal direttore Charles Pickering. Ottiene un piccolo incarico:elaborare alcuni dati teorici sulle stelle. Diviene nel frattempo capo del dipartimento di fotografia e fotometria. Questo gruppo studia le immagini fotografiche delle stelle per determinare la loro magnitudine, in particolare le cosiddette cefeidi. Durante la sua carriera, la Leavitt scoprì e studiò più di 2.400 stelle variabili, circa la metà delle totali conosciute in quel tempo. Osservò in particolare un fenomeno importantissimo per i successivi sviluppi della conoscenza cosmologica: la magnitudine apparente di queste particolari stelle variabili (cefeidi) diminuisce al crescere del periodo di variazione della luminosità. Poiché esiste una semplice relazione che lega la magnitudine apparente con la magnitudine assoluta e la distanza di una stella, introducendo l‟ipotesi che tutte le cefeidi osservate si trovassero alla stessa distanza dalla Terra, questa scoperta fornì un metodo estremamente utile per valutare la distanza di una ammasso, anche se lontano, misurando la magnitudine apparente e il periodo delle cefeidi in esso contenute. Con questo lavoro diede un importante contributo in questo settore permettendo ad altri astronomi, tra i quali Edwin Hubble, di effettuare altre importanti scoperte. La Levitt inoltre sviluppò uno standard di misure fotografiche che fu accettato, nel 1913, dal Comitato Internazionale per la Fotografia di Magnitudini, chiamato lo Standard di Harvard. Per ottenere ciò usò 299 lastre riprese da ben 13 telescopi ed usò equazioni logaritmiche per ordinare le stelle sopra la 17a magnitudine. Continuò a perfezionare e ad ampliare il suo lavoro per tutta la vita. Alla Levitt però non fu mai permesso seguire altri lavori di studio e ricerca se non quelli assegnati dal direttore dell‟osservatorio. E fu per questi pregiudizi che non ebbe alcuna altra opportunità di usare a pieno la sua acuta intelligenza. Nel mondo dell‟astronomia era conosciuta come: colei che era in possesso del migliore cervello dell‟Osservatorio, ed i moderni astronomi la chiamarono “la più brillante donna di Harvard”. Continuò a lavorare all‟Osservatorio di Harvard Sino al 1921, quando morì di cancro. Per approfondimenti sulla storia di Ipazia il testo di Caterina Contini: Ipazia e la notte – Ed. Longanesi -9- GRANDE! L‟opposizione Filippo Bradaschia Omar Cauz Quest'anno Marte ha regalato grandi emozioni, su questo non ci sono dubbi. Lo abbiamo letto e riletto in tutte lo riviste specializzate, ne hanno parlato perfino i telegiornali e ne abbiamo avuto una concreta testimonianza il 27 agosto quando l'osservatorio si è riempito come un formicaio..... Con una dimensione apparente del disco superiore ai 20 secondi d 'arco, Marte ci ha regalato dettagli superficiali impossibili da rilevare durante le precedenti opposizioni e, grazie alla rivoluzione webcam, le fotografie sono state esaltanti. Come per altri pianeti del sistema solare già ripresi ad elevatissima risoluzione, siamo riusciti a fotografare il pianeta rosso come mai era stato fatto precedentemente. Purtroppo però, fino ad agosto abbiamo avuto diversi problemi con il computer dell' osservatorio e, contemporaneamente, non abbiamo mai trovato un buon seeing: l'unica buona foto è stata infatti ripresa da Pordenone con una macchina fotografica digitale collegata ad un telescopio Maksutov da 15 cm di diametro della Intes (MK 67). La foto (figura 1), ripresa a luglio, mostra la calotta polare sud ancora molto estesa e il promontorio di Syrtis Major che si estende verso nord. Con il passare dei giorni però la visibilità del pianeta rosso andava migliorando in quanto l'altezza Figura 1 massima (mai superiore ai 30°) veniva raggiunta ad ore sempre meno impossibili. Infatti, se a luglio era necessario aspettare fino alle 01: 00 circa, a settembre bastava attendere le 23:30 (un'ora decisamente più "riposante''). Agosto si è dimostrato il mese più deludente a causa della forte turbolenza che ha accompagnato tutte le osservazioni. Se ne sono resi conto anche tutti i visitatori che a fine agosto sono venuti in osservatorio e che a malapena sono riusciti a scorgere la calotta polare marziana. Vai a spiegarglielo che l'osservatore in alta risoluzione deve avere grande e provata pazienza..... Nel mese di settembre la situazione è decisamente migliorata. Sui diversi newsgroup di astronomia consultabili via Internet, infatti, girava prepotente la notizia secondo cui, usando la webcam con un filtro passa-infrarosso, l'immagine risaltava molto più contrastata e ricca di dettagli. La cosa ci era parsa molto strana in quanto, per fare riprese di altri pianeti nella banda della luce visibile, avevamo sempre utilizzato un filtro taglia-infrarosso. Comunque, visti gli ottimi risultati ottenuti da altri astrofili con questa tecnica, abbiamo deciso di prenderne uno per l'associazione e, alla prima prova, la scelta si è rivelata giusta. Nella fotografia (figura 2), ottenuta il 16 settembre, si può infatti notare come i dettagli risaltino maggiormente nella presa IR. Il destino è, però, sempre crudele e il cielo non voleva concederci un momento di bassa turbolenza. Ma siccome abbiamo già parlato di pazienza e tenacia, una sera, quasi inaspettatamente Marte ci è apparso al computer più nitido che mai. Figura 2 10 Il problema è che l'incredibile concessione è durata pochi minuti e cosi siamo riusciti a riprenderlo solo in luce visibile e non in IR! La foto (figura 3) è comunque la migliore tra quelle ottenute e mostra la regione di Sinus Sabaeum e di Sinus Meridiani. Sul lembo sinistro ed in alto si può anche notare la colorazione azzurrina della tenue atmosfera marziana. Sulla scia di questo successo le serate osservative si sono moltiplicate: "Dai che facciamo una foto più bella di quelle pubblicate su Coelum! Belle speranze che però danno molta forza..... I maggiori dettagli nelle riprese in IR hanno poi focalizzato i nostri pensieri sulla tecnica LRGB. Questa consente di utilizzare una foto per i dettagli (L) e un 'altra per i colori (RGB) fondendole in una sola fotografia. Anche in questo caso, una sera passata in osservatorio aspettando un momento di buon seeing si è mostrata altamente prolifica dal punto di vista dell‟elaborazione delle immagini. A suon di tentativi infatti siamo riusciti a “fondere” i diversi livelli fino ad ottenere la tanto agognata immagine IR - RGB! Il risultato parla da solo; la foto, eseguita tempo prima, il 3 settemFigura 3 bre, mostra molti più dettagli della stessa ripresa RGB. Purtroppo questo è stata l‟ultima vittoria dell‟ inventiva sul seeing. L‟autunno ha infatti portato lunghe e frequenti perturbazioni che ci hanno impedito di osservare e fotografare il pianeta rosso durante l‟allontanamento dalla Terra ma comunque l‟esperienza fatta resta di gran lunga positiva. Figura 4 “Ciao Marte, ci vediamo fra due anni, magari con ottiche adattive…..” 11 LA COMETA C 2002 T7 (LINEAR) di Dino Abate Riporto alcune immagini della C 2002 T7 Linear, una cometa visibile in questo periodo per tutta la notte. Durante il mese di novembre essa è situata tra le costellazioni di Auriga e Perseo, e la sua magnitudine varia tra la decima e la nona. Le immagini digitali che seguono le ho ottenute il 19 novembre da casa mia (Tiezzo), col telescopio Meade 10” f10, utilizzando la vecchia camera ccd Starlight X-press SX. Le effemeridi davano per quella data una magnitudine di 9.5, piuttosto elevata per un oggetto cometario (quindi non puntiforme). Infatti l‟oggetto appariva decisamente debole al binocolo da 77mm, utilizzando per la localizzazione 20X (campo reale 2.5°) e successivamente 30X (campo reale 2.2°). La successiva individuazione al telescopio risultava tuttavia agevole, come pure il centramento nel piccolo campo della camera ccd (8' 48" x 5‟ 59”), grazie all‟utilizzo del flip-mirror. L‟oggetto, anche a causa delle condizioni atmosferiche precarie (forte umidità), appare di modesta luminosità ed estensione. Percepibile, anche visualmente, una chioma di forma ellittica, dimensione apparente stimabile in circa 30”x 20”. La coda invece non risultava visibile. Nella immagini successive, ottenute sommando tutti e sei i frame ottenuti quella sera, risulta evidente, dallo spostamento apparente delle stelle, il moto proprio della cometa, che ho stimato in circa 2.2”/minuto (la cometa 2P Encke, visibile sempre in questo periodo, ha un moto proprio stimato da Ligustri in 5”/minuto!) 19/11/03 Somma automatica di 2 pose da 25 secondi, al fuoco diretto del Meade SCT 10” ( mm F 2500 mm) / CCD Starlight X-press SX / Sottrazione di dark frame / Campo inquadrato 8' 48" x 5’ 59”/ Risoluzione lineare: 1.4 “/pixel / immagine negativa per evidenziare la chioma cometaria. La somma delle immagini è effettuata direttamente dal software 12 19/11/03 Somma delle 6 pose ottenute nell’arco della serata, al fuoco diretto del Meade SCT 10” ( mm F 2500 mm) / CCD Starlight X-press SX / Sottrazione di dark frame / Campo inquadrato 8' 48" x 5’ 59”/ Risoluzione lineare: 1.4 “/pixel / immagine positiva e negativa. La somma delle immagini è stata effettuata “manualmente” in post-elaborazione, con lo stesso software di ripresa (Pixwin) 13