numero 33 - Associazione Pordenonese di Astronomia

ASSOCIAZIONE PORDENONESE DI ASTRONOMIA
MONTEREALE VALCELLINA
PORDENONE
LO SCOPO DI QUESTO NOTIZIARIO
IN QUESTO NUMERO
 L‟ Osservatorio “IZAR” di Tiezzo II Parte ..................................................pag. 1
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IPAZIA e le altre – Le donne nell‟Astronomia ............................................pag. 5
La «Grande Opposizione» di Marte .............................................................pag. 10
La cometa C 2002 T7 (LINEAR) .................................................................pag. 12
L‟Italia e il blackout del 28 settembre ..........................................................pag. 14
Notiziario stampato in proprio e distribuito ai Soci
Comitato di redazione: Carrozzi Giampaolo – Bradaschia Filippo – Cauz Omar – De Giusti Luigi
L’OSSERVATORIO “IZAR” DI TIEZZO (PN)
II PARTE
di Dino Abate
Dopo aver descritto la struttura dell‟Osservatorio, vediamo ora di analizzare più in dettaglio le prestazioni
degli strumenti attualmente in dotazione. Le caratteristiche ottiche dei telescopi sono state riportate la volta scorsa, mentre la camera ccd al momento utilizzata è la vecchia Starlight X-press SX, con un sensore
avente le caratteristiche riassunte nella tabella che segue:
SENSORE CCD AREA EFFICACE N° PIXEL
V
Starlight X-press Sx H (mm) V (mm) H
SONY
ICX027BLA
6,4
4,35 500 256
DIMENSIONI PIXEL
H ( m)
V ( m)
12,7
16,6
LINEE per mm
H
V
78
59
Facciamo un po‟ di conti: con i telescopi da me più utilizzati, cioè lo Schmidt-Cassegrain da 250 mm F10
(con i due riduttori-spianatori di focale F6.3 e F3), il Newton da 200 mm F6, il rifrattore da 150 mm F
6.7, e il Maksutov-Cassegrain da 150 mm F12, avremo, usando il ccd Starlight X-press SX, le seguenti
caratteristiche:
TELESCOPIO
scala immagine al fuoco diretto Campo coperto dal sen- Focale teorica per sfruttare al
(“ / pixel)
sore („ “)
100% il potere risolutivo del telescopio (in millimetri)
Meade 254 mm F10
1,40
8' 48" x 5‟ 59”
14496
Meade 254 mm F6.3
2,19
13' 45" x 9' 21"
14496
Meade 254 mm F3
4,67
29' 20" x 19' 56"
14496
Zen apo 150 F6.7
3,50
22‟ 00“ x 14‟ 58“
8561
Orion Newton 200 F6
2,85
11414
18' 20" x 12' 28"
Intes MK 67 150 F12
1,90
12' 13" x 8' 18"
8561
Per meglio comprendere l‟influenza della focale utilizzata sul campo inquadrato, riporto qui sotto le immagini dell‟ammasso globulare M13, ripreso con il Meade SCT rispettivamente a F10 (2500 mm), F6.4
(1600 mm) e F3 (750 mm), con pose di 30, 80 e 45 secondi:
-1-
Quando viene utilizzato il riduttore F3 (un po‟ forzato), appare una vignettatura abbastanza evidente, visibile anche in questo frame di M27 in Vulpecula:
M 27
-2-
M71 in
Sagitta
Le immagini che seguono riguardano due nebulose planetarie con dimensioni apparenti molto contenute,
per cui si è preferito riprenderle al fuoco diretto (ma sarebbe stato opportuno usare una Barlow 2X):
NGC 6543
NGC 6826
-3-
Ultimo oggetto deep-sky è la galassia Vortice M 51 nell‟Orsa Maggiore, sempre con il Meade 10” e riduttore di focale F 6.4. Somma di due frames di 60 secondi ciascuno
Un‟ultima immagine del “protagonista” dell‟estate del 2003, Marte! Questa è un‟anticipazione, altre immagini, anche riprese dall‟Osservatorio Montereale Valcellina, saranno presentate nei prossimi numeri
del Notiziario APA …
Data: 30/08/2003 ora TU 23:00 Località: Tiezzo (Osservatorio Izar)
Telescopio Meade SCT 254 mm Barlow 3X con web-cam Philips To U Cam Somma Filmato 30 s con frames da 1/25 s. Post-elaborazione
con Registax.
-4-
LE DONNE NELL’ASTRONOMIA
Giampaolo Carrozzi
Solo a partire dall'inizio del XVII secolo le donne trovarono modo di partecipare alla grandiosa avventura
dell'esplorazione del cielo e questo avvenne in osservatori privati.
Ma già nell‟antichità vi furono donne dedite all‟osservazione del cielo e di alcune di queste ci sono pervenuti anche i nomi:
AGANICE, vissuta intorno al 3000 a.C., fu la prima astronoma di cui abbiamo notizia.
Dagli scritti di sacerdoti e sacerdotesse si ha notizia dell‟esistenza di Aganice, figlia del
leggendario re Sesostre. Si occupava verosimilmente di astronomia e astrologia, tentando di predire il futuro usava i globi celesti e studiava le immagini delle stelle nel cielo
raggruppate in figure: le costellazioni.
Per osservare il cielo gli egiziani usavano uno strumento semplicissimo: il Merkhet. Si
tratta di un‟asta verticale che porta sulla sommità una scanalatura usata come mirino.
Sul davanti c‟è un filo verticale dove si traguarda il transito delle stelle. (notizie certe
dal 1800 a.C.)
AGLAONICE DI TESSAGLIA
Vissuta nel V sec. a.C. è citata anche da Plutarco di Atene. Sebbene in Grecia, all‟epoca, le donne avessero pochissime opportunità di studiare, divenne celebre per la sua competenza in astronomia e per la sua
capacità di prevedere correttamente il verificarsi di eclissi di Sole e Luna.
LE PITAGORICHE
Tra queste si ricorda Teano che, da discepola di Pitagora, divenne insegnante ed in seguito sua moglie.
Pare abbia scritto trattati di matematica, cosmologia, fisica, medicina. Anche le figlie di Teano e Pitagora
furono iniziate a questi studi. Di esse, Damo e Arignote, si sa che diffusero l'insegnamento della dottrina
pitagorica ad altre donne. Anche Mia ( o Myia) viene ricordata come figlia di Pitagora, ma in effetti era
solo una sua discepola. Dopo la distruzione della scuola di Pitagora, Teano gli succedette a capo di una
piccola comunità, e, con le sue figlie, diffuse il sistema filosofico e religioso proprio dei pitagorici. Delle
nuove adepte sono arrivati a noi i nomi di Fintis e Melissa che scrisse sui diritti delle donne.
MARIA GIUDEA
Vissuta ad Alessandria, si pensa nel I sec. d.C., scrisse (sotto lo pseudonimo di "Mirian la Profetessa, sorella di Mosè") diversi trattati in seguito ampliati, distorti e confusi con altri lavori. Maria inventò apparati
sperimentali per la distillazione e la sublimazione. Il suo "Bolneum mariae", ancora oggi conosciuto (Bagnomaria) era un doppio bollitore usato per scaldare lentamente una sostanza o per mantenerla ad una
temperatura costante. Costituì anche il "TRIBIKOS" un distillatore: era formato da un recipiente in terra
cotta per mantenere il liquido da distillare, un alambicco per condensare il vapore, 3 beccucci di erogazione in rame infilati nell‟alambicco e ampolle di ricezione in vetro; al suo interno un canaletto raccoglieva il distillato e lo trasportava ai beccucci di erogazione. Per raffreddare usava spugne fredde. Si interessò all‟azione che i vapori di arsenico, mercurio e zolfo esercitavano sui metalli stessi con il procedimento detto del KEROTAKIS. Maria fu, tra i primi alchimisti, quella dotata di maggior spirito pratico e
di uno stile espositivo molto chiaro. Credeva che i metalli fossero esseri viventi e che i prodotti di laboratorio si generassero sessualmente ("unisci il maschile e il femminile e troverai quello che cerchi").
-5–
IPAZIA
Dalle scarne delle fonti si apprende che Ipazia nasce attorno al 370 d.C. in Alessandria.
Il contesto storico in cui vive è il periodo in cui il cristianesimo effettuò una mutazione
genetica. In particolare:
- cessa di essere perseguitato con l'editto di Costantino nel 313;
- diventa religione di stato con l'editto di Teodosio nel 380;
- inizia a sua volta a perseguitare nel 392, quando furono distrutti i templi greci e
bruciati i libri «pagani». Se ragione e fede costituiscono i due binari paralleli lungo i
quali si è mossa la storia dell'Occidente negli ultimi duemila anni, i testi che meglio ne
rappresentano l'immutabile distanza sono gli Elementi di Euclide e la Bibbia, le due
summe del pensiero matematico greco e della mitologia religiosa ebraico - cristiana.
Gli avvenimenti ad Alessandria precipitarono a partire dal 412, quando divenne vescovo e patriarca il
fondamentalista Cirillo (San Cirillo, dottore della Chiesa). In soli tre anni il predicatore della religione
dell'amore riuscì a fomentare l'odio contro gli ebrei, costringendoli all'esilio. Servendosi di un braccio
armato costituito da monaci combattenti sparse il terrore nella città e arrivò a ferire il governatore Oreste.
Ma la sua vera vittima sacrificale fu Ipazia, il personaggio culturale più noto della città.
Figlia di Teone, rettore dell'università di Alessandria e famoso matematico egli stesso, Ipazia e suo padre
sono passati alla storia scientifica per i loro commenti ai classici greci: si devono a loro le edizioni delle
opere di Euclide, Archimede e Diofanto che presero la via dell'Oriente durante i secoli, e tornarono in
Occidente in traduzione araba, dopo un millennio di rimozione dalla cultura europea. Ipazia viene ricordata come la prima matematica della storia: l'analogo di Saffo per la poesia, o
Aspasia per la filosofia. Anzi, fu la sola matematica per più di un millennio:
per trovarne altre, da Maria Cuntiz, a Maria Winkelmann a Maria Eimmart, e
tante altre, bisognerà attendere il Settecento; è considerata - ma forse è leggenda - anche l'inventrice dell'astrolabio, del planisfero e dell'idroscopio, oltre che la principale esponente alessandrina della scuola neoplatonica.
Nell‟immagine a sinistra l‟astrolabio usato anche come teodolite.
Dei tredici volumi di Ipazia di commento all‟aritmetica di Diofanto (il padre
dell‟algebra), degli otto volumi sulle Coniche di Apollonio (spiegazione delle orbite dei pianeti), del trattato su Euclide e su Tolomeo, del Corpus Astronomico (raccolta di tavole sui corpi celesti), dei testi di
meccanica e tecnologia, degli strumenti scientifici che aveva realizzato (astrolabio piatto, planisfero e idroscopio)… di tutta la sua immensa opera scientifica, il vescovo e patriarca Cirillo si adoperò affinché
tutto venisse distrutto, onde cancellare persino il ricordo dell‟astronoma e della matematica di Alessandria
d‟Egitto. Quel poco che si salvò, venne saccheggiato dai crociati nella biblioteca di Costantinopoli e oggi
è conservato a Roma, nella Biblioteca Vaticana, per ironia della sorte in casa dei suoi sicari.
Le uniche notizie di prima mano su di lei ci vengono dalle lettere di Sirenio di Cirene: l'allievo prediletto
che, dopo averla chiamata «madre, sorella, maestra e benefattrice», tradì il suo insegnamento e passò al
nemico, diventando vescovo di Tolemaide.
Il razionalismo di Ipazia, che non si sposò mai ad un uomo perché diceva di essere già «sposata alla verità», costituiva un contro altare troppo evidente al fanatismo di Cirillo. Uno dei due doveva soccombere e
non poteva che essere Ipazia. Perché così va il mondo: si diffondono sempre le malattie infettive e mai la
salute.
Aggredita per strada, Ipazia fu scarnificata con conchiglie affilate, smembrata e bruciata in un letamaio.
Oreste denunciò il fatto a Roma, ma Cirillo dichiarò che Ipazia era sana e salva ad Atene e, dopo un' inchiesta, il caso venne archiviato «per mancanza di testimoni».
La battaglia fra fede e ragione si concluse con vincitori e vinti!
Con il martirio di Ipazia, venne distrutta non solo una delle menti più geniali della storia dell‟umanità, ma
una delle più esemplari comunità scientifiche di ogni epoca.
Occorrerà attendere oltre 1200 anni prima che menti coraggiose tornino a puntare lo sguardo in cielo e
studiare astronomia: Galileo Galilei e Giordano Bruno.
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Per altro il primo imprigionato per aver professato la teoria eliocentrica, già ipotizzata da Aristarco di
Samo, il secondo bruciato vivo dalla Chiesa di Roma il 17 febbraio dell‟anno Santo 1600 per aver teorizzato universi infiniti. Dopo che l‟ebbero trucidata, nessuno ebbe il coraggio di proclamarsi allievo di Ipazia, nessun filosofo che l‟aveva acclamata quand‟era sua maestra ebbe la forza di proclamarsi suo erede,
come il suo allievo prediletto Sinesio di Cirene che, vescovo di Tolemaide, divenne alleato fedele del patriarca Cirillo.
SOPHIE BRAHE
Sorella di Ticho Brahe, aiutò con passione e competenza il fratello nelle sue minuziose ed accurate ricerche.
MARIA CUNITZ (1610-1664)
Fu da alcuni definita la seconda Ipazia. Come lei fu istruita dal padre
che le insegnò il latino, ma Maria fu soprattutto attratta dall' astronomia.
Sposò un astronomo dilettante e cominciò a lavorare ad un complesso di
tavole astronomiche per il calcolo delle posizioni dei pianeti. Il suo scopo era semplificare le monumentali ma difficili "Tavole di Keplero".
Maria pubblicò le URANIA PROPITIA ( a lato la riproduzione d ella
copertina), in cui tratta teoria e pratica astronomiche con un linguaggio
semplice e comprensibile.
In particolare analizza, semplificandole, le Tavole Rudolfine, basate sulle osservazioni di Tycho Brahe. Pochi credettero che lei fosse davvero
l'autrice del libro e, dopo la prima edizione, nella prefazione, il marito si
dichiarò estraneo all'opera per farle riconoscere il merito. Come Maria
altre astronome furono avviate alla conoscenza dell'astronomia da un
uomo (marito, padre, fratello...).
MARIA WINKELMANN (1670 – 1720)
Fu la più eminente di tutte le astronome del XVII secolo. Come Ipazia e Maria Cunitz, era stata istruita
dal padre e aveva ricevuto una preparazione specifica da un astronomo suo concittadino, nella cui casa
incontrò l'uomo che doveva diventare suo marito, il celebre astronomo tedesco Gottfried Kirch. Maria
scelse Kirch (che aveva trent'anni più di lei) perché quel matrimonio le avrebbe consentito di coltivare il
suo amore per l' astronomia. Lavorarono assieme (lui fu anche nominato Astronomo dell'Accademia di
scienze di Berlino). Maria osservò una notte una nuova cometa, ma il merito di questa scoperta andò al
marito. Egli dall'inizio ammise solo in privato i meriti della moglie, ma poi le accreditò ufficialmente la
scoperta.
Dopo la morte del marito non osò chiedere di subentrare nel suo posto di lavoro; propose invece che le
fosse affidato l'incarico di redigere il calendario ma, nonostante la sua grande esperienza, non le fu concesso: perché donna. Testualmente il segretario dell'Accademia Johann Jablonski: già durante la vita
del marito la società si è coperta di ridicolo poiché il calendario era preparato da una donna. Se le lasciassimo l'incarico, lo stupore sarebbe anche più grande. Uno dei pochi che appoggiò la sua candidatura
fu Gottfried Leibniz. La nomina andò ad un uomo che si rivelò un incompetente. Alla morte di questo la
mansione fu affidata al figlio di Maria e lei tornò a lavorare come assistente non retribuita. L'ostilità nei
suoi confronti aumentò e finì gli ultimi anni nascosta in casa (come Maria, le scienziate in quegli anni
erano tollerate e perfino benvolute fintanto che aiutavano gli uomini nei lavori noiosi).
MARIA EIMMART (1676-1707)
Maria Clara - sposata con uno studente di Eimmart: Johann Heinrich Müller (1671-1731) - aveva coltivato, sotto la guida del padre, il disegno, la pittura, la scultura e l'incisione.
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Eseguì numerosi e minuziosi disegni (allora non c'era la fotografia) di fiori e uccelli e, inoltre, aiutando il
padre nelle osservazioni astronomiche, anche di soggetti astronomici (ad es. cometa, fasi di Venere, Luna) . Fra il 1693 e il 1698 eseguì i disegni su carta blu di circa 350 fasi lunari osservate al telescopio. Morì
a soli 31 anni, dando alla luce un figlio.
LAURA BASSI (1711 - 1771)
Nata nel 1711, studiò privatamente, come del resto tutte le donne della sua epoca che si dedicavano alle
scienze. Figlia di un avvocato di Bologna, ebbe come insegnante il medico di famiglia, Gaetano Tacconi.
A venti anni conosceva talmente bene le opere di Cartesio e Newton da essere ritenuta da il suo stesso
maestro un "mostro in filosofia". Attraverso il suo maestro fu ascoltata da professori e dotti gentiluomini
su diversi argomenti e suscitò molta impressione; venne così eletta all‟Accademia delle Scienze di Bologna e nel 1732 sostenne l‟esame di laurea. Fu la seconda donna al mondo ad avere tale riconoscimento.
Ebbe anche dal Senato accademico una cattedra e fu così la prima docente universitaria della nostra storia. Ma Laura non era una docente come gli altri. Poteva tenere lezioni solo quando lo stabiliva il Senato,
che praticamente la usava in speciali occasioni pubbliche. Era considerata più un fenomeno per attirare
gente che una valida scienziata. Comunque Bassi lottò sempre per conquistarsi più spazio. Si sposò nel
1738 con il fisico Giovanni Giuseppe Veratti contro il volere del Senato accademico, che la voleva come
una "simbolica vergine colta". Nonostante avesse ben 8 figli proseguì con determinazione i suoi studi di
fisica, realizzando pubblicazioni per congressi e dirigendo la celebre Scuola di Fisica Sperimentale. Ebbe
scambi epistolari con i più grandi fisici del tempo, fra cui Alessandro Volta. Finalmente all‟età di 65 anni
le fu assegnata la cattedra di fisica sperimentale ed il ruolo di assistente toccò al marito. Nonostante il suo
notevole contributo all‟introduzione della fisica newtoniana in Italia, fu considerata più per l‟eccezionalità
del suo caso che per il suo grande valore. Le figure maschili che l‟hanno sostenuta sono stati il padre, il
maestro, il marito, ma soprattutto Prospero Lambertini, Cardinale, Arcivescovo, ed infine Pontefice con il
nome di Benedetto XIV.
CAROLINA HERSCHEL (1750 – 1848)
Apparteneva alla celebre famiglia di scienziati Herschel. Sorella di Frederick
William (Hannover - Germania, 15 novembre 1738; Slough, Inghilterra, 25 agosto
1822),
considerato
il
padre
della
cosmologia
osservativa.
Questi iniziò a seguire le orme del padre come musicista e nel 1757 si trasferì in
Inghilterra dove suonò in bande e come organista. Intanto si appassionò all'astronomia e con la sorella Carolina (1750 - 1848), che lo aveva raggiunto nel 1772, si
dedicò alle osservazioni del cielo e alla costruzione di raffinati telescopi a specchio. Nel 1781 i fratelli Herschel scoprirono il pianeta Urano e il re Giorgio III,
appassionato di astronomia, nel 1782 assunse William come astronomo personale.
Dal 1786 gli Herschel vissero a Slough: William compilò il catalogo delle 100 nebulose di Charles Messier, scoprì due satelliti di Urano e due di Saturno e diede spiegazione dell'aspetto
della Via Lattea; Carolina scoprì molte nebulose e preparò un catalogo di 2500 tra stelle e nebulose che le
valse nel 1828 la medaglia d'oro della Royal Astronomical Society. Il figlio di William, John, si interessò
di astronomia, fotografia e chimica.
MARIA MITCHELL (1818 - 1889)
Maria Mitchell nacque il primo agosto 1818 sull'isola di Nantucket, in Massachusetts. Diventò la prima e
più importante donna astronoma degli Stati uniti. Non erano sicuramente molte, agli inizi del diciannovesimo secolo, le ragazze incoraggiate dalla famiglia ad aspirare a simili traguardi.
Non molte del resto avevano la fortuna di avere un padre come William Mitchell, un appassionato astronomo autodidatta che trasmise alla figlia la sua passione.
Fu lui a notare il talento innato per la scienza della figlia.
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Invece di scoraggiare questo talento scientifico, così inusuale per una ragazzina, il padre di Maria fece
tutto il possibile per poterle trasmettere le proprie conoscenze e favorire gli studi di matematica e astronomia. Il contributo di Maria nel campo della scienza, dell'educazione e dei diritti delle donne hanno più
che gratificato e giustificato gli ammirevoli sacrifici paterni. In una limpida giornata autunnale, nel 1847,
Maria in piedi sul tetto della casa del padre scruta con il telescopio e tenta di focalizzare una stella lontana. Improvvisamente realizza che quella debole e confusa luce non è una stella ma una cometa.
La scoperta di una cometa non era poi così un fatto eccezionale nel diciannovesimo secolo, ma Maria era
la prima donna a riuscirci. Nel 1848, Maria diventa la prima donna ammessa all„ Accademia delle Arti e
delle Scienze, ottiene la cattedra di astronomia al Vassar College dal 1865 al 1888 e diventa presidente di
un'associazione che si batte per i diritti delle donne, l' Association for the Advancemento of Women. Durante la sua vita, Maria cercò sempre di stimolare e incoraggiare le giovani donne come il padre aveva fatto con lei, perché riuscissero a diventare ciò che desideravano essere. Maria Mitchell morì nel 1889 e il
suo nome venne inserito nella "Hall of Fame" dei grandi americani della storia nel 1905.
HENRIETTA LEAVITT (1868 – 1921)
Nasce a Cambridge, Massachusetts, nel 1868 figlia di un ministro della Chiesa
Congregazioanle.
Frequenta
il
Collegio
Radcliffe.
Si appassiona all‟astronomia durante l‟ultimo anno di studi. Dopo il diploma una
grave malattia la costringe a casa per alcuni anni. Malattia che la lascerà parzialmente sorda. Ma non aveva mai dimenticato la passione per l‟astronomia e si offre come volontaria all‟Osservatorio del Collegio Harvard nel1895. Sette anni
dopo viene accolta come ricercatrice permanente nello staff dell‟osservatorio (come salario 30 cents
all‟ora) dal direttore Charles Pickering. Ottiene un piccolo incarico:elaborare alcuni dati teorici sulle stelle. Diviene nel frattempo capo del dipartimento di fotografia e fotometria. Questo gruppo studia le immagini fotografiche delle stelle per determinare la loro magnitudine, in particolare le cosiddette cefeidi. Durante la sua carriera, la Leavitt scoprì e studiò più di 2.400 stelle variabili, circa la metà delle totali conosciute in quel tempo. Osservò in particolare un fenomeno importantissimo per i successivi sviluppi della
conoscenza cosmologica: la magnitudine apparente di queste particolari stelle variabili (cefeidi) diminuisce al crescere del periodo di variazione della luminosità.
Poiché esiste una semplice relazione che lega la magnitudine apparente con la magnitudine assoluta e la distanza di una stella, introducendo l‟ipotesi che tutte le cefeidi osservate si trovassero alla stessa
distanza dalla Terra, questa scoperta fornì un metodo estremamente
utile per valutare la distanza di una ammasso, anche se lontano, misurando la magnitudine apparente e il periodo delle cefeidi in esso
contenute. Con questo lavoro diede un importante contributo in questo settore permettendo ad altri astronomi, tra i quali Edwin Hubble, di effettuare altre importanti scoperte.
La Levitt inoltre sviluppò uno standard di misure fotografiche che fu accettato, nel 1913, dal Comitato Internazionale per la Fotografia di Magnitudini, chiamato lo Standard di Harvard.
Per ottenere ciò usò 299 lastre riprese da ben 13 telescopi ed usò equazioni logaritmiche per ordinare le
stelle sopra la 17a magnitudine. Continuò a perfezionare e ad ampliare il suo lavoro per tutta la vita. Alla
Levitt però non fu mai permesso seguire altri lavori di studio e ricerca se non quelli assegnati dal direttore
dell‟osservatorio. E fu per questi pregiudizi che non ebbe alcuna altra opportunità di usare a pieno la sua
acuta intelligenza. Nel mondo dell‟astronomia era conosciuta come: colei che era in possesso del migliore
cervello dell‟Osservatorio, ed i moderni astronomi la chiamarono “la più brillante donna di Harvard”.
Continuò a lavorare all‟Osservatorio di Harvard
Sino al 1921, quando morì di cancro.
Per approfondimenti sulla storia di Ipazia il testo di Caterina Contini: Ipazia e la notte – Ed. Longanesi
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GRANDE! L‟opposizione
Filippo Bradaschia
Omar Cauz
Quest'anno Marte ha regalato grandi emozioni, su questo non ci sono dubbi. Lo abbiamo letto e riletto in
tutte lo riviste specializzate, ne hanno parlato perfino i telegiornali e ne abbiamo avuto una concreta testimonianza il 27 agosto quando l'osservatorio si è riempito come un formicaio.....
Con una dimensione apparente del disco superiore ai 20 secondi d 'arco, Marte ci ha regalato dettagli superficiali impossibili da rilevare durante le precedenti opposizioni e, grazie alla rivoluzione webcam, le
fotografie sono state esaltanti. Come per altri pianeti del sistema solare già ripresi ad elevatissima risoluzione, siamo riusciti a fotografare il pianeta rosso come mai era stato fatto precedentemente. Purtroppo
però, fino ad agosto abbiamo avuto diversi problemi con il
computer dell' osservatorio e, contemporaneamente, non abbiamo mai trovato un buon seeing: l'unica buona foto è stata
infatti ripresa da Pordenone con una macchina fotografica digitale collegata ad un telescopio Maksutov da 15 cm di diametro della Intes (MK 67). La foto (figura 1), ripresa a luglio,
mostra la calotta polare sud ancora molto estesa e il promontorio di Syrtis Major che si estende verso nord.
Con il passare dei giorni però la visibilità del pianeta rosso
andava migliorando in quanto l'altezza
Figura 1
massima (mai superiore ai 30°) veniva raggiunta ad ore sempre meno impossibili.
Infatti, se a luglio era necessario aspettare fino alle 01: 00 circa, a settembre bastava attendere le 23:30
(un'ora decisamente più "riposante'').
Agosto si è dimostrato il mese più deludente a causa della forte turbolenza che ha accompagnato tutte le
osservazioni. Se ne sono resi conto anche tutti i visitatori che a fine agosto sono venuti in osservatorio e
che a malapena sono riusciti a scorgere la calotta polare marziana. Vai a spiegarglielo che l'osservatore in
alta risoluzione deve avere grande e provata pazienza.....
Nel mese di settembre la situazione è decisamente migliorata. Sui diversi newsgroup di astronomia consultabili via Internet, infatti, girava prepotente la notizia secondo cui, usando la webcam con un filtro passa-infrarosso, l'immagine risaltava molto più contrastata e ricca di dettagli. La cosa ci era parsa molto
strana in quanto, per fare riprese di altri pianeti nella banda della luce visibile, avevamo sempre utilizzato
un filtro taglia-infrarosso. Comunque, visti gli ottimi risultati ottenuti da altri astrofili con questa tecnica,
abbiamo deciso di prenderne uno per l'associazione e, alla prima prova, la scelta si è rivelata giusta.
Nella fotografia (figura 2), ottenuta il 16 settembre, si può infatti notare come i dettagli risaltino
maggiormente nella presa IR.
Il destino è, però, sempre crudele e il cielo non voleva concederci un momento di bassa turbolenza.
Ma siccome abbiamo già parlato di pazienza e tenacia, una sera, quasi inaspettatamente Marte ci è
apparso al computer più nitido che mai.
Figura 2
10
Il problema è che l'incredibile concessione è durata pochi minuti e cosi siamo riusciti a riprenderlo solo in
luce visibile e non in IR! La foto (figura 3) è comunque la migliore tra quelle ottenute e mostra la regione
di Sinus Sabaeum e di Sinus Meridiani. Sul lembo sinistro ed in alto si può anche notare la colorazione
azzurrina della tenue atmosfera marziana.
Sulla scia di questo successo le serate osservative si sono moltiplicate: "Dai che facciamo una foto più bella di quelle pubblicate su Coelum! Belle speranze che
però
danno molta forza.....
I maggiori dettagli nelle riprese in IR hanno
poi focalizzato i nostri pensieri sulla tecnica
LRGB. Questa consente di utilizzare una
foto per i dettagli (L) e un 'altra per i colori
(RGB) fondendole in una sola fotografia.
Anche in questo caso, una sera passata in
osservatorio aspettando un momento di
buon seeing si è mostrata altamente prolifica dal punto di vista dell‟elaborazione delle
immagini. A suon di tentativi infatti siamo
riusciti a “fondere” i diversi livelli fino ad ottenere la tanto
agognata immagine
IR - RGB! Il risultato parla da solo; la foto, eseguita tempo
prima, il 3 settemFigura 3
bre, mostra molti più dettagli della stessa ripresa RGB.
Purtroppo questo è stata l‟ultima vittoria dell‟ inventiva sul
seeing. L‟autunno
ha infatti portato lunghe e frequenti perturbazioni che ci hanno impedito di osservare e fotografare il pianeta rosso durante l‟allontanamento dalla Terra ma comunque l‟esperienza fatta resta di gran lunga positiva.
Figura 4
“Ciao Marte, ci vediamo fra due anni, magari con ottiche adattive…..”
11
LA COMETA C 2002 T7 (LINEAR)
di Dino Abate
Riporto alcune immagini della C 2002 T7 Linear, una cometa visibile in questo periodo per tutta la notte.
Durante il mese di novembre essa è situata tra le costellazioni di Auriga e Perseo, e la sua magnitudine
varia tra la decima e la nona. Le immagini digitali che seguono le ho ottenute il 19 novembre da casa mia
(Tiezzo), col telescopio Meade 10” f10, utilizzando la vecchia camera ccd Starlight X-press SX.
Le effemeridi davano per quella data una magnitudine di 9.5, piuttosto elevata per un oggetto cometario
(quindi non puntiforme). Infatti l‟oggetto appariva decisamente debole al binocolo da 77mm, utilizzando
per la localizzazione 20X (campo reale 2.5°) e successivamente 30X (campo reale 2.2°). La successiva
individuazione al telescopio risultava tuttavia agevole, come pure il centramento nel piccolo campo della
camera ccd (8' 48" x 5‟ 59”), grazie all‟utilizzo del flip-mirror.
L‟oggetto, anche a causa delle condizioni atmosferiche precarie (forte umidità), appare di modesta luminosità ed estensione. Percepibile, anche visualmente, una chioma di forma ellittica, dimensione apparente
stimabile in circa 30”x 20”. La coda invece non risultava visibile.
Nella immagini successive, ottenute sommando tutti e sei i frame ottenuti quella sera, risulta evidente,
dallo spostamento apparente delle stelle, il moto proprio della cometa, che ho stimato in circa 2.2”/minuto
(la cometa 2P Encke, visibile sempre in questo periodo, ha un moto proprio stimato da Ligustri in
5”/minuto!)
19/11/03 Somma automatica di 2 pose da 25 secondi, al fuoco diretto del Meade SCT 10” (
mm F
2500 mm) / CCD Starlight X-press SX / Sottrazione di dark frame / Campo inquadrato 8' 48" x 5’ 59”/
Risoluzione lineare: 1.4 “/pixel / immagine negativa per evidenziare la chioma cometaria. La somma delle immagini è effettuata direttamente dal software
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19/11/03 Somma delle 6 pose ottenute nell’arco della serata, al fuoco diretto del Meade SCT 10” (
mm F 2500 mm) / CCD Starlight X-press SX / Sottrazione di dark frame / Campo inquadrato 8' 48" x 5’
59”/ Risoluzione lineare: 1.4 “/pixel / immagine positiva e negativa. La somma delle immagini è stata effettuata “manualmente” in post-elaborazione, con lo stesso software di ripresa (Pixwin)
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