STAGIONE 2013-2014 Fuori abbonamento (omaggio per gli abbonati) 3, 4, 5 dicembre 2013 Sala Grande Verdi, narrar cantando di Marco Paolini e Mario Brunello collaborazione alla drammaturgia e ai testi Gerardo Guccini regia Marco Paolini e Cesar Brie con Mario Brunello e Marco Paolini e con Francesca Breschi e Stefano Nanni produzione JOLEFILM in collaborazione con AMC - Antiruggine - Fondazione Teatro Regio di Torino Nel bicentenario della nascita di Giuseppe Verdi, il regista Marco Paolini gli rende un singolare omaggio ricordando che «Verdi non è solo un musicista, è un uomo di teatro che pensa a un disegno generale e poi ne cura ogni dettaglio per arrivare a un effetto mirato. Verdi, dunque, pensa a uno spettacolo globale». Da queste suggestioni nasce l’idea di scoprire Verdi non solo dal punto di vista del musicista, ma anche da quello dell’uomo di teatro, per rivelarne la personalità e l’influenza sulla cultura italiana. A modo loro Marco Paolini e Mario Brunello gli rendono omaggio raccontando l’uomo attraverso la sua vita e il suo lavoro. Non si tratta dell’allestimento di un’opera e della sua esecuzione, ma di un ritratto del Verdi librettista, regista, impresario, patriota e politico. Il violoncello di Brunello ci porta nel mondo dei temi verdiani più popolari, illustrando arie e momenti delle opere entrate a far parte della nostra tradizione culturale. E, con un elemento a sorpresa, il pubblico si troverà coinvolto nel vivo dello spettacolo. In abbonamento (11 spettacoli fissi in Sala Grande + 2 a scelta su 4 nella Sala Strehler) dal 21 al 26 gennaio Sala Grande Il visitatore di Éric-Emmanuel Schmitt regia Valerio Binasco con Alessandro Haber, Alessio Boni, Francesco Bonomo produzione Goldenart Nella Vienna occupata dai nazisti, in Bergstrasse 19, nello studio di Sigmund Freud (interpretato da Alessandro Haber), il famoso psicanalista attende affranto notizie della figlia Anna, portata via da un ufficiale della Gestapo (Francesco Bonomo). Ma l’angosciata solitudine non dura molto: dalla finestra spunta, infatti, un inaspettato visitatore (Alessio Boni) che fin da subito appare ben intenzionato a intavolare con Freud una conversazione sui massimi sistemi e che a poco a poco svelerà la sua singolare identità. Freud non crede in Dio, Dio non crede a Freud, ma entrambi guardano dalla stessa finestra la malattia dell’uomo, la pazzia del mondo che si avvia verso la catastrofe della propria autodistruzione. dal 21 gennaio al 2 febbraio Sala Strehler Parole d’onore dall’omonimo libro di Attilio Bolzoni adattamento drammaturgico Marco Gambino, Attilio Bolzolni, Manuela Ruggiero regia Manuela Ruggiero con Marco Gambino, Patrizia Bollini produzione Jermyn Street Theatre, London Parole d’onore è il racconto della mafia spogliata di tutto il suo arcano mistero e ridotta a «un inventario di follie, una combinazione fra il delirio e la logica più implacabile fra la paranoia ed una straordinaria razionalità, esercizio d’intelligenza, esibizione permanente di potere». Un modo inedito di raccontare la mafia, senza retorica, attraverso le testimonianze degli stessi mafiosi che parlano dell’ultimo mezzo secolo della loro Sicilia, ma anche di “moralità” e famiglia, di Stato, affari e delitti, di regole, amori, amicizie tradite, di religione, soldi e potere, di vita e di morte, del rapporto con il carcere e con la legge, di latitanze infinite. Lo spettacolo, tratto dall’omonimo libro-inchiesta del giornalista Attilio Bolzoni, ha debuttato in lingua inglese, nell’agosto del 2009, al Fringe Festival di Edimburgo. Prodotto dal Jermyn Street Theatre di Londra, ha replicato ha lungo nella capitale britannica e in Scozia, per poi approdare all’Eliseo di Roma e al Theatre du Rond Point di Parigi. dal 28 gennaio al 2 febbraio Sala Grande L’uomo, la bestia e la virtù di Luigi Pirandello regia Enzo Vetrano e Stefano Randisi con Enzo Vetrano, Stefano Randisi, Ester Cucinotti, Giovanni Moschella, Antonio Lo Presti, Margherita Smedile produzione Teatro de Gli Incamminati / Diablogues La situazione che ci racconta L’uomo, la bestia e la virtù è di quelle, care all’autore, al limite del possibile eppure credibilissime, paradossale risvolto di quella società claustrofobica e piena di convenzioni che Pirandello ha saputo scardinare pezzo dopo pezzo coi suoi affondi letterari e teatrali. Nasce dalla novella Richiamo all’obbligo e si sviluppa incarnandosi in personaggi/ animali immaginati e descritti come maschere grottesche. Paolino, rispettabile professore privato, è l’uomo della vicenda: trasparente, come lo definisce l’autore, ma con una doppia vita; è infatti l’amante della signora Perella, la virtù in persona, moglie trascurata e infelice del Capitano di marina Francesco Perella, la bestia. La tresca fra il professore e la signora potrebbe continuare a lungo e senza intoppi, dato che l’indegno Capitano – violento e irascibile, da anni lontano dal letto della moglie e con una seconda famiglia in un altro porto – è sempre per mare, e torna a casa raramente e malvolentieri. Come sempre negli spettacoli di Vetrano e Randisi, il grottesco si esaspera in momenti di forte comicità o si stempera nella poesia, si addentra nel dramma e poi se ne libera con slittamenti surreali. dal 4 al 9 febbraio Sala Grande End of the Rainbow di Peter Quilter regia Juan Diego Puerta Lopez arrangiamenti musicali di Marcello Sirignano con Monica Guerritore, Aldo Gentileschi, Andrea Nicolini, Alessandro Riceci produzione L’isola Ritrovata Monica Guerritore interpreta Judy Garland nel musical End of the Rainbow, che racconta sei settimane nella vita della celebre attrice hollywoodiana, pochi mesi prima della sua morte. È il Natale del 1968 e Judy Garland alloggia in una piccola Suite dell’Hotel Ritz Carlton al Centro di Londra. Con il suo amico gay, pianista e compagno di tante avventure Anthony (interpretato da Aldo Gentileschi) e con il suo nuovo giovane amante Mickey Deans (Alessandro Riceci), si prepara per una serie di concerti nella capitale londinese. Ha 46 anni ed è decisa a tornare alla ribalta alla grande. I matrimoni falliti, i tentativi di suicidio, le dipendenze da alcol e farmaci sembrano lasciati definitivamente alle spalle, eppure... End of the Rainbow è un musical tragico e divertente allo stesso tempo, in cui Monica Guerritore canta dal vivo, accompagnata dai musicisti, otto tra le più belle canzoni della Garland. «Ho cominciato dal niente una preparazione fisica – spiega l’attrice – che mi ha portato a ballare e cantare per la prima volta. Tre mesi di lezioni al giorno con il coreografo Gino Landi e la vocal coach Maria Grazia Fontana, per entrare in un corpo e in una voce. Un’altra sfida per cercare di capire una grande, luminosa e infelice donna». dall’11 al 16 febbraio Sala Grande O a Palermo o all’inferno Ovvero lo sbarco di Garibaldi in Sicilia ideazione scenica, drammaturgia e regia Mimmo Cuticchio oprante-contastorie Mimmo Cuticchio manianti e combattenti Giacomo Cuticchio, Fulvio Verna, Tania Giordano produzione Associazione Figli d’Arte Cuticchio Mimmo Cuticchio, il più noto contastorie del nostro tempo, tesse un tappeto coloritissimo di immagini non più legate alle avventure dei Paladini di Francia, ma a Giuseppe Garibaldi, cittadino del mondo, innamorato della libertà, le cui imprese portarono al collasso del Regno delle Due Sicilie e contribuirono all’unificazione dell’Italia. Facendo i conti con la storia, Cuticchio ha costruito uno spettacolo di grande rigore, sebbene aperto alla visionaria libertà del suo teatro. Come già in altri suoi lavori, le vicende sono narrate e commentate dal basso, dal popolo che, quasi sempre, la storia la subisce ma è capace di giudicarla. In questo caso, per una felice combinazione degli eventi, i personaggi della “farsa” sono meno irridenti del solito e più vicini a comprendere e apprezzare quanto sta accadendo. Lo spettacolo alterna il racconto delle ragioni storiche e politiche, dei colloqui tra Garibaldi e i suoi uomini, fra Cavour e Vittorio Emanuele, con l’incalzare delle battaglie sulle pendici di Calatafimi, sui monti intorno a Palermo, nella città stessa. I pupi, non più armati di spada ma di fucili e baionette, guidano l’insurrezione, mentre il cunto di Cuticchio si fa serrato e incalzante per trascinare pupi e spettatori nel vivo della battaglia. dal 18 al 23 febbraio Sala Grande dal 25 febbraio al 2 marzo, ore 10.00 Sala Strehler Aida regia e drammaturgia Roberta Torre musica e orchestrazione Giacomo Cuticchio Ensemble con Ernesto Tomasini scene Roberto Crea costumi Dora Argento produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo Un’Aida storicamente favolistica, un viaggio immaginario nell’antico Egitto, una provocazione, un’invenzione scenica da grande spettacolo che accartoccia tutto e lo ricrea altrove. Un Teatro dove il Piccolo diventa Grandissimo. Egitto e Sicilia si mescolano in una struggente storia d’amore e morte recitata cantata e ballata. Entrano magicamente in scena tutti gli elementi: Aida , Radames, Amneris, i cantanti, il coro, e poi gli elefanti gonfiabili e gli eserciti egiziani come pupi di zucchero. Radames come Orlando e Aida come Angelica. E poi le piramidi, i faraoni, i palmizi e i geroglifici. E si conclude con la Marcia Trionfale. dal 25 febbraio al 2 marzo Sala Grande Le sorelle Macaluso testo e regia Emma Dante con Elena Borgogni, Serena Barone, Sandro Maria Campagna, Italia Carroccio, Davide Celona, Marcella Colaianni, Alessandra Fazzino, Daniela Macaluso, Leonarda Saffi, Stephanie Taillandier produzione Teatro Stabile di Napoli, Théâtre National - Bruxelles, Festival d’Avignon, Folkteatern - Göteborg in collaborazione con la compagnia Sud Costa Occidentale Per la prima volta al Teatro Biondo di Palermo, Emma Dante sceglie di mettere in scena la “storia matriarcale” di una famiglia tutta al femminile della quale fanno parte sette sorelle: Gina, Cetty, Maria, Katia, Lia, Pinuccia e Antonella, morta qualche anno prima. In occasione della cerimonia funebre di una di loro, le sorelle si fermano a ricordare, a evocare, a rinfacciare, a sognare, a piangere e a ridere della loro storia. I morti stanno in fondo, pronti ad apparire e a scomparire, pronti a portarsi via la defunta mentre una strisciata di scotch sul pavimento segna il confine tra qua e là, tra ora e mai più, tra è e fu, una linea sopra cui combattere ancora, alla maniera dei pupi siciliani, con spade e scudi in mano. «Tutto si ispira al piccolo racconto che mi fece una volta un amico – spiega Emma Dante – Sua nonna, nel delirio della malattia, una notte chiamò la figlia urlando. La figlia corse al suo letto e la madre le chiese: “In definitiva, io sugnu viva o morta?” La figlia rispose: “Viva! Sei viva mamma!” E la madre beffarda: “See viva! Avi ca sugnu morta e ‘un mi dicìti niente p’un fàrimi scantàri”». dal 4 al 16 marzo Sala Strehler Partitura P Uno studio su Pirandello di e con Fabrizio Falco disegno luci Daniele Ciprì musica Angelo Vitaliano costumi Marina Tardani produzione FULLFRAME - Vincenzo Maurizio Paolella L’attore siciliano Fabrizio Falco, che si è fatto apprezzare sul grande schermo nel film di Daniele Ciprì È stato il figlio e ne La bella addormentata di Marco Bellocchio, ottenendo a Venezia il premio Mastroianni, si è dedicato negli ultimi tempi a Pirandello, prima interpretando il figlio nello spettacolo di Luca Ronconi In cerca d’autore. Studio sui sei personaggi, poi registrando l’audiolibro Pensaci Giacomino! e altre novelle, infine realizzando Partitura P, dove il variare della sua recitazione restituisce, in un unico flusso evocativo, le novelle La morte addosso, Una giornata e Il treno ha fischiato. Tre stati d’animo, tre tempi diversi che possono essere accostati come fossero movimenti di un unico concerto sinfonico. Un inizio ossessivo, scandito dal tic tac della pendola della sala da pranzo, che si stempera in un adagio centrale (la sospensione incredula di un uomo che ha smarrito la propria identità), per poi terminare nell’allegro frenetico del finale, dove il fischio del treno risveglia all’improvviso la coscienza sopita di Belluca, svelandogli il mondo dimenticato. Complice di Falco, il musicista Angelo Vitaliano, che crea dal vivo una drammaturgia musicale con suoni campionati, duettando in consolle con la recitazione e creando ogni sera una diversa partitura. dall’11 al 16 marzo Sala Grande Una pura formalità versione teatrale e regia Glauco Mauri dal film di Giuseppe Tornatore scene Giuliano Spinelli costumi Irene Monti musiche Germano Mazzocchetti con Glauco Mauri, Roberto Sturno e con Giuseppe Nitti, Amedeo D’Amico, Paolo Benvenuto Vezzoso, Marco Fiore produzione Compagnia Mauri - Sturno Un delitto è stato commesso e ne viene accusato un celebre scrittore, Onoff. Nella lunga notte in cui si snoda l’interrogatorio, Onoff cerca ansiosamente di ricordare, facendo i conti con se stesso, con la propria coscienza e la propria esistenza. Quando Una pura formalità di Giuseppe Tornatore uscì nel 1994 fu accolto, per la sua inquietante novità, con una certa difficoltà da parte della critica. Oggi è considerato uno dei suoi film più belli in assoluto (lo stesso autore ne è convinto), un “piccolo capolavoro” interpretato magistralmente da Gérard Depardieu, Roman Polansky e un giovanissimo Sergio Rubini. Oggi Glauco Mauri e Roberto Sturno, sfruttando la grande teatralità dell’opera, portano in scena questa nuova versione. «L’intensità del racconto, il suo ritmo, illuminato da emozionanti colpi di scena, una razionale e al tempo stesso commossa visione della vita – spiega Mauri – mi hanno spinto, in pieno accordo con Tornatore, ad una libera versione teatrale. Già il film ha una sua struttura sospesa fra cinema e teatro e questo mi ha molto aiutato nel lavoro». dal 18 al 23 marzo Sala Grande Otello di Luigi Lo Cascio liberamente ispirato all’ Otello di William Shakespeare regia Luigi Lo Cascio con Vincenzo Pirrotta e Luigi Lo Cascio produzione Teatro Stabile di Catania / Emilia Romagna Teatro Fondazione Un Otello denso di interrogativi quello riscritto e diretto da Luigi Lo Cascio, che sceglie, per il ruolo del titolo, il magnetico Vincenzo Pirrotta, e riserva a sé quello di Jago, la mente tessitrice dell’inganno, ma infine vittima della sua vittima. Saltando i preamboli e l’osservanza stretta della trama di una storia universalmente conosciuta, si osservano da vicino i dubbi, le contraddizioni, le debolezze dei personaggi, la loro straziante lontananza, la loro effettiva solitudine, colta solo adesso, con sguardo retrospettivo (purtroppo non profetico, troppo tardi ormai...), in quegli esordi così dolci, quando sembravano trionfare la febbre e l’entusiasmo dei primi abbracci, delle prime confidenze, dei primi sottili e garbati tremori. Un Otello scarnificato, ridotto a tre personaggi e rivisitato in chiave esistenziale, per scavare dentro l’antica e modernissima ossessione di un possesso amoroso che diventa funesto, in cui quasi sempre è la donna a soccombere e il maschio a dannarsi. Un Otello che punta al cuore della pulsione senza ritorno, che scatena la rovina. Eppure, un Otello più che mai fedele a Shakespeare, al suo infallibile, profondo scandagliare l’animo umano. Una rielaborazione più che mai vicina a quel sontuoso capolavoro che irradia la propria forza da un buio nucleo pulsante: la gelosia che rode il pur magnanimo condottiero, ne accende la furia incontenibile fino alla cieca violenza, lo rende sordo a qualsivoglia supplica o ammonimento. La rilettura di Lo Cascio distilla il grumo oscuro di un male primario, da sempre vivo tra gli uomini, follia accecante e vulnus irreparabile. dal 21 marzo al 6 aprile Sala Strehler Lampedusa Beach di Lina Prosa regia Lina Prosa produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo Lampedusa Beach è il primo dei tre testi che compongono la Trilogia del naufragio di Lina Prosa. Scritto nel 2003 è stato prodotto e messo in scena nel 2013, a Parigi, dalla Comèdie-Française, nella traduzione di Jean-Paul Manganaro. Lo storico teatro francese produrrà integralmente la Trilogia per la regia della stessa autrice, alla fine di gennaio 2014. Si tratta di un intenso monologo sull’emigrazione clandestina, la testimonianza, poetica e drammatica allo stesso tempo, di Shauba, una giovane africana naufragata al largo di Lampedusa. Inghiottita dal mare insieme ai suoi compagni di sventura, Shauba racconta la sua esperienza: il sogno di una vita migliore, l’ingiustizia del mondo, la crudeltà degli scafisti, ma anche il suo rapporto primordiale con l’acqua e quindi con la sua identità mediterranea. «Il tempo della discesa del suo corpo negli abissi del mare coincide con il tempo della scrittura – spiega Lina Prosa – La parola annegata di Shauba dà vita infatti a un’odissea sott’acqua in cui la fine, l’arrivo al fondo, è un respiro lungo elevato a racconto. La visione finale di un mondo rivoltato, come un errore di frontiera, consegna a Shauba la sua Lampedusa Beach, dove trasforma la sua fine in un evento rivoluzionario. L’atto finale di Shauba è politico. Chiama in causa il pubblico e la sua coscienza. Riduce a zero la distanza tra il possibile e l’impossibile». dall’8 al 13 aprile 2014 Sala Grande Lucio di Franco Scaldati regia Franco Maresco con Gino Carista, Melino Imparato e con la partecipazione di Enzo Moscato produzione Teatro Biondo Stabile di Palermo A meno di un anno dalla sua scomparsa, il Teatro Biondo rende omaggio a Franco Scaldati affidando uno dei suoi testi più belli ed evocativi al regista Franco Maresco, che aveva diretto Scaldati nel film Il ritorno di Cagliostro. Lo sguardo estremo e graffiante di Maresco, la sua disincantata ed eccentrica analisi dell’immaginario palermitano incontrano la poesia visionaria e senza tempo di Scaldati. Il regista lavorerà sulla versione del testo che lo stesso Scaldati aveva rivisitato in vista di questa messa in scena. I personaggi di Lucio e Illuminata, di Pasquale e Crocifisso, di Ancilà e Ancilù incarnano l’universo onirico e allo stesso tempo concreto del poeta siciliano. La violenza, il desiderio, la passione sottesi nel testo, nelle storie sospese tra la vita e la morte, tra il sonno e la veglia, si dispiegano in un campionario di situazioni e apparizioni, cui Maresco dà forma tra teatro e cinema, con il contributo di uno storico attore scaldatiano, Melino Imparato, di una “maschera” del teatro palermitano come Gino Carista e dell’attore-poeta napoletano Enzo Moscato. Scritto nel 1977, Lucio può essere considerato il manifesto poetico del teatro di Scaldati, del quale l’autore scrisse: «Mettiamo che Lucio (gobbo e mutilato) sia l’ultimo uomo, mettiamo che Lucio abbia del passato un vago ricordo biologico, mettiamoci pure l’innocenza, il gioco, la luce, il mare, le montagne, gli alberi, il peccato, mettiamo che Lucio senta nella luce l’unica (prima o ultima) possibilità di essere». dal 22 al 27 aprile Sala Grande Dopo il silenzio tratto dal libro di Pietro Grasso Liberi tutti di Francesco Niccolini e Margherita Rubino regia Alessio Pizzech con Sebastiano Lo Monaco, Mariangela D’Abbraccio produzione SiciliaTeatro e Teatro “Tina Di Lorenzo” - Noto In Dopo il silenzio la parola teatrale diventa strumento di indagine della storia di un paese, l’Italia, che coincide, si scontra, diverge e poi trova punti di contatto con la storia della mafia con i suoi addentellati politico/economici, con il suo ribaltamento di valori che si è unito ad un imbarbarimento dei costumi e della vita pubblica. Un racconto scenico che, senza ridursi a una dimensione cronachistica o di denuncia, guarda alle forme dell’antica tragedia affrontando i grandi temi della coscienza in lotta con la giustizia e con la morte come orizzonte estremo. La scrittura di Grasso e la drammaturgia di Niccolini esprimono una necessità comunicativa che solleciti, incuriosisca e ponga lo spettatore di fronte all’esperienza umana con tutte le sue contraddizioni, richiedendo la necessaria capacità di comprensione e di sospensione del giudizio. Il dialogo tra generazioni diverse diventa l’asse attorno a cui ruota la scrittura scenica di Dopo il silenzio. Il dovere che Pietro Grasso si dà è quello di passare la storia e di farla comprendere ai giovani. L’immagine è quella di un silenzio che parli, opposto ad un silenzio omertoso che si vuole cancellare. dal 23 al 30 aprile Sala Strehler Se’ nummari di Salvatore Rizzo regia Vincenzo Pirrotta con Filippo Luna, Valeria Contadino produzione Teatro Stabile di Catania Trovatisi per caso a un passo da un paradiso terreno che la sorte ha loro negato, scaraventandoli in un inferno quotidiano alle cui pene si sono sottoposti per anni, tra amore e rassegnazione, dovere e strazio, dolore e abnegazione, Orazio e Anna, marito e moglie, si lasciano pervadere dalla tentazione di una possibile felicità che ha però un prezzo altissimo, quello di un sacrificio orrendo, del più efferato tra i crimini. Eppure quel demone, per un breve ma definitivo momento, si impossessa della loro mente e del loro cuore, li ammorba fino ad intossicarli, confondendo diritto e ragione, egoismo e pietà, trasformando due angeli in due carnefici. Orazio e Anna si imbatteranno in un inferno ancora più insopportabile, quello di una coscienza e di un sentimento che, tornati vigili, osservano il baratro in cui sono sprofondati senza alcuna speranza di uscirne. dal 6 all’11 maggio Sala Grande Le voci di dentro di Eduardo De Filippo regia Toni Servillo con Toni Servillo, Betti Pedrazzi, Chiara Baffi, Gigio Morra, Peppe Servillo produzione Piccolo Teatro di Milano-Teatro d’Europa / Teatro di Roma / Teatri Uniti in collaborazione con Théâtre du Gymnase, Marseille Le voci di dentro è la commedia dove Eduardo, pur mantenendo un’atmosfera sospesa fra realtà e illusione, rimesta con più decisione e approfondimento nella cattiva coscienza dei suoi personaggi, e quindi dello stesso pubblico. L’assassinio di un amico, sognato dal protagonista Alberto Saporito, che poi lo crede realmente commesso dalla famiglia dei suoi vicini di casa, mette in moto oscuri meccanismi di sospetti e delazioni. «Eduardo De Filippo – spiega Servillo – è il più straordinario e forse l’ultimo rappresentante di una drammaturgia contemporanea popolare, dopo di lui il prevalere dell’aspetto formale ha allontanato sempre più il teatro da una dimensione autenticamente popolare. In questa commedia si arriva ad una vera e propria “atomizzazione della coscienza sporca”, di cui Saporito si sente testimone al tempo stesso tragicamente complice, nell’impossibilità di far nulla per redimersi. Eduardo scrive questa commedia sulle macerie della seconda guerra mondiale, ritraendo con acutezza una caduta di valori che avrebbe contraddistinto la società, non solo italiana, per i decenni a venire. E ancora oggi sembra che Alberto Saporito scenda dal palcoscenico per avvicinarsi allo spettatore dicendogli che la vicenda che si sta narrando lo riguarda, perché siamo tutti vittime, travolte dall’indifferenza, di un altro dopoguerra morale». ABBONAMENTI E BIGLIETTI STAGIONE TEATRALE 2013-2014 Abbonamento a 13 spettacoli + 1 omaggio 11 fissi in Sala Grande 2 a scelta su 4 nella Sala Strehler 1 spettacolo omaggio per chi si abbona entro il 5 dicembre 2013 Turni poltrona o posto palco galleria 145,00 € 90,00 € Ridotto Cral - Prof. - Under 30 - Over 65 tutte le Card e Associazioni 100,00 € 80,00 € Turno Scuola Studenti e Universitari 60,00 € 40,00 € Universitari ERSU 50,00 € 30,00 € 24,00 € 20,00 € 12,00 € 5,00 € 2,00 € 16,00 € 12,00 € 8,00 € Prime, Turni domenicali e Turni Repliche, Open e Promozionali Biglietti Teatro Biondo Intero Ridotto Studenti Prom. Speciali Cambio turno Biglietti Sala Strehler Intero Ridotto Studenti Prom. Speciali Cambio turno 12,00 € 10,00 € 6,00 € 5,00 € 2,00 €