Mente e Sport Interazioni tra metabolismo muscolare e metabolismo nervoso durante l’esercizio fisico Prof. Giancarlo Carli Dipartimento di Fisiologia Università degli Studi di Siena Metabolismo muscolare in condizioni di riposo In assenza di contrazione il metabolismo basale del muscolo si avvale degli acidi grassi liberi intramuscolari, che derivano dalla demolizione dei trigliceridi, per la produzione di ATP tramite la via dell’Acetil-Coenzima A. A riposo, il trasporto di glucosio all’interno del tessuto muscolare avviene tramite i GLUT4 la cui attivazione è regolata dall’insulina. In particolare, l’insulina si lega al proprio recettore sulla membrana muscolare e insieme attivano le vescicole contenenti il trasportatore GLUT4 spostandole dall’interno e inserendole sulla membrana cellulare; a questo punto il glucosio viene captato, traslocato all’interno e rapidamente fosforilato per effetto di enzimi specifici. La secrezione dell’insulina a sua volta è regolata dalla glicemia e poiché il muscolo a riposo non consuma glucosio , se non aumenta la glicemia, non cambia la secrezione di insulina e non c’è attivazione del trasporto di glucosio. Metabolismo muscolare durante l’esercizio Nel muscolo che lavora e consuma ATP, è importante che l’ATP venga risintetizzato alla stessa velocità con cui è utilizzato. Se il lavoro è effettuato a intensità costante, superata la fase iniziale di debito di 02 in cui il consumo di 02 aumenta piu’ lentamente della velocità di scissione dell’ATP, si raggiunge uno stato stazionario in cui il consumo di 0 2 e la concentrazione dell’ATP rimangono costanti per un determinato tempo. La contrazione muscolare attiva i GLUT4 che trasportano all’interno del muscolo il glucosio con meccanismo indipendente dall’insulina. I principali meccanismi metabolici attivati per mantenere adeguata la produzione di ATP sono: a) la liberazione di catecolamine da parte della midollare del surrene che inibiscono la liberazione di insulina, e che, per esercizi aerobici di bassa intensità(noradrenalina), attivano la glicolisi e la lipolisi; quest’ultima incrementa l’ utilizzazione degli acidi grassi liberi per la sintesi di ATP muscolare; b) la liberazione dei glicorticoidi(cortisolo) da parte della corticale del surrene che riduce l’utilizzazione del glucosio da parte dei muscoli (azione anti-insulica cioè anti-GAT4) e stimola la proteolisi muscolare con aumento di aminoacidi circolanti utilizzati dal fegato per la neoglucogenesi ;questa incrementa il passaggio di glucosio nel plasma; c) la liberazione da parte dell’adenoipofisi di GH che stimola la lipolisi del tessuto adiposo, aumenta la glicogenolisi e la gluconeogenesi epatica favorendo la liberazione di glucosio nel plasma; questo non viene captato dalle fibrocellule muscolari poiché il GH esercita su di esse un’azione anti-GAT. Sia le catecolamine che i glucocorticoidi e il GH, insomma, 1 promuovono meccanismi atti a evitare che il glucosio venga utilizzato dai muscoli e la glicemia diminuisca. Tuttavia, durante un esercizio prolungato ad esaurimento a un’intensità costante di circa il 70% del VO2 max si assiste a una caduta progressiva della glicemia e dell’ossidazione dei carboidrati associata all’aumento dell’azotemia e all’instaurarsi della fatica che porta all’interruzione del lavoro dopo circa 90 minuti. La fatica fisica è associata anche a deplezione di glicogeno muscolare ed è stato suggerito che tale deplezione dia luogo a incapacità del muscolo a sintetizzare ATP alla velocità richiesta dalla sua degradazione. Quando l’ATP prodotto tende ad essere minore di quello utilizzato, nel muscolo aumentano i livelli di ADP e di AMP che sono attivatori rispettivamente delle miochinasi e delle deaminanasi: queste ,a loro volta, fanno aumentare la concentrazione intramuscolare di IMP, che viene normalmente considerato un marker della degradazione dell’ATP quando la sua sintesi diviene insufficiente (McConnell et al, 1999). In atleti ben allenati durante l’esecuzione di un esercizio aerobico la glicemia diminuisce progressivamente per circa 2 ore fino al momento dell’arresto per fatica. La somministrazione orale di glucosio ritarda il raggiungimento della fatica,diminuisce l’iperazotemia e modifica l’andamento della glicemia aumentando nel muscolo la velocità di cattura del glucosio ematico e sopprimendo la produzione di quello endogeno (glicolisi). Il glucosio esogeno inoltre fa diminuire l’iperazotemia che viene considerata critica nello sviluppo della fatica centrale poiché, attraversando la barriera ematocerebrale, interferisce con la sintesi di glutammato e di GABA. E’ interessante notare che l’ATP intramuscolare non si modifica durante le 2 prove mentre IMP ha un innalzamento minore per la somministrazione di glucosio. Inoltre la somministrazione di glucosio riduce l’abbassamento dell’insulinemia e l’innalzamento dei NEFA. ma non produce differenze nella diminuzione di PCr ,di glicogeno e negli aumenti del lattato. In conclusione per lavori prolungati di tale intensità l’ingestione di carboidrati aumenta la capacità di endurance migliorando, almeno in parte, l’energetica muscolare. Se invece l’intensità del lavoro supera l’80% del V02 Max (McConell et al, 2000), l’ingestione di carboidrati non migliora la performance, non modifica la latenza della fatica muscolare, non ha effetto sull’ossidazione dei carboidrati, sul metabolismo e sul glicogeno muscolare anche se ci sono degli effetti funzionali significativi. Infatti accentua la risposta iperglicemica, riduce il decremento dell’insulinemia, aumenta la cattura del glucosio e sopprime solo parzialmente la produzione di glicogeno endogeno. Comunque non cambia la diminuzione della PCr nè l’aumento del lattato e di IMP e sono simili le variazioni del glucagone, dell’adrenalina e della noradrenalina. Tessuto nervoso Il tessuto nervoso dell’uomo è costituito da due tipi di cellule, i neuroni e la glia, che derivano dai precursori delle stesse cellule staminali ma che si differenziano successivamente a seconda dei fattori di accrescimento e dei programmi di sviluppo. Da tempo sappiamo che le cellule della glia non hanno cilindrasse e non sviluppano potenziale d’azione. Esse si suddividono in astrociti, cellule ependimali, che rivestono le cavità interne del cervello, cellule della microglia, di origine non ectodermica, che hanno funzioni analoghe ai macrofagi e rispondono a lesioni e a patologie e, infine, oligodendrociti e cellule di Schwan che costituiscono le guaine mieliniche. Gli astrociti hanno forma a stella con pedicelli terminali che entrano in contatto con i neuroni e i capillari, formano giunzioni serrate con altri astrociti o con neuroni, avvolgono e isolano le zone sinaptiche e sono responsabili della formazione di cicatrici. Hanno funzioni multiple che si deducono dalla 2 presenza di recettori di membrana per i neuromediatori quali il glutammato, l’ATP e il GABA, i canali ionici voltaggio dipendenti e liberano neumediatori e fattori di accrescimento (GDNF). Lo studio del glutammato ha evidenziato che gli astrociti producono proteine in grado di scindere il complesso recettore-glutamato e di trasportare poi il glutammato all’interno dell’astrocita stesso. Gli astrociti inoltre sintetizzano proteine che attaccano il complesso recettore-glutamato formatosi nella membrana pre- o post sinaptica indi trasportano il glutammato all’interno dell’astrocita e lo trasformano in glutamina. Metabolismo cerebrale Il cervello (2% della massa del corpo umano) consuma il 25% della quantità di glucosio utilizzato per fini energetici. Il glucosio è il substrato energetico quasi esclusivo del cervello e il rapporto 02/CO2 (quoziente respiratorio) è uguale a 1. La captazione del glucosio da parte del tessuto nervoso avviene tramite una famiglia di trasportatori (GLUT). In particolare il neurone capta direttamente il glucosio trasportato dai GLUT3 e forma ATP attraverso i meccanismi ossidativi mentre l’astrocita utilizza il glucosio trasportato dai GLUT1. L’astrocita forma ATP utilizzando soprattutto i meccanismi glicolitici e si libera del lattato cedendolo al neurone. che lo capta tramite i monocarbossilati (MCTs) oppure immettendolo nel sangue venoso. Quindi il tessuto nervoso produce continuamente una piccola quantità di lattato. Il rapporto metabolico cerebrale (CMR =A-V 02 / glucosio + ½ lattato) è costituito dal prodotto del flusso ematico cerebrale per la differenza arterovenosa: tale tasso è piu’ alto di quanto previsto dal tasso del consumo di 02. L’extra glucosio che scompare si trasforma in lattato senza consumare 02 e può essere immagazzinato come glicogeno, può essere utilizzato per formare neurotramettitori quali glutammato, GABA, acetilcolina che hanno funzione vasoattiva. Un sistema di accoppiamento spazio-temporale tra attività neuronale e metabolismo energetico fa sì che il flusso ematico cerebrale vari regionalmente secondo il fabbisogno energetico locale (iperemia funzionale). L’autoregolazione cerebrale è dovuta anche alle proprietà dei periciti capillari che si contraggono quando la pressione intravasale aumenta e si rilasciano quando diminuisce. In particolare, l’unità funzionale microvascolare, costituita da cellule endoteliali, periciti e astrociti, possiede recettori per vari neurotrasmettitori. Il glutammato, per esempio, che è il principale neurotrasmettitore corticale, agisce tramite i recettori NMDA che, aprendo i canali del Ca++, stimola indirettamente la sintesi di NO che è un potente vasodilatatore. Poiché quando aumenta l’attività il flusso e il consumo di glucosio possono aumentare in una determinata area della corteccia del 30-40% mentre il consumo di 02 aumenta solo del 6%, si deduce che il glucosio è utilizzato soprattutto nella via glicolitica (disaccoppiamento transitorio tra glicogenolisi e fosforilazione ossidativa), con formazione di lattato. E’ importante ricordare che il potenziale di membrana dell’astrocita è negativo e vicino al potenziale di equilibrio del K+ e la membrana dell’astrocita ha un’alta permeabilità al K+.L’eccitazione del neurone (potenziale di azione) fa uscire K+ che viene captato dall’astrocita attraverso canali specifici e cioè la pompa Na+/K+ e il cotrasportatore Na+/K+/Cl- che consumano ATP e attivano la glicolisi astrocitaria a produrre lattato e ad aumentare la captazione di glucosio da parte dei GLUT1. Ma l’aumento dell’attività del neurone, cioè della frequenza dei potenziali di azione , libera glutammato che stimola i trasportatori del glutammato:questi trasportano il glutammato all’interno dell’astrocita con un meccanismo Na+dipendente. L’aumento intracellulare di Na+ stimola l’attivazione 3 dell’ATPasi Na+/K+ dipendente astrocitaria che, consumando ATP, attiva la glicolisi che produce lattato. Quindi l’ingresso massiccio di K+ o Na+ fa produrre lattato agli astrociti ed è responsabile dell’aumento locale di consumo di glucosio. Gli astrociti, principale deposito di glicogeno cerebrale, sono quindi responsabili della formazione del lattato che soddisfa i bisogni energetici transitori dei neuroni. Questi bisogni si verificano soprattutto nella zona pre e post sinaptica del neuropilo circondato dagli astrociti, che costituisce una unità metabolica in grado di fornire neutrasmettitori, glutamina e substrati energetici quali il lattato. Flusso e metabolismo cerebrale durante l’esercizio A riposo c’è una relazione tra flusso cerebrale, consumo di O2 e utilizzazione di glucosio. Il flusso cerebrale globale aumenta durante un compito mentale e si riduce al minimo durante il sonno non-REM. Durante l’esercizio fisico il flusso cerebrale globale aumenta progressivamente per esercizio lieve e moderato (60% VO2 max) seguendo le alterazioni della PCO2 arteriosa che rimane ai livelli basali per intensità moderate. Anche se il flusso globale non cambia per esercizi di moderata intensità, si verificano aumenti di flusso nelle aree responsabili del controllo motorio e viscerale e ovviamente diminuzione in aree non coinvolte. In generale il flusso regionale aumenta piu’ del consumo regionale di O 2. Per esempio durante i movimenti volontari o durante la loro immaginazione si verifica una iperemia funzionale nella corteccia primaria motrice e in quella sensoriale controlaterale all’arto interessato e similmente nelle aree premotorie e supplementari in relazione alla programmazione e all’inizio di sequenze motorie complesse e nella corteccia sinistra dell’insula responsabile degli aggiustamenti cardiovascolari e respiratori; queste attivazioni sono compensate da riduzione dell’attività/flusso in altre regioni del cervello. Il contributo del riflesso cardiaco barocettivo (gittata cardiaca) al flusso cerebrale è del 25% a riposo ma si annulla durante l’esercizio (Ogoh, 2008). Anche l’eccitabilità simpatica dei vasi cerebrali è nulla a riposo e aumenta durante l’esercizio ma un esercizio di lieve intensità non cambia l’autoregolazione cerebrale, nonostante l’aumento della frequenza cardiaca, della pressione arteriosa e la diminuzione di PaCO2 che hanno effetti vasocostrittori. In compenso la reattività dei vasi cerebrali alla CO2 aumenta durante l’esercizio e questo effetto è mediato dall’eccitazione dell’ortosimpatico che indirettamente riduce la vasocostrizione. Un esercizio intenso danneggia l’autoregolazione cerebrale e l’ effetto vasocostrittore simpatico (recettori -1) riduce il flusso cerebrale ma protegge i vasi cerebrali dall’ipertensione e previene la rottura della barriera emato-cerebrale Per alte intensità di esercizio aumenta, per aumentata glicogenolisi da parte degli astrociti, la liberazione di lattato e la captazione di lattato da parte del neurone ma l’iperventilazione abbassa la PaCO2 e produce vasocostrizione delle arteriole. L’abbassamento della ossigenazione cerebrale potrebbe agire come un fattore indipendente sulla fatica centrale. Nonostante una riduzione del flusso fino al 50% , il metabolismo cerebrale totale tuttavia non solo non viene limitato ma addirittura aumenta aumentando l’estrazione dal sangue arterioso soprattutto di lattato, di glucosio che nell’esercizio molto intenso sono elevati mentre l’estrazione di O2 subisce minori incrementi (massimo 6%). In particolare il lattato può arrivare a contribuire a fornire fino al 50% dell’energia. Di conseguenza si riduce il rapporto della estrazione cerebrale di O 2/glucosio +1/2 lattato (Rapporto Metabolico Cerebrale CMR) vista la presenza di un forte aumento di lattato plasmatico (che può superare ampiamente le 4 mM) prodotto dall’esercizio fisico (Nybo and Secherb, 2004). E’ da sottolineare che il tessuto nervoso durante l’esercizio utilizza tutto il lattato disponibile cioè non accumula lattato anche se cessa di cedere 4 lattato al sangue e questi meccanismi persistono molti minuti oltre la fine dell’esercizio. Nell’insieme questi dati dimostrano che la prestazione fisica è caratterizzata da una complessa interazione tra fattori metabolici periferici e centrali. E’ interessante notare che la diminuzione del CMR si verifica anche in assenza di modificazioni del lattato come nel caso di esercizi aerobici prolungati oppure in seguito a intensa attività mentale o a situazioni stressanti. Poiché questo decremento si può avere in risposta all’adrenalina ed è bloccato dalla somministrazione di antagonisti 1 e 2, è evidente che il lattato nel tessuto nervoso in queste condizioni diventa il principale substrato energetico per l’ossidazione rimpiazzando il ruolo tradizionale del glucosio (Quistorff et al, 2008). Effetti positivi dell’esercizio moderato sulla funzionalità del sistema nervoso centrale Non ci sono dubbi sugli effetti positivi dell’esercizio moderato sulla funzionalità del sistema nervoso. Tra i piu’ noti ricordiamo il potenziamento della memoria e dell’apprendimento, la promozione della neurogenesi e della plasticità, l’aumento della vascolarizzazione cerebrale, la protezione dagli effetti deleteri di lesioni e malattie degenerative e il miglioramento della qualità del sonno ,dell’umore, dell’autostima e del senso di autocontrollo (Lorens-Martin et al, 2008). I meccanismi principali sono attribuiti soprattutto alle neurotrofine. Per esempio abbiamo molti esperimenti che dimostrano che l’esercizio aumenta i livelli del mRNA del BDNF(brain derived neurotrophic factor) in vari tipi di neuroni, aumenta la cattura dal sangue, tramite recettori e trasportatori, di IGF1(insulin-like grow factor) e del VEGF(vascular endothelial grow factor), mentre stanno aumentando le evidenze sull’importanza del NGF (nerve grow factor) e del FGF-2 (fibroblast grow factor-2). In particolare il BDNF è fondamentalmente implicato nella neurogenesi dell’ippocampo che è potenziata dall’esercizio. Il BDNF è sintetizzato da cellule del sistema nervoso centrale(neuroni dell’ippocampo, soprattutto nel giro dentato, nell’ilo e in CA3, nel midollo spinale, nel cervelletto e nella corteccia) e periferico, oltre che da altri tessuti (rene, linfociti ), è presente in alte quantità e ,con il suo recettore trkB, negli stessi neuroni che secernono CRH(azione paracrina e autocrina), presenta variazioni diurne con picchi durante l’attività, la restrizione calorica e lo stress e stimola la produzione di serotonina. L’IGF-1 è un ormone con una struttura simile a quella dell’insulina la cui produzione è stimolata nel fegato dal GH (grow hormone). In generale stimola la crescita sistemica del corpo agendo su tutte le cellule specialmente su muscolo scheletrico, cartilagine,osso, midollo osseo, cute e cellule nervose. I livelli ematici basali di IGF-1 sono correlati con le abilità mentali e i processi cognitivi. Ha 2 recettori , IGF1R a maggiore affinità e il recettore dell’insulina ,ed è prodotto per tutta la vita col picco alla pubertà; i sedentari hanno ridotta cattura di IGF-1 e aumentata suscettibilità a lesioni cerebrali. L’esercizio fisico aumenta la cattura di IGF-1 dal sangue (barriera ematocerebrale) al cervello con un meccanismo attivo che coinvolge recettori e trasportatori. Lo IGF-1 è implicato nella neurogenesi dell’ippocampo e se le sedute di esercizio durano pochi giorni o se blocchiamo la sua captazione da parte del cervello, la neurogenesi dell’ippocampo, il ricordo e la produzione di BDNF e di VEGF indotte dall’esercizio sono aboliti anche se i livelli basali di neurogenesi e l’apprendimento e l’acquisizione in memoria non cambiano. La ripetizione di un esercizio, sia per pochi che per molti giorni, esercita un buon effetto ansiolitico mediato da IGF-1. 5 Yanagisawaa et al (2010) hanno cercato di capire se l’esercizio fisico esercita effetti cognitivi positivi immediatamente dopo la sua cessazione. In effetti un esercizio di moderata intensità (50%V02 Max) e di breve durata (10 min) migliora le prestazioni al test di accoppiamento colore-parole di Stroop effettuato dopo la fine dell’esercizio. Inoltre la functional near-infrared spectroscopy(fNIRS) ha mostrato una aumentata attivazione della corteccia pre-frontale dorso-laterale sinistra e aumentati livelli di vigilanza. Tuttavia questi tutti questi effetti peggiorano aumentando o diminuendo l’intensità del lavoro fisico (curva a U). Conclusioni Sia il tessuto muscolare che quello nervoso utilizzano,oltre al glucosio anche il lattato per le esigenze metaboliche. Nel tessuto nervoso il lattato è prodotto dagli astrociti che lo cedono ai neuroni che lo ossidano per produrre energia. In condizioni di esercizio muscolare il metabolismo aumenta in ambo i tessuti e il cervello utilizza il lattato muscolare in proporzione all’intensità dell’esercizio. Nel tessuto nervoso sono presenti particolari meccanismi di autoregolazione del flusso ematico che permettono l’adeguamento delle esigenze metaboliche in numerose condizioni funzionali comprese quelle collegate all’esercizio fisico. Questo inoltre stimola la produzione di numerose neurotrofine che, interagendo in numerose reazioni funzionali a cascata, concorrono all’efficienza funzionale sistema nervoso e potenziano anche meccanismi cognitivi essenziali quali l’apprendimento e la memoria, Referenze 1. McConnell G, Snow R, Hargreaves M. J. Appl. Physiol, 87:1083-1086, 1999. 2. McConell GK, Canny BJ, Daddo MC, Nance MJ, Snow RJ, J Appl Physiol. 89: 1690-8, 2000 3. Ogoh S. 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