PRISMA di Gianni Maritati
Numero 27 – 1 ottobre 2010
Cultura, spettacolo e voglia di vivere (meglio)
Per favore, dateci una fiction
su Manzoni (e Rosmini)
La scuola lo ha consacrato come uno dei più grandi scrittori di tutti
i tempi, ma spesso lo ha anche trasformato in un incubo agli esami e
alle interrogazioni, in un “mattone” difficile da digerire: Alessandro
Manzoni. I suoi “Promessi sposi”, dopo tante versioni per piccolo e
grande schermo, sono diventati anche un musical, messo in scena nello stadio San Siro, a Milano, e trasmesso in prima serata su Rai Uno il
primo settembre scorso (diffuso poi anche in dvd). È un’operazione
culturale di grande livello. Ma all’appello (diciamo così) manca ancora il genere più popolare della tv: la fiction. Nonostante la popolarità
letteraria, la sua vita non è mai stata raccontata. Eppure sarebbe una
bella impresa. Anche perché la sua è stata una “vita-contro”, a cominciare dalla nascita “illegittima” che ha segnato i suoi complessi rapporti con la figura paterna.
Attraverso la sua storia personale, si rievoca un’epoca straordinaria, dalla Rivoluzione Francese
al Risorgimento, da Napoleone a Roma Capitale. A proposito. Manzoni, cattolico integrale ma non
integralista, sognava un’Italia unita con Roma Capitale, appunto, scandalizzando i benpensanti
che difendevano l’ormai antistorico potere temporale dei papi … Per non parlare poi della sua sfera privata (due mogli, nove figli, un figliastro e una galassia di nipoti), del suo ruolo immenso nella storia della lingua italiana e della smisurata popolarità dei suoi personaggi: non solo gli inevitabili “Promessi Sposi” con tutto il resto del cast romanzesco, ma anche Adelchi, Ermengarda, lo stesso
Napoleone del “Cinque Maggio”, il conte di Carmagnola e tanti altri … Gli appassionati di critica letteraria leggono con piacere il suo saggio sul Romanzo storico e quelli di filosofia e teologia sia le
“Osservazioni sulla morale cattolica” sia gli scritti ispirati alla sua speciale amicizia con Antonio Rosmini (anche lui meriterebbe una bella fiction!). E la “Storia della colonna infame”? Ancora oggi, un
monumento contro l’ignoranza che si fa intolleranza.
Vent’anni fa, pubblicai il mio primo libro, basato sulla
tesi di laurea conseguita quattro anni prima, con l’editrice
Città Nuova: “Parola e linguaggio in Manzoni”. Lo ammetto. Fin dal liceo, sono stato forse uno dei (pochi?) fan di
Manzoni, ma non in modo acritico. Non era un santo,
non era perfetto. Ma aveva il pregio della chiarezza e dell'onestà intellettuale, il senso dei valori e della fede, l'intuito poetico e lo scatto narrativo. Per questo e per molto
altro ancora, chiedo agli sceneggiatori e ai produttori:
scrivete e realizzate una fiction sulla vita di Alessandro
Manzoni, padre della lingua, della patria e del romanzo.
Ne abbiamo bisogno per capire le nostre radici popolari, l’identità della nostra nazione, il respiro della nostra
ricerca culturale e religiosa. Anche per dare un senso più profondo a questi 150 anni di Unità nazionale.
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