economia del benessere e fallimenti di mercato economia pubblica

UNIVERSITÀ CATTOLICA DEL SACRO CUORE DI MILANO
Facoltà di Economia
Corso di Laurea in Mercati e Strategie di Impresa
ECONOMIA DEL BENESSERE
E FALLIMENTI DI MERCATO
ECONOMIA PUBBLICA
Tesina di :
Vittorio La Fata
Matr. N° 4003348
Docente: Paolo Balduzzi
Anno Accademico 2011/2012
<<… un'economia di mercato, lasciata a se stessa, non tende necessariamente a raggiungere un
equilibrio in cui vi sia piena utilizzazione della capacità produttiva esistente e piena occupazione della
popolazione lavorativa. Il mercato produce sì un equilibrio tra domanda e offerta, ma un 'equilibrio di sottoccupazione',
cioè un equilibrio non efficiente …>>
(Pasinetti, 1994, pagg. 2-3)
L'argomento, assai vasto, di cui intendo occuparmi, è quello che spiega le ragioni dell'intervento
pubblico in economia. Oggi viviamo in un mondo talmente complesso e dinamico che gli affari sono sempre
più regolati da governi ed istituzioni sovranazionali.
L'economia del benessere è quella disciplina che studia le regole di fenomeni sociali al fine di
definire soluzioni tali da portare il sistema economico ad una soluzione ottimale.
Economia del benessere
Una volta detto che l'obiettivo è quello di individuare la configurazione ottimale del sistema
economico, assumiamo che gli individui presenti nel sistema siano razionali e abbiano diverse dotazioni
iniziali di beni. In questo sistema lo Stato si limita ad osservare i risultati a cui portano gli scambi fatti dagli
individui, che agiscono secondo un criterio detto Paretiano, secondo cui un'allocazione di risorse che
migliori il benessere di un individuo, senza arrecare danno agli altri, rappresenta un miglioramento del
benessere per la società. In uno schema microeconomico, dove si trascurano elementi economici rilevanti
come l'influenza dei prezzi del mercato sulla domanda e sull'offerta di un bene, si perviene ad equilibri
economici parziali in cui l'unica variabile presa in considerazione è il prezzo del bene, che relaziona impresa
e consumatore. La condizione di equilibrio generale viene ovviamente raggiunta quando tutti i consumatori
(ognuno dei quali massimizza sotto il vincolo di bilancio la propria funzione di utilità) e tutte le imprese
(ognuna delle quali ha trovato il punto dove è massimo il profitto rispetto ai propri vincoli di costo)
pervengono ad una situazione nella quale non trovano più conveniente muoversi da essa.
Si evidenzia quindi nell'economia del benessere il ruolo cardine, come punto di arrivo, della
situazione di ottimo Paretiano, status quo nel quale non è possibile trovare una situazione che migliori
l'utilità di un individuo senza peggiorare la posizione dell'altro. Tuttavia è necessario dire che il criterio di
Pareto è scarsamente selettivo poiché non permette di valutare il costo/beneficio dei soggetti presenti nel
sistema. Ad esempio immaginando una società composta solo da persone ricche e persone povere, e
facendo intervenire lo Stato a ridistribuire le risorse dalla classe più ricca a quella più povera, la situazione a
cui si arriva non sarebbe Pareto-efficiente, poiché è vero che i poveri sono meno poveri rispetto a prima,
ma è altresì vero che la situazione dei ricchi viene peggiorata. Quindi un intervento pubblico nell'ottica
Paretiana non si considera perseguibile, ma risulta invece auspicabile da un punto etico-sociale. Inoltre il
criterio Paretiano non ci permette di scegliere tra due soluzioni ottimali qual è quella preferibile, e quindi si
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dice che questo criterio opera una netta distinzione fra
l'efficienza allocativa di una particolare
configurazione e il giudizio di equità etica sulla stessa.
I margini di intervento dello Stato all'interno del sistema concorrenziale (di tipo neoclassico)
vengono delimitati dai due teoremi dell'economia del benessere.
Il primo teorema dell'economia del benessere
"Ogni equilibrio di mercato concorrenziale è un ottimo paretiano."
In altri termini l'enunciato afferma che in situazione di concorrenza perfetta il sistema economico è
sempre efficiente e non sono possibili sprechi nella società in quanto gli individui massimizzano la loro
utilità. La dimostrazione del teorema è opera dei due economisti Arrow e Debreu (1951), i quali ipotizzando
nel loro modello che i consumatori e le imprese agissero da price-takers (nella piena logica di concorrenza
perfetta) e che l'informazione all'interno dei mercati fosse completa, arrivarono a definire che i mercati
perfettamente competitivi e completi portano il sistema economico ad allocazioni di risorse Paretoefficienti.
Per dare una dimostrazione del primo teorema del benessere è necessario ipotizzare che:

nel mercato esistono solo beni privati

gli agenti agiscano da price-takers

non vi siano asimmetrie informative nel mercato

l'utilità del consumatore è proporzionale al consumo del bene acquistato

vi è efficienza generale nello scambio e nella produzione (non ci sono sprechi)
Lo scambio efficiente è realizzato nel momento in cui non esiste un'ulteriore allocazione delle
risorse tale da porre almeno un individuo in una posizione migliore senza peggiorare quella di nessun'altro.
Prendiamo in esame un'economia di puro scambio, nella quale i beni non sono prodotti, ma solo
scambiati. Immaginiamo di avere due individui (A e B) con diverse curve di indifferenza dotazioni iniziali
degli unici due beni presenti nel mercato (X e Y).
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Dalla combinazione delle allocazioni possibili, secondo le quantità disponibili, costruiamo la scatola
di Edgeworth. All'interno della scatola troviamo le dotazioni iniziali dei beni di ciascun individuo ([Ax;Ay] [Bx;By]) e le due curve di indifferenza (Ua e Ub) che rappresentano le funzioni di utilità dei due soggetti. I
due agenti del nostro modello scambieranno fino a raggiungere una situazione finale che verifica le
relazioni: Ay + By = Y e Ax + Bx = X.
Prendiamo W come punto iniziale per la distribuzione dei due beni tra gli individui. In tale punto le
curve di indifferenza si intersecano (ovvero i saggi marginali di sostituzione non sono uguali). E' possibile
allora allocare in maniera migliore le risorse; e ciò lo vediamo sia dal grafico, in quanto l'area sottesa dalle
due curve rappresenta infiniti punti preferibili rispetto a W, sia dal fatto che i due saggi marginali di
sostituzione sono diversi. Quindi gli agenti del mercato saranno disposti a scambiare beni in modo tale da
raggiungere un punto di equilibrio superiore.
Cosi infatti avviene nel punto C. In tale punto il soggetto A non ha modificato la propria utilità,
rimanendo difatti sulla medesima curva di indifferenza, mentre l'individuo B è passato ad una curva di
indifferenza superiore, aumentando il suo benessere. La situazione in C è ottimale e i saggi marginali di
sostituzione sono identici (SMSa = SMSb). Difatti possiamo sicuramente affermare che nel punto C quanto
B chiede per cedere un'unità di X è quanto A è disposto a scambiare di Y per ottenere un'unità in più del
bene X.
Ogni qual'altro ulteriore intervento peggiorerebbe la posizione di uno dei due invididui rispetto
all'ottimo Paretiano raggiunto nel punto C.
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Pertanto possiamo dire che i punti con saggi marginali di sostituzione uguali (o altresì è possibile
dire che le curve di indifferenza sono tangenti), come C, D ed E, sono allocazioni Pareto-efficienti.
Dall’unione di punti ottimali si ottiene quella che è chiamata curva dei contratti.
Lo schema, seppur scarno, che abbiamo proposto ci permette di arrivare ad estendere anche lo
stesso ragionamento alle economie di mercato. Tali economie si basano sulla politica di prezzo e sulla legge
di domanda ed offerta: quando la domanda di un bene è elevata, lo sono anche i prezzi, poiché siamo
disposti a pagare un prezzo maggiore per assicurarci il bene. Ora, una volta che il prezzo di quel bene
aumenterà rispetto a quello degli altri beni, le preferenze dei consumatori cambieranno, e il prezzo di quel
bene verrà riassorbito. Diremo quindi che la condizione di equilibrio generale SMSa = SMSb = Px/Py delinea
l'ottimalità e l'efficienza della concorrenza perfetta. Ribadiamo quindi il fondamentale risultato della
trattazione, ovvero il raggiungimento di un equilibrio Pareto-efficiente per mezzo del mercato
concorrenziale.
Analogamente il discorso non cambia quando si vuole dimostrare l'efficienza nella produzione. Un
sistema produttivo è Pareto-efficiente se non esiste nessuna allocazione di input tale da consentire ad un
impresa di produrre una quantità maggiore di output senza che alcun’altra impresa si trovi costretta a
ridurre la produzione.
Per questa dimostrazione le ipotesi sono:

due imprese (A e B)

due beni (X eY)

i due fattori produttivi classici: capitale e lavoro (K e L)

le dotazioni iniziali degli input e degli isoquanti di produzione
La condizione ottimale viene raggiunta nel momento in cui ogni impresa si trova nella
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condizione di riuscire a minimizzare i costi, massimizzando la produzione, ovvero al raggiungimento della
relazione: SMST = w/r ovvero nel momento in cui la pendenza dell’isocosto eguaglia quella dell’isoquanto.
Questa volta nella scatola di Edgeworth i riferimenti non sono più i due beni, ma bensì i due fattori
produttivi. Dal punto di partenza W è possibile migliorare la situazione delle due imprese fintantoché non si
raggiunge il punto C o D, ossia punti nei quali è verificata la tangenza degli isoquanti di A e B. Nei punti C e
D quindi è verifica la situazione ottimale in quanto i saggi marginali di produzione tecnica sono gli stessi
nella produzione dei due beni: SMSTx=SMSTy.
L’unione di tutti punti ottimali porta questa volta a quella che è chiamata la curva dei contratti di
produzione. Dato che in concorrenza perfetta tutte le imprese pagano lo stesso prezzo per assicurarsi i
fattori di produzione vi sono infiniti punti di equilibrio possibili, ma solo in uno le due imprese pervengono
assieme in una posizione di equilibrio, ovvero quando: SMSTx = SMSTy = w/r. Anche in questo caso
arriviamo a ribadire che la concorrenza perfetta consente il raggiungimento di un equilibrio Paretoefficiente, anche se questa volta ovviamente si intenede nella produzione.
Una volta dimostrata l'efficienza nello scambio e nella produzione possiamo unendo assieme i
risultati possiamo stabilire l'efficienza generale del sistema.
L'efficienza congiunta trova la sua espressione nella frontiera delle possibilità produttive (o curva
di trasformazione), curva che esprime il luogo dei punti indicante le combinazioni di beni che è possibile
ottenere in modo efficiente nel sistema economico considerato, dato e costante il vincolo delle risorse
produttive e la tecnologia. La curva mostra come l'aumento della produzione di un bene, quando non vi
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siano risorse inutilizzate, deve necessariamente comportare una certa diminuzione della produzione di altri
beni, in quanto quelle stesse risorse erano precedentemente impiegate. Viene mostratoa quindi il trade-off
che esiste nella produzione di beni alternativi quando il vincolo costituito dalle risorse scarse diventa
stringente. La pendenza della curva risulta pari al costo-opportunità, ovvero misura il costo delle unità
addizionali di un bene in termini delle unità di produzione perdute dell'altro bene.
Sappiamo, da quanto detto in precedenza, che la concorrenza perfetta porta l'assetto delle
dotazioni iniziali ad un'allocazione ottima.
Graficamente ciò è dimostrabile. Analizzando una serie di punti all'interno del grafico, notiamo che
tra la serie di punti C e la serie D la pendenza delle curve di indifferenza è differente, e quindi quella non
sarà un allocazione ottima. All'interno della curva dei contratti, invece, riusciamo ad individuare dei punti
dove è verificata la relazione SMS = SMST (C => C' e D => D').
Il problema della massimizzazione del benessere si risolve scegliendo un punto di tangenza dove si
abbia l'eguaglianza tra il saggio marginale di sostituzione ed il saggio marginale di sostituzione tecnica.
Unendo quindi i risultati nello scambio e nella produzione, possiamo dire che la relazione
dell'efficienza generale è: SMSa = SMSb = Px/Py = SMST.
E' dimostrato il primo teorema dell'economia del benessere: per ogni allocazione iniziale di risorse, per
mezzo del mercato competitivo, si arriva a trovare un'allocazione ottima e quindi efficiente in senso
Paretiano. Il concetto di fondo è connesso all'intuizione della mano invisibile dell'economista Adam Smith, il
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quale sosteneva che il perseguimento dell'interesse personale di ogni individuo portava, grazie ad una
mano invisibile, al raggiungimento di un equilibrio ottimale per l'intero mercato.
Appare tuttavia evidente che il primo teorema dell'economia del benessere resta un modello
piuttosto semplice che non rispecchia una realtà economica cosi complessa come quella in cui ci troviamo.
Ecco la prima ragione dell'intervento pubblico in economia: la mancanza di mercati perfettamente
concorrenziali.
Il secondo teorema dell'economia del benessere
"Se le preferenze di tutti gli individui nel mercato sono convesse, allora ogni allocazione Paretoefficiente è ottenibile come equilibrio di mercato a partire da opportune e non distorsive redistribuzioni
iniziali delle risorse"
Questo teorema si impone di individuare le caratteristiche che il sistema economico deve avere
affinché si realizzino allocazioni efficienti e socialmente eque.
Ecco quindi la seconda motivazione dell'intervento pubblico in economia. I due teoremi vanno di
pari passo, e le ipotesi adottate nel primo teorema vengono riprese anche nel secondo: la conseguenza è
che un'allocazione Pareto-efficiente, eticamente equa, è ottenibile in un sistema di concorrenza perfetta.
La logica dell'intervento è la seguente: data un'allocazione efficiente, tramite opportuni
trasferimenti (attraverso imposte e sussidi in somma fissa lump sum) tra gli agenti è possibile raggiungere
un'altra allocazione altrettanto effeciente, ma preferibile dal punto di vista dell'equità.
Facciamo qualche considerazione in merito al grafico. Nella scatola di Edgeworth il soggetto A
possiede una quantità maggiore di bene rispetto all'individuo B nel punto W (il cui equilibrio, trovato dalla
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proiezione del punto sulla frontiera delle utilità, è D). I punti C, D ed E sono tutti e tre punti efficienti,
secondo quanto previsto dal primo teorema dell'economia del benessere, tuttavia il punto C è preferito agli
altri, dal punto di vista dell'equità. Si agirà nel mercato quindi con lo scopo di ridistribuire le risorse ed
arrivare dal punto W in C.
Il perseguimento dell'obiettivo di equità è possibile però solamente per mezzo dell'intervento di un
autorità centrale che opera dei trasferimenti, tramite somme fisse o lump sum, tali da modificare le
dotazioni iniziali (passare da W ad A per infine arrivare a C).
Appare evidente quindi, dopo aver esposto anche il secondo teorema dell'economia del benessere,
la necessità di intervento in un economia di concorrenza perfetta.
I fallimenti di mercato
"State calmi! Non è nulla! E' un vuoto d'aria passeggero. Niente può fermare il positivo mercato americano…"
(Rumors dell'ambiente finanziario Statunitense del 1929)
Il termine fallimento di mercato individua quella situazione dove il mercato non è in grado di
organizzare in maniera efficiente la produzione. Questa incapacità del mercato porta ad allocazioni non
efficienti, e ciò si verifica a causa della violazione dei principi di Pareto.
Come si era detto in precedenza il mercato non perfettamente competitivo fallisce.
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Ma quando un mercato è in concorrenza perfetta? Riprendendo ancora una volta quanto detto nei
paragrafi precedenti diciamo che quando non sono verificati tutti i requisiti1 di Pareto non si hanno mercati
perfettamente competitivi.
Diversi sono gli economisti che hanno affrontato il tema ed hanno dato una definizione di
fallimento di mercato, tuttavia il comune denominatore che accomuna i diversi pensieri lo troviamo nella
relazione prezzo/efficienza: si ha fallimento di mercato quando un bene viene scambiato senza che al suo
valore d'uso corrisponda un adeguato prezzo.
E' possibile inoltre distinguere due principali fallimenti di mercato:
1. Fallimenti micro-economici: la connessione del problema è data dalla presenza di costi
esterni al mercato stesso.

Beni pubblici

Monopolio, duopolio ed oligopolio

Esternalità

Asimmetrie informative (nella fattispecie: moral hazard - adverse selection e
rapporto principale/agente)
2. Fallimenti macro-economici: riguardano più che altro le imperfezioni dei mercati moderni.

Disoccupazione

Tassi interesse

Inflazione
Nella trattazione mi occuperò solamente dei fallimenti micro, con particolare rilievo per quelle
situazioni dove il mercato non è perfettamente competitivo.
Il monopolio
"La felicità è monopolio di pochi. Il monopolio è felicità di pochi."
Il monopolio è quella forma di mercato dove un unico produttore offre un prodotto o fornisce un
servizio per il quale non esistono sostituti stretti (monopolio naturale) oppure opera in ambito protetto
(monopolio legale) 2.
La situazione di monopolio si verifica quando il monopolista:
1. è in possesso di know-how (conoscenze, brevetti, altro…) che i competitors non hanno
2. ha l'esclusività di input essenziali (ad esempio i diamanti grezzi De Beers)
3. ha ottenuto delle licenze governative (solitamente in seguito ad una gara d'appalto)
1
Le condizioni Paretiane da rispettare (ed è necessario che tutte siano simultaneamente verificate) sono:
 gli agenti devono operare come price-takers
 è necessaria la completezza dei mercati
 assenza di esternalità e di asimmetrie informative
 assenza di beni pubblici
2
Fonte: Wikipedia.it
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Le principali caratteristiche di un monopolio sono:

L'assenza di altri produttori nel mercato

L'assenza di prodotti sostitutivi (logica conseguenza)

Il monopolista opera da price-maker

La presenza di forti barriere all'entrata del settore
Ma come opera il monopolista?
Abbiamo detto che il monopolista, a differenza degli agenti in concorrenza perfetta, agisce da
price-maker, ovvero è in grado di scegliere il prezzo, e lo stabilisce in modo tale da massimizzare i profitti.
La legge micro-economica che permette al monopolista di massimizzare il profitto è:
Cm = Rm
ovvero l'eguaglianza tra costi e ricavi marginali. La logica di fondo è che per il monopolista diminuire le
quantità prodotte significa automaticamente aumentare il prezzo del bene.
La differenza tra monopolio e concorrenza perfetta è subito evidente: infatti nei mercati
perfettamente competitivi la legge che adottano gli agenti è P = Cm - mentre nel monopolio il prezzo del
bene sarà sicuramente maggiore (P > Rm = Cm).
Presentiamo graficamente la scelta del monopolista.
La logica grafica è simile a quella usata in concorrenza perfetta, con la differenza che la relazione
che ci permette di calcolare la quantità scelta y* è Cm = Rm. Sostituendo nella curva di domanda (la curva
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Ru) la quantità prefissata y* si trova il prezzo che l'impresa applicherà al bene. Una volta trovato il prezzo, si
proietta l'ascissa della quantità scelta sulla curva dei costi unitari (la curva Cu) in modo tale da ottenere
l'area di profitto per il monopolista. Il rettangolo che si viene ad ottenere di base y* e altezza Pcm - Pcu,
sarà l'area dove il monopolista genera il suo profitto a scapito dei consumatori che si troveranno a dover
pagare un prezzo più elevato rispetto a quello pagato in concorrenza perfetta.
Il caso Telecom
" Le emozioni non cambiano, il modo di comunicarle sì."
Telecom Italia è la principale azienda italiana di telecomunicazioni, che offre in Italia e all'estero
servizi di telefonia fissa, telefonia cellulare, telefonia pubblica, telefonia IP, Internet e televisione via cavo.
In Italia opera nella telefonia fissa e nell'accesso ad Internet con il marchio Telecom Italia, nella telefonia
mobile con il marchio TIM, nella telefonia IP e nella televisione via cavo (IPTV) con il marchio IPTV di
Telecom Italia.
Formalmente nasce il 27 luglio 1994, con l'atto di fusione deliberato dalle Assemblee del 19 maggio
dello stesso anno, facendo seguito al "Piano di Riassetto del settore delle telecomunicazioni", presentato al
Ministro del Tesoro dall'IRI - Istituto per la Ricostruzione Industriale Spa, in data 30 giugno 1993 nel quadro
delle disposizioni contenute nella legge n. 58 del 29 gennaio 1992 3.
La situazione della Telecom fino alla seconda parte degli anni '90 era simile a quella esistente in
altri settori strategici, come quello dell'energia e del gas, dove il proprietario della rete allocava la capacità
fra i diversi operatori e tendeva a favorire, a discapito della concorrenza, i propri fornitori. Inutile dire che a
pagarne le spese erano i consumatori finali.
Nel 1997 sotto la guida di Guido Rossi (Presidente della società) avviene la privatizzazione della
società attraverso una cessione d'azienda che frutta allo Stato 26.000 miliardi di Lire. E' il primo passo verso
la concorrenza nel settore delle comunicazioni.
Il passo decisivo, però, lo si ha nel nuovo millennio quando si attua un processo di liberalizzazione
del settore. La liberalizzazione avvenne tramite la concessione di licenze ad altri operatori (87 divennero gli
operatori nel 2004) che poterono cosi entrare nel mercato. Questo trend va affiancato ad un più ampio
processo di sviluppo della domanda del mercato delle comunicazioni che investì l'Europa.
Internet rivestì sicuramente il ruolo chiave come determinante di questo processo. Inoltre la
domanda crescente di servizi e la differenziazione dei bisogni dei consumatori a sua volta attiva un circolo
virtuoso di innovazione e la messa a punto delle tecnologie e dei sistemi di accesso ai servizi.
La prima decade del millennio registra quindi un periodo di forte espansione per il mercato delle
comunicazioni, sebbene l'andamento del PIL in Italia stava lentamente decrescendo in quegli anni.
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Fonte: Wikipedia.it
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Importante per noi, ai fini della nostra trattazione, dire che nei tempi delle liberalizzazioni, si è visto
come una gestione pluralistica e concorrenziale della rete, alla quale partecipano più operatori, porta
vantaggi per gli utenti in termini di tariffe e di qualità del servizio.
Non possiamo parlare propriamente di un mercato di concorrenza perfetta oggi in Italia, tuttavia i
profili sono molto comuni tra il modello visto nell'economia del benessere e la realtà.
Vogliamo ora dimostrare come il passaggio dalla situazione di monopolio a "concorrenza perfetta"
abbia portato dei vantaggi per noi tutti consumatori del bene telecomunicazioni.
L'analisi grafica che faremo riprenderà i concetti di surplus del consumatore e del produttore4. Nel
grafico sotto, rappresentante una situazione di monopolio, il surplus del consumatore è delineato dall'area
sottesa dalla curva di domanda e la retta del prezzo praticato dal monopolista.
Per quanto riguarda il surplus del produttore invece l'area in cui il monopolista massimizzerà il suo
profitto sarà quella delimitata dalla retta del prezzo praticato e dalla curva di costo marginale.
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Surplus del consumatore: è la differenza fra quanto il consumatore sarebbe disposto a pagare e quanto effettivamente
paga per acquistare un certo bene.
Surplus del produttore: la differenza fra il prezzo pagato al produttore e il costo di produzione che il produttore
sostiene per ottenere la quantità offerta.
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Di conseguenza il benessere complessivo sarà il seguente.
Nella concorrenza perfetta invece la curva di offerta del produttore è la curva di costo marginale, e
l'equilibrio del mercato sarà dato dall'incontro tra la curva di prezzo e quella del costo marginale. Nel
passaggio da monopolio a concorrenza perfetta il consumatore avrà un'area di variazione positiva di
benessere per il consumatore, rappresentata in figura dal quadrilatero BCGF. Il produttore invece ha una
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variazione di benessere negativa, rappresentata dal quadrilatero BCGH, ed una positiva, poiché guadagna il
triangolo FEH.
Concludendo l'analisi grafica è possibile dire che la concorrenza perfetta porta ad un maggior
benessere per l'economia rispetto al monopolio, in quanto si ha un guadagno netto di benessere misurato
dall'area FCE.
Conclusioni
Il monopolio, come le altre situazioni di fallimento di mercato, è una tra le principali motivazioni
dell'intervento dello Stato in economia. Ci troviamo a vivere in un sistema economico troppo complesso e
lontano rispetto ai modelli classici esposti dai vari Smith e Ricardo, che necessità di essere regolamentato
da un'Autorità che garantisca l'armonia del mercato e il benessere dei suoi consumatori. E' praticamente
impossibile nella nostra economia trovare situazioni di monopolio o concorrenza perfetta puri, come
sempre la verità sta nel mezzo.
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