4 I Condensatori 4.1 Struttura dei condensatori Consideriamo un sistema costituito da due lastre conduttrici sagomate R a disco, di raggio R e spessore molto piccolo rispetto al raggio. Le lastre si trovano Q affacciate l’una di fronte all’altra a distanza d , di d Q dimensioni per cui sia d R , e su di esse viene distribuito la stessa quantità Q di carica, ma con segno opposto. Una simile struttura prende il nome di condensatore, e le lastre conduttrici vengono dette armature. Le linee di forza del campo elettrico saranno quelle qualitativamente illustrate in figura, con la carica sulle armature per la gran parte concentrata sullo strato superficiale delle facce interne, a causa degli effetti di induzione reciproca. Adopereremo, nel seguito, un modello che ben approssima condensatore reale, assumendo che le due cariche Q e Q siano interamente localizzate sulle superfici interne, e distribuite uniformemente su di esse. In tale modo trascureremo tutti i piccoli effetti ai bordi della struttura, ed il campo elettrico risulterà diverso da zero solo nella regione di affaccio, e lì perpendicolare alle armature. Questa semplificazione, unita alla condizione d R , permette di avvalersi della formula per il campo elettrico del doppio strato infinito. Pertanto, se S è la misura della superficie dove la carica è distribuita, fra le armature abbiamo un campo uniforme, la cui intensità nel vuoto vale: Q E0 0 0S La geometria a disco qui proposta per una tale struttura, non è vincolante: nelle realizzazioni pratiche la forma delle armature può essere di vario tipo, purché si rispettino le due condizioni di: induzione completa e distanza di separazione molto minore dell’ estensione lineare. Sono concepibili, quindi, condensatori a forma di sfera contenuti in cavità metalliche ad essa concentriche, a forma di cilindro, e così via. Fra le armature, inoltre, si è soliti porre uno strato di dielettrico, il quale si polarizza, e come si è visto a suo tempo, ha l’effetto di indebolire di un 1 Condensatore sferico fattore 1 , a parità di carica localizzata, il valore del campo E nello r Regione Neutra spazio interposto. Infatti la tendenza delle molecole del dielettrico, a deformarsi od allinearsi lungo la direzione del campo, lascia neutra la regione interna e produce l’equivalente di uno strato superficiale di carica. Questo origina un campo aggiuntivo E p che si sovrappone, con direzione opposta, ad E 0 , riducendo l’intensità del campo risultante: E E 0 E p . Se lo spazio di separazione è omogeneamente riempito, si che, indipendentemente dalla carica Q E0 localizzata sulle armature, il rapporto r è legato unicamente al E osserva sperimentalmente tipo di materiale dielettrico utilizzato. Il valore numerico di questo rapporto, r 1 , prende il nome di costante dielettrica del mezzo. Fra le armature avremo quindi un campo di intensità: E0 E . r 0r E dielettrico E armature La realizzazione pratica di un condensatore a facce piane parallele fa uso di alcuni accorgimenti tecnici, come quello di utilizzare per armature delle sottili strisce metalliche separate da pellicole isolanti. La struttura viene avvolta a rotolo, come in figura, e si presenta a forma di piccolo cilindro. Si costruiscono anche condensatori in cui una delle due armature è costituita da una soluzione liquida o gelatinosa, generalmente di tetraborato di sodio, detti condensatori elettrolitici. La configurazione è quella di un involucro cilindrico di alluminio, contenente la soluzione elettrolitica, ed al centro un altro conduttore cilindrico di alluminio. Intorno a quest’ultimo, immerso nella soluzione, attraverso un opportuno passaggio di carica si fa formare un sottile strato di bollicine di idrogeno. Questo sottilissimo strato fa depositare sul conduttore interno dell’ossido di alluminio, che riveste il ruolo del dielettrico per questo tipo di Conduttore condensatore. L’involucro e la soluzione possono quindi essere caricati Isolante negativamente, mentre il conduttore interno fa da armatura positiva. Ossido di Al soluzione elettrolitica 4.2 L’energia potenziale dei condensatori 1. Proprietà generali Un condensatore è un sistema di due conduttori carichi, ed in quanto tale possiede energia potenziale elettrostatica. Come sappiamo, essa è definita come pari al lavoro svolto dal campo elettrostatico quando si smembra la 2 Condensatore elettrolitico configurazione di cariche in eccesso su ciascuna delle armature separandole fino a distanza infinita1. Poiché tuttavia, al termine dello smembramento, avremo due lastre conduttrici neutre affacciate, il fatto che la forza elettrostatica sia conservativa ci autorizza a dire che il lavoro svolto dal campo durante qualunque processo che conduca ad un tale stato finale è sempre pari all’energia potenziale del sistema. Pertanto si è soliti parlare di energia potenziale elettrostatica del condensatore come lavoro svolto dal campo elettrico durante il passaggio della carica in eccesso sull’armatura positiva a quella sull’armatura negativa. Un tale processo è detto anche scarica del condensatore; dato che la scarica è agevolata dalle forze del campo, l’energia potenziale di un condensatore è positiva. UN CONDENSATORE È QUINDI UN DISPOSITIVO IN GRADO DI ACCUMULARE ENERGIA POTENZIALE ELETTROSTATICA lo si dovrà immaginare come una molla compressa, in grado di rilasciare la sua energia allungandosi di scatto non appena gliene venga data l’opportunità. Un condensatore si dice pertanto carico quando vi è stata incamerata energia potenziale. Si faccia pertanto attenzione all’ambiguità del termine carico, che, in questo caso, non si riferisce ad una localizzazione di carica elettrica. In effetti un condensatore non accumula carica, dato che nel complesso si tratta di un oggetto neutro: la sua carica complessiva è Q Q 0 . Un modello di condensatore che si rifà all’idraulica viene proposto qui a lato. Supponiamo che all’interno di una conduttura piena di acqua vi sia una camera cilindrica con un setto separatore connesso con delle molle. Tale dispositivo blocca lo scorrimento dell’acqua al suo interno, e può, in un certo senso, essere caricato. Comprimendo la prima molla in una qualunque delle due direzioni, e conseguentemente estendendo l’altra, il condensatore incamera energia potenziale, che è in grado di rilasciare spingendo l’acqua attraverso un tubo di uscita. Se, poi, questo tubo è collegato all’altro in ingresso in una sorta di circuito, allo svuotamento di una regione corrisponderà il riempimento dell’altra, e durante il processo si avrà una violenta scarica di acqua nelle condutture. Al termine, il dispositivo sarà riempito esattamente dello stesso quantitativo di acqua che conteneva inizialmente, ma la sua energia potenziale sarà scesa a zero. 1 Per portare all’infinito le cariche positive senza distruggere il reticolo dell’armatura possiamo immaginare che la lastra metallica si vada estendendo infinitamente, di modo che gli ammanchi di elettroni si disperdano su di essa a distanza infinita le une dalle altre. 3 Il condensatore torna utile tutte le volte che si ha bisogno di una sorta di molla elettrica: ovvero di produrre un intenso flusso di cariche che scorrano in un tempo brevissimo. Nei dispositivi di defibrillazione del cuore, ad esempio si fa ampio uso di tale proprietà, così come nei flash delle macchine fotografiche. Calcoleremo ora la proprietà di incamerare energia in relazione alla carica che poniamo su una delle due armature. Indichiamo con V il potenziale dell’armatura carica positivamente e con V quello dell’armatura negativa affacciata. 2. La capacità dei condensatori Definiamo prima una nuova grandezza fisica che descrive il condensatore esprimendo quanta carica Q si deve porre sull’armatura positiva (e quindi quanta Q sulla negativa) per ogni Volt di differenza di potenziale che si desidera stabilire. Si tratta del rapporto: C Il numero C Q Q V V V viene detto capacità del condensatore, e dipende innanzitutto dalla geometria e dal dielettrico interposto fra le armature. Ci chiediamo ora: dipende pure da Q e V ? A ben pensarci la capacità risulterebbe essere un parametro utile solo nel caso in cui fosse del tutto indipendente da Q e V . In questo caso infatti il quantitativo di carica da porre sulle armature per avere ogni Volt di differenza di potenziale non dipenderebbe né dalla carica già ivi presente né dalla differenza di potenziale già stabilita, ma sarebbe una costante, caratteristica di quel condensatore. Come utilità assomiglierebbe in un certo senso alla resistenza, che è indipendente dalla tensione applicata e dalla corrente presente, come stabilito dalla legge di Ohm. Dimostriamo quindi che la capacità è una costante caratteristica solo della geometria e del dielettrico interposto, attraverso una catena di ragionamenti. 1. La geometria del condensatore costringe le cariche a distribuirsi in modo uniforme sulle due facce affiancate. 2. Se quindi Q aumenta di un certo fattore, di quello stesso fattore aumenta (essendo fissata la superficie). 3. Ne segue che del medesimo fattore cresce E 0 . V V 4. Essendo E , e rimanendo fissa la distanza d fra le s d armature, anche V cresce nel medesimo rapporto. 4 Ne concludiamo che la capacità di un condensatore (lontano da influenze esterne) è una costante: raddoppiando la carica Q raddoppia V , triplicandola triplica, e così via. 3. Calcolo della capacità di un condensatore piano A titolo di esempio calcoliamo la capacità di un condensatore piano con armature di area S , separate da una distanza d . Abbiamo visto che la diminuzione di potenziale spostandosi lungo le linee di forza, che vanno dall’armatura positiva quella negativa, vale V V | E | d . Si ricava quindi: V V | E | d Ma sappiamo anche che fra le armature il campo elettrico è costante, e pari a E (| E | nel caso di dielettrico interposto). 0 0r d Confrontando otteniamo V V , che sostituito nella formula per 0 C fornisce: C Q S Q 0 0 V V d d Q . Se vi è un dielettrico interposto, ripetendo S S i passaggi la formula cambia in: C 0 r , evidenziando come il d dielettrico accresca il valore della capacità, essendo sempre r 1 . dove si è sfruttato che V (t ) 4. Calcolo dell’energia immagazzinata nel condensatore La conservatività della forza elettrostatica ci consente di immaginare un qualunque processo per caricare le armature e calcolare l’energia potenziale della configurazione ottenuta per questa via: in ogni caso il risultato è identico visto che il lavoro non dipende dalla traiettoria seguita. Supponiamo quindi di partire dalle due armature neutre e di spostare di volta in volta un certo quantitativo di carica Q 0 dall’armatura che diventerà negativa a quella che diventerà positiva. Sarà un po’ come scavare una buca nel suolo per costruire una collina con la terra estratta. Ad ogni spostamento di Q si ha un incremento pari a U nell’energia potenziale del condensatore, pari a: 5 V (t ) Q U U fin U in Q[V (t ) V (t )] Se volessimo calcolare l’energia potenziale finale, quando sulle armature abbiamo posto complessivamente la carica Q e fra di esse si è stabilita la differenza di potenziale V dovremmo addizionare tutti questi U : U U 1 U 2 ... Ma in ognuno dei U viene contemplata una differenza di potenziale V (t ) V (t ) che cresce ad ogni nuova aggiunta di carica, proprio come la collina di terra sale di livello ad ogni aggiunta di materiale, ed ogni volta dobbiamo faticare un po’ di più per portarla fino in cima. Infatti ogni nuova carica positiva Q strappata rende l’armatura negativa un poco più negativa, così da opporsi di più alla successiva estrazione. Analogamente ogni aggiunta di Q sull’armatura positiva la rende un poco più positiva, così da opporsi maggiormente al successivo inserimento. E’ insomma come una strana scala i cui gradini aumentano ad ogni nostro passo. Ma se raffiguriamo nel piano Q(t ) (carica sulle armature al tempo V V (t ) Q(t) C Vfin t), V (t ) (differenza di potenziale fra le armature al tempo t) la relazione che definisce la capacità: V (t ) Q(t ) V (t ) C otteniamo una retta di coefficiente angolare 1 . Come si vede, in questo C piano ogni incremento di energia U corrisponde all’area del rettangolo sotteso dalla retta, di base Q ed altezza V (t ) . L’energia complessivamente incamerata sarà pertanto l’intera area del triangolo evidenziato in giallo di base Qfin ed altezza Vfin , quelli che finora abbiamo chiamato semplicemente Q e V , cioè rispettivamente la carica depositata sulle armature e la differenza di potenziale raggiunta. Si ottiene: 1 Q2 1 U QV CV 2 2 2C 2 Esempio 1 Il flash di una macchina fotografica è alimentato dalla scarica di un condensatore di capacità C 400 F caricato ad una differenza di potenziale fra le armature V V 300 V . L’energia rilasciata vale: 1 1 U CV 2 (400 106 )(300)2 6.00 J 2 2 6 0 Q Q(t ) Qfin Q(t ) Q Q Esempio 2 La fibrillazione ventricolare è una contrazione del cuore in modo scoordinato. Poiché i muscoli sono delle macchine elettriche, è possibile ristabilire la normalità attraverso il rapido passaggio di carica prodotto dalla scarica di un condensatore. capacità C 175 F e che Sapendo che il condensatore ha viene caricato con un’energia di U 400 J possiamo risalire alla differenza di potenziale fra le sue armature: 1 CV 2 400 J 2 V 2 400 175 106 2000 V 5. La densità di energia del campo elettrico Quando una regione di spazio è sede di un campo elettrico significa che è stato compiuto del lavoro per distribuire le cariche nella configurazione che a tale campo dà luogo. Ad esempio lo spazio fra le armature di un condensatore è sede di un campo elettrico costante e per produrlo si è dovuto lavorare contro il campo elettrico al fine di separare le cariche che originano il campo e disporle sulle armature. Da un punto di vista matematico è comodo pensare che questa energia la si trova distribuita nella regione di spazio che è sede del campo, e quindi risulta utile associare una densità di energia ad ogni punto. Attenzione però che stiamo parlando solo di una comodità matematica, che non va presa alla lettera. L’energia è una grandezza fisica associata all’interazione fra oggetti, e misura la capacità di produrre lavoro del sistema di corpi in questione2. Non esiste, nemmeno in linea di principio, dell’energia separata dagli oggetti che interagiscono. Quindi non bisogna immaginare l’energia come effettivamente localizzata nello spazio, ma piuttosto parliamo di densità di energia intendendo con essa uno strumento per poter eseguire dei calcoli. Nota infatti la densità di energia, basterà moltiplicarla per il volume ove è localizzato il campo elettrico (ad esempio lo spazio fra le armature) per avere l’energia complessiva. Indicata quindi con u l’energia per unità di volume, il condensatore piano di area A e distanza di separazione d ne consente agevolmente il calcolo come segue: densità di energia u 2 1 QV energia 2 volume d A La definizione di energia come “capacità di eseguire lavoro (in condizioni ideali)” ha senso se riferita ad un sistema e non ad un singolo oggetto. 7 Esprimiamo ora u in funzione del campo elettrico. Si ricavano le relazioni: E Q 0 A0 E V d Q 0AE V Ed Che inserite nell’espressione per u forniscono: u 1 QV 1 0 AE E d 1 0 E 2 2 dA 2 2 dA Abbiamo così mostrato che in una regione di spazio sede di campo elettrico E costante, ad ogni metro cubo risulta associato un quantitativo 1 0E 2 . Questa espressione è del tutto generale e non 2 dipende dal fatto che sia stata ricavata nel particolare caso di un di energia pari a condensatore piano. Se infatti accadesse che la densità di energia dovuta ad una distribuzione di cariche che generano un campo di valore E , fosse dipendente da come sono disposte le cariche che lo producono, significherebbe che il campo elettrico non conterrebbe informazioni sufficienti per descrivere le proprietà fisiche di quella regione di spazio. Il campo elettrico sarebbe un concetto sbagliato ed inutile se, per ipotesi, in una regione sede di un valore di E identico a quello fra le armature del condensatore, ma originato da una distribuzione di cariche puntiformi, si avesse una diversa densità di energia. 1 0 E 2 vale nel 2 caso di campo costante: se l’intensità di E Chiaramente l’espressione u Volume 1 cambia da punto a punto, come vicino ad una u1 carica puntiforme, dovremo suddividere lo spazio 1 2 0 E 12 in tanti cubetti all’interno dei quali il campo si può considerare costante, applicare la formula Volume 2 1 0 E 2 in ognuno di essi e poi fare la somma 2 su tutto lo spazio. u u2 1 1 Vol 1 0E12 Vol 2 0E22 ... totale 2 2 energia 8 1 2 0 E 2 2 4.3 Il processo di carica e scarica del condensatore Scopo del presente capitolo è ricavare un’espressione analitica per la corrente in un circuito contenente un condensatore ed una resistenza 1 durante il processo di carica e poi durante quello di scarica. Analizziamo il circuito a lato tenendo presente che nella realtà i portatori di carica sono gli elettroni, ma per semplicità si assume che la corrente sia dovuta allo spostamento di cariche positive fittizie che si muovono in verso opposto a quello degli elettroni. ε 1. Quando l’interruttore viene portato nella posizione 1, sopra all’armatura collegata con il polo positivo del generatore si - - C depositano cariche positive perché essa si trova a potenziale inferiore. Contemporaneamente altre cariche positive si staccano dalla seconda armatura per portarsi sul polo negativo del generatore, che si trova a potenziale minore dell’armatura. 2. In realtà il circuito è interrotto dal condensatore, quindi durante questo processo non sta circolando carica. Se infatti considero una superficie fra le armature del condensatore essa non è attraversata da nessuna particella. Tuttavia per ogni portatore che giunge sull’armatura positiva, ce n’é uno che si stacca da quella negativa e quindi tutto va come se il circuito fosse chiuso. 3. Col procedere del depositarsi di nuove cariche positive sull’armatura “+” le nuove arrivate vengono respinte da quelle già presenti ed analogamente quelle positive che desiderano lasciare 1 R l’armatura “-“ sono trattenute dall’eccesso di cariche negative che lì si è formato. Il processo rallenta progressivamente, per arrestarsi quando le due armature si sono portate al potenziale dei rispettivi poli del generatore e fra di esse si è riprodotta la fem ε del ε i(t ) generatore. 4. Per rappresentare il fatto che filo e contatti elettrici offrono resistenza alla corrente, rendiamo realistico il circuito inserendo R nel disegno. Come vedremo, la possibilità di variarne il valore permette di controllare il processo di carica. 5. Indichiamo con Q(t ) la quantità di carica che dall’istante t 0 in cui l’interruttore è stato girato, fino all’istante t , è passata attraverso una sezione del filo. Si tratta, evidentemente, dello stesso quantitativo di carica depositato sull’armatura positiva del condensatore. Durante il processo abbiamo visto che tutto va come se ci fosse corrente, ma non possiamo utilizzare la definizione data per i circuiti in corrente continua (CC) dato che l’espressione: 9 C VC (t ) I Q t pari al rapporto fra la carica Q che attraversa una sezione del filo nell’intervallo t e t , non è più un valore costante, ma contiene la grandezza variabile: Q Q(t t ) Q(t ) Infatti se le nuove cariche in arrivo sono sempre più ostacolate da quelle presenti, la quantità di carica Q che attraversa la sezione del filo del circuito durante t , diminuisce col passare del tempo. Posso tuttavia generalizzare la definizione di corrente considerando un intervallo infinitesimo, cioè: i(t ) lim t 0 Q(t t ) Q(t ) Q lim Q (t ) t 0 t t Con questo procedimento si definisce una funzione a valori in ogni istante pari al rapporto fra l’infinitesimo quantitativo di carica che passa nella sezione ed il tempuscolo infinitesimo durante il quale passa. Sinteticamente si dice che la corrente è “la derivata della carica rispetto al tempo”. 6. Indichiamo ora con VC (t ) V V la differenza, variabile nel tempo, fra il potenziale dell’armatura positiva e quello dell’armatura negativa ed applichiamo la legge delle maglie di Kirchhoff partendo dal polo negativo del generatore. Si ha: ε Ri(t ) VC (t ) 0 Q(t ) è una grandezza costante, caratteristica VC (t ) Sappiamo che il rapporto del condensatore, cioè dipendente solo dalla sua geometria e dai materiali adoperati, ma non dalla quantità di carica depositata né dal tempo Q(t ) trascorso. Abbiamo allora VC (t ) . Inserendo le relazioni per la C corrente e la differenza di potenziale si ha: ε RQ (t ) QC(t ) 0 CRQ (t ) εC Q(t ) Q (t ) 1 Q(t ) C RC ε 7. Un’equazione come quella sopra scritta si dice equazione differenziale, in quanto la sua incognita non è un numero, ma è una funzione, Q(t ) , e contiene la derivata di tale funzione, cioè Q '(t ) . Per risolverla osserviamo 10 che la grandezza Q (t ) è la derivata della funzione Q(t ) C ε ln[Q(t ) C ] ε 1 rispetto al tempo. A secondo membro c’è invece la costante RC . La 1 1 funzione che, derivata, produce RC come risultato è RC t . Nel caso più generale dobbiamo tenere conto della possibilità che ci fosse anche una costante k scomparsa nella derivazione: ε D ln[Q(t ) C ] 1 RC Q(t ) εC e k t RC ε ln[Q(t ) C ] ek e t RC Ae t k RC t RC avendo indicato con A il valore costante e k . 8. Sapendo poi che all’inizio la carica sulle armature è nulla, cioè Q(0) 0 , imponendo questa condizione si trova A εC , che sostituito produce: Q(t ) εC Ae t RC ε Q(t ) C (1 e Ricordando poi che i(t ) Q (t ) e che VC (t ) i(t ) ε e t RC ) Q(t ) otteniamo: C VC (t ) ε(1 e R t RC t RC ) 9. Rappresentiamo graficamente gli andamenti di Q , V ed i in funzione del tempo: i(t ) Q(t ) VC (t ) ε εC ε R lim i(t ) 0 lim Q(t ) εC lim VC (t ) ε t t t t t t 10. La costante RC , legata alla pendenza, ha le dimensioni di un tempo: F V C C s A V C/s 11 e si dice costante di tempo del circuito. Se ad esempio C 100 µF , R 220 kΩ risulta: RC 220 103 100 106 22 s Q(t ) Maggiore è il valore di RC meno ripide risultano le curve Q(t ) , VC (t ) ed i(t ) , come si evince calcolandone la derivata. La costante RC rappresenta infatti il tempo che occorre alla carica sul condensatore per raggiungere il 63.2% del suo valore massimo ε Q( ) C (1 e RC ε grande ε ) C (1 e 1 ) 0.632 C potenziale fra le armature per raggiungere il 63.2% del suo massimo t ε. Quando t la corrente i(t ) è invece scesa al 36.8% del valore ε/R . Anche se il tempo ideale di carica è infinito si osserva che il condensatore è quasi completamente carico per t 4 . Questa discrepanza con la teoria si spiega ricordando che tutta la procedura ha fatto uso piccolo εC : oppure, analogamente, esprime il tempo che occorre alla differenza di iniziale εC VC (t ) ε 0.90ε 0.63ε ε 0.10 dall’approssimazione secondo la quale l’intera carica delle armature del condensatore si dispone solo sulle superfici affacciate delle 4 t i(t ) armature, trascurando gli effetti al bordo. Ciò ha avuto il grande ε I vantaggio di consentire di introdurre la capacità del condensatore come R una costante, ed ora ci presenta il piccolo prezzo da pagare in termini di max imprecisione nel tempo di carica complessivo. 11. Con un ragionamento analogo al precedente è possibile ricavare l’andamento della corrente in un circuito nel quale il condensatore si scarichi, come quello qua sotto riportato: R 2 i(t ) C - - 0.37I max VC Una volta escluso il generatore, e chiuso l’interruttore nella posizione 2 in figura, il condensatore funge da generatore tentando di riportare le cariche positive in eccesso su di un’armatura a bilanciare quelle negative in eccesso sull’altra. Il processo funziona un po’ come quando si rilascia 12 t una molla compressa. Si può dimostrare che durante questo processo, la carica sulle armature del condensatore Q(t ) e la detto di scarica, corrente nel circuito decrescono secondo le leggi: Q(t ) εCe t RC i(t ) ε e t RC R dove il segno meno in i(t ) indica solo un verso opposto precedente rispetto corrente di alla Q(t ) i(t ) carica. che la carica scende esponenzialmente mentre la corrente parte dal valore che avrebbe se non ci fosse il condensatore, cioè εR per lim Q(t ) 0 lim i(t ) 0 a zero partendo dal valore massimo εC , εC t Guardandone gli andamenti si vede t t ε t R annullarsi. Anche in questo caso il tempo teorico di annullamento sarebbe infinito, ma nella pratica dopo t 4 non c’è più corrente. R 12. L’area sottesa dalla curva i(t ) si può esprimere per mezzo della somma delle aree dei rettangoli di base t ed altezza i(5 s) i(t ) . Ogni rettangolo ha per area il piccolo incremento di carica Q dato che: i(t ) ε Q t Q t i(t ) base altezza i(10 s) i(3 ) L’area totale eguaglia dunque la carica Q complessivamente 5 s 10 s … 3 4 5 accumulata sul condensatore: Q t1 i(t1 ) t2 i(t2 ) ... che come sappiamo vale εC . La formula rigorosa si esprime tramite il calcolo integrale nel modo che segue: Q i(t)dt εC 0 Osserviamo che: 1. R ε R C All’inizio del processo di carica il condensatore si comporta come un tratto di corto circuito (un pezzo di filo ideale con R 0 ), poi man mano ostacola sempre più la corrente. Ad esempio nel circuito a destra è come se la batteria 13 fosse collegata a due resistenze in parallelo, Req si ha I 2. ε R ε RR R e RR 2 2 R 2 Al termine del processo di carica il condensatore agisce come un interruttore aperto ( R ). Nel circuito a fianco è come se il tratto con il condensatore fosse aperto e si ha quindi I 3. ε R Nel processo di scarica il condensatore svolge il ruolo di generatore e la resistenza di scarica non è detto che sia la stessa della carica, anzi, spesso si ha interesse a cambiarla per alterare i tempi. 4. Il circuito è l’analogo elettrico dello sciacquone del RC gabinetto: accumula carica per poi rilasciarla tutta insieme (un flusso di acqua costante non avrebbe lo stesso effetto dello sciacquone). i(t ) piccolo: t scarica veloce grande: come una batteria (TV, PC) ε R A che serve un condensatore? 1. Separa due porzioni di un circuito a potenziale differente. 2. Produce scariche brevi ed intense come nel caso della macchina defibrillatrice (una pila sul cuore non sarebbe lo stesso!) oppure dei flash fotografici (c’è anche un t di carica) 3. E’ usato nei circuiti che producono fenomeni intervallati nel tempo. Ad esempio il temporizzatore del tergicristallo può avere maggiore o minore ritardo quando con la manopola alteriamo la costante di tempo di un circuito RC , e questo impiega un tempo differente a caricarsi. Lo stesso principio per le frecce nelle auto o per i pacemakers nel cuore. 4. E’ usato come batteria in circuiti RC con costanti di tempo molto grandi. In questo caso produce una corrente praticamente costante per lunghissimo tempo. Ne sono esempi gli orologi del PC oppure le memorie della TV, alimentate da n condensatore caricato quando è accesa. E’ infatti pericoloso aprire questi 14 apparecchi se non si è esperti: toccando un condensatore potremmo farlo scaricare attraverso il nostro corpo producendo una corrente anche molto grande. Esempio Walker p.104 n. 16 Un circuito è formato da due resistenze ( 126 , 275 ) ed un condensatore da 182 µF ed una batteria ε 3.00 V in serie. Calcola: la costante di tempo, il valore massimo della carica sul condensatore, dopo quanti secondi dalla chiusura dell’interruttore ε la carica avrà raggiunto l’ 80% del suo valore massimo. Il valore massimo della carica è: C Qmax C 3.00V 182 10 F 546 10 ε 6 6 C la costante di tempo vale: ReqC (126 275) 182 106 F 73.0 103 s Imponiamo che Q(t ) εC (1 e t RC ) sia pari all’ 80% del suo valore massimo, ottenendo: εC (1 e t RC ) 0.80 εC e t RC 0.20 t RC ln 0.20 118 103 s (Studiare pp 103-107. es p116 n 56, 57,58, 59) 4.4 Condensatori in serie e parallelo Combinando fra loro condensatori differenti formando dei sistemi, si potranno ottenere valori differenti di capacità, e quindi variare a piacimento gli accumuli di energia potenziale. 1 SI DICE CAPACITÀ EQUIVALENTE, DI UN SISTEMA DI CONDENSATORI, FRA UN PUNTO 1 ED UN PUNTO 2, LA CAPACITÀ DI QUEL CONDENSATORE CHE, QUANDO VIENE COLLEGATA UNA SUA ARMATURA AL PUNTO AL PUNTO 2, È IN 1 E L’ALTRA GRADO DI ACCUMULARE LA STESSA ENERGIA POTENZIALE A DEL SISTEMA. Vi sono, in realtà, solamente due modi diversi di mettere in relazione due B o più condensatori: in serie ed in parallelo. Due (o più) condensatori si dicono collegati in serie fra un punto 1 ed un punto 2 quando, per andare da 1 a 2 con un percorso continuo che non inverta mai direzione, siamo costretti ad attraversare le armature di tutti. 15 2 A e B in serie fra 1 e 2 La capacità equivalente di due condensatori A e B collegati in serie si ricava tenendo conto del fatto che, posta una carica Q sulla prima armatura, essa si riprodurrà, per induzione, su tutte le altre con i segni alternati, e che la differenza di potenziale fra il punto 1 ed il punto 2 è la somma delle differenze di potenziale intermedie. Si scrive quindi: V VA VB La capacità equivalente C E , messa fra 1 e 2 al posto della serie, una volta caricata con la medesima carica Q che si pone su ciascuno dei due condensatori, dovrà generare una differenza di potenziale fra le sue armature pari proprio a questo valore V . Solo in questo modo infatti essa incamererà la stessa energia della serie. Dovrà quindi essere: CE E poiché è, per definizione, C A Q V Q Q e CB , sostituendo: VA VB Q Q Q CE C A CB e, semplificando: 1 1 1 1 CE CA CB Da tale formula si evince che la capacità equivalente ad una serie è più piccola della più piccola capacità presente. A B Due (o più) condensatori si dicono collegati in parallelo fra un punto 1 ed un punto 2 se possiamo andare da 1 a 2, con un percorso continuo che non inverta mai direzione, attraversando solo le due armature di uno qualunque di essi. La capacità equivalente di due condensatori posti in parallelo, si ricava tenendo conto che la differenza di potenziale fra le armature di uno qualunque di essi, è sempre pari alla differenza di potenziale V fra il punto 1 ed il punto 2. Infatti ognuno dei condensatori ha la prima armatura collegata con 1 e la seconda con 2: le armature di A e di B collegate al punto 1 è come se fossero un unico conduttore, e lo stesso può dirsi delle armature collegate al punto 2. Pertanto, se le capacità sono differenti, la carica su ognuna delle armature di A sarà senz’altro differente da quella sulle armature di B, ma 16 2 A e B in parallelo fra 1 e 2 il prodotto di queste cariche per ciascuna capacità deve sempre dare V . Questo è possibile solo se la carica totale Q QA QB , che poniamo complessivamente sulle armature tramite un generatore, si ripartisce in maniera proporzionale alle capacità: QA CA V QB CB V Se ora, al posto del parallelo, si mette la capacità equivalente C E , tutta la carica Q andrà sulle sue armature. Ma sappiamo che C E deve incamerare la stessa energia del parallelo, e questo è possibile solo se V resta lo stesso di prima, da cui: CE Q QB Q Q Q A A B V V V V A B Sostituendo abbiamo: CE C A CB Da questo risultato si deduce che la capacità di un parallelo è maggiore della più grande capacità presente3. La formula che addiziona le capacità in parallelo può essere intuita osservando la figura accanto. Immaginiamo di allontanare le armature connesse al punto 1 da quelle connesse al punto 2. Sarà allora più trasparente che, ponendo in parallelo due condensatori, in realtà stiamo accostando una sola armatura, composta da due lastre collegate fra loro, ad una seconda armatura, composta sempre da due lastre collegate fra loro. Appare quindi naturale sommare le capacità dei due se si vuole sostituire al parallelo un solo oggetto. Si provi, per esercizio, a 1 stabilire come sono disposti i 1 sistemi di A condensatori in figura. A C B B D 3 Il motivo per cui la formula per la capacità in parallelo ricalca quella per la serie di resistenze, e viceversa quella per la serie di condensatori ricorda il parallelo di resistenze è da ricercarsi nel fatto che nella definizione di capacità la differenza di potenziale figura al denominatore: C Q V mentre nella definizione di resistenza che si ottiene dalla legge di Ohm la differenza di potenziale figura al numeratore: R V I . 2 2 Serie o parallelo fra 1 e 2 ? 17