CAPITOLO 6 PP. 283-329 Gli Anni ‘70 e ‘80 • Negli Anni ‘70 e ‘80 la crescita rallenta, – ma l’Italia continua ad avvicinarsi ai livelli di reddito degli altri paesi avanzati; • Sotto la crescita si celano però altri problemi: – Squilibrio dei conti pubblici, – Diffusione di corruzione e criminalità, – Fine della convergenza del Mezzogiorno, – Perdita di capacità produttiva nei settori industriali più avanzati. • Tra 1971 e 1973 il sistema di cambi fissi regolato dagli Accordi di Bretton Woods viene abbandonato: – Si apriva una fase di instabilità, – Per la lira si ebbe una svalutazione consistente: • - 12% vs dollaro, • - 30% vs marco tedesco. • In un contesto caratterizzato da: – Aumenti salariali, – Aumento della domanda interna e delle importazioni; • La svalutazione della lira si tradusse: – In un rincaro dei prezzi, – In maggiore inflazione; • Nel 1974 l’inflazione toccò il 20%, • Il deficit si fece più ampio e l’Italia dovette chiedere prestiti: – Al FMI, – Alla Bundesbank. • La reazione dell’Italia alla crisi è una politica espansiva per sostenere i redditi: – Con aumenti salariali, – Aumenti della spesa pubblica; • L’aumento dei salari avrebbe potuto danneggiare le imprese, ma si mise riparo a questo problema svalutando la lira: – Per incoraggiare le esportazioni, – E recuperare competitività. Dinamiche salariali • 1974 nuovo adeguamento delle retribuzioni; • 1975 accordo che riforma la «scala mobile», – «scala mobile» = meccanismo di adeguamento automatico dei salari all’inflazione; • All’aumento dei salari gli industriali non reagiscono: – Confidano nel fatto che la conseguente svalutazione della lira potrà incoraggiare le esportazioni… • Si tratta però di un meccanismo iniquo, – Che non protegge risparmiatori e disoccupati; • E che inoltre: – Avvia un modello di crescita basato su… • Inflazione e svalutazione; – Induce una bassa produttività; – Porta aumento del debito pubblico e espansione della spesa pubblica; • Nel 1979 l’Italia aderì allo SME, – Accettando di porre vincoli all’inflazione. • Dopo il 2° shock petrolifero la classe dirigente si impegnò concretamente nel processo di riduzione dell’inflazione: – 1980 => stretta deflattiva, – 1981 => Divorzio Tesoro / Banca d’Italia, – 1983 => Accordo Confindustria / Sindacati, • Per ridurre l’aumento dei salari e contrastare l’aumento dei prezzi. • Nel caso italiano si può parlare di «Stabilizzazione Semi-conflittuale» – Soluzione di compromesso senza scontro con i sindacati, – Soluzione però incompleta: • Inflazione doppia rispetto ad altri paesi europei. • La combinazione tra aumento dei prezzi e svalutazione della lira favorì le imprese di piccole dimensioni: – Caratterizzate da minori costi per il personale; – Rafforzando la vocazione dell’Italia verso i settori manifatturieri leggeri, – Facendo crescere il debito pubblico alimentato dal peso degli interessi; • All’aumento del debito pubblico contribuiscono inoltre: – La creazione delle regioni, – Il sistema pensionistico, – Il servizio sanitario nazionale. • Oltre a questi 3 elementi se ne possono annoverare degli altri: – La Cassa Integrazione Guadagni (CIG), – La Gestione delle partecipazioni industriali (GEPI), – L’esigenza di ripianare i debiti delle Aziende di Stato. Il Mezzogiorno • Sul Mezzogiorno gravano molti di questi problemi in misura più pesante che nel resto d’Italia: – Il sistema politico economico, • È incapace di progettare un nuovo modello di sviluppo; • Abbraccia le logiche dell’assistenzialismo; – La Cassa per il Mezzogiorno non è più autonoma; – La criminalità organizzata cresce e gestisce i finanziamenti pubblici; • Il Sud Italia smette di convergere verso il Centro Nord. Politiche fiscali • Negli Anni ‘70 si registra un aumento delle entrate fiscali (Riforma Visentini): – Imposte indirette => Introdotta l’IVA – Imposte dirette => • IRPEF • IRPEG • ILOR • Nel 1973 il gettito fiscale scende, ma riprende ad aumentare nel 1974. • Cresce però anche la spesa pubblica – Soprattutto per gli interessi sul debito pubblico; • La prima metà degli anni ‘80 – rappresenta un quinquennio di spesa incontrollata e irresponsabile; – è l’inizio di un periodo florido per la nostra economia, • Nel 1987 il PIL dell’Italia supera quello dell’Inghilterra; • Si tratta però di una crescita ottenuta: – Con artifici contabili, – Svalutazione, – Ampio ricorso al debito pubblico. Il Debito pubblico • Negli Anni ’80 – Le imprese pubbliche furono gestite con logiche clientelari; – L’apparato amministrativo fu aumentato a dismisura; – Le norme in materia di fisco e lavoro venivano applicate con benevolenza; • A questo stato di fatto si aggiungono poi elementi ulteriori dovuti al processo di integrazione europea. Il processo di integrazione europea • 1992 : Trattato di Maastricht (CEE => UE) – Stabilisce i criteri da rispettare per pervenire ad una moneta comune; • Il rapporto Debito / PIL nel 1992 era al 105% e doveva rientrare al di sotto del 60%; • Nel 1992 il governo Amato effettua una prima manovra da 30 mila mld di lire; – Con prelievo forzoso del 6 per mille su tutti i depositi bancari e postali. Gli attacchi speculativi • Nel 1992: – La lira italiana si svalutò del 20%, – L’Italia dovette uscire dallo SME, – Erano aumentati gli interessi sul debito pubblico italiano, – C’era il rischio di fuga dai titoli del debito pubblico e quindi di bancarotta; • Fu effettuata una nuova manovra da 93 mila mld di lire: – Il PIL si contrae dell’ 1%, • Nel frattempo si scatenava un terremoto politico con l’inchiesta «Mani Pulite»; – Crollava la Prima Repubblica e nasceva la Seconda Repubblica; • I primi governi della 2ª Repubblica mantennero la linea del rigore inaugurata dal Governo Amato: – 1996 rientro nello SME; – 1998 inclusione tra i paesi fondatori dell’Euro; • Il traguardo dell’EURO fu raggiunto anche grazie ad alcune innovazioni normative. Gli Anni ‘90 • I primi Anni ‘90 fanno registrare un aumento della spesa in Ricerca e Sviluppo, – Ma già dal 1995 il trend si inverte; • In Italia si ha un tessuto produttivo basato su una conoscenza tacita e non codificata, – Produzioni leggere ( tipiche del made in Italy), – Ma questo crea ostacolo al miglioramento tecnologico; • A questo si aggiungono le inefficienze dell’apparato amministrativo e della giustizia. • Alla pessima performance del sistema istituzionale e alla corruzione si sono poi aggiunte alcune dinamiche: – Dal 2002 l’introduzione dell’euro genera un notevole processo inflazionistico, • Cattiva gestione del passaggio lira / euro; – L’inflazione si è poi unita ad un apprezzamento dell’EURO sui mercati valutari, • Generando restrizioni sul mercato interno ed estero; • Sul cambio lira / euro a 1936,27 lire contro 1 euro c’è stato ampio dibattito: – Tuttavia la cifra finale del cambio era l’unica possibile in base all’allora vigente cambio tra lira e marco tedesco. • I primi 2 decenni che seguono lo shock petrolifero si caratterizzano per la grande vitalità delle produzioni leggere e tradizionali; • A partire dagli anni ‘90 però le condizioni di competitività si fanno più stringenti; – Si intensifica la concorrenza dei paesi emergenti; • Nelle esperienze di maggior successo la piccola impresa si è organizzata attorno ai distretti industriali. I Distretti industriali • Sono un sistema di piccole e medie imprese… – altamente specializzate e orientate all’esportazione – il cui punto di forza è dato da un’ampia disponibilità di beni collettivi sul territorio: • Infrastrutture, • Procedure e codici comuni, • Sinergia con altre istituzioni locali; – Questi beni collettivi si traducono in esternalità positive che consentono • di ridurre i costi, • senza dover ricorrere alla struttura gerarchizzata della grande impresa. • Anche se i distretti hanno rappresentato un elemento molto importante della realtà produttiva italiana, – hanno cominciato a mostrare segnali di crisi già nel corso degli anni ‘90; • L’evoluzione dei distretti ha finito con l’intrecciarsi con la realtà delle «multinazionali tascabili»: • • • • Dopo il primo capitalismo (grande impresa privata), Il secondo capitalismo (impresa pubblica), Il terzo capitalismo (distretti), Si è giunti al quarto capitalismo: – Costituito dalle «multinazionali tascabili», cioè società di medie dimensioni che lavorano su scala internazionale, – Che sono organizzate come le multinazionali più grandi. Il quarto capitalismo • Tra le caratteristiche del quarto capitalismo abbiamo: – Radici nelle realtà produttive dei sistemi locali (distretti); – Conduzione familiare; – Omogeneità nel posizionamento strategico; • Leadership a livello nazionale che fa da trampolino per la competizione globale. Le nuove forme del capitalismo italiano • Il capitalismo pubblico subisce trasformazioni profonde; – Le imprese statali negli anni ‘70 e ‘80 perdono centralità sistemica; • Diminuisce la coesione nel capitalismo italiano; • Nei primi Anni ‘90 l’obiettivo delle privatizzazioni era duplice: – Ridurre l’indebitamento, – Aumentare la concorrenza e la competitività del capitalismo italiano, • Per questi ultimi due elementi il processo di privatizzazione era stato un successo. • Attraverso le privatizzazioni si è consolidata in Italia la presenza delle multinazionali – Si sono rafforzate le medie imprese; • Negli ultimi anni si è affermata sulla scena nazionale una forma di impresa diversa: – Le cooperative; • Il superamento del sistema di produzione fordista ha significato «rivoluzione dei servizi» – Nel settore dei servizi il caso più evidente di commistione tra politica e grande capitalismo privato è quello di Silvio Berlusconi.