Soggetto maschile I pers. II pers. III lui pers. I pers. II pers. III loro pers. femminile io tu lei forma tonica maschile femminile me te lui lei Complementi forma atona maschile femminile mi ti lo (c.o) gli (c.t) ne loro loro ne ci vi noi voi noi voi la le loro li (c.o) gli (c.t) ne le loro ne Uso dei pronomi personali Lui, lei, loro si possono usare nei seguenti casi. a) Quando si vuol dare uno speciale rilievo al soggetto: in questo caso il pronome è collocato abitualmente dopo il verbo (l'ha detto lui; ho chiamato proprio lei; sono state loro a chiamarmi). Quando svolgono una funzione soggettiva; in questo caso, i pronomi personali si preferiscono dopo anche, neanche, nemmeno, pure, neppure (anche loro, neppure lui, nemmeno lei). Inoltre, sempre in funzione soggettiva, ai pronomi personali si ricorre spesso nell'uso quotidiano e familiare (lui mi ha detto che verrà, lei non ha parlato, loro sostengono di non sapere nulla). b) Quando svolgono la funzione di predicato, dopo i verbi essere, sembrare, parere e simili: non sembra più lui. c) Quando vi sia opposizione tra due soggetti: lui dice di sì, e lei di no; loro studiano, e lui si diverte. d) Dopo come, quanto (a cui segue un secondo termine di paragone): siete distratti come lui; sono soddisfatta quanto lei. e) Quando il pronome sta da solo: Chi è stato? - Lui. f) Nelle esclamazioni: beato lui! felice lei! fortunati loro! Il pronome personale soggetto può essere rafforzato al singolare ed al plurale da stesso, stessi: io stesso, tu stesso, egli stesso, lei stessa, noi stessi, ecc.; Le forme oblique accentate me, te, sé, noi, voi, lui, lei, loro servono per il complemento oggetto e, precedute da preposizioni , per gli altri complementi. Le forme noi e voi sono comuni al soggetto ed ai complementi: noi non abbiamo nulla da aggiungere; hanno parlato di noi e di voi. La forma sé si usa in funzione di complemento diretto o indiretto solo se riferita al soggetto della proposizione; altrimenti, si usano le forme lui, lei, loro, specie quando si vuole indicare azione reciproca: egli non pensa che a sé; vidi che parlavano fra loro (azione reciproca). Le forme complementari toniche (come già quelle soggettive) si possono rafforzare con l'aggettivo stesso: parlavo con me stesso; lo ama come se stesso (loro stessi me l'hanno detto). Le forme non accentate mi, ti, si, ci, vi, si si usano senza preposizione e servono per il complemento oggetto e per quello di termine; le forme lo, la, li, le si usano soltanto come complemento oggetto, e gli, le soltanto come complemento di termine. Esempi: a) complementi oggetto: mi aspetta, ti ha sentito, ci hanno visto, lo (la, li, le) vedo stasera; b) complementi di termine: mi ha telefonato, ti ha scritto una lettera, vi hanno risposto, le ha promesso un regalo, gli ha chiesto un passaggio. Le forme atone del pronome personale, ad eccezione di loro, precedono il verbo finito . Unite invece all'infinito, al participio, al gerundio, all'imperativo affermativo e all'avverbio ecco, le particelle pronominali seguono il verbo, e diventano enclitiche: ad esempio, desidero vederti, sono sceso a salutarvi, per fartelo sapere, dateci del tempo, gioii vedendoli, dagli da mangiare, dimmi cosa vuoi, perdonami, eccoci arrivati, eccomi pronto a partire. Dopo gli imperativi tronchi di', da', fa', sta', va' (che significano "dici", "dai", "fai", "stai", "vai") i pronomi raddoppiano la consonante iniziale, ad eccezione di gli: dimmi, dalle, fatti, vacci, ecc. Ma dagli, digli, fagli vanno usati in questa forma. Raggruppamenti di particelle pronominali Le particelle pronominali mi, ti, si, ci, vi, seguite dalle forme atone lo, la, li, le, ne, cambiano la i finale in e; gli cambia in glie (maschile e femminile) e si unisce al pronome seguente: me lo raccomandò, te lo prometto, me ne disse di tutti i colori, ce lo siamo dimenticati, se ne sono scordati, gliele ho cantate chiare, gliene disse tante e poi tante; diglielo, dacceli subito, eccotele, non posso dirvelo, dagliene tante, desideriamo informarcene, possiamo dircelo francamente. Con i verbi servili potere, dovere, volere, sapere che precedono un infinito, è permessa la costruzione enclitica o proclitica: Non voglio dirtelo - non te lo voglio dire Posso dirtela - Te la posso dire Devo farcela - Ce la devo fare Anche per le forme atone semplici vale la stessa regola: Voglio farti un favore - Ti voglio fare un favore Presto saprò informarvi - Presto vi saprò informare Domani andrò a trovarle - Domani le andrò a trovare