spettacolo meraviglioso con attori superlativi.

Recensione “Furioso Orlando”:
spettacolo meraviglioso con attori
superlativi.
GALLARATE, 10 ottobre 2012 – di SARA MAGNOLI – Marco Baliani, regista del
“Furioso Orlando” in scena ieri e stasera alle 21 al
Savary e Accorsi sul palco a Gallarate
teatro delle Arti di Gallarate per l’apertura della sua quarantacinquesima
stagione teatrale, parlandoci dello spettacolo aveva sottolineato il ruolo
delle donne nell’opera dell’Ariosto (da cui l’adattamento teatrale è
liberamente tratto) e nello spettacolo stesso.
Donne vincenti, perché sono quelle capaci di comprendere il dolore degli
altri. Siano questi altri donne come loro, siano uomini.
E dopo aver assistito a questo “Furioso Orlando. Ballata in ariostesche rime
per un cavalier narrante” e aver visto Nina Savary, quelle parole assumono un
significato ancora più forte. In scena è con Stefano Accorsi, protagonista
del monologo in rima che alterna passi dell’Ariosto a rivisitazioni e a
innesti con altri grandi testi letterari, bravissimo nelle vesti del girovago
cantastorie che narra per poco meno di un’ora e mezzo, senza interruzione, le
imprese e i sentimenti di Orlando, Ruggero, Angelica, Bradamante, Astolfo.
Uno Stefano Accorsi eccezionale, e lei, Nina Savary, la voce che dalle rime
antiche porta all’attualità del presente, insistendo su quegli aspetti che
fanno della donna l’essere da catturare, sacrificare, ieri, come purtroppo
troppe volte ancora oggi, che rimarca il vero ruolo femminile nella vita,
nell’impegno, nell’affermazione del sé.
Assistendo allo spettacolo non si può fare a meno di comprendere come
l’Ariosto abbia toccato punte che ancora oggi sono attuali. E gli “innesti”
che portano alla pazzia dell’Otello shakespereano, anch’egli folle di
gelosia, e allo smarrimento che fu di Dante nella “selva oscura” della Divina
Commedia legano in una sorta di “monografia” temi letterari che in quell’ora
e mezzo fanno pensare a quanto questo spettacolo sarebbe bello anche come
lezione per gli studenti. Che c’erano, alla prima di ieri sera. E molti dei
quali (a dire il vero anche molti che studenti non lo sono più da un pezzo)
hanno aspettato Accorsi all’uscita dei camerini per un autografo, una foto, a
cui l’attore non si è sottratto.
Ma c’è anche un altro aspetto che colpisce in questa ora e mezza di grande
teatro, grande recitazione, grande regia. Un aspetto che, a ben guardare, non
si discosta dal ruolo dato alle donne: quello che tocca la guerra. Data da
uno scontro tra religioni e che lascia sul campo vittime e assassini, come
cita un passaggio.
Nina Savary
Tra Ruggero che perde la testa per ogni gonnella che gli passa accanto o vede
in lontananza e il senno finito sulla luna di Orlando, tra momenti lievi e
riflessioni, la scena di Cloridano e Medoro, fanciulli finiti alla guerra,
uno morto, l’altro moribondo e salvato solo dalle cure e poi dall’amore di e
con Angelica, arti magiche entrambe, è quella che ti colpisce al petto come
una pugnalata. Mettendo in scena, seppur solo a parole e nell’immagine
evocata, la crudeltà, l’insensatezza, il dolore della guerra che non
risparmia. Così come il nonsenso del conflitto è sottolineato dallo scontro
finale tra cristiani e saraceni, in cui Brandimarte resta ucciso. Una scena
che in questo imperdibile “Furioso Orlando” è data inizialmente facendo
muovere i sei personaggi coinvolti nel duello come marionette. Tutti
impersonati da Accorsi, che nello spettacolo veste, sveste, riveste i panni
di ogni personaggio. Si muovono in scena come marionette, si diceva. Per
concludersi abbandonando quei movimenti meccanici e ritornando uomini solo
nel dolore di Orlando per la morte dell’amico.
Lo spettacolo (per la replica di stasera ci sono ancora biglietti disponibili
al costo compreso tra i 20 e i 30 aeuro) è da vedere. Sia per l’eccezionale
recitazione, sia per come il poema ariostesco è stato trasportato in scena.
Fa riflettere. E anche, statene certi, accogliere l’invito che gli attori
lanciano come ultime parole prima di godersi cinque minuti di ripetuti
applausi: perché di rileggerlo, nella sua versione prima e integrale, l’
“Orlando Furioso” di Ludovico Ariosto viene davvero voglia. Forse più di
quanta ne abbiamo avuta al liceo.
Sara Magnoli
[email protected]