dalla biblioteca
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Febbraio 2017
Curatore Mario Grillandini
N°43
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NON È MAI TROPPO TARDI
Per chi certe cose le ha studiate e poi dimenticate, per chi, invece, non le ha mai studiate ma
è curioso e vuole conoscerle, proponiamo tre “romanzi atipici”, un pò datati, ma che,
nonostante l’età, trattano argomenti che, eufemisticamente, possiamo definire eterni.
Le storie, più o meno romanzate, che vi si narrano, servono da contenitore e da filo
conduttore a temi ed interrogativi sul pensiero umano, sul perché del mondo e sul divino.
Il primo dei tre è “Il mondo di Sofia”, di Jostein Gaarder. É un viaggio attraverso
i grandi sistemi filosofici che hanno segnato l’evoluzione del pensiero nel corso dei
secoli, in tutte le culture e civiltà. In estrema sintesi una storia della filosofia
tascabile ma estremamente efficace.
Il secondo, dello stesso autore, è “Maya”. “Il mondo esiste. In termini
probabilistici, questo fatto sfiora i limiti dell’ipossibile. Sarebbe stato più
plausibile se non fosse esistito assolutamente nulla…”. L’autore, con questo pugno
nello stomaco della nostra coscienza e consapevolezza, inizia il suo “Manifesto”
sull’origine ed il senso del mondo e su tutti i misteri insondabili dell’umanità.
Il terzo libro è “Il viaggio di Teo”, di Catherine Clèment. Pone l’iterrogativo di
tutti gli interrogativi. Dio esiste? E se esiste che senso ha tutto questo spreco di
energia, materia, spazio per noi soltanto? Oppure non siamo soli?
È un viaggio spirituale attraverso la storia delle religioni alla ricerca del divino,
quale sia il suo nome.
Tutte le opere menzionate sono presenti nella nostra Biblioteca
P.S. Recentemente è giunto in Biblioteca un nuovo libro che merita menzione
“Il consolatore”, ancora di Jostein Gaarder, con il quale l’autore de “Il mondo
di Sofia” si interroga, con la solita drammatica leggerezza, in merito al destino
dell’uomo dinnanzi ai grandi interrogativi sul significato dell’esistenza.
Un trattato sulla filosofia del vivere.
IL PRIMO QUOTIDIANO
“ACTA DIURNA”. È il primo quotidiano della storia del mondo.
Venne istituito da Gaio Giulio Cesare nel 59 a.C., quando era Console.
Le copie manoscritte venivano diramate a tutti i Comandi di Legione ed
esposte ai Rostri affinchè i cittadini di Roma ne prendessero “atto”.
Contenevano notizie aggiornate degli avvenimenti più importanti
dell’Urbe e delle Province.
In età imperiale raggiungevano le località più remote dell’Asia, dei Balcani, delle Gallie e
dalla Britania, con modesto ritardo rispetto alla loro redazione. Venivano affidate al
”Cursus Publicus”, un efficentissimo srvizio statale di posta. Cambiando cavalli ogni 10
miglia alle Stazioni di Posta, lungo le famose arterie militari che si incrociavano per tutto
l’Impero, i corrieri potevano coprire distanze di 170/180 miglia giornaliere.
Gli Ispettori del Cursus assicuravano lo stato delle strade e garantivano la manutenzione
delle Stazioni.
L’ANGOLO DEL LATINISTA
“ GENUS IRRITABILE VATUM”. La razza suscettibile dei poeti.
Lo dice Orazio che ben conosceva i colleghi.
Le cronache dell’epoca ci raccontano che Dante e Boccaccio erano piuttosto permalosetti.
L’Aretino Pietro, al feroce epitaffio dello storico Paolo Giovio:
Qui giace l’Aretin, poeta tosco,
di tutti disse mal, fuor che di Cristo,
scusandosi col dir: non lo conosco.
Rispose:
Qui giace Giovio, storicone altissimo,
di tutti disse mal, fuor che dell’asino,
scusandosi col dir: egli è il mio prossimo.
In tempi più vicini, Alfredo Panzini chiamò Guido da Verona “un cesso che si fa chiamare
Water Closet”. D’Annunzio definì il futurista Marinetti “il cretino fosforescente”. Giuseppe
De Robertis recensì una raccolta di poesie di Giuseppe Rovignani, “IL canto del cuculo”,
con una frase lapidaria e lapidatrice: “l’autore ha messo una sillaba in più nel titolo”.
L’epigramma è definito “il componimento che con il minimo numero di parole procura il
maggior numero di nemici e querele”. I nostri politici ne fanno un uso smodato, tanto gli
avvocati, i giudici , i cancellieri, fino agli usceri , li paghiamo noi.
GIUDIZI, PREGIUDIZI ED IL SENSO DELLA VITA
Secondo Wudy Allen “La pscanalisi è un mito tenuto in piede dall’industria dei divani”.
Per il filosofo Saverio Vertone “Fare il verso alla sociologia non è mancare di rispetto
alla socità, così come mettere in caricatura la psicanalisi non significa prendersela con la
psiche”.
Samuel Nathaniel Barhman sostiene che “La psicanalisi fa sentire complesse anche le
persone più semplici”.