Milano Settembre 2013 RIFLESSIONE DI ANTONIO IOSA LA STRATEGIA EVERSIVA OGGI In occasione della Cerimonia pubblica per ricordare le vittime nell’XI Anniversario della Strage New York, organizzata alla Provincia di Milano in Largo 11 Settembre, mi è stata rivolta la seguente domanda da un autorevole esponente presente: “Perché l’ Italia è l’unico Paese dell’Europa, dove ancora alligna la violenza politica e perché esiste ancora, a distanza di 40 anni, il pericolo del terrorismo eversivo, che non è stato definitivamente estirpato?” Ho risposto di no! Oggi, l’Italia non corre il pericolo del terrorismo ideologico degli anni ’70! Il contesto storico attuale, la crisi delle ideologie e dei partiti politici, la gravità della crisi economica offrono aspetti completamente diversi, rispetto agli anni della paura, dell’odio, del nemico da distruggere e degli scontri ideologici e politici di 40 anni fa. Ho precisato, tuttavia, che la strategia eversiva terroristica esiste tuttora. L’Italia, infatti, è l’unico Paese dell’Europa, ove esiste inveterata la “cultura e la pratica della violenza politica”, sia dell’estrema sinistra e sia dell’estrema destra, che rivendicano il diritto all’eversione, alla lotta armata,, alla cospirazione contro lo Stato democratico. Lo scontro politico di piazza e le lotte sociali e sindacali, legittime e democratiche, sono sempre accompagnate da infiltrazioni di gruppi professionisti della violenza, che godono della benedizione di residui politici massimalisti e di intellettuali “cattivi maestri”, nostalgici della mancata rivoluzione degli ‘anni ’70. Costoro danno legittimità politica agli ex terroristi, protagonisti della lotta armata, anche se oggi, invecchiati e in estinzione, fingono di essere pentiti o dissociati, ma come gli irriducibili, sono tuttora convinti di “avere combattuto per nobili ideali e di avere ucciso cittadini innocenti a fin di bene, tanto da considerarsi eroi e, quindi, vittime della repressione di uno Stato Democratico che ha perseguitato i cosiddetti prigionieri politici e che ha concesso, poi, leggi speciali, privilegi e sconti di pena per sconfiggerli non solo militarmente, ma anche politicamente. Da almeno dieci anni, nessuno terrorista assassino, condannato all’ergastolo, vive oggi in carcere e la quasi totalità sono stati inseriti nella società.” Basta consultare i diversi blog esistenti sui siti internet: Facebook, Twitter, Google… per rendersi conto di quanto vasta sia la galassia di gruppi giovanili alternativi e di movimenti estremisti di destra neofascista e di estrema sinistra, che si ispirano e inneggiano alla ideologia terroristica, che sfocia nella pratica della violenza quotidiana. Prevale, nei comportamenti di questi provocatori, il metodo delle infiltrazioni in ogni manifestazione pubblica di piazza, quando i cittadini democratici rivendicano i loro giusti diritti. Abbiamo amaramente constatato che i provocatori e i professionisti della violenza, cercano di far degenerare le lotte civili e democratiche in atti di devastazioni, sabotaggi e scontri sanguinosi. I violenti godono della protezione dei partitini massimalisti e rivoluzionari dell’estrema sinistra comunista e dei gruppi diversificati di giovani antagonisti. I movimenti neofascisti-nazisti, che si ispirano al culto del terrore, si adeguano e ricalcano gli atti violenti dei gruppuscoli di sinistra e contribuiscono a rendere tossica la vita civile e sociale del Paese. Siamo, pertanto, di fronte ad una nuova strategia dell’eversione contro l’ordinamento democratico dello Stato. Gli storici, interpellati sul pericolo del ritorno del terrorismo omicida, rispondono che, in Italia, l’impiego della violenza politica trova giustificazione ideologica nella condizione di deficit di democrazia reale, per la diffusa propensione alla illegalità della classe politica e dei partiti tradizionali incapaci di rinnovarsi, che si autogratificano di privilegi e colludono con i poteri malavitosi, anche quando la crisi economica ha assunto dimensioni apocalittiche e la rabbia dei poveri aumenta più del rancore dei ricchi e della voracità della casta politica e dei suoi apparati. L’uso della violenza nei rapporti tra le persone e gruppi sociali viene quindi tollerata e legittimata, perché esiste l’illusione di pescare consensi nel diffuso malcontento sociale. In questa “pattumiera della violenza”, la nuova strategia eversiva e terroristica si alimenta nella continuità di scontri, attentati, danneggiamenti, incendi, aggressioni… e forse siamo alla vigilia di sfociare in delitti con obiettivi mirati. Non sappiamo ancora quanti gruppi crescono in semi-clandestinità e quanti siano i covi o nascondigli di armi. Siamo, comunque, di fronte ad una costante azione di proselitismo da parte di movimenti, che si richiamano alla rivoluzione e praticano la violenza, tanto che riescono a criminalizzare, con le loro infiltrazioni e azioni facinorose, le giuste e democratiche manifestazioni della società civile, dei sindacati, dei movimenti studenteschi. I NO TAV E IL CATTIVO MAESTRO ERRI DE LUCA La Val di Susa rappresenta un quadro evidente di due anni di manifestazioni democratiche, che sono state infiltrate da gruppi terroristici di NO TAV : Blak Bloc, Eco terroristi, Anarchici – insurrezionalisti, Giovani arrabbiati e alternativi dei centri sociali, esponenti di partitini massimalisti e vetere comunisti. La Val di Susa sta diventando un teatro di guerra, un focolaio di neoterrorismo intessuto di minacce e intimidazioni mafiose, sabotaggi e attentati, danneggiamenti e incendi, aggressioni e uso di armi improprie contro imprese e lavoratori, contro le forze dell’ordine e le strutture produttive locali, soprattutto operatori turistici e alberghieri, che vivono l’incubo della rappresaglia mafiosa, delinquenziale, terroristica. Gli scontri diventano sempre più violenti e bene organizzati: è la strategia dell’eversione contro lo Sato e contro tutti coloro, che sono impegnati nella realizzazione della TAV. Assistiamo, infatti, allo spettacolo settimanale di raduni ecoterroristi sempre più agguerriti, impuniti, minacciosi, inarrestabili e che vanno avanti imperterriti con le loro rappresaglie e gli assalti contro i tutori dell’ordine pubblico, che si trovano in uno stato di prostrazione per l’incapacità dello Stato di garantire sicurezza ai lavoratori del cantiere e ai cittadini della Val di Susa. Come i terroristi rossi e neri negli anni’70, gli ecoterroristi di oggi godono di protezioni politiche e sono supportati , ideologicamente, da alcuni “cattivi maestri teorici e professionisti della pratica della violenza”. Valga per tutti l’esempio eclatante dello scrittore sinistrorso Erri De Luca, l’ex capo del servizio d’ordine di Lotta Continua, che da giovane ha sempre sostenuto e ammirato i terroristi di estrema sinistra durante gli spietati anni di piombo. Oggi De Luca è uno dei tanti “cattivi maestri”, ispiratore della violenza dei No Tav in atti di “Sabotaggio”, tanto che ha confessato: “Anch’io ho partecipato ai sabotaggi No Tav!” e, per questo, è stato denunciato dalla società Ltf, che si occupa della realizzazione del tunnel. De Luca è sempre lo stesso recidivo che, in una trasmissione ad “Otto e mezzo del 2012”, aveva beffardamente offeso le vittime del terrorismo. Per legittimare la tragedia assassina della lotta armata, dichiarava sprezzante: “Gli anni di piombo? Saranno stati di piombo per gli idraulici, perché non c’era ancora il Pvc!”. Oggi, l’ineffabile scrittore continua a teorizzare la violenza, a proposito della Tav in Val Susa, sostiene che “ Quando si tratta della difesa della propria vita e dei propri figli, qualunque forma di lotta è ammessa”. E’ lecito a questo punto porsi l’interrogativo: “è proprio vero cha la costruzione della Tav compromette la vita dei Valsusini e dei loro figli?” Non è forse vero che ora i cittadini della valle hanno preso coscienza che i violenti, provenienti da ogni parte d’Italia e d’Europa, recano solo danno alla loro economia”. L’escalation della violenza dei No Tav, organizzata, premeditata e immessa in un progetto di contesto insurrezionale, non può essere incredibilmente tollerata da un Governo democratico, perché la capacità d’intimidazione assume una chiara matrice “eco- terrorista”, tanto che il Procuratore Generale della Repubblica di Torino, Giancarlo Caselli, ha incriminato alcuni violenti No Tav, per atti di terrorismo. I FILM SUL TERRORISMO RIAPRONO LE CICATRICI DEI FAMILIARI DELLE VITTIME E DEI FERITI Anche sul versante cinematografico, continua l’impazzimento di molti registi di girare film sui protagonisti della lotta armata per esaltare le gesta della “ Peggio Gioventù degli anni’70”, affascinati dalla folle idea rivoluzionaria, i cui esiti sciagurati hanno causato una tragedia nazionale con tanto sangue di centinaia di vittime e di migliaia di feriti innocenti e nessuna rivoluzione. Non voglio fare la rassegna sui numerosi film dedicati agli “Anni di piombo e alla rivoluzione armata dei terroristi”, osservo solo che la cinematografia si è sbizzarrita a girare centinai di film nella convinzione che la società mediatica, dà titolo al palcoscenico per il solo fatto che la notorietà è costruita sul “crimine e il fascino del male” di assassini, che ammazzavano nel nome della nefasta rivoluzione comunista e giustizia proletaria. E’ capitato spesso che molti registi, salvo rare eccezioni, per affinità ideologica , o meglio compagni di merenda o simpatizzanti dei giovani che scelsero la lotta armata, hanno scritto copioni e trame dando una versione distorta e ideologica delle organizzazione eversive e dei protagonisti assassini. La narrazione dei fatti, spacciati come prodotto di alta cultura e di ricerca storica, era sostanzialmente finalizzata a legittimare il terrorismo degli anni’70, esaltando i carnefici come eroi, senza rispettare la memoria dei caduti inermi e innocenti. Non si può avere una visione mitica e romantica di quei giovani feroci e senza scrupoli, illusi di potere falciare vite umane con l’esecuzione di crimini per un bene superiore. Siamo alla follia rivoluzionaria dura e pura. Molti registi e intellettuali hanno scoperto che le autobiografie dei protagonisti dell’antagonismo armato ben si collocavano in un racconto cinematografico o “Fiction televisiva”, come se ammazzare qualcuno fosse un titolo di merito. Quasi tutti i registi sono caduti nella tentazione di autocelebrare la memorialistica e il mito romantico dei militanti dell’antagonismo armato, mai considerati killer e giustizialisti con le loro azioni delittuose. AL FESTIVAL LOCARNO IL TERRORISTA SENZANI, ATTORE NEL FILM “SANGUE” Durante questa estate 2013, abbiamo scoperto, come ultima beffa, un altro regista compagno di merenda, che ha presentato al Festival di Locarno, in Svizzera, il suo film “Sangue” con la partecipazione, come attore coprotagonista, di quel Giovanni Senzani, notissimo terrorista movimentista,, che è stato uno dei più feroci e vili assassini nella storia recente dell’Italia repubblicana. Come vittima delle brigate rosse ho assistito sgomento al protagonismo degli ex terroristi come maestri di pensieri, scrittori, docenti, divi televisivi, sociologi, educatori di giovani nelle università e nelle scuole, eroi, missionari e benefattori dell’umanità, sempre coccolati dai giornali, dalla televisioni, dai registi “cosiddetti democratici” e da uomini di chiesa, ma vedere Senzani, attore nel film”Sangue” è quanto di più ignobile possa esistere al mondo. Ciò è tremendamente offensivo del “dovere della memoria”, che si deve ai caduti degli anni di piombo. Nella storia del nostro Paese quello che ci propinano certi registi per accondiscendenza e affinità di pensiero verso i terroristi,non fanno un servizio di ricerca di giustizia e verità , manipolando la storia per produrre anche, per fini di cassetta, film che rendono protagonisti assassini politici e delinquenti. E che senso avrebbe, per questi registi, il dovere morale e civile di dare “centralità” alla vita e alla storia delle vittime che non meritano attenzione? Le vittime però non hanno voce per protestare e sono, spesso, dimenticate e i loro familiari inascoltati, costretti a vivere nella solitudine e nel silenzio con un fine pena mai ! NB Segue articolo di Nando Dalla Chiesa sul “Fatto Quotidiano su gli anni di piombo” con intervista al “Servo di Kossiga”, gambizzato dalle brigate rosse il 1 Aprile 1980.