Equivalenti e Biosimilari: un impiego intelligente di risorse Recensione a cura della dr.ssa Rossana Piccinelli – Farmacoeconomia Servizio Farmaceutico Territoriale Alla scadenza brevettuale dei farmaci contenenti un principio attivo prodotto mediante un processo di sintesi chimica è stato possibile immettere sul mercato gli equivalenti, farmaci contenenti la stessa molecola, con lo stesso dosaggio, la stessa forma farmaceutica e analoghe caratteristiche di bioequivalenza, ma con un prezzo molto più basso. La fine del monopolio, che giustamente per un certo periodo di tempo ha garantito il ritorno delle ingenti risorse investite in ricerca e sviluppo da parte della Azienda che per prima ha scoperto un farmaco di sintesi, ha consentito di avere, per la presenza dei farmaci equivalenti, un mercato competitivo con la conseguente riduzione dei prezzi anche del 70%. Negli ultimi vent’anni, grazie ai farmaci equivalenti, è stato possibile razionalizzare la spesa farmaceutica e liberare risorse da investire nei farmaci innovativi. L’Italia ha già superato il ”picco delle scadenze”. Il 2007 è stato l’anno in cui sono scaduti i diritti brevettuali della maggior parte dei principi attivi. L’IMS stima che dopo il 2013 le scadenze brevettuali dei farmaci di sintesi chimica non basteranno più a compensare l’aumento dei costi per le terapie farmacologiche innovative. Bisognerà quindi massimizzare l’utilizzo dei medicinali equivalenti per cercare di compensare lo squilibrio, nonché cogliere l’opportunità offerta dai farmaci biosimilari, ovvero medicinali il cui principio attivo è simile al medicinale biologico di riferimento per il quale sia scaduta la copertura brevettuale. I medicinali biologici I medicinali biologici sono farmaci il cui principio attivo è rappresentato da una sostanza prodotta naturalmente da un organismo biologico. Tali prodotti sono a volta definiti medicinali biologici in senso stretto oppure derivati da una sorgente biologica attraverso procedimenti di biotecnologia, comprendenti le tecnologie di DNA ricombinante, l’espressione controllata di geni codificanti proteine biologicamente attive nei procarioti e negli eucarioti, metodi a base di ibridomi e di anticorpi monoclonali o biotecnologici. I medicinali biologici agiscono vicariando o potenziando, per esempio, le funzioni di proteine prodotte in maniera deficitaria o non funzionale nell’organismo umano in condizioni patologiche. A differenza dei farmaci ottenuti per sintesi chimica, i medicinali biologici richiedono, per la loro caratterizzazione e controllo di qualità, non solo una serie di esami fisico-chimico-biologici, ma anche informazioni specifiche sul processo di produzione poiché la struttura molecolare è strettamente dipendente dal processo di produzione. Il processo di produzione di questi farmaci è talmente caratterizzante che il “processo è il prodotto” (Karson KL., Nature Biotecnol, 2005). I medicinali sintetizzati per via biotecnologica differiscono dalle sostanze attive sintetizzate tramite metodiche di chimica farmaceutica tradizionale per molti aspetti, tra cui, ad esempio, la dimensione molecolare, la complessità strutturale, la stabilità del prodotto finale e la possibilità di differenti modifiche co- e post- traduzionali rilevanti (ad esempio, del profilo di glicosilazione). Infine, un’ulteriore caratteristica fondamentale dei prodotti biologici è la loro immunogenicità, definita come la capacità di indurre una reazione immunitaria nell’organismo: tali molecole vengono, infatti, riconosciute come “non-self” dall’organismo del paziente e, quindi, possono essere neutralizzate nel loro effetto. Nel caso dei vaccini l’immunogenicità costituisce la base della strategia terapeutica, sfruttando il potenziale immunogenico per indurre una risposta immunitaria 1 volta a riconoscere e combattere la sostanza contro cui il vaccino è diretto. La maggior parte delle risposte immunitarie indesiderate indotte dall’immunogenicità dei prodotti sono moderate e non producono effetti negativi nel paziente. In rari casi, tuttavia, possono verificarsi risposte immunitarie che conducono ad effetti nocivi severi a detrimento della salute e della sicurezza del paziente. Come già detto, entrambe le categorie di farmaci, sia quelli di sintesi che i biologici, prevedono una copertura brevettuale alla cui scadenza è possibile produrre farmaci equivalenti nel primo caso, e farmaci biosimilari nel secondo. I farmaci biosimilari I farmaci biosimilari, al contrario dei farmaci equivalenti, si differenziano dal farmaco originale: sono simili, ma non identici per caratterizzazione e produzione al farmaco biologico originale e devono quindi essere sottoposti a un nuovo iter regolatorio necessario per ottenere l’approvazione all’immissione in commercio. L’autorizzazione all’immissione in commercio (AIC) di un biosimilare viene concessa sulla base di procedure diverse da quelle previste per l’introduzione sul mercato di un equivalente. Questo perché, come già evidenziato, la complessità della struttura e le modalità del processo produttivo implicano che queste molecole non siano perfettamente identiche al farmaco di riferimento e la sola dimostrazione di bioequivalenza non è quindi sufficiente a dimostrare l’equivalenza terapeutica. La normativa sulla registrazione dei biosimilari è comunitaria e quindi non si riscontrano differenze tra Stato e Stato. In Europa, considerando come la variabilità del processo produttivo e la complessità strutturale dei farmaci biotecnologici incidano sulla riproducibilità del prodotto, EMA ha da subito (2005) stabilito che la dimostrazione di bioequivalenza adottata per i farmaci chimici non può essere utilizzata per i farmaci biotecnologici. La valutazione per l’autorizzazione all’immissione in commercio di EMA avviene attraverso il processo della “comparability exercise”, che prevede la dimostrazione della sostanziale equivalenza in termini di qualità, sicurezza ed efficacia dei nuovi biosimilari attraverso studi comparativi di farmacocinetica (PK: assorbimento, clearance, emivita) e farmacodinamica (PD: marker clinicamente rilevanti, studi di correlazione PK/PD, studi di relazione dose-risposta) rispetto al prodotto di riferimento, oltre che attraverso trial comparativi sull’efficacia clinica, e valutazioni sull’immunogenicità; i dati aggiuntivi necessari per la valutazione sono determinati per ogni singolo prodotto, in accordo alle relative linee guida specifiche per ciascun farmaco. L’autorizzazione all’immissione in commercio è subordinata alla presentazione di un programma di farmacovigilanza post marketing (Risk management plan). Quello che è invece rimandato ai singoli paesi è la regolamentazione della dispensazione di questi prodotti. Nel nostro Paese, la sostituibilità automatica fra due medicinali è ammessa se attuata tra prodotti ricompresi nelle cosiddette “liste di trasparenza”, predisposte dall’AIFA, relative ai generici e ai loro originatori che sono considerati a tutti gli effetti equivalenti terapeutici. Per quanto riguarda i biosimilari, nessuna norma (ancora) sancisce il divieto esplicito di sostituzione (previsto invece in altri Paesi europei) però AIFA non ha inserito alcun biosimilare nelle liste di trasparenza, bloccando, di fatto, la possibilità di sostituzione da parte del farmacista operante nelle farmacie del territorio. Quindi i biosimilari non possono ritenersi automaticamente intercambiabili con i prodotti originatori, e la possibilità di utilizzare un biosimilare al posto del medicinale di riferimento è da ricondurre alla scelta terapeutica del medico prescrittore. In ambito ospedaliero la situazione è differente in quanto non si è di fronte a una sostituzione da parte del farmacista, ma a un disponibilità del prodotto che deriva da scelte effettuate sulla base di gare di cui il medico è consapevole. 2 L’esigenza che l’uso dei farmaci biosimilari sia regolamentato da una normativa ad hoc, diversa da quella prevista per i farmaci equivalenti e che specifichi la non sostituibilità automatica, è stata recentemente ribadita dal Ministro della Salute Renato Balduzzi durante un convegno al Senato, organizzato da Assobiotec e dall’Associazione parlamentare per la tutela e promozione del diritto alla prevenzione. È attualmente all’esame della Commissione sanità il ddl nr. 1875 che prevede la non sostituibilità automatica tra farmaci biotecnologici originator e biosimilari, e subordina la sostituibilità del farmaco biotecnologico al consenso del medico. I primi farmaci biotecnologici sono stati introdotti nel mercato farmaceutico negli anni Ottanta, con l’immissione in commercio della prima insulina ricombinante. Attualmente, sono disponibili molti farmaci biotecnologici e diverse centinaia sono in via di sviluppo. A 30 anni di distanza dal primo farmaco biotecnologico immesso sul mercato, numerosi brevetti relativi a queste molecole sono scaduti o stanno per scadere (includendo anche l’eventuale certificato di protezione, cioè l’estensione del brevetto per garantire un parziale recupero dei tempi necessari per le sperimentazioni e l’ottenimento dell’autorizzazione all’immissione in mercato). Questo determina la possibilità di avere farmaci copia con costi minori. Sicurezza dei prodotti biosimilari I medicinali biosimilari vengono prodotti secondo gli stessi standard qualitativi richiesti per gli altri medicinali. I produttori di farmaci biologici e biosimilari sono tenuti a istituire, secondo le normative vigenti, un sistema di farmacovigilanza per il monitoraggio della sicurezza del prodotto. Tale sistema di farmacovigilanza è sottoposto a ispezioni da parte delle Autorità regolatorie che, come per tutti i medicinali, sono tenute a svolgere ispezioni periodiche del prodotto, degli stabilimenti di produzione e del sistema di monitoraggio, sia in fase preautorizzativa sia durante la commercializzazione. Regione Lombardia La Regione Lombardia ha individuato per l’anno 2012, quale obiettivo vincolante sia per le ASL che per le AO/ Fondazioni, l’inserimento nei prontuari aggiornati alla dimissione di AO/Fondazioni, condivisi con le ASL, l’uso e la prescrizione alla dimissione dei farmaci biosimilari a pazienti di nuova diagnosi “drug naive” in particolare nell’area della nefrologia, ematologia, endocrinologia e oncologia”. Una prima ricognizione effettuata dalla nostra ASL dimostra che le Aziende Ospedaliere hanno inserito farmaci biosimilari nei loro prontuari. I dati di consumo Attualmente nel nostro Paese sono disponibili farmaci biotecnologici biosimilari per 3 categorie farmacologiche: ormone della crescita (somatropina), eritropoietine, fattori di crescita granulocitari (filgrastim). Le specialità attualmente in commercio sono nr. 8, come indicate nella Tabella nr. 1. Nei prossimi 5 anni, verranno a decadere le coperture brevettuali di 45 farmaci biotecnologici. Oggi tra i primi 20 principi attivi a maggior spesa in ospedale si osserva la preponderanza delle biotecnologie. Si comprende dunque come un corretto impiego dei farmaci biosimilari rappresenti una risorsa importante per il Servizio Sanitario. Infatti, una volta stabilito da EMEA e AIFA che il farmaco biosimilare è simile all’originatore in termini di qualità, sicurezza ed efficacia, il medico avrà a disposizione un’opportunità terapeutica che permette di razionalizzare la spesa sanitaria, liberando risorse per nuovi farmaci innovativi, in genere di elevato costo, con beneficio dei pazienti. 3 Tabella 1 Biosimilari Originatore Somatropina Omnitrope ® Genotropin ® Eritropoietina Abseamed ® Binocrit ® Retacrit ® Eprex ® Filgrastim Nivestim ® Ratiograstim ® Tevagrastim ® Zarzio ® Granulokine ® I biosimilari sono prodotti potenzialmente di grande interesse per le autorità sanitarie, essendo meno costosi delle specialità di riferimento e con un rapporto rischio-beneficio comparabile in base alla registrazione ottenuta dall’EMA. Ciononostante, i biosimilari hanno fatto registrare ad oggi una diffusione molto limitata in Italia. In Germania, nel 2010, 4 pazienti su 10 hanno assunto l’epoetina biosimilare e quasi 1 su 3 è stato trattato con il biosimilare di filgrastim. In Italia, nel 2010, a tre anni dall’introduzione in commercio dei primi farmaci a brevetto scaduto solo 1 paziente su 1.000 è stato curato con epoetina biosimilare e solo 5 su 100 con filgrastim biosimilare (Tabella 2). Proprio per questo farmaco, che stimola la produzione di globuli bianchi nei pazienti in chemioterapia, aiutando a prevenire le infezioni, il divario prescrittivo è molto significativo nei confronti di altri Paesi. Si pensi che nel Regno Unito il 63% di filgrastim dispensato dal Sistema Sanitario Nazionale è biosimilare, mentre in Germania la percentuale è del 41% e in Francia del 29%. Tabella 2 Epoetine Biosimilari Filgrastim Biosimilare Germania 4 pazienti su 10 (40%) 1 pazienti su 3 (33,3%) Italia 1 paziente su 1.000 (0,1%) 5 pazienti su 100 (5%) Fonte dati: IMS – MAT (Giugno 2010) I dati recenti relativi all’ASL della Provincia di Bergamo evidenziano un trend positivo particolarmente accentuato per quanto riguarda la prescrizione di filgrastim, mentre, per quanto riguarda gli altri biosimilari, somatropina e eritropoietina, il trend si mantiene oscillante su valori estremamente bassi. 4 ASL DELLA PROVINCIA DI BERGAMO % di pazienti trattati con biosimilare H01AC01 - somatropina B03XA01 - eritropoietina L03AA02 - filgrastim 1° sem. 2010 2° sem. 2010 1° sem. 2011 2° sem. 2011 1°sem. 2012 2,7% 1,7% 2,2% 3,1% 2,7% 5,1% 3,7% 1,2% 6,6% 3,4% 1,6% 21,5% 3,0% 1,0% 41,3% Dato: Flusso Consolidato Ricette (Convenzionata e DPC) - Data Ware House Aziendale - Reportmed Elaborazione: Servizio Farmaceutico Territoriale - Farmacoeconomia Conclusioni Uno degli obiettivi primari dei Servizi Sanitari moderni è il contenimento della spesa senza penalizzare la qualità delle cure. La disponibilità di farmaci sempre più efficaci per patologie anche gravi e l’aumento dell’aspettativa di vita, conquiste peraltro molto positive dei nostri tempi, rendono però sempre più difficile il bilanciamento tra appropriati livelli di cura per i pazienti e disponibilità delle risorse. La diminuzione dei prezzi dei farmaci, anche ad alto costo, grazie alla scadenza di molti brevetti e alla competitività del mercato per il venir meno del monopolio brevettuale, offre una grande opportunità per affrontare le future sfide economiche senza creare diseguaglianze sociali. L’importante è saperla cogliere. Bibliografia Concept Paper sui Farmaci Biosimilari dell’ Agenzia Italiana del Farmaco 1 agosto 2012 P. Minghetti Il processo di registrazione dei biosimilari. Biosimilari 2012; 1; 6 -7 Position paper SIFO sui farmaci biosimilari Costa E., et al: Giornale Italiano di Farmacia clinica 2012; 1; 60-64 5