ANTROPOLOGIA DEL TURISMO PROF.SSA BARBARA GHIRINGHELLI A.A. 2015-2016 Libera Università di Lingue e Comunicazione IULM Facoltà di Turismo: cultura e sviluppo dei territori Introduzione L’esame di antropologia è un esame abbastanza impegnativo, in quanto la materia necessita la conoscenza di molti termini che devono essere utilizzati in maniera adeguata. Il materiale riportato è la trascrizione delle registrazioni delle lezioni, quindi è tutto ciò che la professoressa ha spiegato in classe. Gli argomenti contenuti sono: nascita dell’antropologia come materia accademica, definizione del termine cultura, termini acculturazione e inculturazione, il piano del nostro agire, tema natura e cultura, termini razza, etnia e nazione, fondamentali sull’Islam, approfondimento su Al-Qaeda e Stato Islamico, metodo di ricerca nell’antropologia, etnografia multispecie, simbolo e segno. La professoressa per l’esame ci aveva dato l’opportunità di portare come prima domanda, un argomento a nostro piacere, analizzato dal punto di vista antropologico. I voti più alti la professoressa li dà a coloro che stanno di meno a colloquio con lei perché per lei veramente importante per passare con un buon voto la sua materia è avere un ottima conoscenza dei termini, sapendoli usare appropriatamente, e saper collegare i vari argomenti. Votazione conseguita: 30 e lode L’antropologia è una materia difficile. I termini non sono nuovi, ma il modo in cui utilizziamo i termini e il contenuto che noi colleghiamo è sbagliato. È difficile per il linguaggio che sembra alla nostra portata ma devono essere utilizzati correttamente. È una materia che sta conoscendo un forte interesse in ambito della teoria e della pratica, perché da una decina di anni si è convinti che il nuovo paradigma che si vuole designare, che farà fare il prossimo salto al mondo, nel ritrovare un equilibrio tra i concetti di natura e cultura, sono continui. Il dramma è quello di aver individuato. La differenza non è disuguaglianza, è solo diversità. L’antropologia vuol dire studio dell’uomo in relazione al contesto culturale, storico e ambientale in cui essi vivono. Questo distingue la psicologia dall’antropologia, studia l’uomo in quanto uomo, non lo mette in relazione a un contesto e distingue l’antropologia dalla sociologia, che si concentra più sugli uomini, sulle comunità. Contesto ambientale: oggi è necessario nel momento in cui ci è stata una svolta riflessiva e questa concentrazione di tutte le discipline sia scientifiche che umanistiche nel riconoscere che il grande salto del domani sarà la conoscenza tra natura e cultura, non come una frattura ma come un legame di continuità, perché l’uomo e l’ambiente hanno una relazione profondamente stretta. Oggi si parla non solo di etnografia, che è il metodo antropologico quindi andare sul campo. Il laboratorio dell’antropologo è contaminante e contaminato, non entri con il camice ma ti sporchi le mani nel senso che non esiste uno studia, una ricerca nell’antropologia se non c’è un campo che può essere la rete ma anche un territorio o una squadra di calcio o una scuderia o un’isola remota del pacifico o la stessa università. Dalla sua nascita come disciplina accademica, l’antropologia come scienza accademica nasce solo a fine ‘800 quindi rispetto ad altre è tendenzialmente giovane. Da fine ‘800 a oggi come disciplina si è profondamente rinnovata, è entrata periodicamente in crisi in termini di riflessività su qual è l’oggetto di studio, qual è il metodo come differenziarsi o interagire con altre discipline umanistiche, come calarsi nei territori, essendo però oggi una disciplina che attrae molto. Oggi chi si occupa di turismo vuole le consulenze per i progetti l’antropologo perché mette in relazione l’offerta (mare, montagna, natura) con l’uomo, facendo della natura un oggetto e non come soggetto. Relazione fra l’uomo e il territorio. Quali sono i confine dell’antropologia? L’antropologia è definita come disciplina olistica che ha una serie di branche, di suddivisioni, che studia l’uomo nella sua relazione con un mondo culturale, storico e territoriale e che, a differenza di quando è nata, non si occupa più solo degli altri. Prima l’antropologo, fine ‘800 e inizi ‘900, era colui che partiva per vari territori e andava dalla popolazione primitiva a studiare come erano. L’idea è per molti che l’antropologo va lontanissimo ad esplorare nuovi territori e nuove tribù, quando si possono conoscere nuove pratiche anche nella popolazione occidentale. Quindi l’antropologia ben presto non è più solo la disciplina che va a studiare l’altro che è il più strano del mondo. Quando nasce è il periodo in cui c’è una piena attività di colonizzazione, della scoperta e conquista di alcune terre e in un periodo in cui storicamente viene chiamato evoluzionismo e del positivismo ed è caratterizzato dal fatto che allora l’occidente era al cento del mondo, anche nelle cartine. L’occidente a fine ‘800 si parla di una determinata parte di mondo che non è quel mondo che andiamo a indicare oggi quando parliamo di occidente. L’Australia, per esempio, non era occidente mentre oggi lo è in alcune discipline. Ai tempi occidente era Europa, una parte del Nord America. Si pensava che gli uomini al mondo nascessero con poche competenze che potevano essere imparate con una serie di insegnamenti e dove in termini evolutivi tutti gli uomini e popoli dovevano arrivare a un modello del plus che era il mondo occidentale in termini di pratiche, abitudini, religioni, diritti. Chi si andava a scoprire doveva poi assomigliare a un inglese e fino a che non lo diventava era un primitivo che doveva ancora evolvere. La parola primitivo, oggi quasi inutilizzata nelle scienze sociali, andava a intendersi come bambino. Il primitivo indipendentemente dall’età anagrafe era un bambino perché doveva imparare ad essere come gli occidentali. I tutti i trattati scientifici di allora spesso c’era un equiparazione dei termini. Oggi i confini geografi territoriali dell’altro, per l’antropologia, non esistono più perché l’antropologo va a studiare la tribù più lontana ma va anche a studiare un gruppo di studenti. Prima di tutto sono venuti meno i confini territoriali dell’interesse di studio. La prima antropologia non andava a studiare l’occidentale, ma solo chi era molto diverso da lui. L’antropologia pian piano inizia a capire che ci sono fenomeni importanti da sottoporre a studio che riguardano il contesto dove l’uomo bianco vive. Ultimamente i confini dell’antropologia si sono aperti anche per quanto riguarda l’oggetto di studio: prima era solo l’uomo nel suo ambiente culturale, nel suo ambiente territoriale, in un contesto storico. L’uomo magari si relaziona con la natura, uomo si relaziona agli animali che sono sempre entrati nell’interesse delle discipline umanistiche come simboli, come miti. Però era sempre l’uomo soggetto che interagiva con tutte queste realtà che erano oggetti o strumenti. Oggi tutti sono convinti che il grade salto scientifico sarà studiare l’uomo soggetto interazione con la natura, il territorio, ma anche con gli animali, con tutte le altre specie, riconoscendo a queste la soggettività. Quindi l’uomo non interagisce con la natura come possessore e gestendola come strumento, ma interagisce con una natura che a sua volta è soggetto. Tutto quello che si sente dire del cambiamento climatico o dell’importanza del cibo, ogni settimana c’è una tragedia legata a una non cura del territorio. Oggi gli scienziati che sono neutri, hanno dimostrato che anche i più grandi cambiamenti climatici che stanno devastando il pianeta terra hanno origine antropica, cioè umana, quindi legato alle azioni dell’uomo e i più importanti scienziati che si occupano di questo delle diverse discipline, dicono che si è arrivato a un punto di non ritorno. Sono tematiche così importanti (scioglimento dei ghiacci, innalzamento delle acque, problematiche dell’acqua non solo in termini di siccità ma il fatto che tanti paesi non hanno più acqua potabile perché da loro l’acqua dolce è salata per un meccanismo legato all’innalzamento delle acque. Questo fa perdere all’ecosistema tutta una serie di piante e animali che cambia la vita dell’uomo in termini di pratiche, di alimentazione, di attività lavorative. Si è arrivati qualche anno fa e oggi è oggetto di decisione alle Nazioni Unite, il primo stato che ha un sovrano, un popolo, ma non ha più terra. Esiste solo in termini di persone e governo che è completamente spostato su un altro territorio di un altro stato. Oggi le Nazioni Unite devo decidere cosa fare di questo stato perché si dice che fra 10 anni ci sarà il secondo. Queste sono le dinamiche per cui il cambiamento climatico influisce anche sulla vita dell’uomo. A questo si è arrivato per cause antropiche, per azioni dell’uomo che considera la natura tutta oggetto e strumento. L’uomo come specie che abita il pianeta deve interagire con le altre specie del pianeta. Probabilmente il prossimo candidato al Premio Nobel per la Fisica, ha dimostrato che in un laboratorio ipercontrollato in temine di contaminazione, le molecole hanno una risposta in base al soggetto-uomo che entra in laboratorio. Il grande cambiamento di paradigma del momento contemporaneo a livello scientifico è che l’uomo interagisce con altre specie e che le altre specie hanno agentività, cioè avere come soggetti una capacità di scelta pro attiva quindi io faccio una cosa perché la scelgo io, sono una parte attiva. L’agentività rimanda a all’attivazione del soggetto che compie una cosa. L’antropologia quindi studia l’uomo nel contesto in cui vive ed entra trasversalmente in tutti i settori. Quindi nasce già olistica perché studia l’uomo nel suo contesto più generale e studia tutto l’uomo, studia il rito ma le emozioni, studia l’uomo nella sua interezza. Il mondo accademico ha deciso di abbracciare come slogan di risposta, la risposta che diede un antropologo contemporaneo svedese Hannerz diede a un congresso alcuni anni fa: la diversità è il nostro mestiere. La diversità non è solo tra uomo e uomo, in base al diverso contesto culturale, territoriale o appartenenza religiosa, ma è anche tra uomo che scientificamente deve essere chiamato animale umano, perché al 100% un animale. La relazione è tra animale umano e animale non umano. La scienza ha dato delle certezze oggi che a noi non arrivano molto. La carta di Roma è un codice deontologico che l’ordine dei giornalisti italiano ha deciso di seguire che è nato dalla sollecitazione di una serie di realtà che continuavano a segnalare l’inappropriatezza del linguaggio sulle nostre tematiche da parte dei giornalisti. Oggi è ufficialmente è parte integrante del codice degli ordini dei giornalisti italiani che vincono dei premi quando sono segnalati per nonerrori. Si possono segnalare tutti gli errori con la sospensione di alcuni giornalisti. Le tre grandi diversità di cui si è occupata l’antropologia sono: la diversità etnica, differenza tra razza ed etnia, la diversità (…). La difficoltà per colui che si avvicina a questa disciplina per la prima volta è il vocabolario, termini, molto conosciuti ma che vengono utilizzati in maniera impropria. Sono termini non solo che hanno una definizione specifica scientifica, ma sono termini che subiscono periodicamente dei cambiamenti. IL NOSTRO AGIRE È uno schema fondamentale come metodo di pensiero per l’approccio a tutto ciò che è antropologico, quindi per tutto ciò che riguarda l’uomo sul pianete terra ed è intitolato il nostro agire perché sicuramente è importante per un uomo a livello di vita personale e professionale e per tutti gli uomini sulla terra. Chi ha ideato questo schema, che ha fatto una sintesi di ciò che è l’uomo nella sua quotidianità, è anche arrivato a dimostrare scientificamente quanto questo metodo è applicabile a tutti gli uomini sulla terra indipendentemente da dove sono nati e dove vivono. In questo momento questo schema può essere applicato a noi ma anche a una tribù che vive in Papua Nuova Guinea e può essere applicato anche a qualcuno che è implicato in una comunità virtuale, comunità in cui ci sono persone che si differenziano per cultura, religione, mentalità, provenienza. Per aiutarci possiamo pensare questo schema come un triangolo. PIANO ONTOLOGICO: è il vertice, la punta e quindi la vetta che può essere più o meno grande. Lo spazio è piccolo ma molto importante perché il piano ontologico ognuno di noi ce l’ha, ogni persona al mondo lo possiede. È il piano ultimo dei valori, è il piano dei valori fondamentali della persona, quelli che una persona dice io arrivo fino a un certo punto poi non vado oltre perché questo mio principio è fondamentale e guida la mia vita. Per chi è religioso c’è anche la religione, come guida di orientamento ad agire. Ognuno di noi ha dei valori che ha deciso di seguire. Bisogna pensarlo come uno spazio cassetto, il più piccolo come uno scrigno. Le cose fondamentali in termini di valori fondamentali non sono tanti ma sono importanti. Nelle vite di tutte le persone del mondo sono individuabili degli elementi che vanno a dare ragione degli atti, delle pratiche, delle scelte, dei comportamenti, delle norme che fanno riferimento al piano ultimo degli valori che la persona dichiara.