Il primo bacio - 20/12/2004 - Opera Omnia di Giacomo B. Contri

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É capitato che una mia visitatrice, che usa dire “paziente”, sognasse che la
baciavo.
Le pagine che seguono – trascrizione di un mio precedente intervento
parlato – sono l’interpretazione del sogno. “Interpretazione” significa l’atto
compiuto da quello che siglo come A u – di cui lo psicoanalista è un caso –, l’Altro
non qualunque (non Aq), perché rappresenta l’Universo di tutti gli altri. Egli
“visita” la mente della visitatrice, o visitatore, prima di ogni altra… visita (ecco
perché lo psicoanalista non visita il paziente secondo l’uso medico anche se è
medico, e non per pruderie.)
1.
Il bacio
Il bacio: questo il tema.
Mentre ascoltavo chi parlava prima, mi tornavano alla mente due celebri
raffigurazioni del bacio nella storia dell’arte.
Una è l’adorabile bacio di Eros a Psiche di Canova, quel bacio giustamente
celebre perché dice tutta la differenza che c’è fra eros e pornografia. E dico l’eros
in quanto implicante logicamente i sessi: un’implicazione che è quella della nonobiezione a essi, non quella della necessità di essi, giusta il nostro permanente
adagio: non c’è istinto, e in particolare non c’è istinto né bisogno o fabbisogno
sessuale.
In fondo il moralista di sempre preferisce la pornografia, anche e proprio
se è dell’Esercito della Salvezza: infatti la pornografia gli dà ragion d’essere, l’eros
no.
Infatti Psiche, qui “nuda”, non è affatto nuda perché il corpo e bacio di
Eros la veste. I corpi sono reciprocamente l’abito da sera degli amanti.
La nudità è un’idea delirante, e secondaria o sopravvenuta (lo diceva già il
Libro della Genesi): essa non esiste nell’Eros. Ma dopotutto non esiste neppure
nella prostituzione, perché nel rapporto mercificato non ha senso parlare di
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L' idea di giornalismo freudiano è della prima ora: si tratta sempre e comunque di vita giornaliera.
IL PRIMO BACIO [1]
Amore logico
“merce nuda”, la merce essendo forma; e nemmeno nella pornografia, perché
non ha senso parlare di “grafia nuda”, la grafia essendo forma. E’ solo una
credenza quella di rappresentare il “nudo” per mezzo della rappresentazione degli
organi sessuali: la pretesa “nudità” è un’idea delirante che, se avesse
rappresentazione, sarebbe quella di un mostro (un mostro teorico, inquinante il
pensiero).
A ulteriore conferma, c’è l’osservazione che il consumatore ossessionato
di pornografia che cosa domanda con il suo “ancora ancora!” infinito, se non la
rappresentazione di un’Idea? É un contemplativo, in attesa di un Aldilà in cui
potrà finalmente… vedere. La domanda infinita di “porno” arricchisce e
completa la tematica dell’infinito. Povero Dio!, ridotto a Oggetto ultimo della sete
pornoscopica. Feticistico Dio-Oggetto: bella “Teologia”! L’Oggetto “Niente”:
nostalgia pornografica del nichilismo. L’avreste detto che il consumatore di
porno è un mistico?
I Pornoshop dovrebbero includere nel loro Tempio una Cappella per la
contemplazione pornoscopica, essa sì veramente… trascendentale.
Il pio moralista preferisce anche la prostituzione: per una buona
“conversione”, quale migliore antefatto che non la prostituta? E infatti la
“Maddalena”, con una storica stupidità esegetica senza eguali, è sempre stata
immaginata come una prostituta convertita: balordaggine di due millenni. C’è
ancora speranza per l’intelligenza?
Nel bacio di Canova non c’è traccia di pornografia, pur essendo palese che
in esso nulla è o potrebbe essere lasciato alla fantasia. Potremmo disegnarne al
computer tutte le possibili varianti. Qui “fantasia” significa atto di
immaginazione, non il “fantasma” freudiano che è una Teoria. E le varianti sono
varietà non tipi. La varietà, il bacio, è ripetibile (Wiederholung) senza compulsione
(Zwang): è il tipo a essere compulsivo (la psicopatologia è tipi, la normalità è
varianti).
Che il corpo di Eros sia l’abito di Psiche ha prova sperimentale: si provi a
cancellare il corpo del primo – coprendolo con un liquido del colore dello
sfondo, o elettronicamente – , e si vedrà che il corpo della seconda ha la forma
del corpo del primo, ossia è vestita.
Un secondo celebre bacio è quello di Hayez qui a Brera, benché io gli
preferisca Canova. Menziono anche Hayez perché il fatto che qui i corpi siano
vestiti in senso tradizionale, dice semplicemente che nei due casi si tratta soltanto
di varianti nell’abito, ambedue eleganti: non c’è nudo in nessun caso. Virtù e vizio
non si distinguono per l’assenza o la presenza del vestito fisico (alludo a una
Teoria del passato su Virtù e Vizio). La virtù è sempre erotica, anche nella
monaca al di sopra di ogni sospetto.
A proposito di Kierkegaard, è compulsiva in lui l’inibizione, razionalizzata
o meglio teorizzata, a baciare Regina Olsen. Non compulsivo sarebbe se non solo
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baciasse Regina, ma rinunciasse alla rinuncia delle rinunce: l’obiezione di principio a
farlo. L’angoscia di Kierkegaard trabocca di parte in parte, salvo mentire
sull’angoscia nel momento stesso in cui è vero che stato il primo uomo della
storia ad averne parlato. Ciò, benché lo abbia fatto in versione perversa, lo rende
meritorio ai nostri occhi.
2. Il primo bacio
Ma ora nel parlare del bacio introduco una distinzione. Il bacio di cui ho
appena detto – Canova, Hayez – è soddisfacente, purché non gli vengano imposti
limiti – che sono pur sempre ristretti anche nella massima liberalità erotica -. né
inibitori né istigatori. Quest’ultimo è il caso del “superio”, interpretato da J.
Lacan come l’imperativo del godimento “Jouis!”. Esemplificato popolarmente dal
padre che istiga i figli a “godersi le donne” (segue destino funesto). Degnamente
in coppia a delinquere con la madre che insegna alla figlia la Teoria che gli uomini
vogliono soltanto quella “cosa” (segue destino funesto).
Ma qualsiasi bacio si immagini, si immagina sempre e solo il secondo.
C’è un primo bacio, che è anche quello che apre le porte alla contingenza e
non necessità del secondo. “Non necessità” significa ciò che diciamo sempre: che
non esistono istinti, né sessuali né alimentari né spirituali, né bassi né alti, né
umani né divini (pensateci: tutti in fondo pensano Dio come istinto alto, Sommo
Bestione, SB come in Sommo Bene). Quanto agli animali, concediamogli pure un
po’ di istinto, magari stagionale, ovviamente primaverile come in Walt Disney.
C’è una relazione stretta fra lavoro psicoanalitico e psicopatologia. Il
lavoro psicoanalitico, da bocca a orecchio con sospensione dell’occhio, è
paragonabile a un polmone: il polmone che sta fra il sangue arterioso spinto in
avanti dal cuore – il sangue arterioso della nostra Enciclopedia , o della lingua
parlata in essa – e il sangue venoso della psicopatologia, della conoscenza della
psicopatologia.
Nel Lavoro Psicoanalitico [seduta del 25 gennaio 2002, ndr] si è posta la
distinzione fra udire e vedere, auditus e visus, e si è esplorato il rapporto tra udire e
parlare, o parlare e udire. La distanza fisica misurabile che intercorre fra
l’orecchio dell’uno e le labbra dell’altro è solo lì a rappresentare il fatto che il
rapporto, a partire dal primo dei rapporti ossia il primo bacio, quello tra auditus e
labbra, non è immediato ma mediato. L’“amore” esiste solo come mediato, senza
il cic-ciac dell’immediatezza (“a-tu-per-tu” come “pelle-a-pelle”). Senza il primo
bacio, peraltro, prima o poi non ci saranno neanche più i secondi baci, che
avranno avuto la durata di un intervallo di tempo in cui la “passione” e l’angoscia
non sono facilmente discernibili.
Ma l’annullamento della distanza fisica in occasione del secondo bacio, più
o meno accompagnato da quel che si sa, può assumere il senso di un ideale
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catastrofico (come tutti gli Ideali) aggravato e non alleviato dal consueto “diamoci
del tu”. Sono arrivato tardi a chiedermi perché mai gli amanti dovrebbero darsi
del tu negli ébats amoureux. un “tu” che trova epilogo nell’odio, secondo
quell’osservazione fonetica di J. Lacan per cui tu es (tu sei) e tuer (uccidere) sono
omofoni (quasi). Poi l’odio si maschera da formazione reattiva. Ci sono anche
formazioni reattive a due, o più, che costituiscono un caso di associazione per
delinquere. Fare l’amore senza il primo bacio può essere un’imprudenza che si
paga cara.
Come giustamente dicono le prostitute, tutto ma non baciare. In ciò
hanno una logica, stringente e non commerciale: il rapporto prostituivo non è un
rapporto. É il primo bacio a fare rapporto, e senza contatto, salvo chiamare
contatto le onde sonore dalla lingua a “toccare” l’orecchio. E in effetti l’orecchio
è un organo altamente erotico, forse più della pelle: dunque “bada a come parli!”
La distanza fisica tra bocca e orecchio non ha nulla a che vedere col
“prendere le distanze” o “tenere la distanza”: significa asciuttamente che l’amore,
se è, è logico prima che fisico, e come condizione del fisico. E anche senza
confusione con l’innamoramento, in cui individuo e massa sono solo estremi che
si toccano.
C’era una battuta che divertiva tanto me e i miei amichetti quattordicenni:
“Con la scusa di sc…rla, la baciò!” Raro caso di buona sboccatezza. Notevole,
nel nostro essere divertiti, il dato intellettuale: nella nostra inesperienza
adolescenziale non capivamo niente, ma capivamo tutto.
“Primo bacio” è solo un altro modo di dare un nome alla pietra scartata, il
rapporto (soppiantato dall’oggi dominante “interazione”). Il primo rapporto, anzi
il rapporto, è il bacio tra bocca e orecchio. E’ il bacio dell’ascoltare che tratta
l’udito come materia prima per un progresso: bacio come intendere. Intendere
come vita dell’udire, e intendere come intendimento, intelletto, logica.
In una certa seduta risultava una celebre frase di Tommaso d’Aquino, fides
per auditum, ossia che la fede si fa via timpano, senza allucinazione né empito
spirituale: via udito, orecchio esterno, orecchio medio, orecchio interno, sistema
nervoso. La fides, se ha senso, è intelletto. Amore logico.
Per inciso, osservo che nel caso di Cristo la fides è un giudizio di affidabilità sui connotati dichiarativi che ne sono notificati, dunque senza
distinzione tra fede e ragione; mentre non è questo il caso della fede islamica, in
cui non è implicato il giudizio di affidabilità di qualcuno nelle sue dichiarazioni.
Allo stesso modo che per la fides:, amor per auditum: il primo bacio.
La cosa è bene risaputa in tanti casi di isteria, allorché l’orecchio si fa non
intendente fino a sintomaticamente anacusico, non sente. L’idea mi è venuta
poco fa: le Commedie di cui ci occupiamo quest’anno, e in fondo sempre, sono le
commedie dei sordi, in cui è omesso il primo rapporto, che è mediato, senza
contatto. Il primo bacio non è abbraccio. Se c’è primo bacio, potrà seguire
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l’abbraccio, ma il primum nell’esperienza, ivi compreso il solito mammabambino, il primum del rapporto non è l’abbraccio. Non è il contatto. Il primo
bacio è il rapporto fra l’udito e le labbra.
3. 4. 5. … Articolazioni successive
Nella revisione di questo intervento parlato si sono affacciate diverse
articolazioni, che momentaneamente ometto (psicopatologia, autismo,
eros/agàpe, logica, psicopatologia, castrazione, “Edipo”, capitalismo, lavoro).
dicembre 2004
20 dicembre 2004
NOTE
[1] Intervento finale di Giacomo B. Contri nella Terza Lezione del Corso 20012002 “Commedie del pensiero”, in data 26 gennaio 2002, dal titolo comune della
Giornata “Io che inizia e giudica”. Pronunciato “a braccio”, rivisto dall’Autore in
ottobre 2004.
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