38 MERCOLEDÌ 16 DICEMBRE 2015 ELENA NIEDDU «CERTE COSE sono perfette cosìcomesono»,diceilregista Ettore Scola, a Genova per la regia della “Bohème”, che debutterà domani sera al teatro Carlo Felice. È l’opera più autobiografica di Giacomo Puccini, quella in cui il compositore ha lasciato espliciti riferimenti al periodo “scapigliato” trascorso a Milano, come ha sottolineato il direttore artistico e d’orchestra, Giuseppe Acquaviva, nell’affollatissima prova d’assieme di domenica scorsa. È l’opera, forse, più commerciale fra quelle firmate dal compositore «delle emozioni», come lo definisce il soprano Desirée Rancatore, al debutto nel ruolo di Musetta. Commerciale, cioè popolare. Scola cita Antonio Gramsci nel sottolineare come “popolare” significhi la più alta manifestazione di un lavoro: «perché risente delle suggestioni che il popolo metterà nell’opera». In effetti, “La Bohème” è ricca di atmosfere e offre diverse letture, lascia allo spettatore la scelta se seguire il fluire della trama o provare ad annodare legami fra i personaggi, fonde spensieratezza e tragedia in un’unico racconto. Il primo obiettivo di Scola, uno dei grandi maestri del cinema italiano, è stato quello di «non rovinarla. Ci si può anche riuscire,quandosivienedaunaltro linguaggio. Uno dice “la modernizzo, la attualizzo...”, ma questo è un pericolo per quelle che sono opere contemporanee, che accadono nel momento in cui vengono proposte». Qui e ora. Che vogliono anche dire Parigi, i suoi caffè, le sue strade colpite anche dagli attentati del 13 novembre. Impossibile non pensarci. Anche nei primi due quadri, in cui Scola e i cantanti restituiscono un’atmosfera di leggerezza e di letizia: «L’ironia è già nella musica, nel libretto» dice Scola «era facile sottolineare momenti di scherzosità, quasi di comicità, fra i personaggi che pure hanno coscienza di un cambiamento imminente. Non c’era da inventare nulla, solo da restituire un’ispirazione». Del resto, l’obiettivodichiaratodelregista è quello di «suscitare» nello spettatore «le stesse emozioni che ha provato la prima volta: quando ha scoperto i personaggi e la trama. Ecco, l’ultima “Bohème” si propone questo». Non sarà facile, soprattutto per i melomani che di “Bohème” ne hanno viste a decine. Ma su questo scopo converge il frutto del lavoro di tutti: le scenografie di Luciano Ricceri, i costumi di Cristina Da Rold («sono bellissimi», anticipa la Rancatore), le luci di Valerio Alfieri, fondamentali nel sottolineare gli stati d’animo e nel rendere l’atmosfera di quella Parigi brulicante di energia che avrebbe cambiato per sempre il mondo dell’arte. Ha lo stesso obiettivo anche la direzione d’orchestra di Acquaviva, «preparato puntigliosamente sui testi» dice Scola, ma originale «nell’inventare doppi sensi» e nel trasmettere al pubblico la passione per un’opera che evidentemente ama moltissimo. Il risultato è una messa in scena divertente, con al centro un’idea di freschezza che non si può non legare alla giovinezza: «Il pittore Marcello forse oggi sarebbe un writer» xte cultura IL SECOLO XIX Da giovedì al Carlo Felice La Bohème DA OGGI A GENOVA Opere di Manzoni e Correale “Chaotic Passion” a Villa Croce, in mostra 30 anni d’amore per l’arte ROBERTA OLCESE GENOVA. “As still as the sea nato che costituiranno il nostro organico - spiega Roi Stiamo migliorando in tutte le voci, nell’efficientamento, negli incassi, nelle sponsorizzazioni, nell’interesse e nella fiducia ma il ritmo del miglioramento è ancora troppo lento. Il Carlo Felice aggiunge il sovrintendente deve aumentare la sua attrattività, espandere il suo prestigio in Italia e nel mondo e bisogna fare in modo che diventi sempre di più un teatro regionale». Ovviamente il fatto che il piano sia stato approvato alla fine del 2015 imporrà al Carlo Felice di correre di più nei prossimianni,rispettoaiteatri che hanno avuto più tempo. Intanto, inevitabilmente, il bilancio del 2015 si chiuderà con uno squilibrio ancora negativo, mentre una partita diversa è quella che riguarda i debiti del teatro, che superano i 20 milioni di euro. «Il prestito dello Stato ci aiuta comunque anche rispetto all’esposizione debitoria» sottolinea il sovrintendente. could be”. È il titolo surreale dell’opera che campeggia nel parco del Museo di Villa Croce, un lavoro “site specific” realizzato dall’artista napoletana Alice Guareschi per “Chaotic Passion”, rassegna curata da Anna Lovecchio e Chan, al secolo Hilda Ricaldone e Carlotta Pezzolo, per celebrare i primi 30 anni del museo. Oggi alle 18 ci sarà l’inaugurazione aperta al pubblico. Le curatrici si sono immerse nelle opere della collezione e in particolare nella “Raccolta Cernuschi Ghiringhelli” donata al Comune nel 1990, e hanno individuato 18 lavori prevalentemente astratti che potessero dialogare con altrettante opere di artisti contemporanei under 40. Nel gruppo degli “storicizzati” spunta l’Achrome del ’58 di Piero Manzoni, una delle più significative operazioni di azzeramento del linguaggio della pittura: sono infatti quadri completamente bianchi che assumono una dimensione scultorea attraverso le pieghe e le grinze della tela. Non manca il “Concetto Spaziale” del ’61 di Lucio Fontana, una “Costellazione” del 1963 di Dadamaino, una delle poche artiste del mitico bar Giamaica a Milano. Gli artisti contemporanei qui non sono emergenti in cerca di un’occasione, ma giovani con esperienza, selezionati dalle curatrici dopo un anno di ricerca. Una su tutte Margherita Morgantin, della Galleria Continua di San Gimignano, che ricerca i numeri primi, di cui rappresenta le sequenze in 74 fogli a quadretti formato 49x49 cm colorati a pastello con le variazioni del rosso. Morgantin ha iniziato nel 2011 e più che risolvere i quesiti matematici che la porteranno a realizzare un foglio completamente bianco insegue il ritmo. A Villa Croce è esposta insieme a uno scettico Vincenzo Agnetti del ’69, “Macchina drogata”, che sostituisce il significato dei numeri all’alfabeto. La mostra è garbata, ma non disdegna la critica. È il caso di “The Warpand the Weft” del 2012 di Danilo Correale, installazione con cinque grandi teli dal motivo scozzese tartan, appesi al soffitto. I colori della trama di ognuno riprendono quelli dei loghi delle più influenti istituzioni finanziarie internazionali. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA “La Bohème” con le scene di Luciano Ricceri e la regia di Ettore Scola va in scena domani sera al Carlo Felice di Genova Una serata di sorrisi e lacrime come se fosse la prima volta Il regista Scola: «Opera perfetta, da non rovinare I giovani? Una generazione migliore della mia» diceilsopranoFiorenzaCedolins, che interpreterà il ruolo di Mimì nelle recite del 17, del 20 e del 22 «l’arte ha bisogno di libertà, ed è anche ricerca, è coraggio di abbandonare la strada che porta al successo». Per questo, la sua Mimì sarà meno angelicata e più vicina a una dimensione di normalità, interrotta poi dalla malattia, immersa nella quotidianità che vivono molti giovani, nel loro cercar di cogliere tutte le opportunità della vita. «I giovani di oggi sono migliori della mia generazione» conclude Scola «sono insoddisfatti, non hanno modelli da imitare, eppure hanno un’allegria in più». Quella che consentirà loro di trarre positività dai momenti più difficili, vivendo appieno la loro “Bohème”, fatta di sogni da realizzare. Prima che sia troppo tardi. Il regista Ettore Scola [email protected] GENTILE ORSELLI In scena Sette recite fino al 3 gennaio ••• “La Bohème” di Giacomo Puccini va in scena domani alle 20.30. Con Fiorenza Cedolins (Mimì), Desirée Rancatore (Musetta), Leonardo Caimi (Rodolfo), Elia Fabbian (Marcello). Fabbian sarà di scena anche nella recita del 22 al posto di Fabio Maria Capitanucci. Repliche il 20, 22, 27, 29 dicembre e il 2 e 3 gennaio. Nella replica del 2 gennaio Mimì sarà interpretata da Serena Gamberoni. I solisti del teatro dell’opera di Astana saranno i protagonisti delle ultime 4 repliche © RIPRODUZIONE RISERVATA I MINISTERI HANNO APPROVATO IL PROGRAMMA DI INTERVENTI PRESENTATI DAL CDA Arriva il via libera al piano risanamento Pronti 10 milioni, ma il teatro deve ottenere il pareggio di bilancio entro il 2018 Felice allo Stato in 30 anni a tassi agevolatissimi e, intanVIALIBERAalpianodirisana- to, il teatro deve avviare gli mento del Carlo Felice ma, in interventi previsti dal piano cambio del prestito statale di eraggiungere,appunto,ilpacirca13milionidieuro,iltea- reggio di bilancio. Inizialtro dovrà raggiungere il pa- mente questo obiettivo reggio di bilancio entro il avrebbe dovuto essere rag2018. Nei giorni scorsi è stato giunto nel 2016 ma il decreto emanato il decreto dei mini- milleproroghe di prossima steri dei Beni e delle Attività approvazione sposterà il terculturali e dell’Economia che mine di due anni. «L’approapprova il vazione del piano di risapiano è un LA SCOMMESSA namento, incoraggiapresentato a Il sovrintendente mento suo tempo commenta il Maurizio Roi: dal consiglio sovrintendi ammini- «Adesso dobbiamo dente del strazione del Carlo Felice accelerare il ritmo teatro genoRoi del miglioramento» Maurizio vese per ri- Con questa spondere ai approvaziodettami delne si è chiusa la legge Bray. Contempora- una partita importante e neamente è stata approvata molto complessa. Quello che l’assegnazione del relativo abbiamo presentato era un finanziamento statale: poco piano difficile, perché la sipiù di 13 milioni di euro, dai tuazione era complicata, e ci quali, però, devono essere sono state lungaggini burodetratti 3.103.164 euro, già cratiche. Adesso abbiamo bierogati al teatro genovese sogno di aumentare il ritmo nel 2014. Questo prestito do- del miglioramento che è anvrà essere restituito dal Carlo cora troppo lento, e la città ANNAMARIA COLUCCIA Il sovrintendente Roi deve credere di più nel suo teatro». Il Carlo Felice è l’ultima Fondazione lirico sinfonica italiana a vedersi approvare dai ministeri competenti il pianodirisanamentoche,secondo le prescrizioni della legge Bray, mira a ridurre il personale, aumentare l’attività, gli incassi derivati dalla biglietteria e le sponsorizzazioni. «Già nel 2016 raggiungeremo, solo con i pensionamenti, l’obiettivo dei 244 dipendentiatempoindetermi-