La tassa nascosta della corruzione Non è un caso se l’Italia fra i paesi Ue è al penultimo posto fra quelli più corrotti (ci batte, si fa per dire, solo la Bulgaria) ma è anche in fondo alla classifica per la situazione economica Quella nostra palla al piede Fondata da Antonio Gramsci nel 1924 Claudia Fusani l Non ci sono numeri e percentuali. Il costo vivo di 60 miliardi è stato definitivamente cancellato poiché non verificabile. Ma la corruzione resta il problema dell’Italia, penultima in Europa secondo tutti i parametri disponibili. Segue a pag. 7 €1,40 Questo giornale ha rinunciato al finanziamento pubblico Anno 94 n. 110 Venerdì, 26 Maggio 2017 unita.tv L’INCIDENTE IMPERFETTO Emendamento del capogruppo Pd Rosato. Mdp: così usciamo dalla maggioranza P. 6 Se tornano i voucher il governo è precario Paese a numero chiuso Staino l Il Tar: no ai direttori di musei non italiani. Figuraccia mondiale l Solo 6 studenti su 10 all’università e l’accesso si restringe P. 2-5 La più classica delle toppe Maurizio Boldrini y(7HD9B7*KKMKKT( +_!"!,!?!. R ieccoci a parlare di “numero chiuso”. Come facciamo ogni anno: d’altra parte è la ricetta che è subito in mente quando ci si trova di fronte a piccole o grandi svolte nel sistema universitario. Mancano docenti? Per anni non sono stati reclutati giovani docenti capaci di dare nuova linfa, non solo numerica, ai corsi universitari? Per decenni si è finanziato tutto, tranne che la ricerca e la formazione? Il danno è presto riparato: mettiamo il numero chiuso. Quando ci si rende conto, ad esempio, che è sballato il rapporto tra il numero degli studenti e quello dei docenti si ricorre alla più classica delle toppe. La questione, in questa tornata, è stata proposta dal caso limite della Statale di Milano, dove è stato deciso di applicarlo ai corsi dell’area umanistica. In sostanza il provvedimento, se confermato, porterà solo a una riduzione dell’offerta formativa dell’università pubblica. Con effetti immediati. Segue a pag. 3 OGGI IN RADAR All’interno Ma studiare è il nostro diritto natuale Ivano Dionigi Il 24% di laureati peggio di noi solo la Romania Al Tar si ferma l’Italia: 200mila ricorsi pendenti Adriana Comaschi Massimo Solani P. 2 P. 2 P. 5 Quella fame antica come un dolore Daniela Amenta D ifficile che Edoardo Rixi, segretario regionale della Lega Nord in Liguria, abbia mai visto Accattone esordio alla regia di Pier Paolo Pasolini, un film del 1961 contestatissimo all’epoca dai fascisti che durante la prima a Roma lanciarono contro lo schermo inchiostro e finocchi. Il protagonista della pellicola - Cataldi Vittorio, interpretato da Franco Citti -, al terzo giorno di digiuno dice: «Eppure che è la fame? Un vizio! È tutta un’impressione! Ah, se nun c’avessero abituati a magna’, da ragazzini». Ecco, onorevole Rixi che cosa è e- sattamente la fame? È un “vizio” che provano quei migranti che girano per Genova chiedendo ai passanti due spicci? Rixi, ex vice di Salvini, solo ieri ebbe a dichiarare: «Gli immigrati Cannes, invasione russa Due pellicole indipendenti per raccontare il mondo che (non) cambia Alberto Crespi che stazionano davanti a esercizi commerciali, portoni, semafori e vagabondano per le strade di Genova saranno schedati e denunciati alla prefettura: chi fa accattonaggio non può godere dei privilegi dell’accoglienza. Sarà uno dei primi provvedimenti che la Lega attuerà quando saremo al governo della città». Attendendo la presa del palazzo Rixi minaccia, brandisce, se la prende con i più fragili, animato da una furia simile a quella di chi a suo tempo lanciò inchiostro contro i diseredati di Pasolini. La fame è un vizio, quasi peggio della fama ricercata a ogni costo, con ogni mezzo necessario. E dire che Rixi avrebbe il suo bel da fare tra gli Amici della Montagna, associazione che presiede con indefesso vigore e la difesa per il cosiddetto scandalo delle “spese pazze” in Regione Liguria, indagine per cui è stato rinviato a giudizio. Nella lista redatta dai magistrati figurano pranzi in Costa Azzurra a base di ostriche, menù bambini e Alice Rohrwacher, regista «Il documentario per me è vita nuda, parto dai paesaggi per narrare» Dario Zonta cenoni di Capodanno, roba che i disperati che attraversano il Mediterraneo neppure immaginano. Tutta un’impressione la fame, aveva ragione Accattone. È un sentire antico e doloroso, così simile a un viaggio su barchini che dondolano come gusci di noce in un mare grandissimo. Terribile la fame, come la paura di chi scappa, lascia la casa, i luoghi che sa ed è costretto a improvvisare un futuro al buio. Immensa la vergogna ad allungare una mano, a chiedere aiuto, a tenersi a galla tra dignità negata e speranze che annegano. C’è un altro personaggio nel film di Pasolini, si chiama Balilla. E a un certo punto dice: «er monno è di chi c’ha li denti». Forse è ora di cambiarlo questo mondo. Pensarlo diverso, finalmente diverso anche per chi non ha denti. Tra Buddha e Alessandro III Da oggi a Pistoia protagonista l’antropologia Un testo d’autore John Eskenazi