Vulnerabilità

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Sociologia G. Argomenti della lezione del 24 maggio 2005.
Le classi sociali nella società contemporanea: discussione su problemi tecnicometodologici e teorici legati ai criteri di misurazione delle classi sociali
àProblemi tecnico metodologici. La misurazione della posizione di classe delle donne.
Il genere è una variabile importantissima nella generazione non solo di differenze, ma di
diseguaglianze.
- Come si misura la appartenenza di classe per le donne? Dal momento che la misurazione della
posizione nella stratificazione sociale (o di classe) avviene spesso sulla base della posizione
occupazionale, cosa succede per le donne quando queste non lavorino o siano disoccupate?
Vi è chi sostiene (come Goldthorpe) che è giusto desumere la posizione femminile da quella
maschile (cioè del partner). L'esperienza occupazionale delle donne è tendenzialmente discontinua,
o part-time, ecc.
Altri sostengono invece che le donne hanno oggi più chance di lavoro e di carriera, spesso vivono
sole e quando non vivono sole con un lavoro che dà loro autonomia di reddito, e quando vivono in
coppia e lavorano il loro reddito potrebbe essere altrettanto importante di quello del marito nel
acquisire una certa posizione sociale e nel mantenerla.
Dunque per il fatto di lavorare stabilmente le donne maturano una autonoma posizione di classe,
che talora può essere superiore a quella del marito
E' giusto dunque tener conto della loro specifica posizione.
La posizione oggi più diffusa in proposito è quella che raccomanda di tener conto della posizione
occupazionale più elevata tra quelle dei coniugi occupati (potrebbe essere la donna, non
necessariamente l'uomo).
Questo principio vale anche quando si osservi la appartenenza di classe di un figlio
che sta ancora in famiglia e per il quale si registra la posizione di un genitore
Più in generale il criterio cosiddetto della dominance è sensibile non solo alla questione di genere ,
ma anche all’importanza del nucleo familiare quale arena entro la quale si costruiscono, si
scamb iano e si ricombinano risorse di reddito, di aiuto, di cura (care) ecc.
2. L’emergere di nuove diseguaglianze sociali che si generano parzialmente al di fuori
dell’appartenenza di classe e che dunque hanno bisogno di altre classificazioni.
L’intreccio di fenomeni, comuni a tutti i paesi occidentali, come
-la crisi del modello industriale fordista e del modello di lavoro stabile continuativo e tutelato che
ad esso faceva capo:
-il progressivo indebolirsi delle strutture familiari e della protezione che esse durevolmente
rappresentavano per i componenti più deboli o inattivi
-l’invecchiamento della popolazione e il suo crescente bisogno di cura (inteso più che nel senso di
cure, o terapia, nel senso di care, sostegno, attenzione, ecc.)
àconcorrono a rendere sempre più statisticamente rilevante un fenomeno che studiosi come
Costanzo Ranci e Giuseppe Micheli, tra gli altri, hanno definito vulnerabilità.
*Vulnerabilità: situazione di squilibrio o di scompenso generata dall’ inserimento precario nei
contesti ( come il mercato del lavoro e la famiglia) che costituiscono i canali di accesso alle risorse
fondamentali dell’integrazione sociale, e altresì dalla povertà delle reti sociali, dall’ esposizione a
sovraccarichi di cura, ecc.
La condizione di vulnerabilità può essere osservata a partire da tre dimensioni cui fanno capo tre
grandi gruppi di individui che possono essere definiti vulnerabili per aver esperienza di almeno una
di quelle tre condizioni che, secondo Ranci, definiscono la vulnerabilità.
La prima dimensione: insediamento nella precarietà, è tipica di chi vive la precarietà come unica o
prevalente esperienza della vita adulta: sono per lo più immigrati, lavoratori flessibili, madri sole
con figli, di famiglie con figli piccoli (anche se bireddito), e altri.
La seconda dimensione è quella della destabilizzazione, propria di chi subisce una perdita di
risorse, venendo da un passato lavorativo o abitativo stabile e mediamente garantito: sono definibili
vulnerabili secondo questa dimensione i disoccupati di lungo periodo, le famiglie che hanno subito
uno sfratto, i residenti in quartieri divenuti degradati, le famiglie numerose, le famiglie che hanno
uno o più anziani coresidenti.
L’ultimo gruppo è definito dalla dimensione del sovraccarico di cura e comprende gli anziani non
autosufficienti, le famiglie con figli disabili, le famiglie con malati psichici, tutti coloro che, per
quanto assistiti dal welfare o da associazioni di volontariato, subiscono una fortissima compressione
dell’organizzazione familiare normale, vedono erodersi le reti sociali, rischiano l’ uscita o il
mancato ingresso sul mercato del lavoro, specie se donne
Questa classificazione di individui/famiglie vulnerabili, di recente testata su una regione ricca come
la Lombardia (ambito nel quale si è svolta la ricerca di Ranci e Micheli), ha fornito una stima
complessiva di persone vulnerabili pari a circa il 30 % della popolazione della regione.
(*definiamo, in questa ottica, vulnerabile colui che può essere assimilato ad almeno uno dei gruppi
ricostruiti sulla base delle tre dimensioni della vulnerabilità).
3. Gli scenari del presente e del futuro
In tutti i paesi si può dire che il sistema occupazionale è cambiato, evidenziando una forte
contrazione della classe operaia e un relativo aumento della classe media.
Ciò prefigura un trend di progressiva modificazione dei confini tra le classi o addirittura di
scomparsa dei confini tra le classi ? oppure no?
3.1. Se consideriamo le condizioni materiali pure e semplici si può solo dire che:
-è vero che il reddito reale è aumentato nel corso dell'ultimo secolo nella maggioranza della
popolazione lavoratrice in maniera da triplicare o quadruplicare quello ottenuto all'inizio del secolo.
E così pure quello di impiegati dirigenti e libero professionisti.
Nondimeno la distribuzione del reddito è rimasta diseguale. Nel 1991 ad esempio in Gran Bretagna
il 20% delle famiglie riceveva metà del reddito totale della popolazione. Il divario è particolarmente
alto negli Stati Uniti, meno in Europa (in Europa il più alto indice di diseguaglianza è della Francia
e dell'Italia)
3.2 Se consideriamo altre risorse, quelle ad esempio legate al lavoro ( potere, qualificazione, ecc.)
ci sono pareri contrastanti
La teoria dell’industrialismo liberale, erede del funzionalismo, sostiene che le diseguaglianze di
classe sono destinate a scomparire poiché:
-aumenta il bisogno di lavoro qualificato
-devono quindi aumentare le occupazioni qualificate
-per costruire le quali non ci si può basare, ovviamente, su alcun meccanismo ereditario, dl
momento che la competenza si costruisce attraverso l’istruzione
-dunque la istruzione elevata si diffonde, e, con la sua diffusione, aumentano i candidati o poi gli
effettivi occupanti delle posizioni occupazionali qualificate;
A questa posizione uno studioso italiano, Schizzerotto studioso delle classi e della mobilità sociale
in Italia, obietta che è un dato di fatto che;
In primo luogo ancora oggi, almeno in Italia, si può osservare l’esistenza di una chiara relazione
statistica tra appartenenza di classe e possesso di un titolo di studio e
tra appartenenza di classe e rendimento occupazionale dell’istruzione (a parità di titolo di studio, ad
esempio della laurea, il figlio ingegnere di un operaio avrà più difficoltà a trovare lavoro del figlio
di un medico o di un dirigente, e il suo lavoro con maggior probabilità sarà meno remunerato
economicamente e socialmente di quello del figlio ingegnere del medico o dirigente.
Inoltre e più in generale, la società tecnologica e dei servizi non chiede solo lavoro qualificato, ma
esige altresì, lavoro dequalificato.
Così anche i cosiddetti cattivi lavori ( routinizzati, o faticosi, o in ambienti affollati e
rumorosi, o con turni disagevoli, o senza prospettiva di carriera, ecc) non sono solo tipici di una
società tradizionale, ma si riproducono anche in una società terziarizzata (si pensi ai servizi di
ristorazione rapida, ai call center, ai servizi di assistenza agli anziani non autosufficienti, ecc.)
Schizzerotto, sostiene in conclusione che
seppure i sistemi di welfare, la tassazione progressiva, la generalizzazione dell'istruzione hanno
smussato le estremità superiori e inferiori della scala della diseguaglianza, non esiste praticamente
alcuna sfera della vita sociale che non sia toccata dalle diseguaglianze di classe (compresa la
probabilità di ammalarsi).
3.3. La teoria erede delle posizioni marxiste sostiene che lungi dallo scomparire il proletariato è
destinato a ingrossarsi inglobando quella parte di impiegati/commercianti sottoposti a processi di
proletarizzazione (in senso stretto proletarizzazione significa perdita di autonomia, quello che
potrebbe succedere a un commerciante che deve o chiudere bottega o rassegnarsi a fare il lavoratore
dipendente in un supermercato; in senso lato con proletarizzazione si può intendere la erosione
delle risorse distintive della classe media , indipendente o dipendente, e la progressiva perdita di
controllo sulle condizioni di erogazione del lavoro, sulle sue regole, e più in generale sulle chances
di carriera e di vita ad esso legate.
Anche il lavoro impiegatizio, specie quello di basso livello, è dunque soggetto alle stesse
condizioni di dequalificazione, impoverimento, alienazione subite dal lavoro operaio nel sistema di
produzione di massa.
Quindi, anche se oggi molte più persone hanno lavori non manuali rispetto al passato, ciò non
significa che la classe media, grazie a questo processo, sia aumentata.
Quello che stiamo vedendo, anzi, è, sostiene Braverman negli anni '70 (Lavoro e capitale
monopolistico, 1974), un vero e proprio processi di proletarizzazione di massa.
Contro questo tipo di tesi si pongono le opinioni di coloro che tendono, al contrario a dare enfasi ai
processi di frammentazione sopravvenuti all’interno della classe superiore che depotenzierebbero il
potere della classe borghese come classe dominante
àSi parla in proposito della scomparsa della classe superiore e dell'avvento di una classe di
servizio fatta di alti dirigenti, professionisti, grandi amministratori (Goldthorpe).
I marxisti sostengono tuttavia che seppure la classe superiore ha cambiato composizione essa
mantiene il potere che la caratterizza, e che è definita dalla capacità di controllare il governo dei
grandi affari.
Va nella stessa direzioni anti- marxista la tesi, peraltro superata, dell’imborghesimento della classe
operaia.
In realtà gli studi empirici sui processi di modificazione del lavoro hanno prodotto risultati
divergenti. Oggi si riconosce la ormai avvenuta e profonda frammentazione della classe operaia
tradizionale, ma si è molto cauti nel parlare di imborghesimento
L'imborghesimento della classe operaia. In una famosa ricerca condotta da Goldthorpe nel 19681969 su un campione di operai di una fabbrica automobilistica, che godeva di salari superiori a
quello degli stessi impiegati si dimostrò che la tesi dell'imborghesimento era falsa. Le condizioni di
lavoro (ripetitive), il rapporto con il lavoro, le aspettative, ecc. mantenevano questo gruppo
all'interno della classe sociale operaia.
Successivamente non sono state fatte altre ricerche altrettanto mirate.
àQuanto alla classe media, infine, molti studiosi pensano, in polemica con le tesi della
proletarizzazione, che al di là delle condizioni di lavoro, di frequente assimilabili a quelle operaie,
i colletti bianchi gravitino più verso la classe media, per autopercezione, aspettative, riferimenti
culturali.
4. In generale, comunque, la crisi del precedente modello industriale e la connessa difficoltà a
rimanere stabilmente sul mercato del lavoro modificano profondamente condizione oggettiva e
vissuti di ciascuna classe.
Se da un lato si potrebbe dire che unificano la classe operaia e a quella media sotto quella
particolare egida che non è il tipo di lavoro ma è il rischio occupazione, tendono dall'altro a
frammentare tutte le classi lungo le molteplici linee dei regimi di lavoro, dei tipi di contratto dei
settori di lavoro e a individualizzare moltissimo il rapporto con il lavoro.
Di qui la crescente popolarità guadagnata dalla cosiddetta tesi della frammentazione ( che può
essere attribuita al sociologo tedesco Ulrich Beck e al sociologo inglese Anthony Giddens).
In realtà la tesi sulla frammentazione delle classi si combina con la tesi di una società del rischio in
cui non è solo il rischio lavoro, ma sono anche altri rischi a unificare esperienze e destini di
individui appartenenti a diverse classi sociali. I rischi derivanti dalla globalizzazione dell’economia,
dalla diffusione di malattie su scala planetaria, dal diffondersi dell’inquinamento, ecc.
Anche a questa tesi Schizzerotto oppone l’altra tesi, empiricamente confermata, e cioè che
l’esposizione al rischio, ai vari tipi di rischio, sia ancora fortemente connotata dall’appartenenza
sociale e che dunque le classi siano una realtà ben insediata nel tessuto sociale e fortemente
influente sui destini delle persone, sicuramente nella società italiana, anche se non per tutte le
generazioni allo stesso modo.
Sul problema della mobilità e delle generazioni
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