Omelia di domenica 11 gennaio 2015 E, subito, uscendo dall’acqua, vide squarciarsi i cieli e lo Spirito discendere verso di lui come una colomba. Il Battesimo di Gesù dunque ha un simbolo che lo accompagna, la colomba. E noi questa mattina, come con la stella dei Magi martedì scorso 6/1 e la luce che splende nelle tenebre di domenica scorsa 4/1, cercheremo di capire la bellezza e l’importanza di questo simbolo, la colomba appunto. Fin dalla 1^ pagina della Bibbia si legge che “lo spirito di Dio aleggiava sulle acque”. E subito dopo il diluvio, fu una colomba il segno che le acque si erano ritirate e che il brutto era passato. Vediamo allora alcuni significati che nel Vangelo ha questo animale cosi tenero che è la colomba. Gesù un giorno disse: “Siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”. 1) Dunque per Gesù, ‘colomba’ sta per semplicità. Per il Signore, uscire dalla complicazione e dalla confusione per essere più semplici è un dovere. Semplicità è dire le cose comprensibilmente, in poche parole e in poco tempo. E’ la capacità di distinguere l’essenziale dal superfluo. E’ essere in grado di parlare di un argomento senza dire una parola di più, né di meno. Fateci caso, le domande più vere e più profonde sono anche le più semplici: Che ci sto a fare sulla terra? Sono stato voluto o sono frutto del caso? E’ possibile essere un po' felici in questo mondo? C’è modo di dare un senso al dolore che mi accompagna? Se Gesù è venuto per me, qual' è il modo di incontrarlo? Ripeto, queste domande semplici e comprensibili, sono le più vere e quelle che più rispondono alle esigenze del nostro cuore. Continuo, semplicità è vivere la propria vita con uno zaino contenente poche cose (5): il Vangelo, l’Eucarestia, qualcuno da amare, qualche amico vero e un po' d’attenzione verso i poveri. Tutto il resto è chiacchiera. 2) E vengo ad un 2° significato dell’immagine della colomba, la leggerezza. La colomba è un volatile leggero che se facciamo tanto di avere in mano, anche un bimbo di 3 anni riesce a tenerla. Per leggerezza non intendo superficialità o banalità, ma la capacità di rendere leggere le situazioni pesanti. Quando ad esempio impedisci che un problema divenga tragedia o che una conversazione sconfini in grida o che una certa situazione oltrepassi il limite, questo è un’ operazione di alleggerimento, che rende una situazione vivibile, sopportabile. Quante volte nelle nostre case c’è bisogno di questa operazione che ridimensiona, riequilibra, riporta il tutto a standard normali. L’esagerazione e la mancanza di equilibrio sono limiti di tante vite familiari. Auguriamoci che in ogni casa ci sia chi opera questo alleggerimento. 3) E vengo all’ultimo significato della nostra colomba evangelica, sapersi abbandonare. A me piace molto quando osservo il cielo notare come colombi o gabbiani o altri uccelli si lasciano trasportare dal vento. Ad ali spiegate e ferme, vengono trasportati lungo le rotte del cielo. E’ così anche con Dio. A Dio bisogna non aggrapparsi ma abbandonarsi. Chi si aggrappa ha paura, chi si abbandona si fida e si affida. Chiediamoci allora: quanto abbandono c’è nel nostro pregare? Quando affidamento c’è nella nostra fede? A Dio bisogna arrendersi. La vita è sì, impegno e lotta ma alla fine deve farsi resa. Come fece il profeta Geremia che arrivò a dire: Tu hai prevalso Signore! Racconta la Bibbia che ci fu una dura lotta tra il patriarca Giacobbe e un emissario di Dio. Fu un duro corpo a corpo nel quale Giacobbe non riuscì a spuntarla ma ugualmente ottenne ciò che domandava. Non ti lascerò finché non mi avrai benedetto!, così disse al suo interlocutore. E così avvenne. Bene, noi siamo qui a Messa per la stessa ragione: per essere benedetti e per essere aiutati a essere come colombe, cioè semplici, leggeri e capaci di abbandonarci al vento della tenerezza di Dio. La Madonna, maestra di leggerezza, di semplicità e di abbandono in Dio ci tenga per mano.