ISTRUZIONE PER I CENACOLI DEL VANGELO: IL D I S C E R N I M E N T O Come fondare le proprie decisioni sulla volontà di Dio, alla luce delle consolazioni e delle riflessioni sui propri doni, desideri e paure. Alcuni testi Memoria liturgica di S. Ignazio di Loyola (31 agosto), Ufficio di Letture: “Provate gli spiriti, se sono in voi”. La sua esperienza sulla differenza dei suoi stati d’animo dopo la lettura di opere cavalleresche o romanzi e la lettura della vita dei santi fu la sua prima meditazione sulle cose spirituali e l’inizio della comprensione di quanto poi insegnerà sulla diversità degli spiriti e il loro discernimento, negli Esercizi Spirituali. Mt 16,3: “Sapete dunque interpretare l'aspetto del cielo e non siete capaci di interpretare i segni dei tempi?” 1 Gv 4,1ss: “Carissimi, non prestate fede ad ogni spirito, ma mettete alla prova gli spiriti, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti. falsi profeti sono venuti nel mondo…”. Papa Francesco, Omelia del 7.01.2014 a S. Marta esorta a “conoscere cosa succede nel proprio cuore per riconoscere i falsi profeti. Ce ne sono tanti di questi spiriti che vanno e vengono dal cuore cristiano, affollandolo come un mercato rionale e rendendo difficile, a volte, discernere quali pensieri vengono da Cristo e quali dall’anticristo. Allora è bene mettere alla prova tali spiritelli, per distinguere cosa ci fa rimanere nel Signore e cosa ci allontana da Lui”. Non dimentichiamo che Papa Francesco è figlio di S. Ignazio! “Ciò che intendo offrire va piuttosto nella linea di un discernimento evangelico; è lo sguardo del discepolo missionario che si nutre della luce e della forza dello Spirito Santo… Esorto tutte le comunità ad avere sempre vigile capacità di studiare i segni dei tempi… E’ opportuno chiarire ciò che può essere un frutto del Regno e anche ciò che nuoce al progetto di Dio. Questo implica non solo riconoscere e interpretare le mozioni dello spirito buono e dello spirito cattivo, ma – e qui sta la cosa decisiva – scegliere quelle dello spirito buono e respingere quelle dello spirito cattivo…” (Papa Francesco, Evangelii gaudium, nn. 50ss). “Tu sei il mio figlio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17 - Battesimo del Signore). In Gesù – nelle sue azioni e nelle sue parole – si rivela tutto l’amore di Dio per noi; ma contemporaneamente la strada della fede, della santificazione. Contemplare costantemente la vita di Cristo è la strada principale per chiederci ciò che Dio significa per noi e scoprire attraverso tappe successive la via personale a servizio di Dio e degli uomini. Ogni pagina del Vangelo ci rivela Dio che ci ama e ci salva. Ma richiede silenzio, umiltà, accoglienza. E non basta una prima lettura… o una seconda. Ma dobbiamo richiamarlo più volte durante la giornata; e poi in seguito, oltre il testo in sé, guardare anche come quella Parola ha modificato i nostri pensieri, sentimenti, azioni. Per questo S. Ignazio parla di “ripetizioni”. E anche la pagina evangelica riceve in noi una nuova luce dalla nostra vita concreta. Si crea quindi un dinamismo circolare, non chiuso su se stesso, ma sempre più intenso: dal racconto evangelico alla vita vissuta e da questa storia personale al racconto. Si approfondisce così anche il livello della contemplazione: il rapporto personale con Cristo, alimentato dalla sua Parola illumina i rapporti con le persone e con il mondo e queste, a loro volta, spingono a cercare nella Parola e nell’incontro con Cristo nuova luce e nuova forza. Possiamo dire che “l’infinita ricchezza di una scena evangelica non sarà mai esaurita, ma neppure finirà di penetrare e convertire del tutto il cuore di chi giudica la propria vita alla sua luce”. Questo “dinamismo spirituale circolare” porta al discernimento: avere a cuore il raggiungimento di un obiettivo ed essere consapevoli che già la sua individuazione è complessa. Qual è l’obiettivo fondamentale per un credente? Aderire alla volontà di Dio (come hanno fatto Gesù, la Vergine Maria, i Martiri, i Santi), perché profondamente convinti che da Lui ci viene l’indicazione del nostro vero bene: “20… il Signore sa che i progetti dei sapienti sono vani. 21Quindi nessuno ponga il suo vanto negli uomini, perché tutto è vostro: 22Paolo, Apollo, Cefa, il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro: tutto è vostro! 23Ma voi siete di Cristo e Cristo è di Dio” (1 Cor 3, 20-23). E’ quello che S. Ignazio, negli Esercizi Spirituali, chiama il “principio e fondamento” (n. 20) e che la teologia morale indica come “opzione fondamentale”. Non si tratta di un principio astratto e ultimo, ma di un criterio che passa nelle tante decisioni e scelte di ogni giorno. Ma proprio perché l’individuazione della volontà di Dio, nelle situazioni concrete, non è sempre semplice e immediata, occorre appunto “discernere”, valutare e poi decidere. Mi sembra che ci siano due condizioni preliminari: 1) invocare con insistenza lo Spirito del Signore, perché Gesù ha detto: “Quando verrà Lui, lo Spirito di verità, vi guiderà a tutta la verità…” (Gv 16,13). Lo Spirito non solo illumina la mente nelle valutazioni, ma muove i sentimenti e la volontà, apre il cuore alla fiducia in Dio e sostiene nella perseveranza; 2) vigilare e lavorare per una vera libertà interiore. Infatti c’è sempre il rischio di confondere la volontà di Dio con la nostra volontà, le divine “ispirazioni” con le nostre “aspirazioni”. Come operare il discernimento. 1 – Personalmente: attraverso la preghiera, la riflessione, il confronto con la Parola di Dio, l’esame delle conseguenze positive e negative di quella scelta, per noi e per gli altri. 2 – Con il dialogo e il confronto personale con i fratelli. Ecco ad esempio il grande aiuto che ci si può dare come coppia. E’ anche la strada che rende sempre più vera, ricca e profonda la relazione interpersonale. 3 – Con il confronto in un gruppo. Il “discernimento comunitario” è stata una delle indicazioni del Convegno Ecclesiale di Palermo (1995). Può avvenire su un problema ecclesiale o sociale, che richiede una decisione o un intervento. Ma può riguardare anche una situazione particolare di una singola persona. Alcuni gruppi l’hanno adottata come metodologia particolare dei loro incontri, attraverso le tre fasi che costituiscono la “Revisione di vita”: vedere, giudicare, agire. Questo schema fu adottato anche dal Papa Giovanni XXIII nell’Enciclica Mater et Magistra (1961).Un contributo notevole alla stesura dell’Enciclica venne da un sacerdote belga, don Joseph-Leon Cardjn, poi Vescovo e Cardinale. Era impegnato a portare la fede cristiana nella “classe operaia”. Aveva a lungo sperimentato il metodo del “vedere, giudicare, agire” nella Jeunesse Ouvriere Catholique, in Italia Gi.O.C. (Gioventù Operaia Cristiana); oggi anche MCL (Cristiani nel mono del lavoro). A Rimini, assieme a Torino, sorse uno dei primi e dei più vivi gruppi (d. Luigi Tiberti) Il metodo “vedere, giudicare, agire” fu utilizzato anche nei documenti dell’Episcopato dell’America Latina, ad esempio Medellin (Colombia, 1968), Puebla (Messico, 1979), Aparecida (Brasile, 2007). 4 – Direttore (o padre o guida o accompagnatore) spirituale: un aiuto molto prezioso nel cammino spirituale, proprio con lo scopo principale di aiutare a rendere il più oggettive possibile le nostre scelte. Sono importanti alcune attenzioni: da parte della persona che si rivolge al sacerdote: un atteggiamento di fiducia e di sincerità, vigilando sul rischio di una visione della realtà già “filtrata” dalla lettura dell’interessato; oppure evitare l’atteggiamento di delega, di chi aspetta dal sacerdote una decisione: :”Mi dica cosa devo fare”. Da parte del sacerdote: la consapevolezza che il vero “direttore spirituale” è lo Spirito Santo”; non solo sa qual è il nostro vero bene, ma ci guida ad esso attraverso le situazioni, gli incontri, i sentimenti, “le consolazioni e desolazioni”, come le chiama S. Ignazio, che tratta a lungo negli Esercizi Spirituali del “discernimento degli spiriti” (nn. 169-189). Per la verità S. Ignazio non parla del direttore spirituale, ma affida questo discernimento al lavoro spirituale personale. Un motivo in più per aver chiaro che mai il direttore si sostituisce nelle decisioni alla persona che chiede direzione, ma deve aiutarla a dare fiducia alla volontà di Dio, a mettersi in ascolto delle sue indicazioni, a smascherare secondi fini, anche non consapevoli, ad assumersi liberamente personali responsabilità, ad aderire interiormente anche a scelte inizialmente difficili e dolorose (ad esempio togliere alibi o giustificazioni per affrontare una situazione oggettivamente e moralmente inaccettabile). L’esperienza di pace, di libertà interiore, di gioia… sarà la migliore conferma che ho veramente cercato “la gloria del Signore e quindi il mio vero bene e quello dei fratelli”.