AGENZIA DI MAZARA Quindicinale di informazione della Diocesi di Mazara del Vallo Via Marsala, 185/B Tel/Fax 0923-931932 [email protected] Poste Italiane Spa – Sped. Abb. Post. – Art. 2 com. 20/C Legge 662/96 DCB Sicilia 2003 - Reg. Tribunale Marsala n. 140/7 – 2003 - Distribuzione gratuita Editoriale TRA DELUSIONI/RABBIE SOCIALI E RITI NATALIZI I Dio vuole stare con noi per completarci l 6 novembre del 1992 lasciava questo mondo per “tornare alla casa del Padre”, padre David Maria Turoldo, religioso e poeta italiano dell’Ordine dei Servi di Maria. Padre Turoldo è stato giustamente definito uno dei più rappresentativi esponenti del rinnovamento del cattolicesimo della seconda metà del ‘900. Il sacerdote-poeta è stato veramente per alcuni decenni, con i suoi scritti e il suo ministero pastorale, la “coscienza inquieta della Chiesa”. Ho preso ispirazione da una sua poesia sul Natale - che qui integralmente trascrivo - per le seguenti riflessioni. Ecco il testo: “Ma ora tu, o Cristo la realtà di ogni profezia, tu la stella radiosa del mattino, figlio adorato perfino dagli angeli; tu sei il bisogno di Dio: di comunicare, di donarsi; il segno di quanto Dio ci ama: per te, Signore, finalmente lo vediamo!”. In questa breve e densa esposizione ci viene ricordata quale è l’affermazione prima - il nucleo centrale - della nostra professione di fede: Dio è un Dio con noi e non solo un Dio in sé e per se stesso. In Gesù Bambino che nasce a Betlemme dalla Vergine Maria, Dio stesso è entrato per sempre nella storia del mondo e nella vita di ogni creatura umana. La persona di Gesù - il “Verbo (la Parola che dà senso e illumina ogni cosa ) che si è fatto carne” - è il concreto ed eterno “bisogno” di Dio di comunicazione e di condivisone con la nostra vita. Il Natale del Signore ci insegna che al nostro vivere terreno non sono risparmiati la fatica e l’impegno di ogni giorno. Dio stesso non conosceva vie segrete per salvarci. È divenuto uomo e ha condotto un’esistenza del tutto simile alla nostra, con tutte le gioie e le pene che una vita d’uomo comporta normalmente. Gesù ha percorso fino alla fine (e che fine!), senza accorciarla, un’esistenza umana normale. In Lui, “stella radiosa del mattino”, “splendore della luce eterna, Sole di giustizia”, possiamo - se lo accogliamo - rinnovare la nostra esistenza umana e sperimentare che la luce del bene vince il male, che l’amore supera l’odio, che la vita donata sconfigge la morte e la disperazione. Gesù, il Figlio, è venuto prioritariamente per rivelarci l’amore del Padre, ma per dirci che ciascuno di noi è prezioso e degno di stima. Noi (ognuno con il suo “bagaglio” di errori e di cadute) siamo - come direbbe san Paolo - amati da Dio. Questa è la “qualifica” fondamentale di ogni essere umano. Noi viviamo e desideriamo essere amatiaccolti. Il nostro bisogno più profondo è quello di essere amati-riconosciuti totalmente, senza condizioni e riserve. Accogliendo Gesù - Dio con noi - facciamo reale esperienza di un amore coinvolgente e liberatore. Rinasciamo veramente e ci liberiamo dalla schiavitù di elemosinare ovunque qualche briciola d’amore. Dio solo infatti può soddisfare pienamente - ce lo dimostra la vita dei santi di ogni epoca - questa particolare esigenza d’amore. Lontani da Lui rischiamo di fabbricarci degli idoli (dalla spregiudicatezza al potere senza confini e senza remore, dall’assolutizzazione della ricchezza e della proprietà privata all’assolutizzazione della sicurezza locale e nazionale, dalla ricerca spasmodica dell’altro/a come oggetto di consumo alla dipendenza dalle droghe e da individui-sette-guru che dominano la coscienza personale) che ci distruggono e ci trasformano in “utili sudditi”. In questi prossimi giorni di festa, ricordiamolo a noi stessi e a quelli che incontriamo, che Dio non si è legato alle pietre - come scrisse qualche anno fa il teologo Joseph Ratzinger - ma si lega a delle persone viventi. Come Maria offrì a Dio lo “spazio” per la sua incarnazione, così - oggi Natale 2010 - Gesù/Dio-tra-noi cerca donne e uomini che lo accolgano e diventino presenza generosa ed efficace del suo agire rigenerante. Gesù, la Luce del mondo, ci è davvero vicino nella nostra coscienza, nella sua parola, nella sua presenza personale nell’Eucarestia, in ogni volto ferito che chiede dignità e attenzione. Don Francesco Fiorino Anno VIII - n° 21 - 22 Dicembre 2010 Ogni uomo è mio fratello Messaggio per il Natale del Vescovo N ell’enciclica Caritas in veritate Benedetto XVI afferma: “Senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi egli sia” (n. 78). E questa sarebbe stata la nostra sorte se Dio non si fosse fatto uomo. Infatti, assumendo la nostra condizione umana il Figlio di Dio ci ha indicato che il vero umanesimo nasce dall’amore e conduce all’amore. Rivelandoci che Dio è Padre degli uomini e delle donne perché li ha creati a sua immagine, Gesù ha voluto dirci che nulla di ciò che umano è estraneo a Dio. Nello stesso tempo ci ha manifestato un Dio che sceglie la via della debolezza per aprirci la via della vita salvata e redenta. Questa via di debolezza il Figlio di Dio l’ha percorsa fino in fondo, fino alla morte, vo- lendo immedesimarsi in tutto nella nostra esperienza mortale. Egli, perciò, si è caricato dei peccati di tutti gli uomini e ha pagato in tal modo il debito che la nostra umanità aveva contratto con Dio. Il Natale è la festa della gioia e della pace, ma è soprattutto l’inizio di una storia nuova nella quale Dio e l’uomo camminano insieme nell’amore e gli uomini si scoprono fratelli per amore. Celebrare il Natale del Signore nella fede ci impone, pertanto, di non lasciarci abbagliare dalle tante piccole luci fatue che ammiccano dagli alberi di Natale, dalle vetrine e dagli spot televisivi, per farci, invece, avvolgere dalla “luce vera, quella che illumina ogni uomo” (Gv 1,9). Accogliendo questa luce, infatti, scopriamo nel volto de- «Libertà religiosa, via per la pace» Il tema scelto da Benedetto XVI per la celebrazione della Giornata Mondiale per la Pace del 1° gennaio 2011 L a giornata – che si celebra dal 1968 il primo giorno di ogni anno – porrà dunque l’accento sul tema della libertà religiosa. Ciò, mentre nel mondo si registrano diverse forme di limitazione o negazione della libertà religiosa, di discriminazione e marginalizzazione basate sul- la religione, fino alla persecuzione e alla violenza contro le minoranze. La libertà religiosa, essendo radicata nella stessa dignità dell’uomo, ed orientata alla ricerca della «immutabile verità», si presenta come la «libertà delle libertà». La libertà religiosa è quindi autenticamente tale quando è coerente alla ricerca della verità e alla verità dell’uomo. Questa impostazione ci offre un criterio fondamentale per il discernimento del fenomeno religioso e delle sue manifestazioni. Essa consente infatti di escludere la « religiosità » del fondamentalismo, della manipolazione e della strumentalizzazione della verità e della verità dell’uomo. Poiché tutto ciò che si oppone alla dignità dell’uomo si oppone alla ricerca della verità, e non può essere considerato come libertà religiosa. Essa ci offre inoltre una visione profonda della libertà religiosa, che amplia gli orizzonti di «umanità» e di «libertà» dell’uomo, e consente a questo di stabilire una relazione profonda con se stesso, con l’altro e con il mondo. La libertà religiosa è in questo senso una libertà per la dignità e per la vita dell’uomo. gli uomini e delle donne che ci circondano i lineamenti di Dio e li riconosciamo, così, nostri fratelli e sorelle. In loro, quindi, il Dio invisibile diventa visibile e il Dio amore che Gesù ci rivela chiede di essere riconosciuto nel volto dei fratelli. Mentre guarderemo quest’anno il piccolo bambino di Betlemme, impegniamoci a essere portatori di un umanesimo nuovo fondato nell’amore, “l’amore generatore d’amore, l’amore dell’uomo per l’uomo, non per alcun provvisorio ed equivoco interesse, o per alcuna amara e mal tollerata condiscendenza, ma per l’amore a Cristo, scoperto nella sofferenza e nel bisogno di ogni nostro simile” (Paolo VI). Domenico Mogavero Vescovo In preparazione al XXV Congresso Eucaristico Nazionale Ancona, 4 -11 settembre 2011 P opolarità, territorialità e tematizzazione sono le tre parole chiave del XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona. A illustrarle l’Arcivescovo di Ancona-Osimo Edoardo Menichelli:” Innanzitutto popolarità: il Congresso Eucaristico di Ancona sarà un evento popolare, non un convegno di teologi, di mistici, ma un convenire di popolo. Abbiamo chiamato “territorialità” il secondo aspetto: il Congresso non si svolge solo e prevalentemente ad Ancona e Osimo, ma su tutto il territorio della Metropolia, vale a dire Senigallia, Jesi, Fabriano e Loreto. Ogni diocesi sarà sede di un evento, di un “ambito”, per ritornare a quello che ho detto nella prima domanda. La terza caratteristica è la “tematizzazione” – prosegue l’Arcivescovo nell’intervista radiofonica di Silvio Vitelli per il sito www. congressoeucaristico.it -. Questo non è un Congresso in cui si convocano le “categorie ecclesiali”, i laici, le suore, i sacerdoti, piuttosto è una convocazione per temi, per tematiche. Allora il popolo parteciperà in quel giorno in cui il tema è più interessante ed è più vicino alla propria mentalità”.