A Giuseppe Gembillo, Annamaria Anselmo Filosofia complessa e sociologia qualitativa Copyright © MMXIII ARACNE editrice S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Raffaele Garofalo, /A–B Roma () ---- I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: aprile Centro Studi di Filosofia della Complessità “Edgar Morin”, Messina Istituto Italiano per gli Studi Filosofici, Napoli Questo volume è pubblicato con il parziale contributo dell’Università di Messina Indice Introduzione Capitolo I Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto .. La conoscenza come cognizione autopoietica, – .. Cognizione e azione, – .. La Realtà tra parentesi, – .. Dalle implicazioni dogmatiche al liberalismo, – .. Biologia e cognizione, – .. La realtà come costruzione, – .. Interazione sociale e dimensione etica, . Capitolo II Edgar Morin e la sociologia della sociologia .. Il sociologo osservatore, – .. Il radicamento fisico e biologico del soggetto, – .. L’organizzazione sociale come sistema complesso, – .. L’organizzazione per antagonismo, – .. Ridefinire la sociologia generale, – .. Da dove e come osservare “sociologicamente”, . Capitolo III Cornelius Castoriadis e l’istituzione immaginaria della società .. L’individuo come costruzione sociale, – .. La presa di coscienza dell’individuo, critico dell’istituzione, – .. Il significato dell’immaginario, – .. Oltre la teoria, – .. Ogni cosa detta, è detta da qualcuno, – .. Immaginario e organizzazione del mondo, – .. Storicità della società, . Capitolo IV Niklas Luhmann e l’autoformazione dei sistemi sociali .. I sistemi autoreferenziali, – .. I sistemi autopoietici non viventi, – .. Società interazione comunicazione, – .. Come si mantengono i sistemi sociali, – .. Teoria generale dei sistemi autopoietici, – .. Conseguenze epistemologiche, – .. La storicità del sistema sociale, . Indice Capitolo V Zygmunt Bauman e la società liquida .. Eccessiva rapidità dei mutamenti, – .. Homo consumens, – .. Nuovi rischi e nuove sfide, – .. Responsabile diventa l’individuo, – .. Un tempo nuovo, – .. Il nuovo ruolo della Sociologia, . Bibliografia Indice dei nomi Introduzione In questo lavoro ci proponiamo di soffermarci sulle tappe più importanti del cammino della sociologia dal quantitativo al qualitativo, realizzatosi a seguito dell’influenza che su di essa ha avuto la filosofia della complessità. In maniera specifica intendiamo mostrare, essenzialmente, in che modo il concetto di “cognizione”, elaborato da Humberto Maturana, costituisca una vera e propria teoria filosofica che sta a fondamento della svolta avvenuta in Sociologia col passaggio, appunto, dall’approccio classico a quello contemporaneo. Le figure e le forme principali e decisive di tale svolta le abbiamo individuate nelle reimpostazioni filosofiche ed epistemologiche operate, nei confronti della sociologia tradizionale, da Edgar Morin, Cornelius Castoriadis, Niklas Luhmann e Zygmunt Bauman, pensatori tutti collegati da una linea che ci siamo proposti di enucleare e di far emergere “per derivazione successiva” e per movimento interno perché caratterizzata espressamente da una consapevole riflessione razionale. L’argomento principale di cui tratteremo muove da una constatazione di carattere generale, che finalmente comincia ad essere sufficientemente condivisa: tutto è collegato, sia all’esterno che all’interno; ogni esistente è situato in un contesto nel quale vi sono altri esistenti, con i quali esso interagisce. Per altro verso, ogni esistente è strutturato, al proprio interno, secondo parti interagenti, che a loro volta sono costituite da altre parti anch’esse in relazione interattiva. Questo vale per ogni entità e, a maggior ragione, per le associazioni tra esseri viventi, per le “società”, per le quali oggi appare ancora più “naturale” che siano costituite da inter–relazioni e da intrecci indissociabili. Tutto questo, però, per lungo tempo non è stato degnato di attenzione specifica, e la dimensione sociologica è stata trascurata, fino a quando non la si è voluta esaminare con i metodi e gli approcci della scienza classica. In quel momento è nata quella che Auguste Comte ha definito prima fisica sociale e poi Sociologia. Infatti la sociologia è stata creata, com’è ovviamente noto, quando tutto ciò che riguarda l’uomo Introduzione si è voluto studiare con metodo quantitativo. E poiché al singolo non si può applicare l’approccio generalizzante, è stato inventato, allo scopo, il concetto di uomo–medio. Nello stesso periodo di Comte, che ha elaborato per primo esplicitamente una teoria sociologica completa, tutta impostata quantitativamente, anche Marx ha enunciato una teoria storico–sociologica ispirata dal metodo scientifico classico e da una filosofia della storia a carattere dialettico e paneconomicistico. Dopo di lui sociologia e marxismo si sono spesso incrociati, culminando nella scuola di Francoforte e assumendo, come si evince dall’immensa letteratura sull’argomento, varie forme, tutte legate al metodo quantitativo–riduzionista. La svolta qualitativa, emersa nella seconda metà del Novecento, è stata anch’essa figlia delle rivoluzioni scientifiche; in particolare, di quelle iniziate nell’Ottocento e culminate, nel Novecento, col duplice processo di storicizzazione della realtà e delle teorie scientifiche stesse, da un lato; e di storicizzazione del Soggetto e del nuovo ruolo da esso assunto nel processo conoscitivo, dall’altro. Dunque, noi, alla luce di tutto questo, muoviamo dalla constatazione secondo cui la Sociologia ha subito, in tempi recenti, una svolta positiva dal quantitativo al qualitativo grazie a un cambio di paradigma avvenuto in tutta la scienza, e da essa consapevolmente recepito. Tale cambio è consistito, essenzialmente, nel superamento della secolare contrapposizione tra Soggetto conoscente e Oggetto da conoscere, e in Sociologia ha assunto la forma del superamento della tradizionale contrapposizione tra Individuo e Società. Come aspetto complementare, altrettanto essenziale, si è aggiunto il superamento del rapporto deterministico causa efficiente–effetti conseguenti; superamento che ha riportato le cause che condizionano i mutamenti sociali all’interno di essi e quindi li ha posti come non determinati da decisioni eterodirette, ma come prodotti dalle società medesime. Società entro le quali anche a livello conoscitivo si sviluppano tutte le considerazioni teoriche che ai singoli accade di fare e che, nel nostro caso specifico di autori della presente proposta, si concretizzano in un gruppo di studiosi che ormai da anni collabora, con evidenti vantaggi reciproci, allo sviluppo della ricerca filosofica e metodologica. Il lavoro è maturato, infatti, all’interno delle attività e delle discussioni che quotidianamente emergono all’interno del Centro Studi di Filosofia della Complessità “Edgar Morin” e della rivista Complessità. Rin- Introduzione graziamo, pertanto, tutti coloro che ne fanno parte e che efficacemente hanno contribuito e tuttavia contribuiscono agli sviluppi e alla maturazione delle nostre riflessioni, ovvero, Giuseppe Giordano, Giuliana Gregorio, Maria Rita Abramo, Costanza Altavilla, Maria Arcidiacono, Caterina Basile, Carmelo Casella, Antonella Chiofalo, Angela Cimato, Francesco Crapanzano, Deborah Donato, Edvige Galbo, Fabio Gembillo, Cesare Natoli, Giuseppina Noto, Letizia Nucara, Federica Mazzù, Flavia Stramandino, Angela Verso. La sua genesi pratica, invece, risale ad alcuni corsi, svolti nell’Ateneo messinese, di Sociologia della comunicazione da Annamaria Anselmo e di Sociologia generale da Giuseppe Gembillo, entrambi storici della filosofia temporaneamente impegnati in una escursione interdisciplinare resa stimolante dall’attenzione e dall’interesse mostrato dai numerosi studenti di Scienze della Formazione e di Medicina e Chirurgia (corso di Fisioterapia) che hanno seguito i corsi e che ringraziamo in maniera particolare. Messina, Università, febbraio Giuseppe Gembillo, Annamaria Anselmo Capitolo I Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto .. La conoscenza come cognizione autopoietica Il punto di svolta, nel pensiero del Novecento, è costituito da un tipo di riflessione filosofica che è emersa essenzialmente dalla scienza; in particolare, è caratterizzato dal reinserimento del Soggetto nel processo conoscitivo. Questo è avvenuto, per la prima volta, ad opera di Albert Einstein, il quale ha dimostrato che, in riferimento alla nostra dimensione, ogni osservazione è fatta da qualcuno, posto in un determinato luogo, in un determinato tempo e ha aggiunto che, anche a livello dell’immensamente grande, non esiste un osservatore esterno rispetto all’Universo, perché nell’osservare anche lui è sempre collocato in un luogo specifico e opera in un determinato momento, e ha bisogno di tempo per ricevere o mandare segnali; a livello microfisico è stato Heisenberg a dimostrare che ogni osservazione perturba in maniera irreversibile il microggetto osservato; a sua volta Brillouin ha mostrato che anche il diavoletto, immaginato da Maxwell per mettere in discussione le conseguenze del secondo principio della termodinamica, dovrebbe sprecare energia luminosa per scegliere il momento in cui aprire o chiudere le sue valvole atte a far passare le particelle calde o quelle fredde; più in generale, egli ha rilevato che ogni cervello spreca un minimo di energia quando osserva, e che ha bisogno di un minimo di luce per vedere; infine, Brendon Carter ci ha insegnato che per concepire l’universo, la sua struttura e il suo evolversi, c’è bisogno, al suo interno, di un essere vivente che ne abbia coscienza . . Cfr. A. E, The collected papers of Albert Einstein, ed. J. Stachel, Princeton University Press, Princeton ; A. E, Opere scelte, a cura di E. Bellone, Bollati Boringhieri, Torino ; M. B, La sintesi Einsteiniana, trad. di G. Soliani e E. Napoletani, Boringhieri, Torino ; J. S (a cura di), L’anno memorabile di Einstein. I cinque scritti che hanno rivoluzionato la fisica del Novecento, trad. di E. Ioli, Dedalo, Bari ; H. F, Una formula cambia il mondo. Newton, Einstein e la teoria della relatività, trad. di C. Salazar, Filosofia complessa e sociologia qualitativa Questo processo, che in breve tempo ha radicato sempre più il soggetto all’interno del processo di conoscenza, ha raggiunto il culmine con Humberto Maturana. Le sue riflessioni, infatti, hanno fatto emergere un soggetto totalmente e biologicamente coinvolto nel processo conoscitivo e, per questo motivo, sono diventate parte costitutiva essenziale delle fondamenta delle scienze naturali e umane contemporanee e, ovviamente, anche della Sociologia. Rappresentano, dunque, una indispensabile introduzione allo studio delle figure e delle forme che la Sociologia ha assunto nel panorama contemporaneo. Tale collegamento emerge già nei presupposti che guidano l’idea di conoscenza che il pensatore cileno, prima da solo e poi insieme all’allievo Francisco Varela, ha sviluppato a partire dall’indagine del rapporto tra uomo e mondo. A suo parere, infatti, l’interazione del Soggetto col mondo circostante non è meramente osservativa o conoscitiva, ma è essenzialmente autoformativa. A questa conclusione egli è giunto elaborando quella che oggi è definita logica della circolarità autopoietica, per la quale ogni sforzo cognitivo è, contemporaneamente, un atto di sopravvivenza e di auto–formazione da parte del soggetto conoscente e, insieme, un atto di costruzione e di ristrutturazione del mondo circostante. In questo modo Maturana ha trasformato l’atto Bollati Boringhieri, Torino ; W. H, Indeterminazione e realtà, a cura di G. Gembillo e G. Gregorio, Guida, Napoli ; W. H, I principi fisici della teoria dei quanti, trad. di M. Ageno, Boringhieri, Torino ; W. H, Lo sfondo filosofico della fisica moderna, a cura di G. Gembillo e E.A. Giannetto, Sellerio, Palermo ; L. B, Les incertitudes d’Heisenberg et l’interprétation probabiliste de la mécanique ondulatoire, notes de G. Lochak, Gauthiers–Villars, Paris ; G. G, Werner Heisenberg. La filosofia di un fisico, Giannini, Napoli ; A. K, L’idée du determinisme dans la physique classique et dans la physique moderne (), a cura di D. Auffret, L.G.F., Paris ; C. C intr. a W. Heisenberg, Philosphie. Le manuscrit de , Seuil, Paris ; C. A, “Heisenberg epistemologo e filosofo” in A.V. Effetto Heisenberg, a cura di A. Ludovico, Armando, Roma ; V. C, Dall’ordine alle cose. Saggio su Werner Heisenberg, Jaca Book, Milano ; A. P, ‘Sottile è il signore’. La scienza e la vita di Albert Einstein, trad. di T. Cannillo, Boringhieri, Torino ; D.C. C, Un’estrema solitudine. La vita e l’opera di Werner Heisenberg, trad. di L. Sosio, Bollati Boringhieri, Torino ; C. A, Fisica e filosofia in Werner Heisenberg, Guida, Napoli ; G. G, Da Einstein a Mandelbrot, Le Lettere, Firenze ; L. B, Science and Information Theory, Academic Press, New York ; L. B, Vie, Matière et Observation, Albin Michel, Paris ; J.C. M, Theory of Heat (), Dover, New York ; B. C, Large Number Coincidences and the Anthropic Principle in Cosmology, Cracovia (convegno per i anni di Copernico); J.D. B–F.S. T, Il principio antropico, Adelphi, Milano . . Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto conoscitivo da riproduttivo in costruttivo e ha contribuito in maniera determinante a cambiare il nostro modo di vedere il mondo e tutto ciò che lo costituisce. Humberto Maturana e Francisco Varela sono giunti alla conclusione per la quale tutti gli esseri viventi si mantengono in vita interagendo con l’ambiente esterno allo scopo di attingere energia positiva da esso, e valutando di volta in volta i rischi derivanti dall’interazione stessa. Essi affermano che tutti gli esseri viventi operano in “accoppiamento strutturale” con il loro ambiente. Tra le conseguenze più immediate e dirette di questa situazione va rilevata quella per la quale, per esempio, per ciascun vivente ogni assaggio di cibo rappresenta una specie di scommessa, un rischio, un’alternativa pericolosa di vita e di morte, per cui, per evitare conseguenze devastanti, egli deve valutare di volta in volta se ciò che ha di fronte sia cibo nutriente oppure velenoso e dunque mortale. Superando questa prova, di fatto gli esseri viventi, affermano Maturana e Varela, “si producono continuamente da soli, il che indichiamo denominando l’organizzazione che li definisce organizzazione autopoietica” . Gli sforzi produttivi, di autopoiesi nella terminologia degli studiosi cileni, coinvolgono l’organismo intero e passano attraverso il cervello. In dipendenza del nuovo ruolo che viene ad assumere, il cervello di ognuno di noi si sviluppa in funzione degli specifici sforzi cognitivi che fa. Dunque ognuno di noi si evolve in una direzione che lo caratterizza in maniera sempre più marcata e originale. Da ciò si deduce che ogni essere vivente è vincolato a doppio legame con l’esterno e che egli stesso determina col proprio agire cognitivo sia la propria personalità teoretica sia la propria azione, che diventa determinante per la sua sussistenza presente e futura. Egli vive, appunto, in “accoppiamento strutturale” col mondo esterno, interagendo con esso e, contemporaneamente, distinguendosene. Da qui i due studiosi cileni hanno concluso che “un sistema autopoietico si mantiene con i suoi stessi mezzi e si costituisce come distinto dall’ambiente circostante mediante la sua stessa dinamica, in modo tale che le due cose sono inscindibili” . . H. M–F. V, L’albero della conoscenza, trad. di G. Melone, Garzanti, Milano , pp. –. . Ivi, p. . Su ciò cfr. L. N, “Humberto Maturana”, in G. G–G. G (a cura di), Pensatori contemporanei. II. Epistemologi del novecento, Armando Siciliano, Filosofia complessa e sociologia qualitativa Allora, la connessione tra l’essere vivente e il suo ambiente è caratterizzata da una logica operativa e auto–formativa che, nello stesso tempo, condiziona ciò con cui interagisce. In questo senso, “ogni sistema vivente è immerso nel suo dominio di esistenza, ogni sistema vivente è un nodo in un reticolo di derive ontogenetiche che coinvolge tutte le entità con cui esso retroagisce” . In tale contesto, che lo lega strettamente a sé, al punto da fare parte delle sue stesse condizioni di vita, ”l’osservatore come sistema vivente, può distinguere un’entità solo come nodo del reticolo a cui l’osservatore appartiene” . Ormai sappiamo che siamo collegati a tutto ciò che ci circonda e intrecciati ad esso come i nodi di una rete. L’intreccio, inoltre, costituisce un rimando circolare tra tutte le entità che entrano in correlazione. Questa interrelazione strutturale e operativa indica, allora, che “è la circolarità della sua organizzazione che rende un sistema vivente un’unità di interazioni, ed è questa circolarità che esso deve mantenere per rimanere un sistema vivente e per conservare la sua identità attraverso differenti interazioni” . Se tutto questo è vero; se ogni essere si trova collegato strettamente a un mondo circostante, allora da ciò bisogna concludere che “siamo continuamente immersi in questa circolazione da un’interazione all’altra, i cui risultati dipendono dalla storia. Ogni azione porta a una nuova azione: è il cerchio conoscitivo che caratterizza il nostro essere, in un processo la cui realizzazione è immersa nel modo di essere autonomo del vivente” . Dunque ciò che caratterizza il nostro vivere è costituito da una sorta di legame interattivo che si svolge storicamente. La storicità, allora, relativizza tutto, nel senso che ce lo rivela nella sua evoluzione continua. Tra le conseguenze che ne derivano, la più importante dal punto di vista conoscitivo è data dal fatto che tale cerchio storico–ricorsivo ci mette in guardia contro la ritornante “tentazione della certezza” , che ha una valenza Messina , pp. –. . H. M, Autocoscienza e realtà, p. . Cfr. A.V., Conoscere è fare. Omaggio a Humberto Maturana, a cura di G. Gembillo e L. Nucara, Armando Siciliano, Messina . . Ibidem. . H. M–F. V, Autopoiesi e cognizione, trad. di A. Stragapede, Marsilio, Venezia , p. . . Ivi, p. . . H. M–F. V, L’albero della conoscenza, cit., p. . Cfr. anche I. P, La fine delle certezze, trad. di L. Sosio, Bollati Boringhieri, Torino . . Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto teoretica, come mostra la logica cartesiana; e una valenza etica, come testimoniano tutti i totalitarismi, figli legittimi, nella pratica politica, delle certezze “scientifiche”. Intendiamo dire che sul piano sociale e politico, ogni volta che abbiamo creduto di possedere delle certezze, le abbiamo concretizzate in sistemi politici e in vincoli sociali illiberali. Riguardo, poi, alla valenza teoretica e alla sua applicazione sociologica, a Maturana e Varela appare opportuno ribadire, in particolare, che “il nostro vivere ha luogo in accoppiamento strutturale con il mondo che noi stessi realizziamo, e il mondo che noi realizziamo è quello che facciamo come osservatori nel linguaggio, operando in accoppiamento strutturale linguistico nella prassi del nostro vivere” . Il che significa, innanzitutto, che “non possiamo fare niente al di fuori dei nostri domini di accoppiamento strutturale: non possiamo fare niente al di fuori dei nostri domini di conoscenza” . Noi comunichiamo mediante il linguaggio, inteso nel senso più ampio del termine: quello parlato, quello scritto, quello figurato, quello musicale, etc.. In questo senso, come ha rilevato Watzlawick, non possiamo non comunicare. Il comunicare non ha un suo contrario. Non esiste la non–comunicazione come non esiste il non–comportamento; non possiamo non entrare in relazione sia con gli altri che col mondo esterno . Quando operiamo, allora, “l’azione esprime esternamente l’emergere, nel sistema autopoietico, di un auto–comportamento accoppiato — compatibile — con lo stato ambientale” . Questo significa che il nostro esprimerci a livello teorico non ha ancora valenza conoscitiva, perché “la valutazione se siamo o meno in presenza di conoscenza si fa sempre in un contesto di relazioni, in cui i cambiamenti strutturali che le perturbazioni innescano in un organismo appaiono all’osservatore come un effetto sull’ambiente” . La conseguente valutazione, relativa ai cambiamenti innescati, dipende sostanzialmente dall’aspettativa che si ha, nel senso che “il . Ivi, p. . Ivi, p. . Cfr. P. W, La realtà della realtà, trad. di J. Sanders, Astrolabio, Roma ; P. W–J.H. B–D.D. J, Pragmatica della comunicazione umana, trad. di M. Ferretti, Astrolabio, Roma ; P. Watzlawick, Il linguaggio del cambiamento, trad. di L. Cornalba, Feltrinelli, Milano . . Ivi, p. . . H. M–F. V, L’albero della conoscenza, cit., p. . Filosofia complessa e sociologia qualitativa valore attribuito ai cambiamenti strutturali provocati nell’organismo è in rapporto con l’effetto atteso dall’osservatore” . Questo è confermato ogni volta che riflettiamo in maniera approfondita sul significato da attribuire al termine conoscere; dipende, cioè, dal dato per cui “se pensiamo per un momento a quale criterio utilizziamo per dire che qualcuno ‘ha’ la conoscenza, ci rendiamo conto che quello che cerchiamo è un’azione efficace nel dominio scelto per avere una risposta” . Questo significa che l’obbiettivo dell’agente è sempre di tipo operativo, rivolto al cotesto dell’azione, “come dire che, nel momento in cui si pone una domanda, si segnala un qualche contesto in cui si attende un comportamento efficace” . Il che implica tra l’altro, che le attese e le relative reazioni dipendono da coloro che le mettono in atto, dal loro modo di vedere; dalla loro prospettiva specifica; dal loro bagaglio storico–culturale; in altri termini, dalla loro “identità”. “Così, due persone che osservano lo stesso oggetto nelle stesse condizioni, ma realizzate con richieste differenti, possono assegnare valori conoscitivi diversi a ciò che appare come il comportamento del soggetto” . Ciò avviene perché in realtà i nostri atti conoscitivi hanno una caratteristica concreta e precisa, si rivolgono sempre a qualcosa di concreto e si configurano in maniera tale per cui “noi esseri umani valutiamo la conoscenza in un dato ambito definendo tale ambito con una domanda e pretendendo come risposta una condotta o un’azione adeguata in quell’ambito” . Dunque noi giudichiamo in funzione dei nostri obbiettivi immediati e futuri e delle nostre aspettative. In relazione a tutte queste sollecitazioni reagiamo in modo tale che “se la risposta che osserviamo ci soddisfa in quanto la riteniamo adeguata al dominio definito dalla nostra domanda, allora la accettiamo come manifestazione di conoscenza per quel dominio e affermiamo che la persona che ha risposto al nostro interrogativo ‘conosce’ .” Simmetricamente, reagiamo in modo negativo di fronte a un’aspettazione delusa; reagiamo dissolvendo paradossalmente la personalità di chi non ha risposto alle . . . . . . Ibidem. Ivi, p. . Ibidem. Ibidem. H. M, Autocoscienza e realtà, cit., p.. Ibidem. . Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto nostre sollecitazioni nel modo da noi previsto o desiderato. Per cui, “se invece la domanda posta non ottiene come risposta quella che noi consideriamo una condotta o un’azione adeguata nel dominio da essa definito, la persona interrogata si disintegra, sparisce, nel senso che perde la sua identità di classe come entità esistente nel dominio operativo definito dalla domanda” . L’esito coerente, che scaturisce da queste considerazioni, induce a concludere che “le spiegazioni scientifiche hanno validità perché hanno a che vedere con le coerenze operative dell’esperienza nell’accadere della vita dell’osservatore, ed è qui il potere della scienza” . Essa, dunque, ha successo perché fa da collante efficace tra progetti teorici e applicazioni operative di essi. .. Cognizione e azione Fermamente convinti del fatto, che ribadiscono quando l’occasione lo richiede, per cui “ogni azione è conoscenza e ogni conoscenza è azione” , Maturana e Varela sottolineano che in qualunque istante,“come esseri umani ci troviamo qui e ora nella prassi del vivere, nell’immediatezza dell’essere umani, nel linguaggio e nell’agire linguistico, in una situazione empirica a priori, in cui tutto ciò che è, tutto ciò che avviene, è ed avviene dentro di noi come parte della nostra prassi” . Dunque ogni enunciazione teorica rende di fatto testimonianza del nostro modo di vivere operativo e del significato che noi gli attribuiamo. Allora, “se è così, tutto quello che possiamo dire su come avvengano le cose ha luogo nello svolgersi concreto della nostra vita, come riflessione, come riformulazione, in breve come una spiegazione della prassi in cui viviamo” . Naturalmente, questo non può che avvenire a un livello superiore rispetto a quello strettamente pratico, nel senso che “le spiegazioni, cioè hanno luogo . Ivi, p. . . H. M–X. D, Emozioni e linguaggio in educazione e politica, cit., p. . Su ciò cfr. G. G–A. A–G. G, Complessità e formazione, ENEA, Roma . . H. M–F. V, L’albero della conoscenza, cit., p. . . H. M, Autocoscienza e realtà, cit., p. . . Ibidem. Filosofia complessa e sociologia qualitativa operativamente in un meta–dominio rispetto a ciò che intendono spiegare” . Il collegamento con l’aspetto etico–pratico risalta ancora di più e viene corroborato dalla consapevolezza per la quale “il criterio di validazione delle spiegazioni scientifiche fa esclusivo riferimento alle coerenze operative dell’osservatore nella configurazione di un campo di azioni nel quale è necessario che siano soddisfatte certe operazioni dell’osservatore in un ambito esperienziale” . La tradizionale teoria non si configura più come astratta visione o pura contemplazione e, ovviamente, è ancora meno rispecchiamento di una pretesa realtà oggettiva. Essa è invece proiettata verso l’azione, nel senso che “quello che spieghiamo è sempre un’esperienza. Per questo chi descrive quello che spiegherà descrive ciò che si deve fare per vivere l’esperienza che si intende spiegare” . Il seguente esempio chiarirà meglio queste argomentazioni e farà emergere quella operatività che gli autori intendono loro conferire strutturalmente: “Se dico che voglio spiegare il fulmine che si produce durante un temporale, quello che intendo spiegare è la mia esperienza della visione di un lampo in un giorno di tempesta” . Ma questa esperienza non viene vissuta da tutti allo stesso modo, come si potrebbe facilmente mostrare facendola “protocollare” singolarmente a un gruppo qualunque di osservatori. I neopositivisti se ne accorsero drammaticamente quando tentarono di registrare le loro esperienze elementari e diedero l’avvio alla fine del loro “circolo” e del relativo progetto metodologico, dopo che, come risultato concreto non ottennero altro che la famosa “polemica sui protocolli” .. La Realtà tra parentesi Per giungere a questa conclusione, Maturana ha ripercorso la nascita e l’evoluzione del metodo scientifico, ricordando che esso si è consolidato attraverso un duplice processo di separazione: la frattura, di matrice . . . . . Ibidem. H. M–X. D, Emozioni e linguaggio in educazione e politica, cit., p. . Ibidem. Ibidem. Cfr. F. B, Il neopositivismo logico, voll., Laterza, Bari . . Humberto Maturana e l’autopoiesi del Soggetto cartesiana, tra soggetto conoscente e oggetto da conoscere; la convinzione, sempre più corroborata nel tempo, dell’esistenza di una realtà oggettiva, nettamente separata dall’osservatore e immutabile nella sua intrinseca conformazione. Condizionati da questa idea, “scienziati e filosofi della scienza solitamente credono che l’efficacia operativa della scienza e della tecnologia riveli una realtà oggettiva indipendente, e che le asserzioni scientifiche svelino le caratteristiche di un universo indipendente, di un mondo oggettivo” . Come corollario, per loro, a una realtà statica e atemporale deve corrispondere una teoria altrettanto stabile, definitiva e completa, nel senso che rispecchi in maniera completa e perfetta la realtà stessa. Essi vincolano il conseguimento della scientificità a questo ideale di rispecchiamento al punto tale che “credono che senza l’esistenza indipendente di una realtà oggettiva la scienza non possa esistere” . Maturana, invece, consapevole dei risultati delle rivoluzioni scientifiche del primo Novecento, che hanno spostato il centro metodologico dalla fisica alla biologia, afferma decisamente che, al contrario, “l’assunzione di oggettività non è necessaria per generare una spiegazione scientifica” . Profondamente convinto di ciò, egli esprime una enunciazione programmatica forte, operando una svolta radicale nel modo di esaminare il cosiddetto mondo reale da un punto di vista scientifico. Proclama, infatti, in proposito: “Come scienziato che cerca di spiegare la conoscenza come fenomeno biologico, procederò senza fare uso della nozione di oggettività per validare quello che dico, e cioè metterò l’oggettività tra parentesi” . Suo scopo dichiarato è quello di creare un orizzonte di senso nel quale si possa “costruire una realtà particolare vincolata dalle stesse condizioni che costituiscono l’osservatore come essere umano” . Questo approccio è giustificato dalla teoria gnoseologica che egli ha elaborato mettendo proprio al centro dell’attività conoscitiva l’intervento attivo del soggetto conoscente e affermando, di conseguenza, che “la scienza e la validità delle spiegazioni scientifiche, non si costituisce né si fonda . H. M, Autocoscienza e realtà, trad. di L. Formenti, Cortina, Milano , p. . Cfr. H. M, La realidad: ¿Objectiva o construida?, Anthropos, Barcelona . . Ibidem. Su ciò cfr. G. G, Neostoricismo complesso, E.S.I., Napoli . . Ibidem. . Ivi, p. . . Ivi, p. . Filosofia complessa e sociologia qualitativa sul riferimento a una realtà indipendente che si possa controllare, bensì sulla costruzione di un mondo di azioni commensurabile con il nostro vivere” . Comincia a emergere così la convinzione per la quale le nostre immagini della realtà corrispondono a nostre costruzioni, con le quali poniamo attenzione alle porzioni di essa che, come aveva già affermato Ernst Mach , per vari motivi sono importanti per noi e non corrispondono a qualcosa che sta immobile fuori di noi. Insomma, la conoscenza rimane inconcludente se si continua a non tenere conto della svolta operata dalla scienza del Novecento. Se non si tiene conto, in particolare, di come sia cambiato il concetto di soggetto conoscente proprio in conseguenza degli studi di Maturana, che ha scoperto, appunto, che ogni vivente, nell’atto conoscitivo modifica se stesso e sviluppa attitudini consone con gli sforzi cognitivi che fa quando interagisce con l’ambiente che lo circonda. Questo comporta che, “nella misura in cui la conoscenza è il funzionamento di un sistema vivente nel suo dominio di accoppiamento strutturale, cioè nel suo dominio d’esistenza, l’esistenza dei sistemi viventi implica la conoscenza come modo di realizzarsi del vivente, non come caratterizzazione o come rappresentazione, e neppure come scoperta, di qualcosa che è indipendente da essi” . In altri termini, conoscere non significa rispecchiare passivamente una realtà esterna sempre uguale a se stessa, ma metterne in evidenza la porzione che interagisce biologicamente, cioè in maniera viva e attiva, con noi. Dobbiamo fare ciò in piena coscienza, perché “la conoscenza come fenomeno biologico si attua in un sistema vivente mentre e fino a quando esso funziona nel suo dominio di perturbazioni” . Ma, se è così, ogni tentativo di conoscere si risolve in un’interazione attiva col mondo esterno, in un ambito nel quale ogni sistema si automantiene in omeostasi . Il che impone di ammettere che “in questo senso, la conoscenza non ha contenuti e non riguarda qualche cosa” . Essa è . H. M–X. D, Emozioni e linguaggio in educazione e politica, cit., p. . . E. M, La meccanica esposta nel suo sviluppo storico critico, trad, a cura di A. D’Elia, Boringhieri, Torino . Su ciò cfr. D. D, I fisici della grande Vienna. Boltzmann, Mach, Schrödinger, Le Lettere, Firenze . . H. M, Autocoscienza e realtà, cit., p. . . Ibidem. . Cfr. W.B. C, La saggezza del corpo, trad. di L. Torossi, Bompiani, Milano . . H. M, Autocoscienza e realtà, cit., p. .