pensiero omiletico - Rogazionisti Centro Nord

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NATIVITÁ DELLA B.V. MARIA
Carissimi,
preparando questa nostra liturgia eucaristica, volutamente ho chiesto che si leggesse la
forma lunga del Vangelo, ovvero tutto il primo capitolo di Matteo, perchè, come un dittico, ci offre
la possibilità di capire meglio il fondamento teologico della festa che stiamo celebrando.
Il primo quadro, una lunga lista di nomi generazionali, sembra arido e potrebbe non dirci niente; in
realtà fin dalla prima frase, l’autore ci esprime la sua intenzione: descrivere l’origine storica di Gesù
saldandola direttamente con quella di Davide e di Abramo. Nella solidarietà con la stirpe davidica,
Matteo sottolinea la messianicità di Gesù che porta a compimento le attese salvifiche; in quella con
Abramo, Matteo indica che la prospettiva salvifica è aperta a tutti i popoli, chiamati a partecipare
alla sua benedizione per mezzo della fede (cfr Mt 8,11).
Gesù, dunque, è presentato come colui che dà compimento alla storia di promesse ed attese: tutta la
lunga storia collega Abramo, Davide e Gesù. Ma attenzione: Gesù non sta semplicemente alla fine
di questa storia, ma diventa il fine della storia.
Questo concetto Matteo lo esprime anche nella regolare ripetizione del numerio quattordici. Questa
regolarità indica, infatti, che la storia non è guidata dal caso, ma dalla Provvidenza che presiede allo
sviluppo del sapiente progetto di Dio, nel quale si inserisce Gesù, come realizzatore delle promesse
e delle attese messianiche, portandole a compimento.
Tutto questo trova conferma anche nella particolare costruzione grammaticale che cambia
bruscamente all’ultimo anello della catena generazionale:
Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maia,
dalla quale fu generato Gesù, chiamato Cristo. (Mt 1, 16)
L’uso regolare della forma verbale attiva generò si interrompe bruscamente per lasciare il posto al
passivo fu gnerato. Questo particolare costituisce l’aggancio al secondo quadro il cui centro è
l’origine divina di Gesù, così come spiegato dall’angelo a Giuseppe: quel che è generato da Maria
(anche qui un passivo) proviene dallo Spirito Santo (Mt 1, 20).
Nel secondo quadro, dunque, l’intenzione di Matteo non è tanto la ricostruzione psicologica di una
crisi spirituale tra due fidanzati per una maternità inattesa. È piuttosto la meditazione sul significato
dell’origine paradossale del figlio di Maria, conosciuto come il figlio di Giuseppe.
Il lungo ed ordinato elenco di generazioni maschili del primo quadro, arrivato al nome di Giuseppe,
cambia per introdurre il nome della madre: Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù,
chiamato Cristo (Mt 1,16). Il secondo quadro spiega questa irregolarità con un racconto che precisa
la vera identità di Gesù: figlio di Davide, cioè Messia, e nello stesso tempo, Figlio di Dio, il
Salvatore.
Quanto detto fin’ora, ci permette di cogliere il vero significato della festa che stiamo celebrando: la
Natività della B.V. Maria.
Maria è inserita dall’Eterno Padre in questo svolgersi salvifico della storia, non come uno tra i tanti
anelli della catena, ma come colei che permette a questa storia di fare un salto qualitativo. Si
potrebbe dire che la nascita di Maria cambia la storia, ovviamente non nella sua direzione, che è la
salvezza fin dall’inizio (Gen 3,15), ma nella sua realizzazione. Con la nascita di Maria la promessa
della salvezza non è più attesa, ma compimento. Oggi inizia realmente la nostra salvezza!
Aurora che precede il sole di giustizia, Maria preannunzia a tutto il mondo la gioia del Salvatore,
così è descritta Maria, nell’introduzione alla festa di oggi, nel Messale Romano; o sole di giustizia,
che hai voluto farti precedere da Maria, mistica aurora della redenzione, così la liturgia delle ore ci
fa pregare oggi nelle invocazioni delle lodi mattutine.
Aurora e stella del mattino sono, dunque, i due titoli che meglio sintetizzano dal punto di vista
teologico il significato della natività di Maria.
Vi confesso che, preparando queste riflessioni, sono rimasto positivamente impressionato nello
scoprire che tutte le preghiere da me lette del Padre Fondatore alla Bambinella avevano un
riferimento a questi due titoli.
O amabilissima Immacolata Bambina Maria, noi vi salutiamo siccome laa vera Stella Mattutina,
che appariste nella notte del mondo per annunziare già prossimo il gran giorno dell’umano
riscatto.
È chiaro dunque che nel cuore e nella mente del Padre non c’era semplicemente una pia devozione
folcloristica, ma una vera sapienza teologica espressa poi nel linguaggio e nelle forme del suo
tempo.
Ma l’aspetto, per me ancora da approfondire, che mi ha colpito del Padre Fondatore è l’uso
frequente dell’aggettivo bella vicino ai due titoli. Mi spiego:
Voi siete bella, dolce Bambina, come la stella luminosa del mattino, scriveva in una sua preghiera;
Salve, o dolcissima Bambinella Maria, salve o bella Aurora, Stella Mattutina, noi vi salutiamo
appena nata Bambina, scriveva in una supplica.
Quale bellezza contemplava nella Bambinella il nostro Fondatore?
Probabilmente la bellezza che deriva dall’essere ricca di tutte le virtù: in una delle preghiere citate
descrive con queste parole la Bambinella. Ma questo è tutto? O ci sono altre motivazioni più
profonde? Non ho ancora trovato una risposta.
Una luce, invece, ho trovato in una frase dell’Esortazione Apostolica di Giovanni Paolo II Vita
Consecrata, dove al n 28 dice: Maria è colei che, fin dalla sua concezione immacolata, più
perfettamente riflette la divina bellezza. “Tutta bella” è il titolo con cui la Chiesa la invoca.
Maria Bambina è bella perchè fin dalla sua nascita, ci mostra la bellezza di Dio. Contemplando
Maria contempliamo la bellezza di Dio.
Ora proprio nel concetto di “bellezza” voglio tentare di leggere, e concludo, il senso della
conscrazione religiosa di questi nostri fratelli proprio nel giorno della natività di Maria.
Come Maria Bambina è bella perchè manifesta la bellezza di Dio, così “il consacrato è bello”
perchè manifesta la bellezza di una vita afferrata da Dio e da lui trasformata. Primo compito della
vita consacrata –scive il Papa – è di rendere visibili le meraviglie che Dio opera nella fragile
umanità delle persone chiamate (VC 20).
Inoltre come Maria Bambina è bella perchè con la sua nascita ci permette di vedere già la bellezza
della nascita del Salvatore, così il consacrato che professa i consigli evangelici è bello perchè ci
permette di contemplare i tratti caratteristici di Gesù, casto, povero ed obbediente, in maniera
permanentemente visibile e orienta il nostro sguardo verso quel mistero del Regno di Dio che già
opera nella storia, ma che attende la sua piena manifestazione nei cieli (cfr VC 1).
Cari confratelli, voi siete belli e siate sempre belli, siate sempre icone limpide della bellezza divina;
non lasciatevi abbagliare da false bellezze, ma vivendo con radicalità i consigli evangelici che oggi
professate possiate anche voi un giorno, come il nostro Fondatore, contemplare la bellezza di Dio in
Maria Bambina.
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