NEUROSCIENZE PSICHIATRIA ETICA L’approccio neoesistenziale e le neuroscienze Siamo reduci dal congresso SIPB in cui si è parlato molto di neuroscienze; Maj richiamava un concetto epistemologico importante, distinguendo tra riduzionismo assoluto e integrato. Dopo la fase della mente computazionale, questo approccio è quello proprio della fase della mente biologica. L’approccio fenomenologico potrebbe infirmare positivamente il futuro delle neuroscienze. Oggi ha trovato nuovo vigore perché: 1) Vi è un rinnovato interesse per la mente fenomenica, richiamando il pensiero anticipatorio di Merleau-Ponty, superando la mente introspettiva, la mente biochimica e la mente cibernetica (Chalmers, Nagel, Searle, Dennett). 2) La fenomenologia può presentare oggi l’approccio di studio della cognizione “incarnata”, non avulsa dal corpo, altra dal “cervello in una vasca” dei programmi computazionali (Varela, Thompson, Rosch, Damasio, Clark). 3) La lettura fenomenologica delle scoperte neuroscientifiche (si pensi alla TOM o ai neuroni mirror) potrebbe favorire una epistemologia integrativa (Rizzolati, Gallese, Frith, Northoff, Cacioppo). La clinica psichiatrica è il laboratorio in cui si sperimentano immediatamente i risultati neuroscientifici e, come in tutti i laboratori, gli esperimenti possono fallire e inficiare quel particolare progresso conoscitivo. Per questo neuroscienze e psichiatria sono l’argomento di quest’anno della nostro scuola, scuola in etica della scienza, antropofenomenologicamente orientata. La cifra etica contraddistingue il nostro approccio “neoesistenziale”: etica, non morale, lontana da ogni “pre-giudizio”, orientata al progresso ed al futuro: la nostra eticità sta nella scelta della discussione, del ragionare insieme. E ciò ci è consentito dalle intelligenze che onorano i nostri dialoghi.