EFFETTO OASI
Le 100 oasi create dal WWF sono un esempio di come luoghi naturali protetti e liberi dalle aggressioni
e rapina, creano benefici per la biodiversità e per il territorio. Se non ci fossero state le Oasi, nate
dall’impegno cinquantennale del WWF in Italia, dal contributo di soci e sostenitori e dall’impegno
quotidiano dei volontari, avremmo perso pezzi straordinari del nostro patrimonio naturale che oggi
sono bene comune di tutti gli italiani. Come sarebbe cambiato il territorio senza questi tasselli protetti,
che destino avrebbero avuto le centinaia di specie salvate, spesso endemiche, che spinta avrebbero
avuto alcuni Parchi per poter nascere? In questo Dossier vengono raccontate 80 storie che dimostrano
la concretezza del progetto di conservazione del WWF in Italia.
Oggi sarebbe diverso
Sono quelle Oasi che nascono per salvare un territorio minacciato dalla speculazione, dalla
trasformazione, da altri interventi che ne avrebbero cambiato il volto e il valore paesaggistico e
naturalistico.
1) Lago di Burano. E’ stata la prima Oasi in gestione al WWF. Nasce con l’acquisizione dei diritti
di caccia da parte del WWF, nel 1967. Grazie a questo intervento iniziale per evitare l’attività
venatoria, l’area ha assunto poi un significato diverso, tanto da essere la prima oasi organizzata e
nel tempo è diventata oasi di protezione, riserva naturale statale, zona Ramsar, sito SIC e ZPS.
Grazie all’Oasi – che comprende anche i territori a valle e a monte della riserva – si è salvata
un’importante area umida, il paesaggio tipico maremmano e 11 chilometri di costa.
2) Siculiana. Il rischio di un intervento speculativo lungo uno dei tratti più belli e conservati della
costa siciliana, alla fine degli anni ’80, portò a decidere il WWF di devolvere le risorse del
proprio congresso nazionale a un fondo per l’acquisizione di circa 9 ettari di litorale. Oggi l’area,
oltre ad essere stata salvata, è una riserva naturale regionale molto più vasta, di 740 ettari.
3) Lago Secco. Il laghetto insieme al vicino Lago della Selva, erano noti al WWF perché stazioni
importanti per alcune specie di anfibi (tritone alpestre e rana temporaria). Negli anni ’80, l’area
era minacciata dal taglio della faggeta circostante, dall’apertura di una strada e da altre attività
speculative, che avrebbero completamente cambiato il volto del paesaggio che li ospitava. Il
WWF acquistò una parte del Lago Secco e sia come Associazione che come proprietario
presidiò l’area e ne fece un’Oasi. Che poi venne inglobata nel perimetro del parco nazionale del
Gran Sasso-Monti delle Laga
4) Macchiagrande. Era una “terra di nessuno”, oppressa dalle piste dell’aeroporto di Fiumicino e
dall’abitato di Fregene. Invasa da vandali, cacciatori, pescatori abusivi e invasa da discariche di
rifiuti e greggi al pascolo. Eppure, quel rettangolo di foresta mediterranea, di macchia e prati,
manteneva le bellezza e le caratteristiche dell’Antico Agro Romano. Nel 1986 grazie ad un
accordo con la proprietà comincia il riscatto di quel rettangolo che in pochi mesi venne ripulito,
protetto, recuperato. Oggi è il cuore della Riserva naturale statale del Litorale Romano.
5) Valle Averto. E’ una valle da pesca, come le altre che si estendono nella Laguna di Venezia e
che oltre ad essere luoghi di pesca sono anche aree frequentate da molti uccelli acquatici: il che
le ha rese nel tempo, teatro di grandi battute di caccia. Il WWF grazie alla sensibilità dell’ultimo
proprietario dell’area, il Conte Ancillotto, ha prima fatto vincolare l’area e poi ne è diventato
proprietario, costituendo così il primo tassello di laguna protetto. Se non ci fosse stata la
sensibilità dell’allora proprietario e l’intervento del WWF, oggi Valle Averto sarebbe continuata
ad essere una valle da pesca, aperta alla caccia e senza il miglioramento ambientale che il WWF
ha favorito negli anni.
6) Le Cesine. Rappresentano l’ambiente superstite di una zona umida ben più vasta che partiva a
nord da Brindisi e si estendeva a sud sino ad Otranto, cominciava a ridosso del mare e si
estendeva sino a lambire i centri abitati dell’interno. Una zona considerata da tutti malsana e per
questo bonificata e trasformata. Dopo una terribile mattanza di circa 5000 animali, si cominciò
a lavorare per la sua tutela. Nel 1979 Le Cesine divennero Oasi WWF e nel 1980, per decreto
ministeriale, furono dichiarate Riserva Naturale dello Stato con gestione al WWF Italia.
7) La Riserva naturale degli Orti Bottagone, rappresenta una preziosa testimonianza delle passate
estese paludi della bassa val di Cornia, scomparse a seguito delle bonifiche. In un'area
pianeggiante costiera, circondata da centrali e impianti industriali, la palude salmastra degli Orti
e quella d'acqua dolce del Bottagone formano, insieme, una vera Oasi di biodiversità, che
garantisce habitat adeguati per molte specie animali e vegetali, in particolare per molte specie di
uccelli.
Li abbiamo aiutati a salvarsi
La missione delle aree protette è quella di conservare la biodiversità, in tutte le sue componenti e
manifestazioni. Le Oasi del WWF ospitano, tutelano, mantengono popolazioni di specie animali e
vegetali comuni o rare o a rischio. Tra queste, alcune sono state il motivo per l’istituzione dell’Oasi e ne
sono diventate simbolo.
8) Cervo sardo. A due passi dal baratro dell’estinzione, a metà degli anni ’80 il WWF lancia la
campagna “cervo sardo vivo o morto” per tentare di salvare una popolazione di cervi ormai
ridotta a poche decine di esemplari. Tra le azioni più urgenti, quella di acquistare una delle
foreste dove resiste uno degli ultimi branchi. Nasce così l’Oasi di Monte Arcosu, grazie alla
mobilitazione dei cittadini e al contributo della Comunità europea. Erano settanta i cervi a
Monte Arcosu, oggi sono più mille. Erano meno di duecento in tutta la Sardegna, oggi sono
migliaia. Un nucleo vive anche nell’Oasi WWF di Scivu.
9) Lontra. Per molto tempo, le oasi del WWF sono state le uniche aree protette ad ospitare gli
ultimi nuclei di lontra sopravvissuti in Italia. Con le Oasi di Vulci, Burano, Persano, Lago di San
Giuliano, Gole di Felitto, Grotte del Bussento, Bosco Pantano di Policoro, si è dato rifugio ad
una buona parte della popolazione presente nel nostro paese. Un contributo che è servito a
mantenere questa popolazione che ha abbandonato alcune aree (come quelle dell’Italia centrosettenrionale) e si è concentrata in quella centro-meridionale dove ancora le oasi del WWF
svolgono un importante funzione: oltre Persano, le Grotte del Bussento e Policoro si sono
aggiunte il lago di Conza e le Cascate del Verde. Inoltre nella Riserva di Penne è stato realizzato
un Centro Lontra, sia didattico che di riproduzione.
10) Lupo. A due passi dalla fine, il lupo si è poi ripreso. Grazie alle campagne del WWF e del parco
nazionale d’Abruzzo degli anni 60 e 70 che hanno sensibilizzato e favorito la tutela diretta e poi
di mote aree frequentate dal nucleo iniziale e con il tempo della popolazione in crescita. Un
contributo importante lo hanno dato anche le Oasi del WWF, soprattutto quelle appenniniche.
11) Pelobate fosco. Questo piccolo anfibio – si tratta di una sottospecie endemica – era presente
fino ai primi anni ’70 con una quindicina di stazioni nella Pianura Padana. Poi è scomparso un
po’ ovunque. Le prime iniziative di salvaguardia risalgono al 1987 con il Progetto pelobate e ha
visto la creazione di Centri di Allevamento: uno dei primi e dei più importanti è sorto proprio in
un’oasi del WWF, quella della Baraggia di Bellinzago, in Piemonte.
Ospiti preziosi
Sono alcune tra le tante specie rare o localizzate presenti nelle Oasi WWF.
12) Lanario. Uno dei falchi più belli. Considerato specie vulnerabile, è in declino. Nelle Oasi vive a
Bosco Rocconi, Montovolo, Bosco di Frasassi, Monte Sant’Elia.
13) Tifa di Laxmann. Tra le tife è la più rara e localizzata. Nelle Oasi WWF si trova nella Riserva
naturale di Serranella.
14) Orso bruno marsicano. Uno dei simboli della fauna italiana. A rischio di estinzione. E’ presente
nella Riserva delle Gole del Sagittario (Oasi WWF)
15) Salice odoroso (Salix pentandra) è un albero minacciato. Confinato in un ristretto settore delle
Alpi e in due isolate località nell’Appennino centrale, vive nell’oasi WWF del Lago Secco.
16) Rosalia alpina. Questo bellissimo insetto è inserita nella Direttiva Habitat, sia nell'allegato II,
come specie prioritaria, sia nell'allegato IV. E' classificata come vulnerabile Vive nelle Oasi
WWF di Rocconi e Policoro.
17) Trota mediterranea. E’ un pesce in pericolo critico. Nelle Oasi WWF si trova nella Riserva delle
Gole del sagittario. In Sardegna l’unico nucleo puro vive nel bacino del Camboni, le cui sorgenti
sono proprio nell’Oasi WWF di Monte Arcosu.
18) Rana di Lataste. Si tratta di un sub-endemismo italiano. L' habitat originale della specie è
costituito dalla foresta semi-igrofila della Pianura Padana (quasi completamente scomparsa). La
specie è considerata complessivamente in declino, tant'è che a sud del Po una delle due
popolazioni isolate è considerata estinta a causa della presenza di gamberi alloctoni. E’ presente
nelle Oasi delle Torbiere Bassone di Albate, Le Bine, Baraggia di Bellinzago, Golena di
Panarella.
19) Lampreda di ruscello. La specie ha un’areale molto frammentato. E’ considerata vulnerabile per
il continuo declino del numero di subpopolazioni, a causa, in particolare della competizione e
predazione ad opera di specie introdotte. E ‘presente nell’oasi delle Grotte del Bussento.
20) Pollo sultano. La popolazione italiana di pollo sultano è costituita dal nucleo sardo e da quello
siciliano che è stato reintrodotto con successo a partire dal 2000. E’ presente nella Riserva
naturale di Lago Preola- Gorghi Tondi, Oasi WWF.
21) Anatra marmorizzata. Dal 2000, una-due coppie nidificano con regolarità nella Riserva naturale
del lago Preola – Gorghi Tondi, unico sito accertato in Italia. La specie verrebbe pertanto
classificata in Pericolo Critico a causa del ridotto numero di individui maturi. Tuttavia la specie
è in Italia di recente immigrazione.
22) Testuggine palustre siciliana. Specie endemica della Sicilia, con una distribuzione ampia ma
frammentata. Risulta più diffusa nella parte settentrionale e centrale dell'isola. Più rara lungo le
aree costiere meridionali. Promossa a specie grazie ad un lavoro effettuato nelle oasi siciliane.
23) Fenicottero rosa. Oggi il volo dei fenicotteri è più frequente di quando i primi esemplari
frequentavano l’oasi di Orbetello, in un’area protetta e accogliente. L‘importanza dell’Oasi per
questa specie è cresciuta negli anni tanto che ha contribuito alla straordinaria nidificazione di
un nucleo nel 1994, nelle vicinanze proprio dell’oasi e oggi riserva regionale: fu il primo caso di
nidificazione della specie in Italia continentale.
24) Ipomea sagittata. E’ una bella pianta, minacciata. Vive soltanto in poche stazioni salse retrodunali,
ambienti ormai molto rari in Italia. E’ presente nella Riserva naturale delle Cesine (Oasi WWF).
25) Gambero di fiume. E’ un piccolo crostaceo d'acqua dolce, considerato in pericolo in Itlaia.
Nelle oasi del WWF è presente nella Riserva naturale delle Cascate del Verde, nell’Oasi di Pian
Sant’Angelo, nella Riserva naturale di Valpredina.
26) Aquila reale. Anche non più a rischio come in passato, l’aquila reale è sempre una presenza di
grande valore naturalistico. Presente in molte Oasi tra cui Montovolo, Bosco di Frasassi, Monte
Arcosu.
27) Gallina prataiola. La specie è considerata estinta come nidificante in Puglia e rimane presente
solo in Sardegna. Una brigata vive nell’Oasi delle Steppe.
28) Periploca graeca. Rara liana legata ai boschi umidi del litorale, sempre più rari. E’ presente
nell’Oasi WWF delle Dune di Tirremia.
Vivono solo qui (o quasi )
Si tratta di specie endemiche che vivono solo o anche nelle Oasi WWF. Qualche esempio.
29) Il fiordaliso del Sagittario vive soltanto nelle Gole omonime. E quindi nell’Oasi WWF - Riserva
naturale delle Gole del Sagittario
30) Calendula maritima. Specie endemica della Sicilia dove è rara e localizzata. Vive sulla spiaggia della
Riserva naturale delle saline di Trapani.
31) La cicindela Cephalota circumdata leonschaeferi , un coleottero predatore che oltre ad Orbetello, si
trova solo nella simile Camargue (delta del Rodano, Francia).
32) Ochrilidia sicula. È un insetto ortottero che sopravvive in piccole popolazioni isolate, concentrate
soprattutto nella costa sud-orientale, tra cui quella di Torre Salsa, oasi del WWF.
33) Teia dubia. Una piccola farfalla che in Italia si trova soltanto nello Stagnone di Marsala e nella
Riserva naturale delle Saline di Trapani (Oasi WWF)
34) Il discoglosso dipinto è una piccola rana che in Italia vive soltanto in Sicilia. E’ presente nella
Riserva delle Saline di Trapani (Oasi WWF)
35) Elicriso del Monte Linas. Vive sulle rupi dell’Oasi WWF di Monte Arcosu. E’ un endemismo
sardo che vive soltanto nella regione geografica del Sulcis-Iglesiente.
36) Spillone del Sulcis (Armeria sulcitana). Endemismo sardo che vive (anche) sui monti dell’Oasi
WWF di Monte Arcosu.
37) Geco di Kotschy. Specie prevalentemente balcanica e anatolica; in Italia è presente in Puglia e
marginalmente in Basilicata orientale . Vive nell’Oasi WWF di Monte Sant’Elia.
38) Buglossa formosa. Endemismo sardo che vive (anche) sui monti dell’Oasi WWF di Monte
Arcosu. E’ stata descritta per la prima volta negli scoscesi valloni del Monte Lattias.
Primi tasselli per progetti più grandi
La creazione di alcune Oasi ha avuto il ruolo strategico per l’istituzione di aree protette più vaste: ne
hanno rappresentato cioè l’embrione, lo stimolo, un passaggio, l’esempio, il nucleo a cui aggregare il
resto del territorio. Oggi molte di queste aree non sono più gestite dal WWF perché assorbite
all’interno della nuova gestione. Ne sopravvive però la storia, il significato, il successo raggiunto.
39) Oasi del Monte Polveracchio e Valle della Caccia: Parco regionale dei Monti Picentini. Le prime
azioni del WWF per questo importante settore dei Monti Picentini cominciano a metà degli
anni ’80 e nel maggio del 1988, diventa a tutti gli effetti Oasi del WWF. Nel 1993 si aggiunge
una nuova area, nell’altro versante, la Valle della Caccia, una delle più spettacolari e ricche di
biodiversità. L’obiettivo era proprio quello di promuovere e facilitare la nascita dell’attuale
Parco regionale dei Monti Picentini.
40) Oasi di Lama dei Peligni: Parco nazionale della Maiella. E’ sicuramente una delle più belle
pagine della storia del WWF. Dopo anni di mobilitazione per la creazione del Parco nazionale
della Maiella, l’occasione per fare un passo concreto in quella direzione, avvenne con l’accordo
tra WWF e il Comune di Lama dei Peligni per ospitare un progetto di conservazione molto
delicato e atteso, promosso insieme al Parco nazionale d’Abruzzo: cioè, la reintroduzione del
camoscio d’Abruzzo, una delle specie più rare dell’Appennino e sopravvissuta con un unico
branco proprio nel parco abruzzese. L’operazione riuscì perfettamente – oggi i camosci sono
sempre di più sulla montagne della Maiella – e nacque l’Oasi WWF di Lama dei Peligni che
diventò qualche anno dopo la Riserva regionale della Maiella orientale fino ad essere ricompresa
dal Parco nazionale della Maiella.
41) Oasi blu di Gianola, Villa di Tiberio e Monte Orlando: Parco regionale della Riviera di Ulisse.
Le Oasi blu di Gianola, Villa di Tiberio e Monte Orlando, hanno rappresentato per molti anni
alcune delle poche aree marine protette in Italia. Nel tempo la gestione integrata costa – mare
ha rappresentato un esempio tra gli unici nel nostro paese tanto da essere poi promosso a parco
regionale
42) Oasi delle Abetine: Riserva naturale regionale dell’Abetina di Rosello. Anche quella di Rosello è
stata un’operazione storica. Nata per tutelare una delle ultime abetine dell’Appennino centrale è
diventata prima Oasi in accordo con il Comune e quindi promossa a Riserva naturale regionale,
diventando tra l’altro il nucleo centrale di una serie di altre oasi confinanti.
43) Oasi della Montagna di Sopra: Parco regionale del Partenio. Questa importante foresta è stato il
primo nucleo protetto e gestito dal al WWF che ne ha fatto un’Oasi quale strumento
promozionale e di sensibilizzazione per il futuro e poi realizzato Parco regionale del Partenio, di
cui ne rappresenta il cuore.
Le campagne di conservazione: fatti e non solo parole
La storia del WWF è fatta di molte campagne di sensibilizzazione, informazione, coinvolgimento, su
emergenze o tematiche di conservazione. Alcune avevano obiettivi molto concreti, di azioni dirette sul
territorio. Tra queste l’Operazione Beniamino per la tutela dei boschi e la Campagna Coste e Rive per le
zone umide e costiere. Dalle due campagne, oltre ai risultati ottenuti in termini di pressione sulle
istituzioni e di contatto con la gente, sono nate alcune Oasi, ancora oggi tra le più importanti del
Sistema. Poi ci sono anche altre storie.
44) Il Bosco di Valtrigona. L’area di 241 ettari, in Trentino, è stata acquistata nel 1996 grazie
all’Operazione Beniamino, una campagna lanciata nel 1994 per la tutela delle foreste italiane
che contemplava anche l’acquisto diretto di boschi importanti o a rischio. L’oasi è l’unica area
alpina in gestione al WWF e si sviluppa in una splendida e selvaggia valle.
45) L’Alneto di Rocchetta Tanaro (Oasi del Verneto). Bosco planiziale puro di ontani neri, presenza
relitta e ormai scomparsa in tutta la Pianura padana. Al Verneto gli alberi non vengono tagliati
da oltre 60 anni e alcuni esemplari sono di dimensioni straordinarie. . E’ un residuo di bosco di
pianura ripariale, una vera rarità. E’ uno degli acquisti della Campagna Beniamino, avvenuto nel
1997.
46) Bosco Rocconi. Sempre grande ad un Fondo Foreste, proseguimento delle operazioni
precedenti, nel 1995 il WWF acquisti 134 ettari di splendida foresta mediterranea. L’Oasi di
Rocconi, oggi riserva regionale, comprende anche altri ambienti come forre, pareti, grotte.
47) L’Oasi di Orbetello. Nel 1985 grazie alla campagna Coste e Rive, il WWF raccoglie i fondi
necessari per l’acquisto di un tassello ripariale di laguna, il Bosco di Pantanella, esteso per 42
ettari.
48) Oasi delle Steppe. L'area, di 8 ettari, ospita uno degli ambienti più a rischio dell'Europa
occidentale: steppe e praterie aride. Un ambiente tipico con prati, pascoli, campi coltivati e vere
steppe, dove vive una delle ultime brigate di gallina prataiola.
49) Oasi di Montovolo. Fu acquisita dall’Associazione grazie ad una raccolta fondi, a lasciti e
donazioni, la prima delle quali fu fatta dai genitori dei ragazzi periti nel Liceo Salvemini di
Casalecchio di Reno. L'area di 79,5 ettari venne acquistata dal WWF per proteggere la ricca
biodiversità dell'ambiente.
50) Orti Bottagone. Nel 1991 il WWF, lanciando una sottoscrizione tra tutti i soci ed i sostenitori
presenti in Toscana, riuscì ad acquistare dall’Ex E.T.S.A.F. (Ente regionale che era subentrato
allo storico “Ente Maremma”) i primi 42 ettari di zona umida: 35 ha. negli Orti e 7 ha. nel
Bottagone. Nasce così l’Oasi. Nel 1994 il WWF acquisì ulteriori 11 ettari di zona umida ad Orti.
Oasi come paesaggi storici e luoghi della memoria
Le Oasi WWF conservano anche testimonianze del passato. Paesaggi un tempo comuni e poi
trasformati.
51) Oasi del Bosco di san Silvestro. Il Bosco, una lecceta di 76 ettari, è un Sito Borbonico che,
insieme al Giardino all’Inglese ed al Complesso di S.Leucio, entrambi adiacenti, faceva parte
delle “Reali Delizie” annesse alla Reggia di Caserta
52) Forteto della Luja. Boschi, vigneti e vecchie cascine hanno mantenuto condizioni ambientali
estremamente diversificate e creano un mosaico dove le tessere naturali e quelle dell'attività
umana si distribuiscono equamente. L'Oasi WWF Forteto della Luja vanta la più piccola area
DOC d’Italia
53) Monte Sant'Elia, incastonato nel versante meridionale delle Murge orientali, nel comprensorio
delle gravine tarantine, si sviluppa, con il bosco Caracciolo e alcuni pascoli e seminativi, attorno
alla masseria omonima, il cui complesso di trulli risale alla fine del Seicento.
54) Bosco Romanazzi. Un lembo di territorio che custodisce ancora il bellissimo paesaggio tipico
pugliese, costellato di trulli disabitati, muretti a secco, masserie e ulivi secolari.
55) A Capo Rama si ritrovano vestigia che attestano l'utilizzo che nei secoli è stato fatto di questo
promontorio: muretti a secco, un fortino militare e una casetta in pietra del secondo grande
conflitto mondiale tramandando la memoria di un triste passato. Il manufatto più vistoso è
rappresentato dalla torre di avvistamento che si innalza all'estremità di Capo Rama.
56) Trapani Un viaggio tra le vasche, canali, mulini a vento, bagli; un gioco di colori che al tramonto
sono i più belli del mediterraneo. Camminando lungo i canali delle saline di Trapani, gli unici
suoni percepibili sono quelli delle onde del mare e dei gabbiani. Il resto è solo orizzonti,
montagne di sale, e uccelli in volo.
57) Nell’Oasi del Bottaccio si sono conservati il bosco e la zona umida a testimonianza di quello
che era un tempo il paesaggio delle pianure interne della Toscana. il WWF si è impegnato nella
sua gestione con un progetto di rinaturalizzazione che vede la reintroduzione delle specie
autoctone ormai scomparse, unitamente al tentativo di estirpare le specie alloctone infestanti.
58) Dune di Forte dei Marmi Lembo di dune intatte lungo la costa versiliese: sono stati effettuati
interventi di conservazione nell' orto botanico dove hanno potuto trovare naturale
attecchimento e mantenimento le tipiche specie delle sabbie. Si tratta dell'unico sito in cui è
ancora possibile reperire l'antico paesaggio della Versilia precedente allo sviluppo turisticobalneare. Estensione 7 ettari.
Di male …in bene
Cioè quelle aree che sono state recuperate da situazioni di degrado o abbandono.
59) La Bula, un tempo area degradata lungo il fiume Tanaro, deposito di rifiuti e sede di attività
illecite, ora La Bula è un Oasi WWF ricca di stagni, laghetti, isolotti, lanche, canneti, grazie ad
un progetto avanzato di ingegneria naturalistica, che ne hanno fatto un paradiso per gli uccelli
acquatici.
60) Oasi degli Stagni di Focognano. Rappresenta il tipico paesaggio storico ricostruito della Piana
Fiorentina, a due passi dal centro storico. Una importante zona di sosta per gli uccelli e un
microambiente fondamentale per la conservazione degli anfibi.
61) Oasi degli Stagni di Casale. L’insieme di stagni e di aree umide che compongono l’Oasi è il
risultato di passate attività di escavazione dell’argilla. L’abbandono dell’area dopo gli scavi, nei
decenni scorsi, ha creato i presupposti per una progressiva colonizzazione della zona da parte
della vegetazione caratteristica delle zone umide di pianura. Gli interventi di riqualificazione
ambientale promossi dal WWF ed attuati dal Comune di Vicenza hanno ulteriormente
contribuito ad esaltare la diversificazione ambientale dell’Oasi
62) Cave di Noale. Inserita in un panorama prettamente agricolo, frammentato da diverse
urbanizzazioni residenziali, l’oasi è il risultato dell’abbandono delle attività di escavazione di
argilla che hanno interessato il territorio per circa vent’anni. Il riempimento delle diverse cave,
da parte delle acque piovane, di quelle di falda e di quelle provenienti dal Rio Draganziolo, ha
formato numerosi stagni con profondità variabili da alcuni decimetri a qualche metro.
63) Oasi di Alviano. Oggi zona umida di valore nazionale, nasce per tutelare un invaso sul fiume
Tevere, conseguenza della costruzione di uno sbarramento per uso idroelettrico.
Paesaggi geologici
Nelle Oasi del WWF, oltre al valore naturalistico, ci sono emergenze geologiche interessanti. Ecco
alcuni esempi.
64) Capo Rama. Il geosito Capo Rama è stato dichiarato, dal Ministero dell'Ambiente, meritevole di
tale riconoscimento per la presenza di un'importante facies geologica utile alla ricostruzione
della storia geologica della Sicilia.
65) Oasi di Scivu. Il complesso dunale Scivu-Piscinas di cui l’area fa parte è considerato l’unico
deserto costiero di tutta l’Europa
66) Calanchi di Atri. L’area protetta accoglie una delle forme più affascinanti del paesaggio collinare
adriatico:i calanchi, maestose architetture naturali note anche con il nome di “Bolge” o
“Scrimoni”. L’aspetto severo ed imponente di queste formazioni deriva da una forma di
erosione dinamica, provocata dalle passate deforestazioni e favorita dai continui disseccamenti e
dilavamenti che agiscono sulla conformazione argillosa del terreno, rendendo così visibili
numerosi fossili marini.
67) Cascate del Verde. L'area si estende per circa 287 ettari e comprende le più alte
cascate dell'Appennino che dominano la media valle del Sangro, scorrendo fra bastioni di
roccia, torrioni e pinnacoli calcarei.
68) Guardiaregia-Campochiaro. Nell’oasi molisana sono presenti abissi - come il Pozzo della Neve
(1.048 metri) e Cul di Bove (913 metri) e il canyon del Quirino
69) Grotte del Bussento. L’Oasi si trova alle uscite delle acque del Bussento dopo un percorso
sotterraneo. Il corso prosegue in un lungo canyon.
70) Cratere degli Astroni. Si tratta di un cratere, tra i meglio conservati d'Italia, appartenente ad un
vulcano formatosi per esplosione 4000 anni fa.
Rifugi
Sono aree anche piccole ma di grande valore naturalistico e di testimonianza.
71) Bosco del Lago. Si tratta di un bosco secolare dove vivono esemplari giganteschi di farnia,
alcuni dei quali si stima superino i due secoli di vita.
72) Garzaia della val Bormida. Anche se si tratta di una piccolissima porzione riparia, la garzaia, per
ora, è l'unica zona protetta del fiume Bormida. Essa assume un significato particolare, un segno
dell'impegno ambientalista, se si considerano le tristi vicende legate all'industria chimica ACNA,
responsabile in passato di notevoli e drammatici inquinamenti delle acque e più in generale
dell'intera Val Bormida.
73) Val di Rose. Si tratta di un'area erpetologica unica nel suo genere in Italia. L'area dell'Oasi è di 2
ettari e racchiude un sistema di stagni realizzati da WWF Toscana e Università degli Studi di
Firenze per la protezione di popolazioni di anfibi minacciate.
74) Dune di Tirrenia L'area dell'Oasi è di 24 ettari.
Tra dune che raggiungono anche dieci metri di altezza, si possono ammirare tutte le specie
tipiche della macchia mediterranea
75) Lago di Chiusi. L'area, di 8 ettari, è una zona umida che ospita una delle più importanti garzaie
(colonia di aironi) dell'Italia centrale.
76) Inghiaie. Si tratta di un biotopo che tutela uno degli ultimi lembi residui delel antiche paludi
trentine.
77) Oasi di Canalnovo. Il sito riveste particolare interesse faunistico per la presenza di una grande
colonia composta da varie specie di Aironi che vi svernano e nidificano formando una delle
garzaie più imponenti del Po
Le prime Oasi
78) L’Oasi di Bolgheri. E’ stata la prima oasi di protezione privata istituita in Italia, grazie al
Marchese Mario Incisa della Rocchetta, primo Presidente del WWF Italia, che già nel 1959 vi
vietò la caccia e nel 193 l destinò a rifugio faunistico.
79) Riserva marina di Miramare. E’ stata la prima area protetta marina in Italia, già oasi nel 1973 e
riconosciuta dallo Sato nel 1986.
80) Oasi di Orbetello. Nel 1964, Fulco Pratesi e Hardy Reichelt, scoprivano nella laguna una
colonia di cavalieri d’Italia, a quel tempo minacciati dalla caccia. Fu l’inizio di una battaglia per la
tutela che si concretizzò con l’istituzione dell’’oasi nel 1971.